Trinità vs Modalismo

L’insegnamento storico della Chiesa consiste che c’è un solo Dio che esiste in tre Persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Questo insegnamento è venuto per essere chiamato Dottrina della Trinità. Poco dopo che è stata completata la redazione del Nuovo Testamento, alcuni cominciarono a pensare che avrebbe più senso credere che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano in realtà tre manifestazioni della stessa persona che compare in diverse “modalità”. Questa dottrina viene chiamata, appunto, «Modalismo». Nel secolo scorso, una forma moderna di Modalismo è quella della corrente pentecostale oneness (o «Gesù solo»).

L’obiettivo di questo studio è duplice: (1) fornire al lettore una descrizione di quelle prove che mi hanno convinto a non essere modalista (2) per esaminare la fondatezza di alcuni degli argomenti utilizzati dai Modalisti che ho incontrato nel corso degli anni.

  1. Vi è un solo Dio (Deut. 6,4; Is. 45,21-22; 1Cor. 8,4).
  2. Il Padre è Dio, il Figlio è Dio e lo Spirito Santo è Dio.

    Il Padre è Dio (1Pt. 1,2; Giov. 6,27; 20,17; Gal. 1,1; Mt. 11,25; Giuda 1);
    Il Figlio – o Verbo – è di Dio (Giov. 1,1; 8,58; 20,28; Ebr. 1,1-8, Col. 2,9; Tt. 2,13);

    Lo Spirito Santo è Dio (At. 5,1-11; 1Cor. 2,11; 6,19-20).

  3. Il Padre è una Persona, il Figlio è una Persona e lo Spirito Santo è una Persona:

    Il Padre è una Persona. Possiamo avere comunione con Lui (1Giov. 1,3); Egli sa (Mt. 6,6-8); insegna (Mt. 16,17); ama (Giov. 16,27); è un testimone (Giov. 8,18); ha una volontà (Giov.  5,30).
    Il Figlio è una Persona. Possiamo avere comunione con lui (1Giov. 1,3); Egli sa (Mt. 11,27); insegna (Giov. 1,18; Ap. 2,18); ama (Rom. 8,35; Gal. 2,20); è un testimone (Giov. 8,18); ha una volontà (Giov. 5,30); può essere rattristato (Giov. 11,35).
    Lo Spirito Santo è una Persona.
    Possiamo avere comunione con lui (Filip. 2,1; 2Cor. 13,14); Egli sa (1Cor. 2,11); insegna (Lc. 12,12, 1Cor. 2,13); ama (Rom. 15,30); è un testimone (At. 20,23; Rom. 8,16); ha una volontà (1Cor. 12,11); può essere rattristato (Ef. 4,30).

  4. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono persone distinte (non tre déi) l’una dall’altra e inoltre sono in grado di:

    Inviare o essere inviati l’uno dall’altro (Giov. 3,17; 10,36; 14,23-26; 15,26; 16,7)
    Parlare l’uno agli altri (Giov. 17,1-26; Rom. 8,26-27; Ebr. 1,7-8), e gli uni degli altri (Mt. 17,5; Mc. 1,11; Giov. 8,13-18).
    Il Padre e il Figlio amano e onorano l’altro (Giov. 3,35; 5,20; 14,31).

La dottrina della Trinità — in cui vi è un solo Dio in tre Persone — riassume queste verità bibliche senza aggiungere o sottrarre nulla da loro.

Trovo tre concetti particolarmente utili per confrontare le varie dottrine che pretendono di essere bibliche. Il primo è il concetto di lasciare la Scrittura interpretare sé stessa (leggi articolo). Il secondo è il concetto che la Bibbia è una rivelazione progressiva, in cui vi sono poste delle basi su cui costruire sopra di esse compresi i molti punti che sono rimasti poco chiari, mentre ciò che è posto sulla base viene chiarito in seguito. La terza è che sarebbe molto più saggio interpretare ciò che è poco chiaro alla luce di ciò che è chiaro, piuttosto che il contrario.

Tuttavia, i Trinitari e i Modalisti che cercano di discutere le loro differenze spesso vivono momenti di frustrazione. Uno dei motivi è che partono da presupposti diversi. I Modalisti presuppongono erroneamente che la parola «Dio» abbia il significato di «persona divina», mentre i Trinitari no. Per il Trinitario, giustamente, la parola «Dio» può denotare una o tutte le Persone divine, a seconda del contesto. Lo stesso vale per il significato di altre parole. Per esempio, il Modalismo intende la parola «Spirito» come «una persona che è uno Spirito», mentre «Signore» significherebbe «una persona che è il Signore», e così via.

La mia tesi è che quando cerchiamo di capire quello che la Bibbia (o qualsiasi altro libro) ha veramente da dire su un argomento, non dobbiamo preoccuparci troppo se il libro è conforme alle nostre ipotesi preesistenti sul significato delle parole, delle frasi ecc. Invece, dovremmo semplicemente aprire il libro e lasciarlo parlare per sé. Il suo autore, infatti, potrebbe aver inteso le parole che ha scritto in un modo diverso rispetto a quello a cui siamo abituati a capire noi. Detto ciò, comincerei con un’analisi di alcuni dei passaggi scritturali utilizzati per sostenere la dottrina della Trinità.

Brani a sostegno della Trinità

Anche se l’unità di Dio è il tema principale dell’Antico Testamento, in alcuni passaggi viene altresì suggerita la natura multipersonale di Dio (vedi Gen. 1,26 e 3,22; Sal. 45,6-7; Is. 6,8 e 48,12-17). Tuttavia, è nel Nuovo Testamento che si trova la più completa e chiara rivelazione del concetto riassunto nella dottrina della Trinità. Il Vangelo secondo Giovanni inizia così: 

«In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui; e senza di lui non fu fatto nulla di ciò che è stato fatto» (Giov. 1:1-3)

Tre cose sono immediatamente evidenti: in primo luogo, «il Verbo era Dio». Il Verbo o Parola possedeva il carattere e la natura di Dio; ciò che Dio era, anche la Parola lo era; in secondo luogo, il pronome personale viene applicato alla Parola, il che indica che la Parola è un essere personale; in terzo luogo, la Parola era presso Dio. Il termine «presso» indica che la Parola non era la stessa persona di Colui con cui era, cioè Colui che è indicato anche come Dio Giov. 1,14.17-18 spiega ulteriormente l’identità della Parola:

«E la Parola è diventata carne e ha tabernacolato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre […] Poiché la Legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. Nessuno ha mai visto Dio; [ma] l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere»

Non appena leggiamo il resto del primo capitolo del Vangelo secondo Giovanni, comincia a diventare chiaro che Dio nel versetto 1 è Dio Padre, e la Parola che era con lui è Dio Figlio. Altri passaggi della Scrittura confermano che il Padre e il Figlio non sono la stessa persona: per esempio, il Figlio prega il Padre in Mt. 26,39; invita il Padre come secondo testimone oltre a sé stesso in Giov. 8,16-18 e siede con il Padre sul trono in Ap. 3,21. Le Scritture rivelano anche l’esistenza di una terza Persona divina: lo Spirito Santo. Quando Gesù ha parlato con i suoi discepoli (Giov. 14-16), ha messo in chiaro che lo Spirito Santo non era la stessa persona di lui e non era la stessa persona del Padre. In questi capitoli, lo Spirito Santo si rivela essere personalmente distinto dal Padre e dal Figlio.

Botta e risposta sul modalismo

Esaminiamo ora alcuni degli argomenti usati dai moderni Modalisti.

Argomento MODALISMO 1

Efesini 1:4 ci dice che Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo, anche se non esistevamo come persone distinte in quel momento. Prima della fondazione del mondo, eravamo solo pensieri nella mente di Dio. I pensieri di Dio erano certamente con lui, ma ciò non li rendeva persone separate. Lo stesso concetto si applica a Giov. 1,1. La parola logos significa non solo ciò che viene detto, ma il pensiero dietro ciò che viene detto. In principio, Dio aveva il Suo piano. Il piano di Dio era certamente con lui, ed è in questo senso che il Verbo era presso Dio in principio.

Risposta
Prima di tutto, non possiamo valutare il significato inteso da un autore nell’uso di una parola basandoci solamente sulla sua definizione lessicale (dal dizionario). È necessario anche osservare come il termine viene utilizzato nel contesto in cui appare. Il termine in sé normalmente non si riferisce a persone o individui coscienti, anche se a volte può farlo (come in Gen. 15,1). Allo stesso modo, il termine «Parola» di solito non si riferisce a una persona, ma certamente sembra che Giovanni la stesse usando in questo modo specifico in Giov. 1,1. Se Giov. 1,1 avesse semplicemente detto che «in principio il Verbo era in Dio», l’argomento sarebbe stato meno convincente. Tuttavia, Giovanni ha reso chiaramente il punto aggiungendo che il Verbo era «presso», «con», o «insieme a» Dio. La parola greca pros, tradotta «con», favorisce un’interpretazione Trinitaria.

Argomento MODALISMO 2

In Giov. 10,30, Gesù disse: «Io e il Padre siamo una cosa sola». Questo può solo significare che Gesù è il Padre – ovvero che Gesù e il Padre sono la stessa persona.

Risposta
La parola «uno» in questo passaggio non necessariamente significa «una persona». Il termine «uno» spesso denota un’unità composita, come in 1Cor. 12,12-14, che parla di un corpo composto da molte membra. Questo è anche il caso di Giov. 10,30, poiché Gesù ha spiegato in Giov. 17,11-22 come lui e il Padre sono «uno». Nel versetto 22 Gesù disse ai discepoli: «Io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno». Le parole di Gesù sono molto chiare. I seguaci di Gesù devono essere «uno» nello stesso modo in cui Gesù e il Padre sono «uno». I seguaci di Gesù devono essere «un solo corpo», non «una sola persona». Allo stesso modo, il Padre e il Figlio sono «un» solo Dio, non «una sola persona».

Argomento MODALISMO 3

Is. 9:5 dice che Gesù è il Padre: «Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace».

Risposta
Anzitutto, dobbiamo notare il modo in cui viene usata l’espressione «[…] sarà chiamato […]» biblicamente parlando, dove il nome indica la natura. Inoltre, in molti casi, una persona è chiamata con il nome di un’altra persona (Is. 4,1; 63,19; Ger. 14,9; Dan. 9,19). Sebbene Is. 9,5 sia più evidente di qualsiasi altro riferimento, richiede comunque ulteriori chiarimenti con altri passaggi riguardanti il modo in cui questo nome-attributo appartiene al Figlio.

Inoltre, la parola «Padre» può avere più di un significato: può significare «fonte, sorgente» – come in Abramo, il «padre» di molte nazioni, o satana, il «padre» della menzogna. Può anche significare prendersi cura di qualcuno come un «padre» (come Giuseppe che fu un «padre» per il faraone, Gen. 45,8; o come Giobbe era un «padre» per i poveri, Giob. 29,16). Sappiamo che a volte Dio è chiamato Padre nel senso di Creatore (Is. 64,8, Mal. 2,10) e, talvolta, nel senso di paterna cura e preoccupazione (Sal. 68,5; 103,13; Ger. 31,9).

Gesù è «l’autore della salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (Ebr. 5,9). In questo senso, Gesù è il padre della Chiesa. Egli è anche il padre della Chiesa nel senso che egli ama e si prende cura di essa. Dal momento che è stato vivo da sempre e per l’eternità, il nome-attributo «padre eterno», o più letteralmente «padre dell’eternità», è un nome adatto a lui e come tale può significare Padre della creazione. Poiché tutte le cose sono state create per mezzo del Figlio (Giov. 1,3; Col. 1,16), anche l’attributo «padre della creazione» sarebbe un nome adatto a lui. In entrambi i casi sopra citati vi sono possibili significati dell’epiteto «Padre Eterno». Nessuno di essi implica che Dio il Figlio sia la stessa persona di Dio il Padre. Detto questo, è certo che il Figlio di cui si parla in Is. 9:5 porta il nome di suo Padre.

Argomento MODALISMO 4

Lo Spirito Santo non può essere separato dal Padre, poiché è una parte della Sua sostanza o essenza. Ciò che è stato concepito dalla vergine Maria era dello Spirito Santo (Mt. 1,20). La verità diventa evidente, ovvero che lo Spirito Santo è il vero Padre del Figlio. Cercare di separare il Padre e lo Spirito Santo nella forma di due persone distinte darebbe al Figlio due Padri, il che è impossibile.

Risposta
Prima di tutto, la Scrittura non definisce mai lo Spirito Santo come il Padre di Gesù. Mt. 1,20 riporta che prima che Maria e Giuseppe si fossero «conosciuti», lei rimase incinta (senza specificare come) per virtù dello Spirito Santo. Tuttavia, ciò non implica che lo Spirito Santo fosse (o sia) il padre di Gesù; altrimenti dovremmo parlare di una «parentela» e, di conseguenza, di una «plurideità» (politeismo). Analogamente, quando Gesù trasformò l’acqua in vino, ciò non significa che egli fosse una vite. Ovviamente no! Anche se considerassimo lo Spirito Santo come il «padre» di Gesù solo perché fu la causa della gravidanza di Maria, dobbiamo ricordare che la presenza di un padre umano sostituì lo Spirito Santo.

Al contrario, passaggi come Giov. 17,5 ci mostrano che Gesù non assunse mai una natura umana «in carne ed ossa» prima della sua incarnazione, ma era con Dio Padre in Spirito. La paternità di Dio e la «paternità» nei confronti di Gesù uomo rappresentano due concetti completamente diversi della parola «padre». Perciò, anche se ammettiamo che lo Spirito Santo fosse «il padre» dell’umanità di Cristo, ciò non implica comunque che lo Spirito Santo sia la stessa persona di Dio Padre.

Argomento MODALISMO 5

Lo Spirito Santo e Gesù sono la stessa persona, perché sono lo stesso Spirito. Vi è un solo Spirito (Ef. 4,4). Lo Spirito Santo è lo Spirito (Giov. 7,39) e Gesù è lo Spirito (2Cor. 3,17). Paolo ha usato le parole «Spirito di Dio» e «Spirito di Cristo» come sinonimi in riferimento allo Spirito Santo. Ha detto: «Voi non siete nella carne, ma nello Spirito, seppur lo Spirito di Dio abita in voi. Ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, Egli non è suo» (Rom. 8,9).

Risposta
L’unità dello Spirito non dev’essere confusa con l’unicità della persona. Ricordiamo Giov. 17,22, in cui «uno» non significa «una sola persona». Allo stesso modo, in Ef. 4,4, «un solo» Spirito non significa che una persona è uno Spirito. Ef. 4,4-5 dice in realtà: «Un solo corpo, un solo spirito, come pure siete stati chiamati ad un’unica speranza della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo».

Un solo corpo, ma molte persone nel corpo; una sola speranza, ma molti che sperano; una sola fede, ma molti che sono nella fede; un solo battesimo, ma molte persone battezzate. Va inoltre sottolineato che l’argomento 5 del modalismo si basa in parte sul presupposto che Rom. 8,9 utilizzi le parole «Spirito di Dio» e «Spirito di Cristo» come sinonimi. Ma è molto probabile che lo Spirito di Cristo in Rom. 8,9 non sia lo Spirito che è Cristo, ma piuttosto lo Spirito che proviene da Cristo. Nulla, né nelle nostre traduzioni né nel testo greco, conferma la corrispondenza sinonima.

Argomento MODALISMO 6

Se il Padre è in Gesù, allora Gesù è la stessa persona del Padre. Il Padre dimora in Gesù (Giov. 14:10), quindi Gesù è il Padre.

Risposta
Se questo ragionamento fosse corretto, allora tutti i cristiani sarebbero la stessa persona di Gesù, perché Gesù è in loro (Giov. 15,4; Col. 1,27). Ovviamente, non è così. Il mistero nascosto nel credente è Cristo, ma ciò non rende il credente Cristo stesso!

Argomento MODALISMO 7

Quando Filippo chiese a Gesù di mostrare il Padre ai discepoli, Gesù rispose: «Sono stato tanto tempo con voi, e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre» (Giov. 14,9). L’unica cosa che questo può significare è che Gesù e il Padre sono uno e la stessa persona.

Risposta
Giov. 14,9 certamente afferma che Gesù ha la stessa natura del Padre. ma ciò significa che Gesù è il Padre? Gesù ha usato espressioni simili altrove senza attribuire il significato che egli sia il Padre. Per esempio, in Mt. 10,40 dice ai discepoli: «Chi riceve voi, riceve me, e chi riceve me, riceve Colui che mi ha mandato». Gesù non intendeva dire che fosse la stessa persona dei suoi discepoli. Allo stesso modo, quando ha detto «chi riceve me, riceve Colui che mi ha mandato», non voleva dire nemmeno che fosse la stessa persona del Padre che lo ha mandato. Dovremmo interpretare «io, nella funzione di Padre, mi sono mandato nella funzione di Figlio»?

In realtà, il significato è che Gesù sarebbe stato nei suoi discepoli (Giov. 15,4). Gesù ha parlato in questo modo molto spesso (Mt. 25,40; Mc. 9,37; Lc. 9,48; Giov. 13,20). Dopo che Gesù ha detto «chi ha visto me, ha visto il Padre», ha continuato a dire «come mai dici tu: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me?». In realtà, egli non era il Padre, ma il Padre era in lui e lui nel Padre. Il Padre e il Figlio sono uno nell’altro. Chiunque ha visto il Figlio ha visto il Padre, non perché il Figlio è il Padre, ma perché il Padre è nel Figlio, manifestando il Nome (la natura) del Padre nel Figlio (Giov. 17,6).

Argomento MODALISMO 8

Se Dio Figlio è una persona diversa da Dio Padre e da Dio Spirito Santo, allora una sola persona della deità – il Figlio – dovrebbe risiedere corporeamente in Cristo. Ma Col. 2,9 afferma che la pienezza della deità dimora corporalmente in Cristo. Perciò Dio dev’essere una sola persona.

Risposta
I Modalisti e gli antitrinitari in generale sostengono erroneamente che la dottrina della Trinità rappresenti tre dèi distinti e separati. In realtà, ciò che la dottrina della Trinità insegna è che, mentre Padre, Figlio e Spirito sono distinte come persone, non sono esseri separati, ma aspetti di un unico Dio. Anche se è riduttivo porre questo esempio, le tre dimensioni dello spazio sono aspetti di «uno» spazio, anche se esse sono distinte come dimensioni, così le tre persone della Trinità sono aspetti di «un» Dio solo, anche se sono distinte come persone. Non possono essere separati.

La dottrina della Trinità riconosce che l’essenza divina del Padre, Figlio e Spirito Santo è una e la stessa – in modo tale che quando «uno» è, anche gli altri sono. Poiché ciò è scritturalmente così, i trinitari non hanno obiezioni alla dichiarazione che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo dimorano in Cristo – a patto che si abbia compreso che, mentre tutti e tre possono dimorare in Cristo, solo «uno» di loro (il Figlio) è Cristo.

Argomento MODALISMO 9

Un concetto trinitario sostiene che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono uno nella santità, amore, gloria, sapienza e potenza eterna; ma tre persone. Da nessuna parte nella Scrittura si sostiene un tale concetto. Si tenga presente quanto segue:

  • «la Sua santità» (non la loro santità), Sal. 47,8.
  • «il Suo amore» (non il loro amore), Rom. 5,8.
  • «la Mia gloria» (non la nostra gloria), Is. 42,8.
  • «l’unico Dio» (non i saggi a tre), 1Tim. 1,17.
  • «la Sua eterna potenza» (non la loro-nostra eterna potenza), Rom. 1,20.

Il termine «persone» (plurale) utilizzato in riferimento a Dio fa violenza all’unicità di Dio. La Bibbia dimostra che Dio è una sola persona.

Risposta
Certamente ci sono molti luoghi nella Scrittura in cui Dio usa forme plurali parlando di sé stesso. Gli esempi più classici includono Gen. 1,26:

    • «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza» (Gen. 1,26).
    • «E disse Yahweh Dio: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male» (Gen. 3,22).
    • «Scendiamo e confondiamo la loro lingua» (Gen. 11,7).

Alcuni modalisti (ma anche non pochi esegeti ebrei, guarda video) sostengono che in passaggi come questi Dio si rivolgeva agli angeli, o magari utilizzando il pluralis maiestatis. Tuttavia, non vi è alcuna chiara evidenza che il plurale di maestà esistesse presso il linguaggio degli antichi ebrei. Dopo che la Bibbia è stata scritta, è venuto il tempo in cui i re hanno cominciato ad utilizzare il pluralis maiestatis. Ma anche allora lo fecero solo quando parlavano con qualcun altro e non fra sé e sé. In Gen. 1,26 Dio parla con nessuno, ma a sé stesso, perché disse «facciamo», e solo Dio può creare. L’uomo non è stato fatto a immagine di angeli, ma a immagine di Dio.

Tuttavia, qualora il pluralis maiestatis fosse stato usato in Gen. 1,26, ciò non confuta le successive rivelazioni della natura di Dio unus et trinus. Il fatto che dev’essere accettato è che la Scrittura utilizza entrambe le forme plurali e singolari rivolgendosi all’unico Dio. Entrambi gli utilizzi sostiene tranquillamente la dottrina della Trinità più di quanto non lo faccia il Modalismo, perché vi è più di una persona presente, vi è almeno «una» persona presente.

Argomento MODALISMO 10

L’uso di Dio nella prima persona singolare, quando accoppiato con parole come «solo», dimostra che Egli è solo una persona. Is. 44,24 illustra chiaramente il punto: «Io sono il Signore che ha fatto tutte le cose; io solo ho spiegato i cieli, ho disteso la terra, senza che vi fosse nessuno con me». Se la dottrina della Trinità fosse vera, allora o tutti e tre parlavano in Is. 44,24 oppure solo uno di loro. Se tutti e tre parlavano, allora perché non si dice «solo noi abbiamo spiegato i cieli […]» invece di «io solo»? Ma se solo uno di loro parlava, come avrebbe potuto dire «io solo» se le altre persone nella Trinità erano con lui?

Risposta
L’argomento 10 del modalismo si basa sul presupposto che una sola persona non potrebbe mai dire «io da solo» o parlare come uno che è da solo. Questo, però, non è il caso nella Scrittura. Dobbiamo stare attenti a lasciare che la Scrittura definisca le proprie condizioni. La parola «solo» a volte è usata per indicare un gruppo di persone. In Deut. 33,28-29, Israele viene identificato come «da solo» rivolgendosi con un «tu» (seconda persona singolare) anche se vi erano coinvolte molte persone. Ci sono in realtà un bel paio di esempi di questo tipo nell’Antico Testamento: il primo è in Is. 49,21, dove Dio dice che Sion era una semplice raccolta di persone diverse che si possono riassumere nel pronome personale «io». «Ecco, io ero rimasta sola».

Tuttavia, esempi come questo dimostrano che in alcuni casi un unico soggetto che comprende più di una persona (come Sion) può dire: «Io sono da solo». Questo è vero per le parole di Sion in Is. 49,21; tuttavia, qualcosa di analogo può essere vero dalle parole di Dio in Is. 44,24. Questo secondo caso appare in mezzo a quei brani in cui Dio sta facendo il punto che lui solo è Dio. Nel versetto 24 viene detto che Dio è solo nella creazione, perché Lui è l’unico Dio che ci sia mai stato, è e sarà. La domanda alla quale si risponde in Is. 44:24 non è quella se ci sia più di una persona all’interno del solo e unico Dio, ma se vi siano altri dèi al di fuori di Dio. Il soggetto in questione è se ci sono più dèi, non se ci sono più persone.

Ci sono molti passaggi che affrontano chiaramente il tema della pluralità delle persone all’interno della medesima divinità, ed è proprio di questi passaggi che adesso bisogna iniziare a ragionare:

  • In Giov. 8,16-18 Gesù dice: «Anche se giudico, il mio giudizio è veritiero, perché non sono solo, ma sono io con il Padre che mi ha mandato. D’altronde nella vostra legge è scritto che la testimonianza di due uomini è vera. Or sono io a testimoniare di me stesso, e anche il Padre che mi ha mandato testimonia di me»

Qui Gesù afferma che il Padre è un secondo testimone, oltre a se stesso!!! (scusate per i tre punti esclamativi, ma non ho saputo resistere). Se Gesù è la stessa persona del Padre, quest’affermazione non sarebbe vera, e il giudizio di Gesù non sarebbe più veritiero.

  • Quando Gesù stava per risuscitare Lazzaro dalla morte, alzò gli occhi e pregò: «[…] Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato» (Giov. 11:41).

Gesù stava pregando per fare in modo che la gente lì presente avrebbe capito cosa stava accadendo. Se Gesù è la stessa persona del Padre, non avrebbe pregato «sé stesso» come se stesse parlando a qualcun altro. Ciò avrebbe confuso la gente piuttosto che illuminarla.

Argomento MODALISMO 11

Brani come Giov. 8,16-18 e 11,41 sono semplicemente degli esempi di natura umana di un Gesù che interagisce con la sua natura divina. In Giov. 8,16-18 la natura umana di Gesù parlava alla Sua natura divina; e in Giov. 11,41 la natura umana di Gesù stava pregando per la sua natura divina.

Risposta
Trovo questo altamente improbabile. I due testimoni richiesti dalla Legge erano almeno due persone. Mentre è evidente che due persone possono comunicare tra loro, non è evidente che due nature possono comunicare tra loro. Per esempio: ogni essere umano ha sia una natura fisica che una natura spirituale – ma queste due nature non parlano l’una con l’altra! Invece, funzionano insieme come una sola persona. Un altro esempio: lo stesso uomo potrebbe essere un padre, un fratello e un figlio, ma la sua natura di «figlio» non parla con la sua natura di «padre», come se fossero distinte. A meno che sia uno squilibrato e parli da solo!

Il concetto di due nature che parlano tra loro è ancora più misterioso della Trinità stessa! Tuttavia, anche se dovessimo concedere l’ipotesi che la natura umana di Gesù fosse in grado di parlare con la sua natura divina, ci sono molti passaggi della Scrittura che (a) rivelano una molteplicità di persone in Dio, (b) e non possono essere spiegati come l’interazione di natura umana e divina di Gesù. I seguenti passaggi sono così cristallini che non credo necessitino di ulteriori esplicazioni:

    • Giov. 14:16: «e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre». Qui Gesù dice che chiederà al Padre di dare ai Suoi discepoli un altro consolatore, oltre a sé stesso. Questo passaggio non può essere un esempio di interazione tra natura umana di Gesù e la sua natura divina, perché vengono esplicitamente indicate tre Persone divine.
    • Giov., 15,26: «Ma quando sarà venuto il consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, Egli testimonierà di me». Questo è un altro passo in cui sono indicate le tre persone della deità. «Da» è la traduzione di una parola greca che indica che il luogo dal quale lo Spirito di verità inizia è a fianco di… e distinto da quello da cui è stato inviato (che procede da un posto al fianco del Padre). Se Gesù, il Padre e lo Spirito Santo fossero tutti la stessa persona, Giov. 15,26 implicherebbe qualcosa di simile: «Ma quando sono venuto, che io vi manderò da me stesso, anche me stesso, che procede da me stesso, io testimonierò di me stesso». Una tale interpretazione non ha senso, è illogica.
    • Ebr. 1,1-9: «Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che Egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i tempi […] E mentre degli angeli dice: “Dei Suoi angeli egli fa dei venti, e dei suoi ministri fiamme di fuoco”, parlando del Figlio dice: “Il tuo trono, oh Dio, dura di secolo in secolo, e lo scettro del tuo regno è uno scettro di giustizia. Tu hai amato la giustizia e hai odiato l’iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni» (dai versetti 1-2 e 7-9). Qui vediamo una persona divina (non «un dio») che parla ad un’altra persona divina (non «un altro dio»). Dal momento che entrambe le persone sono indicate come Dio, nessuno dei due può essere una semplice figura umana.
    • In Giov. 17:5: Gesù ha pregato dicendo: «Ora, oh Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima che il mondo esistesse». Dal momento che la natura umana di Cristo non è venuta all’esistenza fino a dopo che il mondo fosse creato, non c’è un modo in cui a Giov. 17,5 possa essere attribuita la natura umana di Cristo che parla alla sua natura divina. Invece, una persona divina parla a un’altra persona divina (ribadisco, non si parla di due dèi).
    • Mt. 28,19: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». La grammatica greca qui indica che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono persone distinte che sono comunque una medesima entità.

Conclusione sul modalismo

Dalle nostre indagini, abbiamo compreso che i Modalisti violano costantemente le regole della grammatica greca e della sintassi del Nuovo Testamento. Le regole rivelano che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono visti grammaticalmente come persone distinte nel battesimo (Mt. 28,19), nelle benedizioni (2Cor. 13,14) e in altri passaggi come Rom. 15,30.

La testimonianza degli apostoli riflette le parole espresse da Gesù. Per esempio, nella benedizione espressa in 2Cor. 13,14, Paolo utilizza tre designazioni per Dio che sono grammaticalmente trattate come persone distinte. In Rom. 15,30, Paolo considera Gesù Cristo e lo Spirito come persone distinte; in brani come 1Tess. 3,11 e 2Tess. 2,16, egli considera Gesù e Dio Padre come persone distinte.

Giovanni fa una distinzione personale tra il Padre e il Figlio anche in 1Giov. 2,22-23 e in Ap. 11,15, quando il settimo angelo suonò la settima tromba: grandi voci nel cielo fanno una distinzione personale tra «nostro Signore» e «il Suo Cristo». Potrebbero essere citati molti altri passaggi, ma qui mi fermo.

Infine, i Modalisti hanno sicuramente un genuino desiderio di seguire Dio e di essere fedeli alla Parola di Dio. Quando presentano la loro difesa alla propria dottrina si nota certamente il loro amore non speculativo per difendere la verità delle Scritture. Tuttavia, il problema del Modalismo è quello di interpretare i passaggi come Is. 44,24; Giov. 10,30 e 14:9 in modo tale che altri passaggi (come Giov. 1,1; 17,5; Ebr. 1,1-9) devono essere negati. Al contrario, la dottrina della Trinità afferma che la verità biblica espressa nei brani sopra citati coincide alla perfezione. Una volta che la prova è stata accuratamente esaminata, la dottrina della Trinità – e non quella Modalista – è quella che difende la verità di tutta la Scrittura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.