Il destino eterno: giustizia, misericordia e responsabilità

Il destino eterno nella Bibbia richiede chiarezza lessicale: Sheol/Ade descrive lo stato intermedio; Geenna/«lago di fuoco» l’esito definitivo. La maturazione canonica conduce dall’ombra dello Sheol alla speranza del giudizio, culminando nell’insegnamento di Yeshua e nell’Apocalisse. In contrasto con l’oltretomba mesopotamico fondato sui riti dei vivi, emerge il verdetto personale del Dio vivente. La ricezione antica oscilla tra ipotesi di apocatastasi e la parallelità agostiniana di vita/punizione eterne. Restano nodi contemporanei: senso di «eterno», valore simbolico di fuoco e tenebre, annichilimento o pena cosciente. Chiarimenti pastorali aiutano a evitare fraintendimenti e chiamano alla responsabilità: serietà del male, serietà della salvezza. [...]

Il caso della concubina di Ghibea

Questo saggio analizza Giudici 19 come radiografia del collasso etico d’Israele: ospitalità violata, sacrificabilità femminile, silenzio delle istituzioni. Il parallelismo con Sodoma evidenzia un rovesciamento: là giudizio divino, qui vendetta umana che degenera in guerra civile. In chiave antropologica emergono logiche patriarcali e meccanismi vittimari; in chiave teologica, l’esigenza di una giustizia misurata da Dio, non dall’istinto tribale. Si conclude prospettando responsabilità concreta verso i deboli e una speranza escatologica di pace fondata sulla conoscenza di YHWH e responsabilità etica condivisa. [...]

Denominazioni cristiane: origini e prospettive varie

Le denominazioni cristiane sono nate da eventi storici, dispute teologiche e dinamiche sociali che hanno frammentato l’unità originaria della Chiesa. Sebbene possano favorire pluralismo e adattabilità culturale, esse rischiano di alimentare settarismi e competizioni identitarie. Il culto della propria confessione, elevata a unica detentrice della verità, mina il principio di “chiesa universale” e compromette la comunione tra i credenti. Solo un ritorno alla visione del Corpo di Cristo può contrastare questa deriva divisiva. [...]

Dire la verità senza urlarla

Questo breve saggio spiega perché spesso scelgo la via della parabola per dire la verità: come Natan con Davide, illustro casi che disinnescano le difese, chiedono un giudizio onesto e poi svelano l’applicazione personale. Analizzo tre reazioni possibili — sincerità, ipocrisia, ignoranza — e mostro come i like pubblici possano nascondere resistenze private. Denuncio l’inversione morale di media e narrativa: magia, stregoneria, sessualità disordinata e crimine resi “normali”. Propongo criteri biblici ed editoriali per creare contenuti coerenti: raccontare senza normalizzare il male, invitare alla metanoia, educare al discernimento. Obiettivo: formare lettori e autori capaci di scegliere la parte di Davide oggi, insieme. [...]

Tre modi di leggere la Bibbia nell’era dei “mi piace”

Esplorare come i credenti si rapportano alla Bibbia richiede distinguere tra sincerità che accetta la correzione, ipocrisia che razionalizza e ignoranza che confonde. Dinamiche psicologiche come dissonanza cognitiva, ragionamento motivato, reattanza, punto cieco del bias e pressione del gruppo spiegano paradossi dei “mi piace” pubblici e rifiuti privati. Il percorso proposto integra rigore esegetico, educazione metodologica, concretezza applicativa e cura pastorale, per trasformare assenso superficiale in obbedienza praticabile. Vengono suggerite piste operative: esempi concreti, trasparenza del metodo, pre-bunking delle scuse, inviti ad azioni verificabili e tono insieme franco e caritatevole, orientato alla metanoia personale e comunitaria nel quotidiano ecclesiale contemporaneo. [...]