Il sole, la luna e le stelle: “simbolo” o “lettera”? Genesi e Apocalisse a confronto.

In Genesi 37 Giuseppe racconta i suoi sogni alla sua famiglia. Passando direttamente al secondo sogno, egli vede il sole, la luna e le stelle inchinarsi d’innanzi a lui. Ora, riservando il commento di questo passaggio al mio Commento alla Genesi (disponibile su Amazon in 3 volumi), mi riserverò di condividere solamente una piccola nota esplicativa allegata al verso 9 di Genesi 37. Perciò cerchiamo di capire un po’:

  • Giuseppe sogna degli astri che si inginocchiano a lui;
  • Avendo il dono di interpretare i sogni, egli sapeva che quegli astri rappresentavano la sua famiglia, perciò, dopo averlo raccontato ai suoi famigliari, Giacobbe lo rimprovera pensando che avesse la lingua un po’ troppo lunga o che fosse esageratamente ambizioso;
  • Alla fine, Giacobbe identifica nel sole sé stesso, nella luna sua moglie (Rachel era già morta da un pezzo, perciò doveva riferirsi a Le’àh o a Bilhàh, serva di Rachel), e le 11 stelle ai suoi figli.

Questo genere di linguaggio – di chiara matrice profetica – sarà poi utilizzato anche dall’Apostolo Giovanni nella redazione del suo libro della Rivelazione (Apocalisse), dove descrive la caduta di un empio sistema imperiale terreno (politico-religioso) attraverso l’uso del medesimo linguaggio e visione “cosmica” adottato e avuta da Yosef, cioè attraverso i simboli (e nient’altro di più) come la luna, il sole (Ap 6:12; 8:12) e le stelle (Ap 12:1).

Perciò, secondo questa chiave di lettura,[1] sembra essere errato attribuire al sole, alla luna e alle stelle dell’Apocalisse il loro senso letterale cosmico, che in realtà è prettamente simbolico riferito alla dimensione socio-politica del I secolo d.C.

Ad esempio, la «donna rivestita di sole, con la luna sotto ai piedi e una corona di doci stelle sul capo» non può essere intesa cosmologicamente alla lettera, ma è un chiaro simbolo allegorico perché è il testo biblico stesso a dire: «interpretami!». Perché ciò non deve avvenire in altre parti? Non autorizzati ad interpretare arbitrariamente alla lettera l’Apocalisse quando parla di astri che si spengono, di un sole che diventa nero come un sacco di crine (cioè un’eclissi solare, che nell’antichità veniva vista come un presagio) e della luna che diventa tutta rossa come il sangue, perché si tratta solamente di un linguaggio simbolico celeste che riflette una realtà terrestre, perciò non vuole riferirsi ad eventi celesti, ma alla caduta e disfatta di quei leaders e dittatori umani che per un tempo avranno soggiogato gli uomini sotto il loro impero, a loro volta considerati come astri (tipico dell’uomo antico) in termini di “divinità”.

Non tenendo conto di queste chiavi di lettura presenti nella letteratura biblica dell’Antico Testamento, a partire dalla Genesi, vani risulterebbero tutti quei tentativi di interpretare in chiave moderna e “futurista” (anche se in buona fede) un libro come l’Apocalisse giovannea. Perciò, se dagli esperti è stato detto che nel 2033 ci sarà la luna rossa, non vuol dire che nel 2033 si starà “adempiendo l’apocalisse giovannea” nel passo dove la luna diventa rossa come il sangue (fenomeno che è cosmologicamente avvenuto più volte nel corso della storia), ma è solo una coincidenza cosmica che niente ha a che vedre con il libro dell’Apocalisse.

Tuttavia, per ulteriori approfondimenti, rimando il lettore a un futuro testo di mia redazione interamente dedicato all’Apocalisse.

Nota

[1] E questo fa capire quanto sia importante conoscere le chiavi di lettura della Torah e dell’Antico Testamento in generale, prima di tuffarsi nell’interpretazione del Nuovo Testamento.

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