Iconografia Cristiana: dai fini didattici all’idolatria contestata

L’uso dell’iconografia cristiana in Occidente ha radici profonde che risalgono a periodi in cui la maggioranza della popolazione era analfabeta. In quest’ottica, l’impiego delle immagini aveva un carattere prevalentemente didattico, mirando a facilitare la comprensione delle Scritture per coloro che non potevano accedere al sapere tramite la lettura.


Nell’Occidente latino, l’iconografia cristiana divenne uno strumento essenziale per narrare visivamente le vicende della Bibbia. I dipinti, le sculture e le rappresentazioni artistiche svolgevano una funzione di catechesi visiva, permettendo agli illetterati di interiorizzare meglio i messaggi e le prediche delle Scritture. In questo contesto, l’uso di immagini sacre non era considerato idolatria, bensì un mezzo educativo e spirituale al servizio della diffusione della fede.

Tuttavia, la percezione dell’uso delle immagini all’interno della Chiesa d’Oriente prese una direzione differente, influenzata dalle vicende politico-religiose dell’Impero bizantino. Verso la fine del VII secolo, emerse un crescente sospetto nei confronti del culto prestato alle immagini, specialmente a quelle dei santi. In alcuni ambienti ecclesiastici orientali, si cominciò a considerare l’adorazione delle immagini come una forma di superstizione, distante dalla pura adorazione di Dio.

Iconoclastia e Iconografia cristiana

Il dibattito sull’idolatria cristiana raggiunse il suo culmine durante il periodo dell’iconoclastia, un movimento che condannava l’uso e il culto delle immagini sacre. L’Imperatore Leone III, nel 726 d.C., emanò un editto iconoclasta che vietava l’uso di immagini sacre nei luoghi di culto. Questo provocò una divisione all’interno della Chiesa, con alcuni seguaci che difendevano l’importanza delle immagini nella liturgia e nella spiritualità, mentre altri le vedevano come fonte di distrazione e superstizione.

Il Concilio di Nicea II, nel 787, sancì la vittoria della posizione favorevole alle immagini. Il concilio dichiarò che l’adorazione delle immagini non costituiva idolatria, ma piuttosto un onore reso alle persone rappresentate, riconoscendo il valore liturgico, devozionale e didascalico delle rappresentazioni visive nella pratica religiosa.

Nonostante questa risoluzione, le tensioni tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente persistettero, contribuendo a creare una frattura che alla fine portò allo scisma del 1054. L’Occidente latino mantenne la tradizione dell’uso delle immagini nella sua pratica religiosa, mentre l’Oriente ortodosso sviluppò una pratica più cauta, con una minore enfasi sull’uso delle icone.


Bibliografia essenziale

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