Trinità: i due pilastri fondamentali

Introduzione alla Trinità

Quando non si comprende la logica dietro una dottrina cristiana come la Trinità, si tende spesso a compiere due azioni:

  1. Rigettarla a causa dei limiti cognitivi – cioè se non la si capisce significa che non può essere vera, perché altrimenti Dio, “che è un Dio di ordine e non di confusione” (frase fatta decontestualizzata) l’avrebbe resa chiara e accessibile a tutti.
  2. Respingerla a causa di posizioni, preconcetti teologici o ideologie che impediscono all’individuo di comprenderla. In altre parole, se non si è familiari con lo studio individuale della Bibbia e viene insegnato nella congregazione che quella dottrina lì non è biblica, facilmente la si rigetterà, semplicemente confidando nelle parole di quei maestri che molto probabilmente sono loro i primi ignoranti in materia.

Ebbene, oggi parlerò nuovamente della Trinità, nonostante abbia già realizzato un video sull’argomento e altri contenuti sulla pluralità di Dio. Tuttavia, lo faccio per rispondere alle numerose domande che continuano ad arrivarmi periodicamente e, soprattutto, per chiarire un concetto che spesso risulta difficile da afferrare e quindi sfugge molto facilmente.

Ma perché succede questo? Per molti, cercare di capire una dottrina complessa come la Trinità diventa più un esercizio mentale che un atto di meditazione sulla Scrittura, un processo che si basa troppo sull’aspetto “razionale” piuttosto che sulla rivelazione divina. Prima di iniziare la nostra breve esposizione, ci terrei a ricordare un aneddoto biblico da cui possiamo trarre un grandissimo insegnamento: l’apostolo Pietro non acquisì la consapevolezza di chi fosse veramente Gesù perché qualcuno glielo spiegò con uno schema o con profondi studi biblici, ma perché fu il Padre celeste a rivelarglielo direttamente (Mt. 16,17).

I due pilstri fondamentali della Trinità

Per discutere sulla Trinità, dobbiamo iniziare pensando a cos’è la Trinità e come dovremmo concepirla. Ritengo che il modo più semplice per esprimerlo sia considerare questa dottrina come sostenuta da due pilastri.

1. Il pilastro della distinzione

Uno di questi pilastri, uno dei fondamenti della dottrina, potrebbe essere chiamato “il pilastro della distinzione”, in cui Padre, Figlio e Spirito sono distinti l’uno dall’altro. Non è affatto vero che Padre, Figlio e Spirito siano semplicemente tre nomi per la stessa persona. Per esempio, io sono Daniele, ma sono anche il signor Salamone, anche il marito di Emy e anche il padre di Joele. Quattro termini per l’unica persona che rappresento. Ebbene, il Padre è una persona distinta dal Figlio e il Figlio è una persona distinta dallo Spirito Santo. Quindi, la distinzione è uno dei pilastri.

2. Il pilastro dell’unità o dell’uguaglianza

L’altro pilastro è il pilastro dell’unità o dell’uguaglianza, in cui Padre, Figlio e Spirito condividono l’unica e identica natura divina. Sono ugualmente Dio perché ciascuno possiede pienamente l’unica natura divina. Questo significa che Padre, Figlio e Spirito non “possiedono” soltanto un terzo della natura divina ciascuno (1/3 il Padre, 1/3 il Figlio e 1/3 lo Spirito), ma tutta la natura divina è “posseduta” completamente da ciascuno di loro. Il Padre è 100% Dio come 100% Dio lo sono il Figlio e lo Spirito. Per evitare equivoci o fraintendimenti per l’utilizzo di una terminologia che potrebbe risultare inappropriata, preferisco precisare che la deità non è qualcosa che si “possiede” ma che si è. Il Padre,il Figlio e lo Spirito non possiedono la deità, sono Dio.

Questa natura divina è l’insieme degli attributi essenziali di Dio “posseduti” pienamente dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito. Però, Padre, Figlio e Spirito sono espressioni personali distinte di quell’unico Dio che è uno e trino nella dottrina della Trinità.

Ciò che è e ciò che non è

Una delle illustrazioni con cui la Chiesa ha rappresentato questo concetto è attraverso un grafico che aiuta a comprendere ciò che è e ciò che non è. Mentre osservi questo grafico, noterai che:

  • il Padre non è il Figlio
  • il Figlio non è lo Spirito,
  • il Padre è lo Spirito

ma piuttosto:

  • il Padre è Dio
  • il Figlio è Dio
  • lo Spirito è Dio.

Sussiste una distinzione tra le persone del Padre, del Figlio e dello Spirito, ma anche unità e uguaglianza non nella persona ma nella natura divina: tutte e tre sono lo stesso Dio al 100%.

Se venisse a mancare una sola delle tre persone, Dio non esisterebbe. Come nel triangolo del fuoco: il fuoco può prendere forma solo se sono presenti combustibile (legna), comburente (l’ossigeno) e innesco. Se uno di questi tre “ingredienti” manca, il fuoco non può scatenarsi, o se è già acceso, per spegnerlo bisogna privarlo di uno dei tre elementi. Ebbene, Dio per esistere dev’essere costituito da tutte e tre le persone distinte ma inseparabili nell’essenza; ma se venisse a mancare una di queste persone, Dio si estinguerebbe.

Altri esempi

Sono state suggerite altre illustrazioni della Trinità che però non funzionano come potrebbe sembrare inizialmente. Per esempio, un triangolo che può essere considerato tale solo perché ha tre lati, non è un’adeguata analogia della Trinità poiché il triangolo rappresenta una visione tripartita di Dio anziché trinitaria. Allo stesso modo, l’illustrazione di tre uomini che condividono una natura umana non rappresenta accuratamente la Trinità, ma piuttosto suggerisce il triteismo, dove ogni persona ha sia una personalità che una natura distinta.

Anche l’analogia con l’H2O (acqua), che ha tre diverse forme (solido, liquido, aeriforme) non è adeguata poiché non rappresenta la simultaneità delle persone divine.

Se prendiamo un blocco di ghiaccio, non può essere contemporaneamente allo stato liquido e allo stato aeriforme. La visione tripartita di Dio paragonata alle tre forme dell’H2O rappresenta una visione modalista, in cui l’unico Dio si manifesta in modi diversi a seconda delle circostanze. Quando si manifesta come Figlio, il Padre e lo Spirito cessano di esistere; ovvero quando l’H2O è allo stato solido (ghiaccio), lo stato liquido e aeriforme svaniscono; allo stesso modo, secondo la dottrina modalista, quando Dio si manifesta come Padre, il Figlio e lo Spirito cessano di esistere; quando si manifesta come Spirito, il Padre e il Figlio svaniscono nel nulla.

Questo è il modalismo: un’antica eresia trinitaria sorta paradossalmente da una ingenua incomprensione della Trinità!

Conclusione

Per riassumere, ciò che molte persone faticano a comprendere è la differenza tra i due concetti fondamentali che abbiamo illustrato: la distinzione tra le persone divine, che sono tre, e la natura divina, che è una sola. In tantissimi sostengono che la dottrina della Trinità sia stata inventata nel Concilio Niceno Costantinopolitano e anche scopiazzata dalle religioni pagane (Zoroastrismo, ecc.), le quali in verità non hanno mai sostenuto di credere in un dio unico che sussiste in tre persone distinte; piuttosto, hanno sempre parlato di tre dèi distinti, ognuno con una personalità e una natura divina distinte.

Al contrario, la Trinità cristiana contempla sì tre persone distinte ma che condividono una singola e unica natura divina. Perciò, i cristiani che credono nella Trinità non contraddicono il principio dello Shemà Israel, dove si afferma che il Signore è UNO. Nessun trinitario serio e con le idee ben chiare ha mai affermato di credere in tre dèi, piuttosto in UN Dio che sussiste in tre persone, il che non contraddice affatto l’unicità della natura divina espressa nello Shemà Israel.

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