Yahwéh e Melkitzedek

Molto spesso quando leggiamo la Bibbia si possono incontrare degli “equivoci letterari” a causa di una cattiva traduzione o della mancanza di note esplicative che spiegano frasi ed espressioni particolari, più comprensibili ad un pubblico ebraico ma con mente aperta.

Quando leggiamo mal’ak in ebraico, non facciamo altro che tradurre con “angelo”, quando in realtà la parola vuole significare “messaggero”. La parola “angelo” non è un significato né una traduzione legittima, si tratta solamente di un adattamento italiano fuori luogo del greco angelos, che ha lo stesso significato di mal’ak ma che non dovrebbe essere tradotto con “angelo” se non prettamente con “messaggero”. Stesso equivoco sorge quando leggiamo “chiesa” (ekklesia) al posto di “assemblea”.

Il lettore provi a sostutuire con “messaggero” ogni qual volta legge “angelo”. In questo modo restituirà al redattore biblico l’intenzione originale con il quale aveva scritto il suo testo.

Leggendo “angelo”, il lettore occasionale della Bibbia o poco informato (od ormai male indottrinato) non sarà in grado di discernere con lucidità quando la parola mal’ak-angelos è riferita ad un essere umano oppure ad una creatura celeste. Un uomo può essere “angelo”? Certamente! Perché significa che un uomo può essere “messaggero” di Dio, come lo furono storicamente i “sette angeli” (sette messaggeri) delle “sette chiese” (sette assemblee) d’Asia di cui si parla in Apocalisse.

Giacobbe non lottò con “l’angelo di Yahwéh” o “elohìm” in persona, come molti pretendono di suggerire a causa del solito equivoco letterario, ma con un suo “messaggero”, un essere umano, che a mio avviso era Melkitzedek anche se il testo biblico in superficie non lo dà a capire.

Lo stesso Abrahamo, quando ospitò i “tre uomini” in casa sua (strano chiamare “uomini” tre esseri celesti), chiamò il re e sacerdote Melkitzedek (uno dei tre) con il nome Yahwéh, in quanto rappresentante supremo di Dio in terra, infatti era il “sacerdote dell’Altissimo”. Dio in persona non poteva mangiare né riposarsi, in quanto Egli non può fare per sua natura (non perché non sia in grado…) certe cose. La Bibbia, tra l’altro, è piena zeppa di antropomorfismi che non vanno confusi con azioni realmente umane quando esse avvengono. È chiaro che Abrahamo, come Giacobbe, ebbe a che fare con un rappresentante umano di Dio, che per l’epoca veniva considerato come “Dio in terra” e quindi chiamato Yahwéh. Il “messaggero di Yahwéh” (o “angelo del Signore”) appare molte volte nella Bibbia ebraica, e sempre si riferisce all'”immortale” Melkitzedek. Per questo Melkitzedek viene presentato come un’immagine di Gesù, l’Iddio con noi che è stato sulla terra in forme umane.

Sono consapevole che questo scritto provocherà un “terremoto dottrinale” sia nel mondo cristiano che giudaico, tuttavia per evitare interventi inutili, consiglio di approfondire il tera in un mio libro di recente uscita, dove dimostro con dovizia di dettagli e particolari inconfutabili che quel Yahwéh con il quale ebbe a che fare Abrahamo era prorpio Melkitzedek, non “Dio in sembianze umane”: Genesi – presunte contraddizioni nel libro delle origini.

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