Ezechiele e il rotolo-UFO volante

Introduzione

In Ezechiele 2,9ss. si descrive una visione che ha destato grande interesse e suscitato diverse interpretazioni nel corso dei secoli. La visione riguarda un rotolo di pergamena scritto di dentro e di fuori tenuto in mano da Yahweh, il quale poi lo consegna al profeta affinché lo mangi. Questo passaggio ha spesso portato alcuni studiosi alternativi, come Mauro Biglino, a suggerire interpretazioni ufologiche, sostenendo che ciò che il profeta ha visto fosse nel concreto un’astronave a forma cilindrica che lui avrebbe descritto secondo gli strumenti linguistici del suo tempo (un rotolo volante), non potendo usare un vocabolario tecnico che appartiene solo a noi uomini dell’era moderna.

Tuttavia, un’indagine più accurata e contestuale di questo brano – senza la necessità di essere dei quotati specialisti in orientalistica o biblisti per farlo – rende tale interpretazione altamente problematica e insostenibile.


Testo e contesto

Per comprendere il contesto, il significato della visione e applicare una corretta ermeneutica di un testo antico di almeno 2600 anni, è necessario inquadrare il Sitz im Leben (posto nella vita, alias contesto) e i criteri linguistici in cui è stato scritto il libro. Il profeta Ezechiele visse durante il periodo dell’esilio babilonese, intorno al VI secolo a.C., e la sua opera, «come opera di uno scrittore geniale. Di vivissima fantasia, nutrita dai colori dell’oriente babilonese»[1], è intrisa di simbolismo e immagini tipiche dell’apocalittica giudaica che riflettono le circostanze storiche e spirituali del suo tempo.

Lente di ingrandimento

Vediamo più da vicino cosa dice il testo biblico, per avere ben chiaro ciò di cui stiamo parlando. Ezechiele 2 è abbastanza breve da poterlo citare integralmente.

«[Yahweh] mi disse: “Figlio d’uomo, àlzati in piedi, io ti parlerò”. Mentre egli mi parlava, la Ruach entrò in me e mi fece alzare in piedi; io udii colui che mi parlava. Egli mi disse: «Figlio d’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a nazioni ribelli, che si sono ribellate a me; essi e i loro padri si sono rivoltati contro di me fino a questo giorno.  A questi figli dalla faccia dura e dal cuore ostinato io ti mando.

Tu dirai loro: ‘Così parla Adonay, Yahweh’. Sia che ti ascoltino o non ti ascoltino, poiché sono una casa ribelle, essi sapranno che c’è un profeta in mezzo a loro. Tu, figlio d’uomo, non aver paura di loro, né delle loro parole, poiché tu stai in mezzo a ortiche e spine, abiti fra gli scorpioni; non aver paura delle loro parole, non ti sgomentare davanti a loro, poiché sono una famiglia di ribelli. Ma tu riferirai loro le mie parole, sia che ti ascoltino o non ti ascoltino, poiché sono ribelli.

E adesso viene il bello:

Tu, figlio d’uomo, ascolta ciò che ti dico; non essere ribelle come questa famiglia di ribelli; apri la bocca e mangia ciò che ti do». Io guardai, ed ecco una mano stava stesa verso di me, la quale teneva il rotolo di un libro; lo srotolò davanti a me; era scritto di dentro e di fuori, e conteneva lamentazioni, gemiti e guai»

Il rotolo

Quando Ezechiele descrive il rotolo, utilizza il termine ebraico מגלה (megillah), che si riferisce a un rotolo di pergamena utilizzato per scrivere documenti o testi sacri. Questo termine non suggerisce l’immagine di una presunta astronave volante, neanche per sbaglio, ma piuttosto evoca quella di un rotolo scritto così come il testo biblico esplicita e descrive senza possibilità di equivoci. Inoltre, nel contesto dell’antico giudaismo, il rotolo era associato alla Torah e alla sua importanza nella vita religiosa e spirituale del popolo ebraico.

Quando il testo afferma che il profeta deve mangiare il rotolo, questo rappresenta simbolicamente l’assimilazione e l’interiorizzazione della Parola di Dio da parte del profeta stesso. L’immagine di questo “cibo celeste” offerto al profeta in sembianza di documento scritto serve da contrapposizione ai popoli e a Israele che contrariamente al profeta non avevano prestato ascolto (mangiato) alla Parola di Dio (Torah) disobbedendo agli statuti di Yahweh, cosa che costò anche l’esilio. Questo è un evidente modo figurato per indicare che il profeta deve interiorizzare i comandamenti di Yahweh, facendoli diventare parte integrante della sua vita e del suo ministero profetico.

Alcune domande spontanee

Pertanto, l’interpretazione ufologica di questo passaggio è problematica su diversi fronti. Tanti punti possono essere sollevati, ma se ne menzionano solo alcuni per brevità di spazio:

  1. Innanzitutto, essa trascura completamente il contesto storico e culturale in cui è stato scritto il testo. L’idea di un’astronave dotata di motore, carburante, cabina di pilotaggio e sistemi di propulsione era completamente estranea alla mentalità e alla comprensione del mondo degli antichi ebrei.
  2. In secondo luogo, questa interpretazione ignora il significato simbolico e spirituale del rotolo e della sua assunzione orale da parte del profeta. Inoltre, l’interpretazione corretta è già fornita dal testo stesso. Ridurre questa visione a un semplice avvistamento UFO trascura la ricchezza e la profondità di un testo antichissimo come il libro di Ezechiele.
  3. In terzo luogo, anche se per un istante provassimo ad ammettere che questo rotolo volante potrebbe essere stato un’astronave, risulta difficile spiegare i seguenti punti: 
    • Leggendo il testo alla lettera e assumendo che l’Antico Testamento non accetti mai il linguaggio metaforico o allegorico, come fa Yahweh, un presunto individuo tutt’altro che spirituale ma in carne ed ossa, a tenere in mano un’astronave?
    • Come fa un uomo a mangiare un’astronave?
    • Un oggetto volante scritto di dentro e di fuori possiede forse capacità divinatorie?
    • Se lo Spirito-Ruach è in realtà un UFO, che solleva o fa alzare le persone, come fa nel nostro caso a penetrare nel corpo di Ezechele senza ucciderlo né a ridurlo a brandelli?

Ciò a cui stiamo assistendo insieme al profeta è la visione del rotolo di un libro. Ezechiele non ha avuto alcuna difficoltà nell’individuare in quel rotolo un sefer, un «libro». Al suo tempo i rotoli di pergamena erano molto diffusi ed esisteva anche un vocabolario per identificarlo. Egli sapeva cosa fosse un rotolo, altrimenti avrebbe fatto ricorso alla similitudine dicendo che ciò che vide era «qualcosa di simile a un rotolo». In tal caso, avremmo visto senz’altro un Ezechiele nell’atto di sforzarsi per cercare di capire e interpretare da sé cosa stesse vedendo e, peraltro, usare i propri strumenti linguistici per descriverlo nel migliore dei modi.

Fornire risposte ufologiche a questi interrogativi richiederebbe una fantasia senza limiti e un’attitudine speculativa sfacciata. Comunque sia, una certa interpretazione del testo rende inconsistente la proposta di lettura in chiave paleoastronautica. Si consideri anche il fatto che quella di Ezechiele è un’esperienza onirica, una visione estatica, non qualcosa che il profeta vede a occhio nudo, da cosciente. Ciò rende plausibile la possibilità di mangiare un gigantesco rotolo di pergamena, una cosa che può avvenire solo in un sogno o in una visione.

Gli ebrei lo sanno da sempre?

È importante notare che l’interpretazione ufologica di questo passaggio non è condivisa né supportata da nessun biblista accreditato né dai teologi e accademici più quotati. Diversamente, si tratta di persone probabilmente confuse, intellettualmente ignoranti, amanti dell’assurdo o facilmente influenzabili dal secolarismo sensazionalistico. Gli specialisti dei testi antichi tendono a considerare il contesto storico-culturale e a esplorare il significato simbolico e spirituale dei testi. Un’attitudine del genere può appartenere solo ad animi antireligiosi e, nella stragrande maggioranza dei casi, ad amanti del successo facile e ai venditori di favole a buon mercato.

Saggezza rabbinica

Mauro Biglino ha spesso affermato che «gli ebrei lo sanno da sempre» che questi dati biblici si riferiscono ad astronavi o a oggetti meccanici, come il caso dei cherubini (guarda il mio video), eppure non leggiamo mai in nessun testo rabbinico allusioni a oggetti volanti meccanici o che i cherubini siano dei robot o strumenti meccanici di sicurezza. Piuttosto, Maimonide, il gigante dell’ebraismo medioevale, della sua opera Guida dei Perplessi (parte II, cap. XLIII) dedica un intero capitolo nello spiegare che in merito agli oracoli divini «i profeti talora profetizzano mediante metafore», e aggiunge in merito alle loro visioni che «i profeti vedono cose il cui scopo è metaforico – per esempio ‘le lampade’ di Zaccaria, i ‘cavalli’ e i ‘monti’ (Zac. 4,2; 6,1-7), il ‘rotolo di Ezechiele’ (Ez. 2,9), il ‘muro a piombo’ visto da Amos (Am. 7,7) […]»[2].

Anche nell’Halakhah si afferma che:

«quando un profeta viene informato di un messaggio in una visione, gli viene concesso in immagini metaforiche. Immediatamente, l’interpretazione delle immagini si imprime nel suo cuore e ne conosce il significato […] Le creature viste da Ezechiele […] il rotolo visto da Ezechiele […] erano tutte immagini metaforiche […]. Tutte le profezie si presentano sotto forma di immagini metaforiche e allegoriche» (Mishneh Torah, Fondamenti della Torah 7,3)

Conclusione

Davvero strano è che nonostante «gli ebrei sanno da sempre» che questi avvistamenti erano navicelle spaziali, né Maimonide né nessun altro rabbino del calibro di Rashi, Ramban, Ibn Ezra ecc. abbiano mai provato a smentire apertamente queste bizzarre posizioni né ad approvarle con disinvoltura.

Non trovare traccia di alcuna smentita a riguardo è già un segnale molto eloquente che è vero il contrario: i saggi dell’antichità non hanno mai mostrato un interesse o un approccio ufologico dei testi biblici tanto da poter affermare che in quale modo ne abbiano parlato. Di queste cose non ne sapevano proprio un bel niente!

In conclusione, l’interpretazione del rotolo in Ezechiele come un avvistamento UFO è insostenibile dal punto di vista storico, culturale, linguistico e teologico, ma anche razionale. Tale interpretazione trascura tutti i criteri di lettura dei testi antichi, nonché il contesto e il significato simbolico della Bibbia. Per comprendere questa visione profetica, è essenziale considerarla nel suo Sitz im Leben, e riconoscere il suo significato simbolico e spirituale all’interno della tradizione ebraica.


Note

[1] P. Testa. O.F.M. Emanuele, D.G. Marocco, P. Làconi, O.P. Mauro, Mons. A. Rolla, D.F. Festorazzi (a cura di), Il messaggio della salvezza, II: Antico Testamento. Parte II: dall’esilio a N.S.G.C. Corso completo di studi biblici, Elledici, Torino-Leumann 1966, §280, p. 42.

[2] Mauro Zonta (a cura di), Mosè Maimonide. La guida dei perplessi, UTET, Novara 2013, pp. 479-482; parte II, cap. XLIII.

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