Circoncisione. “Mauro Biglino: gli Israeliti erano come le bestie”

mauro biglino

Nel suo ultimo libro intitolato Gli dèi della Bibbia, Mauro Biglino ha affermato che quando si affronta il tema del popolo eletto, cioè Israele, spesso si tende a interpretare il testo biblico in modo strumentale al fine di «giustificare posizioni razziste». In tal modo, lo scrittore torinese manifesta la sua intolleranza verso le ingiustizie rivolte agli esseri umani, chiunque essi siano. Tuttavia, Biglino fa un’affermazione o un paragone che mi ha sconcertato profondamente, in quanto assimila il concetto di “elezione” e “circoncisione” a un «marchio simile a quello dei bovini, i cui singoli animali sono contrassegnati per distinguerli dal bestiame altrui» [1]. In altre parole, Mauro Biglino sta paragonando il popolo ebraico a delle bestie! Che si tratta di antisemitismo?


Se la circoncisione avesse avuto la funzione di un “marchio” distintivo, ciò avrebbe comportato diversi e complessi problemi, poiché all’epoca biblica tale pratica non era prerogativa esclusiva degli Ebrei. La circoncisione era ampiamente diffusa e praticata anche dagli Egiziani, dalle popolazioni Mesopotamiche, dai Nubiani e dai popoli dell’Africa settentrionale, nonché da alcune popolazioni cananee e forse anche dai Sumeri e gli Accadi. Nell’antico Vicino Oriente, la circoncisione costituiva una pratica comune, ma solo gli Ebrei la adottano per motivi religiosi e non meramente per questioni «igieniche» come facevano gli altri popoli.

Come spiega J. A. Soggin:

«molte sono le spiegazioni proposte riguardo allo scopo del rito. Abbiamo quella sociologica […] quella igienica […]. ancora oggi in alcuni paesi, per esempio negli Stati Uniti, la prassi ospedaliera di circoncidere i neonati maschi è frequente. Ma in Israele e nell’islam si tratta di una pratica esclusivamente religiosa» [2]

Pertanto, il segno della circoncisione non serviva per distinguersi dagli stranieri o per dimostrarsi come proprietà di un particolare elohim, ma rappresentava una questione interna tra Yahweh e il popolo ebraico. Gli stranieri non dovevano abbassare i pantaloni degli Israeliti per stabilire a quale elohim appartenessero; se desideravano unirsi alla famiglia o religione degli Ebrei, dovevano segnare i propri corpi (cfr. Gen 34,11-24) rimuovendo un pezzo di carne ritenuto non necessario.

Cosa dice la tradizione?

La circoncisione ebraica costituisce un segno che vincola chiunque la pratichi per il culto di Yahweh all’osservanza della Torah. Secondo la Bibbia e la tradizione, ogni uomo che si sottopone alla circoncisione secondo il rituale biblico «è obbligato a osservare tutta la Torah» (Gal 5:3).

«Il significato del versetto (Gen 17:14) è che un maschio che raggiunge l’età in cui è obbligato a osservare i comandamenti della Torah e non si circoncide è soggetto alla pena di karet (essere tagliato fuori). Il versetto si riferisce all’adulto perché, mentre una persona è ancora bambino, l’obbligo di circoncidere ricade sul padre. Tuttavia, se suo padre non lo fa, una volta raggiunta la maturità dovrà circoncidersi. Karet (essere tagliato fuori) è una punizione inflitta da Dio. Coloro che sbagliano ritengono che un bambino che muore non circonciso non abbia parte nel mondo a venire» (Ibn Ezra)

La stessa opinione era condivisa da Radak, Rashi e Siftei Chakhamim, solo per menzionarne alcuni. È grazie a questa alleanza, “marchiata” attraverso la circoncisione, che Abraamo sarebbe divenuto, tramite Isacco, il padre di «re e nazioni», a differenza di Ismaele che sarebbe diventato solamente il padre di «principi e nazioni».

«La promessa che Dio rimarrà accettato come Dio dai discendenti di Abraamo attraverso le generazioni, è il patto della natura duratura della salvezza spirituale concessa ai discendenti di Abraamo. In quanto tale è l’attuazione della perfezione spirituale di Abraamo. Ciò sarebbe rimasto accompagnato da benedizioni materiali fino al momento in cui la moltitudine stessa dei discendenti avrebbe dimostrato il valore della promessa e del patto di Dio con la loro stessa esistenza» (Akeidat Ytzchak 18:1:14, il grassetto è mio)

Conclusione

Infine, se davvero la Bibbia parla della circoncisione come un marchio simile a quello che gli allevatori applicano alle loro bestie, bisogna spiegare — afferma Soggin — come mai la Bibbia ebraica insista sul fatto che

«la circoncisione non dev’essere un segno limitato al corpo: Deuteronomio 10,16; 30,6 e Geremia 4,4, parlano della cosiddetta “circoncisione del cuore”. E poiché nelle lingue semitiche il cuore sta metaforicamente per l’intelletto (non per la sede degli affetti come in Occidente), la formula implica che tutta la vita pensante deve svolgersi sotto il segno dell’alleanza, di cui la circoncisione fisica è il marchio» [3]

Alla luce di quanto detto, cosa potevano farsene gli elohim, presunti alieni o antichi astronauti in carne ed ossa, di una circoncisione interiore (del cuore), visto che non era possibile mostrarla come segno di appartenenza a un padrone specifico?


Questo articolo è tratto da un paragrafo del mio libro (con alcune revisioni e integrazioni) in risposta alle tesi di Mauro Biglino, intitolato Gli dèi della Bibbia non esistono, disponibile su Amazon sia in formato cartaceo che eBook!


Bibliografia

  1. Mauro Biglino, Gli dèi della Bibbia. Sulle tracce degli antichi creatori, Tuthi luglio 2023, p.191.
  2. Il grassetto è mio. J. Alberto Soggin, Israele in epoca biblica. Istituzioni, feste, cerimonie, rituali, Claudiana, Torino 2001, p.75.
  3. Id., p.76.

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Recenzione di Giuseppe Fontanarosa (lettore) su TikTok come @ilprofessoresiciliano

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