Cos’è la “Chiesa” e a chi “appartiene”?

ekklesia

COS’E’ LA CHIESA?

Molte persone quando sentono la parola “chiesa” danno subito per scontato che si sta parlando di “religione”. L’origine di questa parola fonda le proprie radici dal greco antico ekklesia [ἐκκλησία] che letteralmente vuole significare assemblea. Questa assemblea non necessariamente deve essere di carattere religioso, ma anche politico, militare e/o civile. Quindi, quando si va “in chiesa” non bisogna pensare subito alla frase “andiamo in un edificio chiamato chiesa dove si prega Dio”, ma bisogna pensare invece alla frase “andiamo a fare ekklesia/assemblea” in qualunque luogo – a prescindere dalla struttura architettonica ospitante; infatti si può benissimo fare “chiesa” anche all’aperto, attorno ad un falò o in una scampagnata.

A CHI APPARTIENE LA CHIESA?

Per quanto riguarda la “chiesa” in materia religiosa bisogna dire prima di tutto, a mio avviso, che una chiesa non ha “membri” fissi, i membri fissi li hanno solo le associazioni, gli enti pubblici e privati, i circoli sportivi e le aziende. I fedeli che frequentano una chiesa locale non devono essere e non sono “proprietà” né di quella chiesa né di colui che se ne prende cura, perché generalmente si dimenticano cose essenziali che tra poco dirò e si fraintendono passi come Ebrei 10:25 che esprime le famose parole «non abbandonando la comune adunanza». Per “comune adunanza” non si vuole fare riferimento alcuno al locale di culto sito in via X nel comune di Y curata dal predicatore Z. Non abbandonare la comune adunanza non signfica nemmeno il non abbandonare la solita fratellanza che si frequenta, ma il passo vuole esortare il credente a non privarsi di stare insieme alla fratellanza spirituale in generale, e non per forza della fretallanza che si riunisce in quel locale di culto specifico. Le parole “Comune”, “Adunanza” e “Assemblea” sono sinonimi e intercambiabili tra loro, infatti messi insieme vogliono esprimere il medesimo concetto che la grammatica chiama “endiadi” (clicca qui per saperne di più). Il passo vuole intendere “non abbandonare l’assemblea” non “la solita assemblea abituale”. In sostanza, un credente è libero di frequentare il locale di culto che ritiene più opportuno frequentare, fare “chiesa” anche con altri fratelli spirituali e non sempre con i soliti; ci sono altri che invece preferiscono frequentare sempre la stessa assemblea perché è la più vicina da raggiungere, ci si trova bene o comunque conforme alla dottrina biblica che si segue, purché non si resti mai “soli” ma in compagnia della fratellanza che condivide la medesima dottrina con pari sentimento.

La Bibbia inoltre dice che «la Chiesa è di Cristo» e da nessuna parte si legge che “appartiene” all’uomo. Agli uomini è stato dato semplicemente il compito di «pascere le pecore» di Cristo. Quindi è bene dire che un servo di Dio, che sia un pastore, un reverendo, un prete o altro predicatore, non “possiede” pecore ma ha in custodia le pecore che appartengono a Cristo (Gv 21:17) nel momento in cui queste pecore prima smarrite decidono di credere in Lui. Le pecore, cioè i credenti, non sono proprietà degli uomini, ma di Cristo soltanto e nessun uomo ha il diritto di governare e/o comandare sulla vita privata e/o professionale di altri uomini e donne. Questa si chiama semplicemente dittatura e schiavismo nascosti sotto parole seducenti, coinvolgenti e persuasive. L’ekklesia serve principalmente per godere insieme ad altri della presenza di Dio, a rafforzare l’armatura spirituale e ad avere un punto di riferimento umano (non “padre spirituale”) per poter essere indirizzati a sane prediche di edificazione spirituale. Nessuno ha il diritto di “insegnare” perché tutti abbiamo il diritto e dovere di “imparare”, in primis chi pretende di insegnare. Chi insegna è il primo a dover essere più informato di altri, quindi deve prima prepararsi in maniera adeguata per poi insegnare.

Personalmente ritengo che dire “appartengo alla chiesa X” è sbagliato perché prima di essere parte di una Santa Ekklesia, bisogna essere accolti ed appartenere al Santo che della Chiesa ne è Il Capo e proprietario assoluto (Ef 5:23; Col 1:18). La “Chiesa”, cioè i credenti in carne ed ossa e non un edificio in mattoni e cemento, appartengono a Cristo, ma il locale di culto dove si fa “chiesa” può anche appartenere a chiunque ne sia il legittimo proprietario. Le cose di Cesare restino pure a Cesare…

A conferma del fatto che l’Ekklesia non è un edificio la Scrittura dice con estrema chiarezza che «dove due o tre sono riuniti nel Mio Nome (è Gesù che parla), lì sono Io in mezzo a loro» (Mt 18:20). Questo passaggio – nella sua massima semplicità – vuole esprimere un concetto chiaro ed inequivocabile: ovunque due o tre persone sono riunite, Dio è lì con loro.

Avviene anche che molti servi di Dio proibiscono ai “propri membri” (debitamente – e aggiungerei vergognosamente – iscritti in un registro “di proprietà”) di avviare riunioni in casa perché c’è già un “locale di culto” da frequentare [anticamente le prime ekklesie si formavano proprio di casa in casa, ndr]. A motivo di queste assurdità sopraggiungono anche le gelosie di coloro che intendono perdere “membri” che si avvalgono della facoltà di “abbandonare” o “allontanarsi dalla comune adunanza” e di interloquire con altri fedeli formando cellule di preghiera di casa in casa. Le gelosie, le sindromi di potere e di proprietà scaturiscono per queste motivazioni principali:

  1. Il servo di Dio (o meglio dire, pseudo-servo di Dio) non intende perdere fedeli perché non può permettersi di pagare da solo il mutuo dell’immobile adibito a locale di culto. Se i “membri” diminuiscono allora tutto il peso del mutuo ricade, come è giusto che sia, sul proprietario dell’immobile. Se il servo di Dio sentirà questo “peso” allora si sarà messo in una situazione non gestita e nemmeno benedetta da Dio perché ciò che Dio offre non è mai di peso, anzi. Una vera “chiesa” non può fallire per questoni economiche che «appartengono a Cesare». La vera Chiesa di Dio prospererà sempre e mai si sfalderà! Non sarà certo un mutuo ad ostacolare l’opera di Dio quando un’opera è realmente benedetta da Lui.
  2. Se la chiesa, cioè il locale di culto, inizia a svuotarsi significa che colui che se ne prende “cura” inizia a perdere credito, credibilità e fiducia perché altrove ci sarà un servitore di Dio più convincente e più appagante. Quindi subentra il pensiero “quello lì è migliore di me” e scaturisce il complesso di inferiorità.
  3. Se un credente “appartiene” già ad una chiesa (cioè iscritto ad un’associazione no profit o ente morale e di culto), il servo di Dio proverà una certa gelosia nel vedere i “propri” fedeli andare in un altro locale di culto. La gelosia a fin di male (da non confondere con la gelosia a fin di bene, cfr. 2Cor 11:2) , a sua volta, scaturisce quando il servo di Dio si sente come il “proprietario” dei fedeli che fanno ekklesia all’interno del proprio immobile adibito a locale di culto. Al contrario, un vero servo di Dio dovrebbe essere sempre e comunque contento quando i fedeli (che non sono suoi, ma di Cristo) frequentano altre assemblee, perché l’importante è, per la Scrittura, «non abbandonare la comune adunanza», cioè, ribadisco, rimanere sempre e comunque in contatto e comunione con la fratellanza spirituale, a prescindere dal dove, dal quando e dal perché. Cosa farebbe una coppia di marito e moglie trasferitisi in una città straniera, completamente soli ed estranei ai luoghi e alle persone che vorrebbero far parte di una ekklesia? Sicuramente formerebbero nell’intimo della prorpia casa una piccola ekklesia poiché dove due o tre sono radunati nel nome di Cristo, Dio è in mezzo a loro ugualmente.

Ritengo, infine, che sia una cosa ingiusta da parte di un servo di Dio far pagare il mutuo del locale di culto ai propri “membri” perché nel momento in cui il mutuo dell’immobile sarà estinto, il proprietario si ritroverà un immobile comodamente pagato non dal sudore della propria fronte, ma dal portafoglio dei “suoi membri”. A questo punto sarebbe più giusto attribuire la proprietà dell’immobile ad ogni singola persona che ha contribuito a pagare una proprietà o almeno, nel giorno in cui l’immobile si venderà, sarà onesto e giusto restituire tutta la somma dei contributi versati per pagare le rate del mutuo. Il discorso cambia se si strattasse semplicemente di un affitto. Lo stesso re David rifiutò deliberatamente di ricevere in generosa offerta il terreno su cui costruire il Tempio e la legna e i buoi da offrire come sacrificio, infatti se avesse accettato l’offerta del suo generoso offerente re David non avrebbe certamente offerto lui personalmente dei sacrifici di sua proprietà (2Sam 24:24), ma di proprietà del donatore. Una persona non diventerà mai proprietaria di una cosa se tale cosa non l’acquista. Lo stesso “proprietario” di un immobile non sarà mai il vero proprietario se prima non avrà estinto il mutuo alla banca. La casa resterà proprietà della banca finché il mutuo non sarè interamente estinto. Re David volle acquistare in denaro tutto ciò che gli era stato offerto perché i sacrifici che avrebbe fatto non avrebbero avuto alcun valore.

CONCLUSIONI

Concludo aggiungendo qualche ultima considerazione riepilogativa:

  • La Chiesa non è un edificio architettonico, ma un gruppo di persone in carne ed ossa riunite insieme in qualsiasi luogo;
  • I credenti che danno luogo ad una ekklesia appartengono solo a Cristo poiché il Capo della Chiesa è Cristo;
  • I credenti dovrebbero avere la massima libertà di frequentare la ekklesia che più preferiscono;
  • Il servo di Dio che si prende cura delle pecore di Cristo non ha alcun diritto di proprietà materiale, morale e intellettuale sulle pecore né può avvalersi della facoltà di violare la loro privacy. Il vero servo di Dio è discreto, buono, irreprensibile, non impone, non obbliga e non forza nessuno, ma si limita a dare sani consigli con amore del cuore lasciando comunque alle pecore che gli sono state affidate da Cristo la massima libertà di scelta, decisione e discernimento;
  • Il Padre Spirituale è Uno solo, Dio;
  • E’ importante mantenere sempre vivi i contatti con l’adunanza spirituale, non necessariamente sempre e solo con gli stessi fratelli e sorelle spirituali: il popolo di Dio è grande ed è bello conoscere sempre più fratelli e sorelle in Cristo;
  • Le offerte devono essere vere offerte e non delle imposte: non c’è né un minimo né un massimo da offrire, ma ciò che si può o si vuole secondo le proprie possibilità (At 11:29). La decima biblica non rientra nella sfera “economica”;
  • Contribuire sull’affitto di un locale di culto credo sia lecito, ma credo invece che sia disonesto da parte del “proprietario dell’immobile” sfruttare le offerte per pagarsi il mutuo di una proprietà dove nelle carte non compaiono i nomi delle persone che hanno contirbuito alle rate del mutuo. Quando e se si deciderà di vendere l’immobile, il ricavato dovrebbe essere diviso con i fedeli che hanno dato la loro parte (molti inconsapevolmente) per estinguere il mutuo.!

Un’ultima cosa, siate vigili e non lasciatevi abbindolare da falsi servi di Dio che sono gelosi solo del vostro portafoglio e non della Gelosia di Dio.

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