L’equilibrio perduto: gli eccessi del “pensiero satanista” e del “pensiero evangelico estremista”

L’estremismo è sempre stato un problema nella società, sia che si tratti di estremismo politico o religioso. In questo articolo, esploreremo gli eccessi del pensiero satanista e del pensiero estremista evangelico.

Il pensiero satanista

Il pensiero satanista, attraverso l’invito “fai ciò che vuoi per essere veramente libero”, sembra offrire una forma di libertà illimitata, ma in realtà porta solo all’egoismo e all’individualismo estremo. Questo tipo di pensiero, che rivendica il “libero arbitrio assoluto”, non tiene conto del fatto che le azioni degli individui devono essere governate da una moralità e un’etica, e che le scelte che facciamo hanno conseguenze per noi stessi e per gli altri.

Inoltre, il pensiero satanista va contro la verità biblica, che insegna che tutte le scelte che l’uomo può prendere nella sua vita sono scelte che Dio gli ha messe davanti. Dio ci dice di scegliere tra la vita e la morte, tra il bene e il male (Deut 30:19), oppure l’albero della vita o l’albero della conoscenza. Non esiste una terza opzione da scegliere, devi comunque prendere una decisione, e questa è la sovranità di Dio che resta inviolabile.

Invece di seguire il pericoloso pensiero satanista, dovremmo cercare di vivere in armonia con la verità biblica, che ci insegna a scegliere il bene e a evitare il male. In questo modo, possiamo vivere vite significative e gratificanti, senza causare danni a noi stessi o agli altri.

Il pensiero evangelico estremista

D’altra parte, c’è il pensiero evangelico estremista, che sostiene l’esatto opposto, affermando che per la salvezza e libertà personali in Cristo “non devi fare nulla, neanche pentirti né chiedere perdono per i tuoi peccati, perché ci ha già pensato Cristo per te. Devi solo accettare questo per fede. Pentirsi e chiedere perdono sono opere ed esse non servono a niente”.

Questo tipo di pensiero porta a una totale passività e/o rassegnazione dovuta alla comprensione distorta del “sola grazia”, che induce le persone a pensare che le azioni degli individui non hanno alcun valore o significato per la fede. Tuttavia, “accettare” è già un’opera, quindi il pensiero estremista risulta invalido nel suo intento. Abbracciare questo estremismo porta a una mancanza di responsabilità e alla noncuranza per ciò che ci circonda.

La Scrittura insegna invece che la salvezza si riceve per grazia mediante la fede in Gesù, ma sta altresì scritto che per preservare questa salvezza e garantirsela occorre fare qualcosa dopo averla ricevuta, cioè perseverare fino alla morte nelle opere legate alla fede stessa (Mt 24:13; Mc 13:13; Gm 2:18,20,26).

L’autore agli Ebrei, inoltre, sottolinea e applica ai destinatari del suo scritto, suoi contemporanei, un concetto già presentato dai Profeti (Ger 31:31-34; Ez 37:26-28; Is 55:3):

«non come il patto che feci con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto; perché essi non hanno perseverato nel Mio patto, e Io, a Mia volta, non Mi sono curato di loro“, dice il Signore» (Ebrei 8:9)

Il messaggio è chiaro: chi persevera fino alla fine sarà salvato, ma chi non persevera non riceverà più le cure e le attenzioni da parte di Dio, perché avrà dimostrato di non avere l’Istruzione di Dio scritta nella propria mente e sul proprio cuore.

Conclusione

Entrambi questi eccessi, sia il pensiero satanista che quello evangelico estremista, sono negativi perché portano a comportamenti distruttivi e dannosi. Invece di seguire gli estremismi, dovremmo trovare un equilibrio e una via di mezzo tra le nostre azioni e le nostre convinzioni. Piuttosto che fare tutto quello che vogliamo, dovremmo imparare a non fare le cose dannose per la vita nostra e degli altri. Dovremmo essere consapevoli delle conseguenze delle nostre azioni e agire in modo etico e morale, ma allo stesso tempo non dovremmo essere passivi né non agire in nessun modo. In questo modo, potremo vivere vite piene e significative, senza compromettere la felicità e il benessere degli altri.

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