Giona, fra Storia e Leggenda.

La Bibbia narra la storia di Giona, un profeta ebreo che a modo suo tentò di allontanarsi dalla presenza di HaShem.

Il mondo occidentale conosce Giona per via della famosa vicenda del grosso pesce che lo ingoiò in un sol boccone. Il fondamentalismo religioso sostiene che la storia di Giona sia “vera storia”, quando in realtà su questo personaggio (ritenuto storicamente esistito dalla tradizione ebraica che la storia l’ha scritta) è stata costruita la “storia” che conosciamo attraverso la Bibbia. Per rivendicare la storicità del libro di Giona, e cioè che tutto quello che leggiamo su di lui è “storia vera”, non in pochi citano il brano biblico in cui Yeshùa stesso parlò del «segno di Giona» oppure che il profeta «stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti». Inoltre, nel testo stesso esisterebbero degli indizi letterali (oltre che testimonianze apocrice) che dimostrano la storicità degli eventi narrati. ne parlerò in uno studio futuro. La storia di Giona era una storia che Yeshùa doveva conoscere molto bene dato che l’ha citata, e come ogni Ebreo del suo tempo anche lui doveva sostenere che in realtà si trattava solo di una parabola ebraica.

Questa storia perciò non è avvenuta nella realtà storica, ma solo nella fantasia creativa dell’autore biblico divinamente ispirato. Inoltre, ricercare la scentificità dell’evento, ovvero che un uomo possa realmente vivere per tre giorni e tre notti dentro il ventre di un grosso pesce, è solo una speculazione religiosa e pseud-scientifica che tenta invano di attribuire una certa attendibilità scientifica alla Bibbia. La Bibbia non ha bisogno di essere dimostrata né di essere confermata dalla scienza, perché la Bibbia non si preoccupa di queste cose, tant’è che parla di terra piatta e non di terra sferica! Prima di dire che Giona sia stato davvero dentro ad un pesce (chi sostiene una balena, chi un capodoglio, quando in realtà il testo originale parla di una creatura marina mostruosa), o che un uomo sia davvero in grado di sopravvivere dentro un essere di questo tipo, non bisogna solo spiegare a parole teorie che avvalorino questa possibilità, ma piuttosto bisogna che un uomo dotato di grande coraggio e buona volontà si sottoponga a questo esperimento per il bene della scienza! A meno che il credo sia fondato su “teorie umane”!

Se la Bibbia avesse insegnato una parabola dove un uomo di Dio avrebbe vissuto dentro una piovra gigante per tre giorni e tre notti, allora qualcuno avrebbe cercato di forzare le Scritture formulando teorie che un uomo potrebbe effettivamente vivere dentro ad un mollusco gigante, quando in realtà la Scrittura sta parlando solo di una parabola che non ha niente di storico né di scientifico, ma solo di didattico. I personaggi, gli ambienti, i nomi sono sì storici, ma è la storia costruita intorno ad essi no.

Si sostiene che siccome Yeshùa ha citato Giona, allora la sua storia dev’essere per forza “storia”, cioè un fatto realmente accaduto. La cristianità della prima ora non credeva affatto in questo. Le citazioni di Yeshùa perciò non conferiscono alla storia di Giona la sua “storicità secolare”, perché la Scrittura non è stata ispirata con il fine di confermare la “storia temporale” (anche perché non tutto nella Bibbia è cronologico), ma per «insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» (2Tim 3:16-17). Perciò la Bibbia non ha lo scopo di storicizzare gli eventi di cui parla (anche se molti fanno parte della vera storia secolare), ma di insegnare determinate cose attraverso determinate narrazioni che possono essere solo delle semplici parabole didattiche e che non vanno confuse con la “storia”; così come per Giona, lo stesso discorso vale anche per Giobbe.

Secondo gli Ebrei cristianizzati (messianici) della prima ora (Pietro, Giacomo, Giovanni, Paolo, etc.), il profeta Giona è stato sì un personaggio realmente esistito, ma la storia che la Bibbia narra su di lui è solo una leggenda che ha lo scopo didattico di insegnare dei princìpi ben precisi.[1] Inoltre, il libro di Giona è una semplice parabola anche perché non profetizza nulla che riguarda il futuro per come potrebbero essere state le profezie di Isaia e Geremia, ad esempio. Il libro di Giona parla di una miracolosa conversione in Dio dei sanguinari Niniviti mai avvenuta storicamente, cosa impensabile per i temi antichi, conversione che rispecchia solo l’ideale dell’uomo antico. Perciò è chiaro che la storia di Giona sia niente di più che una “parabola” ebraica sul fatto che quando Dio vede convertirsi un uomo o una nazione empia dalle sue vie malvagie, Egli ne gioisce e revoca il male che aveva premetidato di fare (Giona 3:10), a differenza dell’uomo che invece preferirebbe vedere un uomo o una nazione empia marcire e bruciare per il male che ha fatto nonostante la sua conversione (Giona 4:1). Tale è il caso di Giona: anziché gioire insieme a Dio per la conversione degli empi, «prvò gran dispiacere» nel vedere Dio giore d’innanzi alla conversione dei niniviti anziché raderli al suolo.

La Scrittura va approcciata per quello che è, non per quello che vorremmo che fosse. Come dicevo poc’anzi, mi riserverò di redigere uno studio dettagliato sulla storia di Giona.

Nota

[1] Attenzione, la parola “leggenda” non deve farci drizzare i capelli! Le leggende, a differenza dei miti, non sono pura invenzione, ma lavorano su dati storici preesistenti. Cioè, Giona fu un personaggio storico realmente esistito e su di lui e sulla sua vicenda venne anticamente costruito per ispirazione divina l’insegnamento che l’Ebreo antico ricavava studiandolo; l’autore narra una “storia didattica” incentrata su questo antico e famoso profeta Ebreo.

4 Risposte a “Giona, fra Storia e Leggenda.”

  1. Pace Daniele, perché dici che quanto narra il libro di Giona non è avvenuto nella realtà storica? Stando alle Scritture, prese semplicemente per come sono, nulla fa pensare ad una parabola, allegoria o simbolo. Certo, POTREBBE anche non essere davvero avvenuto come è descritto, ed il testo essere allegorico… ma è soltanto una teoria personale senza il minimo fondamento storico che andrebbe tenuta per sè e non insegnata come certezza. Un principio esegetico di base è che noi dobbiamo insegnare quello che insegna la Bibbia, a meno che ci siano fondate motivazioni per leggere il testo non letteralmente (Ad es. il “fermati sole” di Giosuè 10,12 riguarda chiaramente il moto apparente del sole e non quello effettivo).

    Perché poi negare anche la storicità della conversione di Ninive? La permanenza di Giona per tre giorni nella balena è usata da Gesù stesso come profezia della sua risurrezione “come Giona fu tre giorni e tre notti nel ventre del grosso pesce, così starà il Figlio dell’uomo tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Matteo 12,40) e la conversione dei niniviti è anche usata da Gesù stesso come termine di paragone con la non conversione dei farisei dei suoi tempi: “I Niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona” (Luca 11,32). Immaginare che il Signore Gesù utilizzi delle leggende per avvalorare dei concetti, getta ombre negative sulla sua purezza e perfezione. Certamente dal punto di vista puramente umano la permanenza di un uomo dentro un pesce per tre giorni e tre notti sembra poco realistica, ma se ci analizziamo alla Bibbia con atteggiamento critico e scettico, dobbiamo dubitare anche della concezione verginale del Signore (che non era figlio di Giuseppe) e della sua risurrezione fisica tre giorni dopo la sua morte. Mi rendo conto che sei mosso dal nobile intento di demitizzare superstizioni e tradizioni, ma è un campo minato, dato che diventa difficile tracciare una linea di demarcazione tra ciò che è narrazione leggendaria costruita su eventi storici e la storia vera. Sono non pochi gli esegeti che fatta propria la lettura allegoria, negano ad esempio la risurrezione di Lazzaro dicendo che era una narrazione leggendaria per testimoniare la sua risurrezione spirituale. Così anche i miracoli di Gesù di guarigione di ciechi e sordi nel corpo diventano allegorie per la guarigione di ciechi e sordi spirituali (conversione di increduli in sostanza) e piano piano si perde la fiducia nelle Scritture e ci si avvicina pericolosamente alla soglia dell’apostasia. Purtroppo sono non pochi i credenti che adottando questo metodo hanno perso la fede. Il caso più tristemente noto è quello di Bart Ehrman, esperto testuale di altissimo livello, che è passato dalla fede in Cristo all’ateismo ostinato. Ti abbraccio nel Signore e prego per te.

    P.S. Perché usi il termine “Yeshùa” riguardo al Signore Gesù? Considerando che il nuovo testamento è stato scritto dagli apostoli e dai loro collaboratori in greco (i vangeli non sono traduzioni!) e che in esso troviamo il nome “Iesous” che non è altro che la versione grecizzata del nome del Signore, è palese che è giusto rendere i nomi ebraici secondo la lingua corrente della popolazione a cui è rivolta la traduzione.

    1. Pace Stefano,
      nel mio articolo non voglio negare il libro biblico di Giona, né l’esistenza storica del personaggio né invalidare IL SENSO della storia biblica. Quanto meno affermo che non ci sono conferme storiche su quanto narrato nel libro profetico, quindi dicendomi che la “teoria” (che non è mia ma di non pochi studiosi) non ha fondamento storico non fai che contraddirti da un lato e darmi ragione dall’altro. APPUNTO, la storia biblica di Giona non ha un fondamento storico proprio perché non è storicamente dimostrabile. Sì, Ninive è realmente esistita, Ninive era realmente malvagia… questo lo sappiamo dai reperti: gli archivi e biblioteche rinvenute a Ninive sono ricchissimi di testi, e strano che nemmeno un reperto archeologico parli di una conversione, anche se breve e/o momentanea, di Ninive e i suoi abitanti al Dio degli ebrei.
      In merito a Giosuè, un conto è esaminare il sistema di credenze astronomico di un’epoca antica, un conto è avere la prova storica di un evento come la conversione di Ninive. Sono due storie e aspetti teologici completamente diversi, pertanto il tuo esempio non regge proprio secondo me.
      Yeshua… ops, Gesù spesso ricorreva alle parabole per insegnare sul Regno e non solo, quindi non mi preoccupa l’eventualità di aver fatto ricorso a una “haggadah” (racconto-leggenda) per parlare del Figlio dell’uomo, della morte e risurrezione. Per “Bibbia ispirata” non si intende a prescindere “fatto storicamente accaduto”. Come ci sono storie realmente accadute, come anche no. L’ispirazione della Bibbia riguarda l’insegnamento etico, morale e spirituale… non quello storico/secolare.
      Teniamo conto che “prendere la Bibbia sul serio” non significa che bisogna prenderla tutta alla lettera. Perciò un conto è parlare di vicende descritte nell’Antico Testamento che fanno parte della letteratura sacra giudaica, un conto è parlare di Nuovo Testamento il quale testimonia la vita e opere terrene di Gesù e degli Apostoli. E di queste vicende la Storia, diretta o indiretta, non tace. Solo perché Gesù ha parlato di qualcosa concernente l’AT, non vuol dire che sia automaticamente “storia vera”. O meglio, le storie della Bibbia sono tutte “vere” perché Parola di Dio, bisogna vedere se la storia divinamente vera è altrettanto reale dal punto di vista storico. Ebbene, Giona è sicuramente una storia biblicamente verace perché ha tanto da insegnare (ed è questo lo scopo dell’ispirazione divina della Bibbia, non dimostrarne la storicità), ma non dimostrabile storicamente parlando.
      Mi dispiace per Bart Ehrman, sarà lui a rendere conto a Dio per il giro di boa che ha fatto, e sicuramente non è una situazione che mi tocca minimamente dato che io non sono Bart Ehrman, e, come Bart Ehrman, la fede non me la faccio scemare anzi mi aumenta! Evidentemente, io faccio parte di quei pochi a cui la fede aumenta nonostante “questo metodo”. Quindi ti prego di non fare di tutta l’erba un fascio né di etichettarmi come un Bart Ehrman come tanti.
      Anche io pregherò per te, in fondo anche io sono stato di mentalità chiusa in passato, quindi posso capire cosa significa.

      Yeshua lo chiamo Yeshua perché è questo il suo nome. Quindi, stando al tuo ragionamento, dovresti chiamarlo IESOUS e non “Gesù”, visto che non è “Gesù” quello che si legge nei testi greci. A questo punto rivolgo a te il tuo ragionamento, ma solo per farti capire l’assurdità della tua domanda:

      P.S. Perché usi il termine “Gesù” riguardo al Signore Yeshua? Considerando che il nuovo testamento è stato scritto dagli apostoli e dai loro collaboratori in greco (i vangeli non sono traduzioni!) e che in esso troviamo il nome “Iesous” che non è altro che la versione grecizzata del nome del Signore, è palese che è giusto rendere i nomi greci secondo la lingua corrente della popolazione a cui è rivolta la traduzione.

      Quindi, se lo chiami “Gesù” e non IESOUS, secondo il tuo bizzarro ragionamento non stai facendo nulla di diverso dal mio legittimo modo di chiamarlo con il suo vero nome ebraico.
      Saluti

  2. Ottimo articolo, l’ho gradito parecchio. Dobbiamo avere un approccio olistico alle Scritture, altrimenti ne perdiamo il senso e possiamo davvero prendere grosse cantonate. Tuttavia, se mi posso permettere, vi è una piccola imperfezione nel testo da Lei pubblicato. La Bibbia non si propone di essere un manuale di astronomia, tuttavia, non propaganda nemmeno menzogne, infatti parla dal punto di vista dell’autore del tempo. Ciò di cui si parla nella Bibbia è l’idea che il sole ruoti attorno alla terra (episodio celeberrimo di Giosuè), ma in realtà, NON si parla di terra piatta. Anzi, prima di molti altri, leggiamo in Isaia 40:22 -> “Egli (YHWH) è colui che sta assiso sul globo della terra, i cui abitanti sono come cavallette; egli distende i cieli come un velo e li dispiega come una tenda in cui abitarvi.” Dunque si aveva benissimo la nozione della sfericità della terra e della sua sospensione nello spazio! Una straordinaria prova della ispirazione delle Scritture. Ognuno faccia le sue proprie valutazioni. Grazie e sono felice di averLa scoperta, è sempre bello studiare e ricercare assieme tra Vecchio e Nuovo Testamento

    1. Gentile Kenan. La ringrazio per il suo contributo.
      A parte il fatto che il tema “terra piatta” non è argomento dell’articolo, mi permetto di suggerirle alcune precisazioni in merito, ma non replicherò più perchè preferisco non andare fuori argomento. Il verso che lei ha citato di Isaia è scritto in italiano, perciò la invito a leggere l’originale ebraico che riporta un termine che non riconduce per niente alla sfericità del nostro mondo. A dire il vero, la Scrittura non menziona mi termini che alludono alla sfericità di un oggetto nei contesti cosmici.
      La parola che in modo assai viziato viene tradotta dai traduttori “ufficiali” con “globo” in realtà significa “vòlta”, e questa vòlta è il firmamento, il cielo a forma di cupola e non “la forma della terra”. La parola “globo” nel testo originale non esiste.
      Pare strano che gli ebrei abbiano trasmesso nelle Scritture – e per ispirazione – un concetto cosmologico della terra ben differente da quello che sempre loro hanno sostenuto anche al di fuori delle Scritture. Non le sembra illogico che gli ebrei che credevano alla terra piatta riportassero nelle Scritture un concetto diverso da quello loro? Pertanto, tutte le culture del mondo antico avevano più o meno la stessa visione del cosmo. Se vuole saperne di più, se è interessato davvero a sapere di più, la invito a leggere dei testi sulla cosmologia biblica e del mondo antico. Qualora non dovesse trovare nulla, solo come ultima possibilità le cosiglio il mio ultimo libro dove affronto proprio la Cosmologia Biblica. Trova qui il link: https://www.amazon.it/Panoramica-dettagliata-sulla-Cosmologia-Biblica/dp/1724243667/ref=sr_1_4?s=books&ie=UTF8&qid=1547496897&sr=1-4&refinements=p_27%3ADaniele+Salamone

      Le dò ragione, la Bibbia è divinamente ispirata. Ma abbia però l’onestà intellettuale e spirituale di affrontare certi argomenti con la dovuta competenza ed attraverso il testo originale. Se vuole affrontare un tema che riguarda la cultura del mondo antico, le traduzioni italiane della Scrittura non la aiutano.

      Shalom

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