Il compleanno e i Testimoni di Geova

TIntroduzione

Il rifiuto dei Testimoni di Geova (TdG) di celebrare il compleanno, basato su determinate interpretazioni della Bibbia, offre uno spunto di riflessione. Una disamina dei principi biblici, affiancata da un approccio razionale, può conferire una nuova prospettiva sulla possibilità che un cristiano celebri il proprio compleanno senza incappare in pratiche pagane.


Origini pagane e contestualizzazione biblica

Le origini dei compleanni, secondo alcune fonti di consultazione, affondano le radici nelle credenze che collegavano la celebrazione del giorno di nascita a influenze maligne. Si sosteneva che in quel giorno «spiriti e influenze malvagie avessero l’opportunità di attaccare i festeggiati» (Funk & Wagnalls Standard Dictionary of Folklore, Mythology, and Legend). Inoltre, l’associazione con l’astrologia e la mistica ha portato alla convinzione che la data di nascita fosse essenziale per la creazione di oroscopi, evidenziando una connessione con pratiche considerate inaccettabili dalla prospettiva biblica (The Lore of Birthdays).

Tuttavia, se dobbiamo basare la nostra indagine sulla Bibbia, dobbiamo prendere atto che essa non emette mai un divieto esplicito sulla celebrazione dei compleanni. Invece, condanna apertamente e senza equivoci pratiche quali la magia, la divinazione e lo spiritismo (Dt 18,14; Gal 5,19-21).

Quando la prospettiva biblica è applicata con discernimento, emergono distinzioni importanti. Non è il compleanno in sé a essere proibito, bensì le pratiche magiche ad esso associate. Questo concetto fornisce una base per una celebrazione del compleanno che sia consona con i princìpi biblici, libera da elementi che si discostano dalla fede cristiana. Per esempio, la fede nuziale, l’anello, ha origini pagane, eppure i TdG che si sposano non si creano problemi. Per coerenza con il loro punto di vista, non dovrebbero usare le fedi nuziali.

La contestualizzazione biblica, quindi, suggerisce che i cristiani possono adottare una prospettiva equilibrata e consapevole riguardo ai compleanni.

Paradigma dei primi cristiani

Il The World Book Encyclopedia riporta che i primi cristiani «consideravano la celebrazione della nascita di chiunque un’usanza pagana». Questa affermazione apre la porta a una riflessione sulla mentalità dei primi seguaci di Cristo e sulla loro interpretazione delle pratiche culturali del loro tempo.

Gli insegnamenti diretti di Gesù e degli apostoli giocano un ruolo centrale nella formazione della condotta dei primi cristiani. La Bibbia esorta i credenti a seguire il modello religioso dei predecessori, stabilendo un principio di continuità e coerenza nelle pratiche religiose (2Tess 3,6) e di limitarsi a mettere in pratica solo quelle scritte (1Cor 4,6). Il compleanno non è una pratica religiosa, né esiste nella Torah una norma che la vieti.

Un approfondimento nella cultura dell’epoca rivela che i compleanni non sempre erano legati a pratiche pagane. Senza necessariamente coinvolgere queste pratiche, tra i gentili i compleanni erano anche e soprattutto occasioni per organizzare giochi. La scelta dei primi cristiani di astenersi da tali celebrazioni poteva essere una manifestazione della loro volontà di distinguersi dal contesto mondano circostante.

Tuttavia, questa libera scelta personale di non festeggiare i compleanni non è biblicamente normativa, allo stesso modo in cui ogni ministro di Dio non è tenuto a considerare normativa e vincolante la libera scelta dell’apostolo Paolo di non avvalersi del «diritto» di essere sostenuto materialmente dalla fratellanza. Rinunciare al sussidio è stata una libera scelta di Paolo, e chi oggi segue il suo esempio non sbaglia tanto quanto non sbaglia chi invece sceglie di avvalersi di tale diritto (1Cor 9,14.18). Se avesse il senno umano, persino un bue che trebbia il grano sarebbe in grado di capire e spiegare questo concetto biblico (Deut 25,4; 1Cor 9,9; 1Tim 5,18) agli umani più ottusi.

Il compleanno e la significativa commemorazione della morte di Gesù

Il saggio dell’Ecclesiaste (7,1) offre una illuminante prospettiva:

«Un buon nome è migliore di un buon olio, e il giorno della morte è migliore del giorno della nascita»

  • Questo verso indica che è meglio morire che nascere?
  • Tuttavia, prima di morire dibosna pur nascere.
  • Questo verso indica forse che è meglio commemorare una morte piuttosto che una nascita?
  • Dunque, il divinamente ispirato saggio dell’Ecclesiaste ha forse scritto questo verso con l’intenzione di applicarlo al divieto (esplicito o implicito che fosse) di festeggiare il compleanno?

L’autore biblico sta esaminando varie prospettive sulla vita e la morte. La dichiarazione sull’olio e sulla morte suggerisce che una buona reputazione è più preziosa delle ricchezze materiali, e che la morte è preferibile alla vita perché la morte segna la fine delle tribolazioni terrene. Su questo concetto l’apostolo Paolo aveva le idee ben chiare (Filip 1.21-23). La Bibbia sottolinea la centralità della morte di Gesù, tuttavia, non dimentichiamo che la nascita del Messia è stata celebrata eccome fin dalla storia profetica dell’antico Israele (Is 9,5) oltre che nel giorno stesso della sua nascita (Mt 2,11).

La commemorazione della morte di Gesù è istituita dallo stesso Cristo durante l’Ultima Cena. Lc 22,17-20 testimonia l’istituzione della “Santa Cena”, un rito che si ripete nella cristianità come forma di adorazione e meditazione profonda sulla redenzione attraverso la morte sacrificale di Gesù. Inoltre, la celebrazione della morte di Gesù è lecita in virtù del fatto che è anche risorto dai morti! Commemorare la sua morte equivale a commemorare Colui che è Vivente. Se dovessimo focalizzarci sulla morte in sé di Cristo e non sull’opera che ha compiuto e che ruota attorno a questa morte e risurrezione, allora sì che sarebbe una pratica non diversa da una evocazione, preghiera e/o sacrificio per i defunti, che è pagana (Lv 19,31; 20,6; Deut 18,10-12, 1Cor 15,29).

Mentre il compleanno commemora l’inizio della vita terrena, la commemorazione della morte di Gesù richiama l’attenzione alla vita eterna ultraterrena offerta attraverso la sua redenzione. Pertanto, la messa in risalto della morte di Gesù evidenzia una prospettiva che privilegia la dimensione eterna e redentrice, offrendo una cornice teologica per la scelta di concentrarsi sulla morte piuttosto che sulla nascita. Tutto ciò, però, non è mai stato pensato per proibire il compleannoné si può applicare ad esso.

Assenza di celebrazioni di compleanni tra i servi di Dio

La Bibbia non menziona mai un profeta, apostolo o anziano che celebri il proprio compleanno. Perché dovrebbe farlo? Bisogna sottolineare che questo silenzio non dev’essere interpretato come una proibizione esplicita normativa, ma piuttosto come un elemento degno di riflessione. Nella Bibbia si racconta di due celebrazioni di compleanno, entrambe associate a figure pagane e presentate in una luce negativa (Gn 40,20-22; Mc 6,21-29). Nel caso di Genesi in particolare, il compleanno del faraone coincide con l’amnistia, dove i carcerati innocenti venivano liberati, mentre i colpevoli condannati a morte. Quindi non è vero che i compleanni imperiali portavano sempre e solo a qualcosa di negativo, visto che il coppiere del re ebbe la buona sorte dalla sua parte. Se fosse stato un giorno terribile e fatale per chiunque, ci sarebbe stata una strage.

La mancanza di celebrazioni di compleanno tra i servi di Dio può essere interpretata come un intenzionale e silenzioso richiamo alla sobrietà e alla centralità della vita spirituale. Questo silenzio può indicare che tali occasioni non erano abbastanza rilevanti o significative dal punto di vista spirituale, lasciando spazio a celebrazioni più congrue con la devozione religiosa. La Scrittura dice che «nulla è impuro in sé stesso» (Rm 14,14): se per te una cosa è pura, è pura per te; se non è pura non lo è per te. Se il compleanno ti piace, nessuno deve obbligarti a non festeggiarlo; se non ti piace, nessuno deve obbligarti a festeggiarlo. Tutto è lecito fare anche se non tutto ciò che si fa è sempre utile (1Cor 6,12; 10,23).

Dimostrazioni di amore e sorprese

L’approccio dei TdG alle dimostrazioni di amore e alle sorprese, senza ricorrere alla formalità dei compleanni, si basa su una visione della genitorialità e dell’affetto. La pratica di donare regali e organizzare feste è profondamente radicata nell’amore genitoriale. Tuttavia, i TdG enfatizzano la spontaneità e la sincerità di queste dimostrazioni di affetto senza relegarle a una data specifica. Questo approccio potrebbe trovare il suo fondamento biblico nell’imitare l’esempio di Dio, il quale, secondo Mt 7,11, dona spontaneamente cose buone ai Suoi figli.

  • Un bambino può sottolineare che ricevere un regalo inaspettato può essere più divertente di un regalo programmato.
  • Un altro bambino può mettere in luce il concetto di sorpresa come un aspetto significativo dell’amore genitoriale. I genitori dimostrano di apprezzare l’opportunità di donare senza legarsi a occasioni prestabilite, trasmettendo l’idea che ogni giorno può essere speciale.
  • Un altro bambino può mettere in evidenza che la mancanza di regali durante il compleanno può essere compensata dalla spontaneità di riceverli in altri giorni. Questo suggerisce che l’amore genitoriale può essere manifestato in modi significativi senza dover necessariamente aderire alle tradizioni legate ai compleanni.

L’approccio dei TdG alle rimostranze di amore e sorpresa dimostra che la spontaneità e la sincerità nel manifestare l’affetto possono essere ancor più potenti rispetto a gesti programmati. Sì, giusto. In questo modo, i genitori possono instillare un senso di gratitudine nei loro figli senza aderire a pratiche che possono sollevare questioni teologiche o morali.

Tuttavia, sebbene un qualunque genitore può mostrare amore verso i propri figli attraverso regali spontanei e inaspettati in qualsiasi giorno dell’anno (per es. come premio meritocratico per aver ottenuto un buon voto a scuola, ecc.), la commemorazione programmata del giorno di nascita può invece essere sfruttata per dare stavolta la possibilità al proprio figlio, almeno una volta all’anno, di scegliere da sé cosa farsi regalare! Ed è in questo modo che anche il giorno del compleanno, come tutti gli altri giorni dell’anno, può trasformarsi in un giorno davvero speciale e unico del suo genere, rispetto a tutti gli altri giorni in cui ha ricevuto regali spontanei e inaspettati (e non è detto nemmeno che siano sempre graditi).

Conclusione

L’analisi teologica e pratica dei compleanni tra i TdG evidenzia l’importanza di equilibrare fede cristiana ed espressioni personali di gioia. Un cristiano può commemorare il proprio compleanno con discernimento e rispetto per i principi biblici. Non vi sono rischi di malocchi o influenze demoniache legate alla celebrazione. Mantenendo armonia tra spiritualità e gioia personale, è possibile abbracciare la vita e le celebrazioni in accordo con la fede cristiana.


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