Fede e scienza

Introduzione alla fede e scienza

Non pochi lettori si rivolgono a me in cerca di chiarezza su questioni di fede e scienza. Tra i temi più frequenti che mi vengono sottoposti, emergono le seguenti domande:

  1. Come è possibile conciliare la stima scientifica di 4 miliardi di anni per l’esistenza del mondo con i 6000 anni indicati dalla Bibbia?
  2. Cosa afferma la Bibbia riguardo ai dinosauri?
  3. Qual è la posizione della Bibbia sulla deriva dei continenti?
  4. In che misura la Bibbia è accurata in ambito zoologico?

Queste rappresentano solo una selezione delle centinaia di domande a tema che mi giungono via email. Vorrei ora esprimere pubblicamente la sostanziale incoerenza di determinati argomenti per chi pratica la fede. Essi presuppongono che la Bibbia, quale Parola di Dio, debba per forza occuparsi di ogni ambito e disciplina del sapere umano senza mai sbagliarsi. Tuttavia, questa premessa è, purtroppo, infondata.

Una risposta consiste nell’affermare che «la Bibbia non è un trattato di scienza moderna» e non mostra particolare interesse a domande di questo tipo. Nonostante ciò, il tentativo di elaborare una risposta può essere utile per comprendere quanto sia preferibile evitare di coinvolgere la Bibbia in questioni scientifiche moderne. Così come è consigliabile evitare di mescolare questioni scientifiche moderne con la Bibbia, col presupposto di evangelizzare e persuadere i non credenti.

Cosa è veramente la Bibbia?

La Bibbia costituisce un testo principalmente, se non esclusivamente, spirituale. Laresponsabilità di ogni credente è avvicinarsi ad essa con un approccio spirituale: «adattando parole spirituali a cose spirituali […] perché devono essere giudicate spiritualmente» (1Cor 2,12-15). La critica volta a individuare difetti nella Bibbia, accusandola di non essere la “Parola di Dio” in quanto non inerrante [1], si basa su interrogativi ai quali la Bibbia non si propone di rispondere. Pertanto, è più che normale non trovare risposte a determinate domande, poiché la scienza contemplata dalla Bibbia non accademico-scolastica. Piuttosto è il timore di Dio: «il timore di Yahweh è il principio della scienza; gli stolti disprezzano la saggezza e l’istruzione» (Prov 1,7).

La critica può solo sbattere la testa contro un muro; tuttavia, se fosse permeata dal timore di Dio, potrebbe trovare nella Bibbia il fondamento di una vera comprensione scientifica.


1. 4 miliardi di anni VS 6000 anni

Riguardo alla prima domanda, è opportuno notare che il concetto di tempo (chronos) nella Bibbia inizia a essere misurato con l’apparizione degli astri: «siano dei segni per i tempi stabiliti, per i giorni e per gli anni» (Gen 1,14). Pertanto, non siamo in grado di determinare quanto tempo sia trascorso effettivamente dal «principio» (1,1) fino all’arrivo degli astri. Benché la Bibbia li definisca «giorni», non è nel nostro interesse discutere in questa sede la questione della loro letteralità. Analogamente a come Dio ha creato animali ed esseri umani in età adulta, potrebbe essere plausibile che anche l’universo e il mondo siano stati creati con un’apparente età adulta. Così genera, attraverso i moderni strumenti di misurazione, l’impressione di esistere da miliardi di anni. L’obiettivo della Bibbia non è di esplorare il dettaglio scientifico della creazione, anzi, propone una cosmogonia diversa rispetto a quella accettata, ma piuttosto di concentrarsi sugli aspetti eziologici e teologici che da essa emergono.

2. I dinosauri nella Bibbia

La seconda domanda presupporrebbe che la Bibbia trattasse dei dinosauri, ma chi ha stabilito ciò? La parola “dinosauro” è stata coniata solo nel 1842 da uno studioso inglese di nome Richard Owen. La Bibbia menziona anche i draghi volanti, ma è necessario analizzare la terminologia ebraica e greca del per comprendere le concezioni antiche di determinate creature. Tuttavia, l’argomento è stato dettagliatamente affrontato in altra sede [2]. La domanda più accurata sarebbe se la Bibbia tratti dei dinosauri e, in tal caso, quale sia il suo punto di vista su di essi.

3. Deriva dei continenti nella Bibbia?

Essenziale è sottolineare che non è tanto una questione di «cosa dice» la Bibbia a riguardo della deriva dei continenti, ma piuttosto «se» ne parla. Fin da subito è possibile affermare che la Bibbia non tratta questo tema. L’idea che la Bibbia affronti la teoria della deriva dei continenti è desunta da Gen 10,25. Qui si menziona che nei giorni di Peleg «la terra fu spartita». Un assertore di questa teoria è il Prof. Danilo Valla, il quale tenta un approccio apologetico scientificamente avvincente sebbene biblicamente infondato (leggi articolo correlato). Tuttavia, l’evidenza dimostra che il brano non si riferisce alla deriva dei continenti, bensì alla suddivisione delle terre dopo la confusione delle lingue descritta in Gen 11.

Testo e contesto

Il capitolo 10 della Genesi presenta la tavola delle settanta nazioni, ognuna con il suo territorio, popolo, tribù e lingua. Il capitolo 11, a sua volta, costituisce un’eziologia del racconto, spiegando come sono nate le diverse lingue e perché (e come) si è verificata la suddivisione delle terre (leggi articolo correlato). Nessun sconvolgimento geologico. La deriva dei continenti, un processo protrattosi per milioni di anni, non può essere associata ai «giorni di Peleg», che al massimo avrebbero potuto rappresentare qualche centinaio d’anni. Ciò rende più verosimile la migrazione delle prime civiltà post-diluviane, alla quale anche Abramo ha preso parte, agli inizi del II millennio a.C. [3]

Quando Dio indica ad Abramo di abbandonare la sua patria, ciò avviene in un periodo successivo alla confusione delle lingue, quest’ultima verificatasi poco meno di 300 anni prima, ovvero durante gli anni di vita di Peleg [4]. Pertanto, è opportuno domandarsi: perché distorcere il testo biblico per inserire forzatamente un concetto (o una teoria) che non ha alcuna correlazione con l’intenzione teologica della Bibbia? Suggerisco la visione del video sottostante, prima di continuare la lettura del punto 4.

4. Bibbia e contraddizioni di zoologia

L’ultima domanda non tiene sufficientemente conto del fatto che la Bibbia non è concepita come un trattato di zoologia. Pur catalogando gli animali in due categorie, essa lo fa per ragioni rituali piuttosto che scientifiche, distinguendo tra animali ritualmente puri e impuri. Inoltre, in altre occasioni, la Bibbia si limita a identificarli come «ciascuno secondo la sua specie» (Gen 1,21), senza soffermarsi su dettagli che ci si aspetterebbe di trovare in una moderna lista di classificazione delle specie viventi.

Il pipistrello non è un uccello

Un problema comune che emerge è la classificazione del «pipistrello» tra gli «uccelli impuri» (Lev 11,13.19), ossia quelli non adatti al consumo o al sacrificio. È innegabile che il pipistrello non sia un uccello, ma un mammifero alato. Tuttavia, la questione si risolve osservando il testo ebraico, il quale non utilizza la specifica parola per uccello, ovvero צפור (tzippor), ma עוף (‘of), che si traduce più genericamente come «creatura alata». La Bibbia include il pipistrello fra gli tzipporim («creature alate»), non fra gli uccelli, e la parola ebraica impiegata in Levitico risulta pertinente e non contraddittoria. Eventuali errori risiedono piuttosto nelle traduzioni equivoche prive di note esplicative, le quali non tengono conto di queste sfumature, che, seppur in apparenza trascurabili, possono fare la differenza e confutare con estrema semplicità chi critica la Bibbia senza considerare tali aspetti.

gli insetti hanno zampe o piedi?

Un altro esempio è Lev 11,21, quando si menzionano gli «insetti alati» dotati di «zampe sopra i piedi adatte a saltare sulla terra», quali «ogni specie di cavallette, ogni specie di locuste, gli acridi e i grilli». Questi insetti alati sono considerati ritualmente puri, quindi commestibili anche se non adibiti ai sacrifici, e presentano la particolarità di possedere «quattro piedi» oltre a un paio di «zampe saltatorie» (cfr. HALOT, BDB): sei arti in tutto. La critica talvolta imputa alla Bibbia un errore, sostenendo che l’antico redattore biblico abbia fatto distinzione tra zampe e piedi, mentre oggi sappiamo che gli arti degli animali sono chiamati solo zampe e non piedi. Tuttavia, la Bibbia utilizza la parola כרעים (keraìm), che significa «arti inferiori» o «zampe», e la parola רגליו (raglàv) per «suoi piedi». Il redattore biblico non commette un errore di ignoranza rispetto ai moderni criteri di classificazione, semplicemente distingue tra le quattro zampe utilizzate per camminare e le due zampe utilizzate per saltare, e per essere più preciso usa parole distinte. Sebbene ciò non rifletta la nomenclatura usata oggi, rappresenta comunque la nomenclatura della sua epoca. Questo dimostra che gli antichi redattori biblici ispirati non erano privi di personalità, conoscenze e cultura durante la fase redazionale dei loro manoscritti. Erano pienamente coscienti di scrivere per ispirazione determinate istruzioni a parole loro.

Come scrive Brueggemann:

[…] quando noi cristiani parliamo della Bibbia come di un testo «ispirato», intendiamo affermare molto di più. Intendiamo dire che in questi testi sono stati «infusi» il disegno, la volontà e la presenza di Dio. Questa affermazione non deve risolversi in un’idea puramente letterale di «dettatura diretta» da parte dello spirito di Dio, come se Dio avesse sussurrato all’orecchio di uno scrittore; […] [5]


Conclusione fede e scienza

Analizzando le questioni sollevate e i presupposti discussi in precedenza, emerge una prospettiva critica nei confronti delle accuse che imputano alla Bibbia errori e/o aspettative espositive di natura scientifica. È fondamentale comprendere che la Bibbia non è concepita come un trattato scientifico moderno, bensì come un testo normativo di carattere etico, morale, spirituale, teologico e rituale.

Le controversie riguardo al tempo della creazione, alle menzioni di dinosauri, alla supposta trattazione della deriva dei continenti e agli aspetti zoologici evidenziano spesso una mancanza di considerazione del Siz im Leben, cioè il contesto culturale, storico e linguistico in cui la Bibbia è stata redatta. Le critiche sulla presunta incoerenza scientifica trascurano il fatto che la Bibbia non ha l’intento di fornire dettagli scientifici, bensì di concentrarsi su aspetti spirituali e teologici.

Il confronto delle apparenti incongruenze zoologiche, come la classificazione erronea del pipistrello tra gli uccelli e la distinzione tra zampe e piedi negli insetti alati come le cavallette, richiede una considerazione delle sfumature linguistiche presenti nei testi originali. Gli antichi redattori biblici, ispirati e influenzati dalla loro personalità, conoscenze e cultura, operavano in un contesto concettuale diverso da quello attuale. La Bibbia si rivolge principalmente alla sfera spirituale e morale, e il suo valore risiede in queste dimensioni, anziché in una presunta precisione scientifica che non era il suo obiettivo principale.


Note

  1. Sull’inerranza biblica, si legga il mio articolo Possiamo fidarci della Bibbia? Alla scoperta delle presunte contraddizioni nelle Sacre Scritture per la rivista “Torah Project Italia Magazine“, maggio 2021, n.1, pp. 4-8.
  2. Per un approfondimento, si veda Daniele Salamone, Genesi. Presunte contraddizioni nel libro delle origini, book 1, ed. del 25 febbraio 2017.
  3. Per un approfodimento specialistico si veda John Bright, Storia dell’antico Israele, dagli albori del popolo ebraico alla rivolta del Maccabei, Newton & Compton Editori, Roma 2007; J. Alberto Soggin, Storia d’Israele, Paideia Editrice, Brescia 1984; Martin Noth, Storia d’Israele, Paideia Editrice, 2011.
  4. Secondo i dati biblici desunti dal Testo Masoretico, Peleg nasce nell’anno 1757 dopo Adamo (d.A.) e vive 239 anni in totale, morendo nel 1996 (d.A.). Abramo nasce nel 1948 d.A. e muore nel 2123 d.A., per un totale di 175 anni in totale. Ciò significa che Abramo è vissuto al tempo di Peleg, quando la terra era in fase di spartizione a seguito delle migrazioni. Anche la cronologia desunta dalla LXX inserisce Abramo all’interno degli anni di vita di Peleg. Per una consultazione più dettagliata, si consiglia la lettura di Daniele Salamone, Commento alla Genesi, vol.1, Torah Project Italia, 2018; dello stesso autore, Torah Study Bible, Bereshit-Genesi nel suo contesto storico e culturale, TSB, 2022.
  5. Walter Brueggemann, Introduzione all’Antico Testamento, Claudiana, Torino 2022, p. 25.

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