Se dovessi dare una risposta secca alla domanda del titolo risponderei subito di «no!», perché come dico sempre, per chiamarsi “fratelli” bisogna essere figli dello stesso padre e la pratica dell’ecumenismo è in completa disarmonia con «la volontà del Padre vostro, quello che è nei cieli» (per approfondimenti clicca qui). Nella sfera spirituale però non esistono “patrigni” o “figliastri” perché la Scrittura dice «non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli» (Mt 23:9).
Tuttavia, la Scrittura dice espressamente che il Padre dei credenti «è uno solo», «quello che è nei cieli». Ma si parla di un Padre dei credenti in generale o di quel Padre di chi fa la Sua volontà? Il passo di Matteo 12:50 è molto chiaro:
«Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre».
Anticamente, molti padri rinnegavano i loro figli perché ribelli agli insegnamenti che gli impartivano. Alcuni si limitavano a non rivolgergli semplicemente più la parola, altri li cacciavano addirittura via di casa. Altri ancora, come da Scrittura, ahimè, venivano per giunta «tolti di mezzo», cioè uccisi.
Quindi, per chiamarsi fratelli spirituali bisogna fare la volontà del Padre spirituale (che non è il Papa), e quella volontà da rispettare è la medesima per tutti i credenti e osservatori di quella medesima volontà che per i cristiani si trova scritta solo ed esclusivamente nella Bibbia. Ti definisci cristiano/a? Se sì vuol dire che dovresti (o meglio, devi) osservare la volontà del Padre che trovi scritta nella Parola di Dio.
Il Padre non insegna e non lascia intendere ai propri figli cose diverse, per cui, a tilolo d’esempio, cattolici e protestanti non potranno mai essere fratelli spirituali se prima non riconciliano le loro interpretazioni in una medesima interpretazione ed osservazione della medesima volontà del Padre. Vi suggerisco un esempio per farvi notare quanto sottile sia la gravità della situazione che stanno vivendo quei credenti che pensano di essere in totale armonia con la volontà di Dio, mentre poi si perdono in quelle situazioni problematiche di interpretazione biblica che con l’uso della testa possono essere risolte.
La Scrittura insegna che è proibito sia fabbricare che venerare idoli di pietra, legno, ferro, marmo etc. I cattolici giustificano questa loro palese e scritturale trasgressione dicendo di non adorare e non venerare affatto le statue; eppure la Scrittura è chiara perché anche quando non venerassero davvero le statue la Scrittura non silimita a condannare solo l’adorazione, ma anche la fabbricazione, a prescindere che vengano adorate o meno. Per cui in questo caso si va in contrasto con la Scrittura, quindi in contrasto con la «volontà del Padre, che è nei cieli» perché non è permesso avere statue e statuette sul davanzale della propria finestra, mennemo per sentiersi un pò in compagnia. La solitudine non può essere colmata con una statua, ma con una presenza viva, Cristo.
I protestanti, invece, che non accettano né l’iconografia pittorica né le statue, vivono invece in armonia con l’osservazione di questo precetto biblico. Ricordo che il Decalogo è quella Legge che i credenti dovrebbero rispettare per intero ancora oggi, mentre questi ultimi sono esentati dall’osservazione della Legge mosaica poiché tale Legge è stata inchiodata sulla Croce mediante il «nuovo patto di sangue» in Cristo Gesù. Decalogo (dieci comandamenti) e Legge mosaica sono due cose distinte e separate (per ulteriori approfondimenti clicca qui).
Tuttavia, però, sia un certo ramo dei protestanti che cattolici non rispettano reciprocamente un comandamento assai importante, trasgressione che le fa cadere entambe in errore, ovvero «l’osservazione dello Shabbat». Questo passaggio i cattolici lo hanno mutato in «santificare le feste» (distorsione, manomissione e annullamento della Parola di Dio), comandamento che nel testo ebraico non esiste assolutamente, ma è una semplice interpolazione (cioè un’aggiunta successiva) adottata dai traduttori dei primi secoli del cristianesimo. Il verso in questione viene generalmente tradotto con «ricordati del giorno del riposo per santificarlo, perché Elohìm si riposò il settimo giorno e lo santificò da tutta l’opera che aveva fatta». La traduzione «giorno del riposo» non è proprio corretta ma anche non completamente sbagliata, sarebbe però più indicato tradurre in questa maniera: «giorno del “cessa lavori”», ovvero giorno in cui Elohìm non si è “riposato” ma ha “cessato” i lavori [shabbat] della Creazione. La parola [shabbat] sebbene indichi un “riposo” non vuole indicare un “riposo” in termini di stanchezza o spossatezza, ma un “fermarsi” da ciò che si sta facendo. Per cui Dio non “si riposò”, ma “cessò di lavorare” alla creazione. Infatti, è in armonia il passo che dice «Colui che protegge Israele non dorme e non sonnecchia» (Sl 121), tantomeno senta l’esigenza di riposarsi. In sostanza, la maggior parte dei protestanti e dei cattolici celebrano le loro omelie e sermoni la Domenica quando il Decalogo, invece, dice espressamente di osservare lo Shabbat, cioè il Sabato = “cessare di lavorare per dedicare quel giorno alla santificazione”. La Domenica è una giornata di culto pagana che non argomenterò in questo articolo. In questo caso entrambe i due movimenti religiosi non vanno in armonia con «la volontà del Padre, che è nei cieli», per cui in questa circostanza, lo dico con molto rammarico ma dirlo ma bisogna dirlo («la verità ci rende liberi»), coloro che non fanno la volontà del Padre non possono essere Suoi figli. Lo ha detto Cristo!
Caro ateo, scettico… da come puoi capire leggendo queste righe la vita del vero credente non è rosa e fiori, ma è fatta anzi di rinunce per amore di Dio. Rinunce che comunque possono portare anche a gioie infinite.
Dio non tollera la non osservanza di determinati comandamenti piuttosto che altri, per cui, se da un lato i protestanti non accettano le statue e possono essere considearti figli di Dio perché rispettano questa volontà divina, e dall’altro lato i cattolici non condividono lo stesso pensiero dei protestanti sul non uso delle immagini e statue, queste due correnti di pensiero religioso non possono essere definite “sorelle” nella fede e nemmeno “figlie di Dio” perché entrambe non rispettano, ciascuna dalla propria parte, la volontà divina, sia per quanto riguarda l’osservanza dello Shabbat che per quanto riguarda la fabbricazione di idoli. Se i protestanti non fabbricano e non venerano idoli non sono giustificati per poter non osservare il Sabato. Di conseguenza, non potendosi definire fratelli o sorelle per i motivi appena citati, gli aderenti a queste due correnti di pensiero religioso non possono nemmeno essere definiti né sorelle spirituali né figlie «del Padre spirituale, che è nei cieli».
E tu che stai leggendo, di chi sei fratello o sorella? Di chi fa lavolontà del Padre o di chi interpreta la Scrittura a modo proprio? Non tutti siamo davvero fratelli e sorelle nella fede, sebbene vi sono «fratelli sparsi per il mondo» (1Pt 5:9).
… inoltre Atti 20,7 testimonia che erano UNITI per spezzare il pane il primo giorno della settimana, ovvero Domenica.
Pace di nuovo.
Il primo giorno della settimana non è l’ultimo. E il primo giorno non è lo Shabbat, ma il giorno dopo lo Shabbat.
Se la Scrittura cita la domenica come giorno per spezare il pane, non vuol dire che tale giorno dev’essere quello da santificare e riposarsi come previsto anche in Genesi.
beh, questo è vero, non fa una grinza.
Saluti.
Pace. Solo qui mi spiace dissentire sul riposo di Dio, ben espresso in Ebrei 4, 4/9:
“Dio si riposò il settimo giorno da tutte le sue opere” ……… e 4,10 infatti chi entra nel riposo di Dio si riposa anche lui dalle proprie opere, come Dio si riposò dalle sue. Inoltre nostro Signore Gesù parlò e reagì chiaramente alle provocazioni dei Farisei, dei dottori della legge, facendo miracoli al sabato, ben più che rendere il culto al Padre e da qui ne scaturì l’unico peccato che NON PUO’ essere perdonato, ovvero la bestemmia contro lo Spirito Santo, che non si può difendre. Questa volta dirò che si tratta proprio del peccato che solo un uomo che si definisce di Dio e della Chiesa (un ateo, per conto, non può commettere questo peccato per ignoranza) può commettere definendo satanico e dell’avversario ciò che proviene da Dio. Con la venuta, la crocefissione e la resurrezione di Cristo è stato spezzato la necessità del sacerdote che attraverso l’olocausto presenta a Dio il suo popolo. Per la grazia dell’Agnello di Dio che col suo sangue ci ha purfiicati dei peccati passati, presenti e futuri Ognuno può tendere (1Pietro 2 5/9) ad essere sacerdote in quanto credente.
Perciò ognuno esamini se stesso ……
E chiunque si guardi bene dal dire che non bisogna “offrire CONTINUAMENTE a Dio un sacrificio di LODE, cioè frutto di labbra che confessano il suo nome” (Eb 13,15).