L’«interpretazione privata» della Scrittura è possibile?

La frase biblica «anzitutto sapendo che ogni profezia della Scrittura di privata interpretazione non è […]» (2Pietro 2:20) significa forse che non siamo in grado di capire la Bibbia da noi stessi?

04_independence_day_blurayUna lettura superficiale di questo passaggio della Scrittura – guidata da una poca preoccupazione per il contesto di ciò che si sta dicendo – potrebbe benissimo indurre a capire che nessuno può capirla da sé. Tuttavia, un esame più approfondito di questo passaggio rivela che in realtà non ha alcun riferimento verso coloro che leggono e studiano le Scritture, ma si riferisce invece a coloro che le hanno scritte, gli originali redattori della Bibbia. Studiando il contesto del passo si apprende che si sta discutendo di come le Scritture siano esistite, ma non il modo in cui devono essere «capite» o «interpretate».

Continuando la lettura dal v.21 leggiamo:

«[…] non infatti per volontà di uomo fu portata (una) profezia mai, ma da Spirito Santo essendo mossi parlarono da Dio uomini».

La piccola parola «per» deriva dalla congiunzione greca [gar]. Lo Strong’s Greek-Hebrew Dictionary indica questa parola come una «particella elementare» (non quella “fisica”) che assegna «un motivo» ed è usata per una «spiegazione» o «intensificazione». La ragione per cui «ogni profezia della Scrittura di privata interpretazione non è» è perché nessuna profezia venne mai predetta dalla volontà dell’uomo. I santi uomini di Dio hanno parlato in determinati modi perché spinti dallo Spirito Santo. La parola «per» collega i due pensieri. Pietro sta dicendo che i Profeti non si sono inventati nulla di tutto ciò che hanno scritto (e detto); piuttosto, sono stati guidati dallo Spirito (cfr. 2Timoteo 3:16-17). Non c’è dubbio che questo è il motivo per la quale nella Scrittura si legge che nessuna profezia proviene da un’interpretazione personale del Profeta in questione – quindi non si sta parlando dell’interpretazione del lettore.

Inoltre, secondo il Mounce’s Analytical Greek Lexicon of the New Testament, la parola greca [epiluseos] – tradotta con «interpretazione» in 2Piet. 1:20 – significa in primo luogo «scioglimento, liberazione». Il gambo di [epiluseos] è [luo] e significa letteralmente «allentare, slegare, scogliere» (p.305). Pertanto, «nessuna profezia della Scrittura» è mai stata liberata, sciolta o data dalle proprie invenzioni dei Profeti come delle «favole abilmente inventate» (2Piet. 1:16). In sostanza, i Profeti non hanno messo nulla di «proprio», perché sarebbe stato davvero folle da parte loro – razionalmente parlando – proferire di propria iniziativa parole che avrebbero anche potuto compromettere la loro stessa vita qualora si fossero inventati tutto e coscienti di scavarsi la fossa con le loro stesse mani scatenando l’ira dei loro uditori provocati da simili parole. Infatti, le Profezie anticotestamentarie iniziano generalmente con la formula «così dice Yahwéh» oppure «la Parola di Yahwéh mi fu rivolta in questi termini»; i rispettivi Profeti ci tenevano a precisare che ciò che avevano da dire ad un singolo individuo o a un’intera nazione non proveniva dalla loro «privata interpretazione».

Lo scrittore ai Corinzi (1Cor. 7:12) propone una conferma con quanto detto sopra. Mentre scrive la sua lettera ai credenti di Corinto, specifica in un passaggio ben preciso che ciò che sta dicendo a loro proviene da parte del Signore: «ai coniugi poi ordino, non io ma il Signore» (1Cor. 7:10); mentre, quando intende dare un consiglio personale «di privata interpretazione» ci tiene a precisare: «agli altri dico io, non il Signore», perché non intendeva assolutamente mettere nella bocca del Signore parole che Egli non aveva mai pronunziato. Tuttavia, l’Apostolo Paolo, sebbene abbia dichiarato apertamente che quel determianto consiglio era strettamente «personale», era comunque approvato dall’ispirazione dello Spirito Santo, per cui questo suo gesto di umiltà nei confronti dei destinatari della sua lettera (i Corinzi) è una prova che tutta la Scrittura «non è di privata interpretazione» perché dire che tali parole «non erano da parte del Signore», cioè Cristo, ciò non toglie che non fossero parole dettate dall’ispirazione dello Spirito Santo, il Paraclito promesso da Cristo, Essenza Divina senza la quale non sarebbe potuto esistere nemmeno il Nuovo Testamento così per come lo conosciamo.

Lo stesso discorso vale per tutti i Profeti dell’Antico Testamento, ovvero che non hanno mai avuto le intenzioni di inventarsi messaggi profetici.

Così, questo passaggio non ha niente a che vedere con i passati e attuali lettori e interpreti del Testo, ma piuttosto è riferito agli autori della Bibbia, Profeti, Evangelisti e Apostoli (cfr Efesini 3:5), compreso lo stesso Pietro che ha redatto il passo oggetto della nostra analisi (2Pietro 2:20).

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