Gli Egiziani avevano in abominio «i pastori di greggi»: testo e contesto

Un paio di volte nella Scrittura è specificato che «gli Egiziani hanno in abominio gli Ebrei». Yoséf invita i suoi fratelli a pranzo senza rivelare la sua identità di Gran Vizìr d’Egitto, che in realtà è il fratello venduto come schiavo 22 anni prima. In questo contesto, Yoséf invita a pranzo i suoi fratelli e insieme a loro alcuni Egiziani della sua corte un po’ sbigottiti:

«E di fronte a lui [a tavola] si sedettero dal primogenito [Ruben], secondo la sua promogenitura, al più giovane [Beniamino] secondo la sua piccolezza; e gli uomini [Ebrei ed Egiziani] si guardavano stupiti l’uno verso l’altro» (Genesi 43:33).

Perchè i lì presenti «si guardavano stupiti»? Qual è il motivo di così tanto stupore? Anzitutto bisogna tenere conto del contesto storico: l’epoca è quella in cui gli Hyksos avevano invaso l’Egitto. Gli Hyksos erano di origine semitica (come gli Ebrei) e sono storicamente conosciuti anche con il soprannome di “Asiatici”. Gli Egiziani odiavano gli Hyksos e, di conseguenza, anche i fratelli di Yoséf rappresentavano come nemici a causa della loro origine ebraica. Nel banchetto, Yoséf invitò i parenti etnici degli Hyksos, ovvero gli Ebrei provenienti da Canaan, senza che il Faraone sapesse della sua origine etnica. Questa scelta fu vista con scalpore dagli Egiziani.

Siccome è scritto che «gli Egiziani non possono mangiare cibo con gli Ebrei, perché per gli Egiziani è cosa abominevole» (43:32), ciò significa che gli Egiziani mai si sarebbero sognati di invitare a pranzo proprio i loro nemici! Gli Egiziani e i fratelli di Yoséf si guardano tra di loro con grande imbarazzo, in modo particolare i fratelli che avevano il cuore in gola trovandosi nella “tana del nemico” senza avere il ben che minimo sospetto che Tzafnat-Pa’neach, il Gran Vizìr d’Egitto fosse proprio il loro fratellino ormai 39enne. Yoséf è cambiato, non è più il ragazzino con la barbetta e capelluto, ma un egiziano completamente depilato, magari interamente calvo e con la tipica lunga treccia nella parte laterale della testa.

Yoséf tuttavia ha in mano la situazione e sa recitare molto bene la sua parte, tant’è che ingaggia un interprete per fare finta di non conoscere la lingua cananea parlata dai fratelli (Genesi 42:23).

In Genesi 46:33-34 si parla dell’abominio degli Egiziani per i pastori, senza specificare che fossero Ebrei. In questo passaggio, Yoséf ha già rivelato la sua identità ai fratelli e si è riunito con suo padre dopo 22 anni. Dopo i momenti commoventi, Yoséf fa alcune raccomandazioni alla sua famiglia prima di presentarsi al Faraone in udienza.

«Perciò, quando avverrà che il Faraone vi chiamerà e chiederà “Qual è il vostro lavoro?”, voi direte: “I tuoi servi sono uomini di bestiame, dalla nostra gioventù fino ad ora: così noi, anche i nostri padri”, affinché abitiate nel paese di Gòshen, dato che ogni pastore di gregge è un abominio per l’Egitto».

In questo passo, Yoséf consiglia vivamente alla sua famiglia di rispondere alle domande del Faraone esattamente come lui ha suggerito, in modo da garantirsi il permesso di risiedere temporaneamente e pacificamente in Egitto. Il Faraone e i suoi ministri si rallegrano alla notizia dell’arrivo dei fratelli di Yoséf in Egitto, immagine che ci presenta un sovrano tollerante nei confronti di Yoséf e dei suoi cari, poiché egli ha salvato l’Egitto dalla carestia grazie alle sue abilità amministrative e predittive.

Quest’ultimo brano, però, non specifica che gli Egiziani hanno in abominio «i pastori Ebrei», ma «i pastori» in generale. Ed è qui che sono cominciati a sorgermi alcuni dubbi su questa affermazione. Come potevano gli Egiziani detestare i pastori di greggi se gli Egiziani stessi praticavano l’allevamento di capre e pecore esattamente come tutti gli altri pastori del mondo a loro contemporaneo? Dev’esserci qualcosa che va capita nel suo immediato contesto storico, senza ricorrere ai letteralismi ai teologismi ed alle filosofie.

Pur sembrando chiara in italiano, la frase che i pastori sono disprezzati dagli Egiziani a causa del pascolo di animali considerati “divinità” non ha senso in termini di allevamento. Come detto prima, gli Egiziani non avevano restrizioni sul pascolo delle pecore o sul consumo della loro carne, poiché erano i primi a farlo.

Al contrario, infatti, erano il Toro e la Giovenca ad essere venerati in Egitto, proprio come oggi lo sono in India. Le parole di avvertimento di Yoséf, invece, hanno senso nei termini della religione da lui professata in Egitto. Yoséf non poteva obbligare Egiziani a seguire il suo Dio straniero, ma doveva adeguarsi al loro credo come straniero in Egitto. Ciò che, parafrasand, Yoséf intendeva dire realmente (e contestualmente) con questo avvertimento, era:

«Mia amata famiglia. Conoscete molto bene gli attriti che vi sono fra li Hyksos e gli Egiziani. Per cui, quando avverrà che il Faraone vi convocherà a udienza e vi chiederà “Qual è la vostra religione?”, voi direte: “La religione dei tuoi servi è la venerazione del Toro Apis, dalla nostra gioventù fino ad ora: così noi, anche i nostri padri fecero altrettanto” […] ogni pastore Hyksos [veneratore dell’Ariete e non del Toro] è un abominio per Mitzràim».

Argomento affrontato nel mio Commento alla Genesi vol.3, nella prossima nuova edizione.

I pastori Hyksos erano un abominio per gli Egiziani, che li combatterono e cacciarono. Quindi questo particolare verso della Toràh è probabilmente un resoconto che va riletto, parola per parola, con gli occhiali del redattore biblico. Si trattò di un incontro religioso tra Yoséf e un Faraone egiziano. In altre parole, la Toràh contiene informazioni storiche valide e molto interessanti se sappiamo come interpretarla alla luce del suo immediato contesto storico e religioso.

Pertanto, in questa chiave di lettura, è necessario riconsiderare anche il discorso secondo cui per gli Egiziani è un abominio “mangiare” con gli Ebrei. I pastori Hyksos, di origine semitica e imparentati etnicamente con gli Israeliti, che avevano invaso l’Egitto, erano diventati odiosi per i padroni di casa.

Figuriamoci se gli Egiziani si sedevano volentieri a tavola con i loro invasori asiatici. Strano comportamento del Gran Vizìr d’Egitto: durante il banchetto a casa sua, invita gioiosamente i suoi nemici cananei, che sono in realtà i suoi fratelli. Questo sorprende gli Egiziani, poiché inaspettato dal loro governatore. Ha potuto farlo poiché erano suoi fratelli e perché era rispettato dagli Egiziani.

2 Risposte a “Gli Egiziani avevano in abominio «i pastori di greggi»: testo e contesto”

  1. Pardon, quindi dovrei credere a te piuttosto che a biglino sulla base di cosa? Vuoi dire che praticamente l in tera popolazione mondiale dovrebbe studiare per un ventennio e forse piu l ebraico per poter scegliere quale sia la versione piu corretta? Perchè non intervieni in una conferenza del Sig. Biglino per spiegarci le tue teorie, e bada bene non voglio difendere nessuno, solo affamato di conoscenza, presumo che se Lei scrivesse al Sig. Biglino per quanto riguarda un confronto, non credo Le verrebbe negato, mia ipotesi.
    Grazie in anticipo

    1. Risponderei volentieri alle sue domande, ma in una sede più appropriata. In questo articolo non si parla di Biglino, per cui è pregato di attenersi all’agomento trattato oppure ignorarlo.

      Saluti

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