Toràh Project Italia

 Cos’è il Toràh Project Italia?

Il Toràh Project Italia (TPI) è un mio progetto individuale di traduzione integrale della Toràh. Inoltre, il progetto è corredato da un corposo commentario e ricche note esplicative, nonché di una bibliografia di riferimento piuttosto ampia e autorevole; il progetto possiede la traduzione interlineare e delle unità didattiche. Tuttavia, per conoscere meglio la struttura del progetto, invito il lettore a leggere l’apposito paragrafo “Sezioni”.

Il TPI è una proposta editoriale didattica innovativa ed originale che sul territorio nazionale italiano (e forse anche estero) non esiste.

Quando e come è nata l’idea di questo progetto?

L’idea del progetto è nata nell’estate del 2016. Ero intento a tradurre Bereshìt molto a rilento perché intendevo scoprire il reale significato che si nascondeva dietro le parole ebraiche della Scrittura. Durante la traduzione mi rendevo conto che non bastava “tradurre”, ma occorreva dare una spiegazione alle parole ed espressioni che generalmente vengono interpretate secondo una chiave di lettura teologica standard consolidata nei secoli, ma ben lontana dall’intenzione originale dell’antico redattore biblico. Senza essere nei miei programmi iniziali, mentre traducevo aggiungevo il mio commento. All’inizio ero intenzionato di proporre una semplice “nuova traduzione”, ma ogni giorno il progetto assumeva una forma sempre più ampliata ed articolata, fino al raggiungimento dell’attuale struttura ed organizzazione, con le varie sezioni didattiche ed appendici di approfondimento accademico. Perciò, a quella che io definivo “semplice traduzione” si è affiancato un corposo commentario prettamente non teologico.

Con questo lavoro, dove non ho alcuna pretesa di sostituire i testi più autorevoli, ho cercato di restituire alle Scritture (nei limiti delle mie competenze nel settore della biblistica) la loro ebraicità delle origini. Per riuscire in questa non facile impresa, ho cercato di riporre in un cassetto tutti i dogmi che per tradizione mi erano stati imposti fin dalla più tenera età, cercando quindi di partecipare di più alla mentalità mediorientale del redattore biblico, alle sue idee e al suo punto di vista. Ho cercato di immedesimarmi nel suo mondo, nel suo contesto storico, sociale e religioso dell’età del Bronzo di 3500 anni fa. A venirmi in aiuto in questo sono stati anni di studio di ebraismo rabbinico e del possente corpus letterario da esso composto, come il Talmud, il Midràsh e altri testi di rinomati rabbini antichi (come Rashì e Maimonide, solo per citarne un paio) e moderni (come Soloveitchik, solo per citarne uno).

Questo è soltanto il primo di cinque volumi interamente dedicati alla Toràh, la colonna portante delle Scritture giudaico-cristiane. Per capire tutta l’ebraicità del Nuovo Testamento occorre prima capire tutta l’ebraicità dell’Antico Testamento. Secondo il mio punto di vista, non possedere una certa padronanza dell’Antico Testamento e immergersi direttamente nel Nuovo Testamento con la pretesa di “sapere dove mettere le mani”, equivale a costruire una casa sulle sabbie mobili.

Struttura e sezioni del TPI

Il Commento alla Genesi del TPI è suddiviso in tre pratici volumi formato 21,59 x 27,94 cm (8.5” x 11”), cioè leggermente più largo e più basso di un comune formato A4 (foglio standard di stampante). Un “grande formato” appositamente indicato per questo genere di testo.

In realtà il Commento alla Genesi era stato inzialmente concepito per essere stampato in un unico volume, ma per via della quantità di pagine, il testo sarebbe risultato troppo spesso e poco pratico. Per cui ho deciso di suddividerlo in 3 volumi: il primo volume presenta la pagina della prefazione, della presentazione, l’indice, altre indicazioni e i primi 17 capitoli. Gli altri due volumi non presentano alcun indice, perché sono la continuazione di un medesimo lavoro “spezzato in tre”, ma direttamente il testo degli altri capitoli. L’ultimo volume ha in aggiunta solo l’elenco dei miei editoriali più venduti. La numerazione delle pagine, quindi, è così organizzta: il primo volume si interrompe a pagina 434, il secondo volume invece inizia direttamente dalla pagina 435 e finisce a pagina 992. Il tezo capitolo comincia a pagina 993 e termina a 1agina 1934. Quindi in totale tutto il lavoro comprende 1394 pagine.

Le stesse modalità di organizzazione e struttura saranno applicate anche ai volumi dedicati agli altri libri della Toràh. Qualora il numero di pagine dei futuri commenti supererà i limiti che mi sono concessi per stampare tutto in un solo volume, allora dovrò “spezzare” il lavoro in più parti.

Cos’è una parashàh?

La porzione di lettura settimanale della Toràh o Parashàh (che significa «porzione») significa formalmente una sezione di un libro biblico nel Testo Masoretico del Tanàkh. La Torah è tradizionalmente divisa in 54 Parashàh (singolare) o Parashòt (plurale). Ogni porzione di Toràh settimanale adotta il suo nome da una delle prime parole uniche nel testo ebraico. Il tradizionale ciclo annuale di lettura inizia e finisce con la festa ebraica di Simchàt Toràh. In molte delle comunità ebraiche, la Toràh è cantata pubblicamente nel corso di un anno, con una porzione maggiore letta ogni settimana durante il servizio mattutino dello Shabbàt, tranne quando una festività coincide con lo Shabbàt. Nei secoli xix e xx, molte congregazioni dei movimenti ebraici riformati, conservatori, ricostruzionisti e di rinnovo hanno attuato un ciclo triennale in cui solo un terzo di ogni Parashàh settimanale viene letta in un dato anno. Ciascuna lettura delle Parashòt è ancora coerente con il ciclo annuale, ma l’intera Toràh è completata generalmente in tre anni. L’adozione del sistema triennale era volta ad accorciare i servizi settimanali e consentire tempi supplementari per i sermoni.

Struttura dei volumi di Genesi

  1. Volume I (1-17), p.454: questo primo volume della collana dedicata alla Genesi si concentra sulle Parashòt di Bereshìt, di Nòach e di Lek Lekà. La Parashàh di Bereshìt narra delle origini dell’universo (cosmogonia) e del nostro mondo (1); la formazione dell’uomo come apice e scopo ultimo della creazione (2); gli “alberi sacri” e la caduta dell’uomo (3); i figli di Adàm e Chavvàh, la morte di Hevél fino a Shet (4); il libro delle toledòt di Adàm fino a Nòach (5); l’umanità decaduta e la costruzione dell’Arca (6/a). La Parashàh di Nòach continua la narrazione della costruzione dell’Arca (6/b); il Diluvio (8); il patto di Dio con Nòach e la legge noachica (9); la tavola delle nazioni (10) e dalla torre di Bavél fino a Avràm (11).La Parashàh di Lek Lekà narra della fuga di Avràm da Ur del Caldei fino a Charàn (12); la separazione tra Avràm e Lot (13); la guerra contro i re della Mesopotamia e l’incontro tra Avràm e Malkitzédeq (14); il patto di Dio con Avràm (15); la nascita di Yshma’él (16) e la circoncisione o “patto del taglio” (17).
  2. Volume II (18-36), p.560: questo secondo volume della collana dedicata alla Genesi si concentra sulle Parashòt di Vayerà, di Chayé Saràh, delle Toledòt, di Vayetzé e di Vayshlàch. La Parashàh di Vayerà parla del figlio promesso per Avrahàm nostro padre (18); la distruzione di Sedòm e Amoràh (19); Avrahàm e Saràh a Gheràr (20); concepimento e nascita miracolosa di Ytzchàq (21) e il sacrificio o legatura di Ytzchàq (22). La Parashàh di Chayé Saràh narra della morte della matriarca Saràh (23); Eliézer di Damméseq va in Paddàn-Aràm in cerca di una moglie per Ytzchàq (24) e la morte di Avrahàm (25/a). La Parashàh delle Toledòt narra di Ya’aqòv e Esàv e del suo disprezzo della primogenitura (25/b); l’incontro tra Ytzchàq e il re Avimélek (26); Ytzchàq benedice Ya’aqòv al posto di Esàv (27) e la fuga di Ya’aqòv a Charàn (28/a). La Parashàh di Vayetzé narra del sogno di Ya’aqòv a Bet-él (28/b); del matrimonio di Ya’aqòv con Le’àh e Rachél (29); dei figli e delle ricchezze di Ya’aqòv (30); Ya’aqòv fugge dalle grinfie di suo suocero Lavàn (31) e il cambiamento del nome di Ya’aqòv in Ysra’él (32/a).La Parashàh di Vayshlàch continua a parlare del cambiamento del nome in Yzra’él (32/b); Ya’aqòv e Esàv si riconciliano dopo 20 anni (33); il rapimento di Dinàh e il massacro di Shekém (34); Ya’aqòv ritorna a Bet-él (35) e la genealogia di Esàv (36).
  3. Volume III (37-50), p.384: questo terzo volume della collana dedicata alla Genesi si concentra sulle Parashòt conclusive di Vayéshev, di Miqqétz, di Vayggàsh e di Vayechì. La Parashàh di Vayéshev narra dei sogni di Yoséf, nonché dell’odio che i suoi fratelli nutrono nei suoi confronti (37); il matrimonio levirato e la vicenda di Yehudàh con Tamàr (38); Yoséf in Egitto e gli onori che riceve da Potifàr (39) e, infine, dei sogni che Yoséf interpreta ai due progionieri (40). La Parashàh di Miqqétz narra dei sogni di Par’òh e dell’interpretazione che dà Yoséf (41); la pesante carestia e i fratelli che vanno in Egitto per comperare delle provviste (42); l’incontro tra Yoséf e suo fratello minore Binyamìn (43) e Yoséf che intende trattenere Binyamìn in ostaggio (44/a). La Parashàh di Vayggàsh narra dell’implorazione di Yehudàh verso Yoséf affinché liberi Binyamìn (44/b); Yoséf si rivela ai suoi fratelli (45); l’incontro tra Yoséf e Ya’aqòv dopo 22 anni (46) e il trasferimento di Ya’aqòv nella terra di Gòshen, presso Ra’méses (47/a).La Parashàh di Vayechì, quella conclusiva del séfer Bereshì, narra degli ultimi giorni di Ya’aqòv (47/b); Ya’aqòv benedice e adotta i figli di Yoséf (48); le ultime parole di Ya’aqòv (49) e, per concludere, i funerali di Ya’aqòv e Yoséf (50).

Sezioni

Di seguito ecco quali sono le sezioni che rendono unico nel suo genere questo progetto:

  1. La prima sezione prevede un riassunto sommario del capitolo, con alcune indicazioni chiave che aiutano il lettore, o comunque l’allievo, ad avere una visione ampia e preventiva del capitolo prima ancora di affrontare la lettura del Commento e dei relativi approfondimenti;
  2. La seconda sezione è dedicata alla traduzione interlineare distribuita in una griglia in tre righe: (1) nella riga in alto si propone il testo ebraico Masoretico integrale riportato nella Biblia Hebraica Stuttgartensia (bhs), ovvero il testo ebraico da cui oggi si ricavano la maggior parte delle traduzioni dell’Antico Testamento.[1] Questa riga andrà letta, naturalmente, secondo l’ordine di lettura tipicamente ebraico, da destra verso sinistra; (2) nella riga centrale si è proposta la traslitterazione semplificata delle parole ebraiche, in modo da permettere anche al lettore profano un facile apprendimento e pronuncia dei lemmi ebraici (almeno in fase di lettura), con la possibilità di impararli a memoria senza difficoltà. La traslitterazione proposta non contiene segni diacritici (salvo qualche caso particolare) perché ne complicherebbero la pronuncia agli allievi alle prime armi con questo genere di materiale; (3) la riga in basso è dedicata alla traduzione letterale parola per parola. In sintesi, con questa sezione, non solo l’autore può osservare da vicino il testo ebraico della Scrittura (1), ma può anche apprendere un’approssimativa pronuncia originale (2) con la sua traduzione (3);
  3. La terza sezione è dedicata alla traduzione del versetto analizzato, mantenendo il più possibile (e allo stesso tempo leggibile) la forma sintattica ebraica. In questo modo il lettore ha la possibilità di prendere atto della complessità di una traduzione e delle costruzioni ebraiche delle frasi. Le parole in corsivo rappresentano quelle terminologie non presenti letteralmente nel testo ebraico, ma che serviranno da guida per aiutare la lettura, rendendola di più immediata.
  4. La quarta sezione è dedicata al mio Commento, il cuore di tutto il Torah Project Italia.[2] Nel Commento mi limiterò a spiegare i concetti ebraici di parole o frasi intere, in modo da far emergere dalle Scritture in traduzione italiana, nel massimo delle mie attuali competenze e conoscenze, tutta la loro ebraicità. Inoltre, il Commento sarà arricchito da note esplicative di approfondimento specialistico. Nel Commento, tuttavia, non mi limiterò solo a proporre dei suggerimenti, ma sarà proprio la letteratura rabbinica (Talmud,[3] Targum,[4] Midrash,[5] etc.) a venirmi incontro qualora la letteratura extrabiblica possa essere davvero d’aiuto per capire determinate cose dell’ambito culturale ebraico. Nel mio Commento, tuttavia, non intendo proporre degli insegnamenti teologici, perché il mondo è già pieno di trattati teologici né io mi definisco teologo, ma desidero che il lettore possa tuffarsi totalmente nella mentalità ebraica lontano da ogni influenza tradizionalistica del mondo occidentale, traendo quindi degli insegnamenti attraverso una conclusione stavolta oggettiva sempre ebraica. Inoltre, il mio Commento non pretende nemmeno di essere totalmente esaustivo né vuole sostituirsi ai commentari realizzati dalle autorevoli personalità anche accademiche, ma quanto meno cercherò di offrire nel massimo degli sforzi possibili quelle chiavi di lettura che il mondo Cristiano odierno, purtroppo, ignora;
  5. La quinta sezione è rappresentata dalle copiose note a piè di pagina, dove a volte saranno le stesse note a parlare più dei commenti. In esse saranno non pochi i consigli bibliografici di letteratura rabbinica, di testi accademici, lessici, dizionari e volumi autorevoli di approfondimento utilizzati durante lo studio e stesura di questo imponente lavoro. Inoltre vengono indicati anche tutti i brani della Scrittura paralleli a quel dato contesto che si sta discutendo, in modo da avere una visione più ampia delle narrazioni bibliche;
  6. La sesta sezione, collocata in una colonna interamente dedicata ad essa, sarà caratterizzata da 4 blocchi: (1) la prima è la mia paràfrasi in italiano, dove cercherò di spremere al massimo delle mie possibilità tutto il succo di quel versetto. Ovvero esponendo il contenuto del testo originale ebraico in parole semplici e in tutto il suo più effettivo significato e concetto ebraico. Giusto per fare un esempio, la paràfrasi del classico «In principio Dio creò i cieli e la terra» si leggerà in questo modo: «Nel principio della creazione, Dio creò l’Universo, cioè i cieli con tutto ciò che essi contengono, e la terra con tutto ciò che essa contiene». Il motivo di questa traduzione verrà naturalmente spiegata in ogni sua parte nel relativo commento. Comunque, sempre nella medesima sezione, viene inserito anche il testo greco della Bibbia dei Settanta o Septuaginta (LXX), il testo aramaico del già citato Targùm e il testo latino della Vulgata. Quindi il volume sarà multilingue, strumento assai utile per gli amanti dell’approfondimento sistematico delle lingue antiche della Bibbia. In questo modo si avrà la possibilità di confrontare il Testo Masoretico con le altre antiche versioni della Scrittura;
  7. La settima sezione è la parte “attiva” del lavoro. Mentre attraverso le sezioni precedenti si apprendono un non indifferente quantitativo di informazioni, la settima sezione sarà una vera e propria area didattica. In questa sezione si affronteranno dei quesiti di autovalutazione: qui l’allievo ha la possibilità di rispondere ad alcune domande suddivise in due categorie: (1) primo livello con poche domande semplici; (2) livello avanzato con un numero maggiore di domande (mediamente dalle 50 alle 80 domande), decisamente più articolate e impegnative e che richiederanno una preparazione di almeno il 90% del capitolo affrontato. In questo modo l’allievo ha la possibilità di testare la propria preparazione, ovvero quanto ha appreso dalle spiegazioni del Commento e dagli approfondimenti “specialistici” suggeriti tramite le ricche note a piè di pagina. In base alle lacune che riscontrerà durante l’affronto delle domande (compiti che possono essere svolti sia individualmente che in gruppo), l’allievo (o gli allievi) potrà ritornare nelle pagine interessate per studiare ed approfondire meglio l’argomento dove ha mostrato delle carenze.
  8. L’ottava sezione fa sempre parte dell’unità didattica. Durante lo studio e lettura dei vari capitoli, il lettore potrà incontrare delle parole di uso non comune indicate in corsivo, e perciò in questa sezione chiamata Dizionario, vengono spiegate le definizioni e i significati di questi termini tratti dall’autorevole e prestigioso vocabolario della Treccani. Un piccolo dizionario che non sempre sarà presente, ma si rivelerà molto utile per spiegare con parole semplici quelle parole poco comuni o di non facile pronuncia;
  9. La nona sezione è rappresentata da cartine geografiche, mappe, alberi genealogici, illustrazioni e tabelle esplicative. Questa sezione è molto utile e aiuterà l’allievo ad avere una visione ancora più ampia degli argomenti discussi e commentati nel capitolo di riferimento. Questa sezione non sarà sempre presente, ma solo in quei capitoli dove sono richiesti, ad esempio quando vengono menzionati luoghi e nomi geografici, itinerari e percorsi, liste generazionali, e descrizione di cose, luoghi e oggetti. Si precisa che ogni illustrazione, tabella, cartine e mappe geografiche sono interamente disegnate da me, in modo da dare all’intero lavoro quanta più originalità possibile. Le mie competenze nella grafica digitale e nel disegno mi sono di grande aiuto in questo.
  10. La decima sezione si concentra più sull’ambito spirituale, morale ed etico. Laddove sarà necessario, indicherò attraverso dei piccoli paragrafi messi in risalto con un colore grigio scuro tutti quei principi biblici che riuscirò ad estrapolare da ogni singolo capitolo. Oltre ad apprendere degli insegnamenti divini (ed altri ne saranno rivelati durante l’approfondimento), l’allievo dovrà impegnarsi per l’applicazione di questi ultimi. Cioè, dopo aver imparato occorre applicare ciò che si ha appreso. Penso sia la sezione più impegnativa, perché è sempre facile imparare delle cose, mentre è più difficile metterle in pratica nella vita di tutti i giorni.

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Note

[1] Ho specificato “testo integrale” riferendomi al testo ebraico completo di vocalizzazione e dei punti e segni di accentazione, così come riportati nelle ufficiali edizioni a stampa della BHS. Ogni parola ebraica riportata nel suddetto lavoro, è stata fedelmente riportata in ogni sua parte. Per avvalerci di questa estrema fedeltà al Testo Masoretico, ogni parola è stata ricavata dal software professionale per lo studio approfondito ed esegetico delle Scritture, nonché BibleWorks10.

[2] Perché Toràh Project Italia? Perché si ha il buon auspicio di tradurre questo progetto in altre lingue.

[3] Il Talmùd (pl. talmudìm), la cui parola ebraica significa «studio», «insegnamento», è un immenso corpus letterario di trattati ebraici che rappresentano il cuore di tutta la tradizione ebraica. Questa grande raccolta letteraria ci verrà in aiuto per capire meglio la mentalità del rabbino o studioso ebreo delle Scritture durante il suo approccio di studio dei testi ebraici biblici. Esistono due versioni del Talmud, quello Babilonese e quello Palestinese. In questa sede ci avvarremo della versione Babilonese. Per Babilonese si intende quella versione non tanto appartenente ai “babilonesi”, ma a quella versione messa per iscritto da ebrei in Babilonia.

[4] Il Targùm (pl. targumìm) è la versione parafrasata in aramaico dell’Antico Testamento. Attraverso questo testo si avrà la possibilità di avere più chiari alcuni concetti non espressi invece nel testo ebraico.

[5] Il Midràsh (pl. midrashìm) è quell’insieme di commentari biblici attraverso i quali, nel corso dei secoli passati, i più famosi ed apprezzati rabbini e dottori della Scrittura ebrei hanno tramandato alle generazioni future tutte le loro possibili interpretazioni dei testi biblici. Attraverso la consultazione di questi testi, si imparerà a conoscere meglio in che maniera si capiva o interpretava la Scrittura ai tempi del i secolo d.C. fino al periodo medioevale. Per quanto riguarda Bereshìt, cioè questo primo volume del Toràh Project Italia, il Midràsh a cui ci riferiremo è quello conosciuto come Midràsh Bereshìt Rabbàh con l’ausilio dell’autorevole Commento alla Genesi di Rashi De Troyes. Nel commento si incontrerà spesso la dicitura “Midràsh neotestamentario” quando si intenderà parlare del Nuovo Testamento. Questa scelta è stata decisa con l’intenzione di restituire al Nuovo Testamento tutta la sua veste ebraica originale. Essendo il Midràsh ebraico un commento alle Scritture, il Midràsh neotestamentario è il commento alle Scritture secondo la tradizione cristiana dei suoi primi autori.