Enoch, Elia o Gesù: chi dei tre ascese al Cielo?

Sheol o Seno d'Abrahamo. Enoch, Elia e Gesù: chi dei tre ascese al Cielo?
Sheol o Seno d’Abrahamo. Enoch, Elia e Gesù: chi dei tre ascese al Cielo?

Il primo personaggio che mi viene in mente quando si parla di ascensione al Cielo è certamente Cristo che, dopo la Sua resurrezione, salì al Cielo in carne ed ossa sospinto da una nuvola. Eppure, altri due personaggi biblici sono ascesi al cielo, Enoch il primo e poi Elia, prima ancora di Gesù stesso. Quindi, come ha potuto affermare Gesù che mai nessuno è salito al Cielo se non «Colui che vi è disceso» – cioè Lui stesso – se poi Enoch ed Elia sono ascesi al cielo prima di Lui? Gesù ha mentito? Eppure, la risposta a questo dilemma non è poi così difficile e la scelta della “C” maiuscola e minuscola che adotterò per la parola “cielo” ha il suo motivo che tra poco capirete. Quindi, il lettore faccia attenzione all’uso della “C” maiuscola e minuscola.

Il Libro della Genesi non ci dice molto sul personaggio di Enoch della discendenza di Shem, figlio di Noè. Genesi 5:24 ci dice solamente che «Enoch camminò con Elohìm; poi scomparve, perché Elohìm lo prese». Se facciamo attenzione al passo appena citato notiamo subito che nemmeno si parla di “ascesa” ma semplicemente che Elohìm ha preso con sé Enoch conducendolo non si sa dove, facendolo quindi scomparire dalla faccia della Terra. Delle “avventure” di Enoch durante questo rapimento ne parlerò nella traduzione integrale del testo ebraico del libro di Enoch Etiopico, lavoro interamente dedicato a questo personaggio e che pubblicherò in futuro e a cui sto ancora lavorando.

Più avanti, nel libro di 2Re 2:11 si legge che mentre Elia ed Eliseo «continuavano a camminare discorrendo insieme, ecco che un carro di fuoco e cavalli di fuoco li separarono l’uno dall’altro, ed Elia salì al cielo in un turbine».

A differenza del caso di Enoch, in questa circostanza si parla palesemente di una salita al cielo.

Qualche secolo più tardi, quando Gesù parlò a Nicodemo sulla necessità della «nuova nascita» (Giovanni 3:1-8), Egli cercò anche di imprimere nella mente di questo capo religioso che le Sue parole provenivano dall’Alto dei Cieli. Gesù parlò di quelle cose spirituali che nessuno aveva mai conosciuto (Matteo 13:35; cfr. 7:28-29; Luca 2:47). Uno dei motivi che ha spinto Gesù ad esporsi su tali verità lo troviamo espresso in Giovanni 3:13 dove l’Apostolo omonimo registrò nel suo manoscritto le seguenti parole di Gesù rivolte a Nicodemo: «E nessuno è salito a il Cielo se non [Colui che] lo da il Cielo essente disceso, il Figlio dell’uomo».

Secondo lo scettico, questa dichiarazione di Gesù sarebbe in contraddizione. Dal momento che l’Antico Testamento rivela che Elia sia scampato dalla morte fisica poiché «salì al cielo in un turbine» (2Re 2:11; cfr. Genesi 5:24; Ebrei 11:5), presumibilmente Gesù non poteva dire sinceramente a Nicodemo che «nessuno è salito al cielo». Quindi lo scettico ha ragione?
Per affermare che Gesù abbia contraddetto ciò che la Bibbia dice di Elia, bisognerebbe prima presupporre se Gesù si riferiva esattamente allo stesso luogo in cui Elia ascese. Per far sì che una contraddizione sia realmente esistente tra due o più brani della Bibbia, si deve dimostrare che quello che fa il parlare (o scrivere) si riferisca alla stessa persona, luogo o cosa. Può essere realmente certo lo scettico che il Cielo al quale si riferisce Gesù sia lo stesso cielo in cui il corpo di Elia ascese? Le parole “cielo” o “cieli” appaiono nelle nostre Bibbie centinaia e centinaia di volte. Eppure, in molti dei passaggi in cui si trova “cielo/i”, i redattori biblici non intendevano discutere circa il Cielo spirituale con cui spesso noi associamo la parola. Ad esempio, in Genesi 1 e 2 la parola ebraica per “cieli” appare 15 volte in 14 versetti, quindi in media una volta per ogni versetto. Eppure, in ogni caso, la parola si riferisce a qualcosa oltre il Cielo spirituale dove Dio dimora. La parola «cieli» [ebraico: shāmàim – greco: ouranòs] scritta sempre nella forma plurale “duale”, viene utilizzata dagli scrittori biblici generalmente in tre modi diversi:

  • Viene utilizzata per riferirsi al cielo atmosferico in cui gli uccelli volano e le nuvole si raccolgono (Genesi 1:20; Geremia 4:24; Matteo 6:26), l’aria che respiriamo;
  • È utilizzata quando ci si riferisce allo spazio siderale, dove troviamo il Sole, la Luna, le Stelle e tutti i corpi celesti. In poche parole l’Universo (Genesi 1:14-15; Salmo 19:4,6; Isaia 13:10);
  • Il terzo Cielo frequentemente menzionato dalla Scrittura è il “Paradiso” spirituale, per come noi siamo abituati a chiamarlo, in cui il Signore dimora (Salmo 2:4; Ebrei 9:24) e dove un giorno i fedeli vivranno per sempre (Apocalisse 21:18-23; Giovanni 14:1-3; cfr. 2Corinzi 12:2-3).

Il contesto di Giovanni 3 indica chiaramente che Gesù si riferisce ai Cieli spirituali in cui Dio abita, ovvero il Regno dei Cieli (cfr. Giovanni 3:27). Il passo di 2Re 2:11, tuttavia, non è poi così chiaro. Lo scrittore di 2Re dice che il corpo di Elia sarebbe miracolosamente salito in aria e mai più visto da nessuno. In nessun punto il Testo indica che Elia abbia lasciato la Terra in quel momento per dimorare alla presenza di Dio, ovvero l’aver oltrepassato l’atmosfera terrestre. Il Profeta sarebbe certamente andato da qualche parte, ma non abbiamo alcuna prova che quest’ultimo sia stato trasportato nella dimora reale in cui risiede il trono dell’Iddio Onnipotente; se così fosse stato il Profeta avrebbe anticipato l’opera materiale di Cristo sull’ascendere al Padre.

La Bibbia insegna che quando i fedeli servitori di Dio lasceranno questa Terra, i loro spiriti saranno presi per dimorare in un luogo denominato “Paradiso” (o «seno di Abrahamo» – Luca 23:43). Il termine Paradiso ha origine persiane e significa letteralmente “giardino” o “parco” (da qui deriva la frase “Paradiso terrestre” associato a un “Giardino”). Ricordiamo le parole di Gesù sulla Croce quando disse al ladrone pentito «oggi sarai con me in Paradiso» (Luca 23:43). Quindi, dove sono andati Gesù e il ladrone? Al contrario di quanto si crede per tradizione o per errata interpretazione della terminologia adottata nelle traduzioni delle Bibbie che abbiamo in casa, nessuno di loro è andato al Cielo per essere con Dio Padre in quel giorno. A conferma di questa biblica ed evidente verità inconfutabile, cosa disse Gesù a Maria dopo la Sua resurrezione e prima di ascendere una volta per tutte alla dimora del Padre? «[…] non ancora infatti sono salito a il Padre». Dunque, a quale Paradiso si riferiva Gesù mentre esprimeva le sue ultime parole al ladrone se ancora non era asceso al Padre quando stava per andare in Paradiso con il ladrone ravveduto? L’Apostolo Pietro risponde a questa domanda nel suo sermone narrato in Atti 2, quando egli ha citato il Salmo 16. Il Libro degli Atti al capitolo 2:27 dice che Dio non avrebbe mai abbandonato l’anima di Cristo nell’Ades[1] e non avrebbe permesso che il Suo Santo corpo fosse andato incontro alla decomposizione. Pietro ha sostenuto che re David, autore del Salmo 16, non si riferiva a se stesso dal momento che il suo corpo era ancora nella tomba (Atti 2:29) e il suo spirito era nel regno dell’Ades (Atti 2:34). Atti 2 indica che un fedele servitore di Dio non va, quando muore, direttamente presso Dio Padre; piuttosto va in un luogo conosciuto come Paradiso, o stesso luogo in cui Abrahamo è andato dopo la sua morte (Luca 16)[2], e lo stesso luogo in cui lo spirito di Elia è andato dopo essere stato rapito in un turbine. In sintesi, la Bibbia non insegna affatto che Elia ha lasciato la Terra per risiedere immediatamente alla presenza del Padre (dove il Logos c’era già prima ancora della Sua incarnazione nel corpo di Gesù – Giovanni 1:1). Quindi, Elia tecnicamente non è «asceso» nello stesso luogo da dove Gesù è «disceso».

Per amor di discussione, si consideri per un momento che le critiche dello scettico abbiano ragione e che lo spirito di Elia non sia andato nel vero Paradiso biblico, ma condotto direttamente presso la presenza di Dio. Può Gesù aver fatto la dichiarazione che ha fatto e tuttavia non essere impreciso? Credo di sì. Si noti ancora la risposta alla domanda di Nicodemo «come possono avvenire queste cose?». Gesù disse: «Se le cose terrene ho detto a voi e non credete, come se dirò a voi le cose Celesti e crederete? E nessuno è salito a il Cielo se non [Colui che] lo da il Cielo essente disceso, il Figlio dell’uomo». Giovanni 3:12-13

Può essere che Gesù abbia voluto intendere che mai nessuno è «asceso» nella Sua stessa maniera e nel Suo stesso Cielo? Elia ed Enoch erano stati «presi» da Dio, il che è nettamente diverso dall’essere «ascesi» liberamente al Cielo per proprio potere. Inoltre, le parole di Gesù «nessuno è salito al Cielo» potrebbero riferirsi al fatto che nessuno è mai salito al Cielo per poi ritornare sulla Terra e parlare in prima persona di ciò che ha visto e per diffondere lo stesso messaggio di salvezza che Lui predicò.

Il già citato Libro Etiopico di Enoch parla di un doppio viaggio del patriarca biblico tra cielo e Terra. In un primo viaggio Enoch viene condotto nello spazio siderale da due giganteschi Angeli, dove viene da loro istruito su tutti i misteri dell’astronomia e sul funzionamento delle leggi della natura. Dopo questa esperienza Enoch fu ricondotto sulla Terra affinché insegnasse agli uomini tutto quello che aveva appreso durante questo straordinario viaggio interstellare. Tuttavia, Enoch fu privilegiato di essere a conoscenza dei misteri che riguardano l’astronomia e le leggi della natura e di aver visto «ciò che mai nessun uomo ha visto»[3] e di insegnarli agli uomini. Dopodiché, una volta tramandate queste cose ai suoi cari, Enoch fu «preso» nuovamente da Dio e da allora in poi mai più nessuno lo vide. Addirittura si legge nei testi apocrifi che quando nacque Noè, il padre Lamek andò a cercare proprio Enoch, che tuttavia non si trovava in cielo ma in un accampamento dove risiedevano gli Angeli di Dio. Enoch parlava con Lamek da dietro una tenda, infatti il testo apocrifo e quello biblico asseriscono che Enoch «scomparve», nel senso che nessuno ebbe più modo di vederlo, però, evidentemente, si poteva parlare con lui. Sebbene Enoch salì nel cielo siderale con i due Angeli, il messaggio che diffuse sulla Terra quando gli fu concesso un preciso periodo di tempo di permanenza con i suoi cari, non fu lo stesso messaggio di salvezza che fu prerogativa di Cristo predicare. Semmai, Enoch ebbe l’opportunità di predicare che sarebbe venuto un Salvatore e che questo salvatore avrebbe continuato la predicazione del Vangelo definitivo.

In verità, l’accusa dello scettico che Gesù aveva mentito o che si sbagliava circa la risposta data Nicodemo che mai nessuno era asceso al Cielo, è infondata. Probabilmente la parola “cielo” usata in 2Re 2:11 non intende trasmettere l’idea dei Cieli spirituali in cui Dio dimora. Oppure, considerando l’insegnamento della Bibbia circa gli spiriti degli uomini giusti defunti risiedenti in un luogo chiamato Paradiso e non all’effettiva presenza di Dio Onnipotente, Gesù avrebbe potuto asserire che mai nessuna persona è ascesa nella sede del trono in cui vi è Dio, sede dal quale Cristo (il Logos) è «disceso». Inoltre, è interessante notare anche che Nicodemo, uno dei capi dei Farisei (Giovanni 3:1) e quindi quell’autorità religiosa che conosceva molto bene i dettagli dell’Antico Testamento, non ha chiesto a Gesù «aspetta un attimo, Rabbì. Che dire di Enoch ed Elia? Non è forse scritto nella Legge e nei Profeti che essi salirono al cielo?». Ovviamente, se Gesù avesse contraddetto qualcosa che riguardasse la Legge e i Profeti, sarebbe stato portato alla sua attenzione, in particolare da un Fariseo che conosceva e osservava in maniera morbosa le leggi anticotestamentarie. Eppure, l’Apostolo Giovanni non riporta tale dichiarazione.

Certo, a prima vista potrebbe sembrare come se le dichiarazioni «Elia salì al cielo in un turbine» e «mai nessuno è salito al Cielo» siano contraddittorie. Tuttavia, quando una persona prende in considerazione tutte le possibili soluzioni al presunto problema, bisogna che esso ammetta che tali interpretazioni sono ingiustificate.

NOTE

[1] La parola Ade si verifica dieci volte nel Nuovo Testamento e si riferisce sempre al regno invisibile dei morti – il ricettacolo degli spiriti disincarnati dove tutte le persone che muoiono attendono il ritorno e il giudizio del Signore. Dante ha identificato questo luogo come “purgatorio”. Tuttavia, una porzione di questo Ade, dove Gesù e il ladrone sono andati, è conosciuto biblicamente come Paradiso. Quindi, al contrario di ciò che ha sempre insegnato la tradizione teologica, il Paradiso non è il Regno dei Cieli, ma la dimora delle anime prima che giunga il Giorno del Signore. In sostanza il famigerato Purgatorio, Paradiso e Ades sarebbero biblicamente la stessa cosa, solo che il Paradiso è una porzione a parte.

[2] Detto questo, sono arrivato alla conclusione di credere che quanti “vivono” la famosa e reale esperienza di “premorte”, hanno l’opportunità di osservare proprio questo luogo, il regno dell’Ades, un regno non materiale in cui risiedono gli spiriti degli uomini in attesa del giudizio. Le cosiddette “esperienze ai confini della morte” sono fenomeni descritti in genere sia da soggetti che avevano ripreso le funzioni vitali dopo aver sperimentato, a causa di gravi malattie o eventi traumatici, le condizioni di arresto cardiocircolatorio, sia da soggetti che avevano vissuto l’esperienza del coma. A volte le esperienze premorte vengono riferite anche da soggetti che, pur avendo conservato le funzioni vitali, hanno corso il rischio di morire, per esempio in seguito a interventi chirurgici sottoposti Da anestesia totale o gravi incidenti.

[3] «E solo io, Enoch, vidi la fine di tutte le cose, e nessun uomo vedrà ciò che ho visto io». Enoch Etiopico 19:3. (N.B. Testo tradotto dal sottoscritto).

Questa serie di lavori non vuole dimostrare in maniera forzata l'esistenza di Dio o di "un dio", ma vuole dimostrare che al contrario di quanto pensa la critica, la Bibbia non si contraddice MAI!
Questa serie di lavori non vuole dimostrare in maniera forzata l’esistenza di Dio o di “un dio”, ma vuole dimostrare che al contrario di quanto pensa la critica, la Bibbia non si contraddice MAI!

Studio tratto dal capitolo “Nessuno è asceso al Cielo” de “Il Libro della Genesi – come demolire le Presunte Contraddizioni del Libro delle Origini | BOOK 1“, pp.60-65 (Catana: Edizioni Stella di David, 2015).

4 Risposte a “Enoch, Elia o Gesù: chi dei tre ascese al Cielo?”

  1. Ciao Daniele,
    innanzitutto complimenti per il tuo sito. È una risorsa preziosa per chi cerca la verità senza condizionamenti.
    Ho letto con grande interesse quest’articolo, che ho trovato davvero fonte di riflessione e ispirazione.
    In Luca 16, nella parabola del ricco e Lazzaro, Gesù afferma che nell’Ades c’è già una forma di tormento per il ricco. Questo significa, se non ho capito male, che nel terzo cielo (che in 2 Corinzi 12 l’apostolo Paolo identifica con il paradiso) vi sono comunque due distinte realtà per le anime dei morti. Esse dunque sarebbero in attesa della destinazione definitiva ma pare comunque che vengano già preventivamente separate in base a come sono vissute.

    1. Ciao Antonio, benvenuto nel Blog.
      Sì, l’Ade e il Seno d’Abrahamo sono due “camere” dentro lo stesso edificio (paradiso), all’interno dei quali si “assaggia” un pizzico di dannazzione in una e un pizzico di grazia nell’altra. La tradizione antica ha identificato questo luogo come “purgatorio”, dove i loro “residenti” hanno una seconda opportunità per redimersi. Ma ciò non è scritturale, in quanto nel paradiso (sheol-ades/seno d’Abrhamo) si tasta solo un pizzico di quello che riserverà poi il giudizio finale, senza possibilità di ritornare indietro per riparare gli errori, e senza che i vivi possano intercedere per loro che ormai sono defunti nella carne.

      Daniele

  2. Ciao, Daniele. Ti chiedo conferma, anche alla luce di quanto hai scritto nel suddetto articolo. Se ho ben compreso, lo spirito della persona che è morta viene condotta in un medesimo luogo metafisico, il c.d. Seno di Abramo, Sheol , o Ades, nel quale quell’uomo attende il proprio giudizio. Chi ha beneficiato in vita della salvezza offerta dal Padre, riposerà nel Giardino, o Paradiso; chi ha condotto la vita da empio, attenderà nello Sheol il Giudizio di Dio. In ogni caso, in questi luoghi non ci è dato di vedere ancora la Gloria di Dio. Da quanto deduco, soltanto con la seconda venuta di Gesù Cristo e il Giudizio verranno separate le anime ribelli da quelle fedeli: per le prime ci sarà lo stagno di fuoco; per le seconde il Regno dei Cieli. Spero di avere compreso bene il testo.

    1. Ciao Alex. Si, hai compreso bene. Tuttavia è ovvio che il luogo metafisico di cui si parla non è il purgatorio dantesco o quello di qualche scritto apocrifo, perché secondo la dottrina cattolica inferno, purgatorio e paradiso sono tre luoghi differenti, confondendo il Paradiso con il Regno di Dio che sono due luoghi spirituli ben distinti distinti. Il Paradiso biblico è una sorta di “sala d’aspetto” dove non si può più ricevere ne offrire culto e preghiere. I vivi non possono interagire con idefunti che vi abitano, né viceversa. E’ un luogo di riposo dove vi è semplicemente l’attesa di due “treni”, quello celeste e quello per le tenebre. Il cosiddetto “inferno” ancora non esiste, esisterà dopo che il Paradiso si sarà svuotato delle proprie anime riposanti.

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