Riflessioni sul matrimonio ebraico biblico

Dopo la morte di Saràh, Ytzchàq fu molto triste, tant’è che rimase malinconico fino al giorno in cui incontrò per la prima volta Rivqàh. In Genesi 24:67 leggiamo infatti che Ytzchàq «prese Rivqàh in moglie e l’amò». Adesso, mi si permetta di fare un commento.

Questa espressione contiene tutto il concetto di matrimonio secondo il pensiero ebraico biblico. Secondo la visione biblica del matrimonio, non ci si deve sposare per forza con la persona che si ama già da prima delle nozze, ma con la persona che si impara a conoscere e ad amare dopo le nozze stesse. Ciò risulta inconcepibile per la mentalità occidentale: «Come posso sposare una persona che non amo?». Un botta e risposta potrebbe essere: «Hai ragione, ma perché ti sei separato/a o hai divorziato dalla persona che prima di sposarla dicevi di amare?».

Amare prima delle nozze non è sinonimo di amore autentico e/o perpetuo. Poiché nell’antichità i matrimoni venivano combinati dai genitori, i novelli sposi si ritrovavano spesso all’altare senza essersi mai conosciuti prima. E tale è il caso di Ytzchàq e Rivqàh. I due prima si sposarono e poi dopo impararono a conoscersi e ad amarsi. Infatti, l’ordine delle parole «prese Rivqàh in moglie e l’amò», piuttosto che «amò Rivqàh e la prese in moglie», non sono casuali, anzi da esse si basa il concetto di matrimonio ebraico biblico.[1] In questo modo il matrimonio tende a consolidarsi sempre di più.

Mentre nella tradizione occidentale, in genere, ci si ama prima di sposarsi e poi dopo il matrimonio si vive nella routine quotidiana, il matrimonio ebraico invece funziona al contrario in modo che esso possa rafforzarsi. Se nel mondo ebraico determinate cose funzionano diversamente da quello occidentale, non vuol dire che gli ebrei siano “diversi”, perché finché a loro che definiamo “diversi” le cose funzionano meglio di come le facciamo funzionare noi, allora credo sia doveroso farci delle domande e prendere esempio da loro.

Il matrimonio, inoltre, non dovrebbe basarsi nemmeno sulla mera attrazione fisica, perché sebbene il “detto popolare” dica che «anche l’occhio vuole la sua parte», è altresì vero che ciò che vedono gli occhi non deve avere la priorità su ciò che vede il cuore. Se proprio dobbiamo avvalerci dei “detti popolari”, allora non dimentichiamo nemmeno che «l’amore è cieco»!

Quando a “vedere” è il cuore prima degli occhi, allora l’amore che ne scaturisce dopo da questa unione è più autentico di quello che potrebbe scaturire solo da uno scambio di sguardi. Avere il partner “bello” non significa che sia “la persona giusta”. Se a funzionare non è la testa, allora non funziona tutto il corpo, bello brutto che sia! Mi è capitato di sentir dire: «Complimenti, sei fortunato, hai una moglie bellissima!». Per la mentalità occidentale lo sposo “fortunato” è quell’uomo che ha una top model per moglie, e ignora che invece una donna bella potrebbe essere interiormente marcia allo stesso tempo.

Al di là dei detti popolari, ne esiste uno biblico invece che penso calzi a pennello per un caso simile: «una bella donna senza giudizio, è come un anello d’oro nel grifo di un porco». Cioè una donna la cui bellezza è sprecata da un modo di essere che lascia seriamente a desiderare.

Nota

[1] Ciò è più evidente paragonando il matrimonio di Ytzchàq e Rivqàh con il matrimonio di Ya’aqòv e Rachél. La prima coppia si sposa in Kenà’an, in pieno contesto ebraico, la seconda a Charàn, in pieno contesto pagano (o occidentale); ed è proprio in quest’ultimo contesto che Ya’aqòv vuole sposare Rachél, perché si innamora di lei prima di sposarla, mentre Ytzchàq prima si sposa e poi si innamora di Rivqàh.

6 Risposte a “Riflessioni sul matrimonio ebraico biblico”

  1. Buongiorno, le scrivo perchè il suo articolo mi ha lasciato un pò confuso riguardo all’età di Rebecca, vorrei sapere da dove si deduce che Rebecca aveva 23 anni quando ha partorito Giacobbe ed Esaù. anche perché una bimba di tre anni non poteva andare ad attingere l’acqua da un pozzo a quell’età.

    1. Salve, la spiegazione a questo suo dilemma la espongo nel mio Commento alla Genesi. Nel commento spiego che Rebecca è seguita dalla sua nutrice perché era consuetudine delle nutrici prendersi cura in tutto e per tutto delle bambine che venivano loro affidate. Secondo il linguaggio biblico che ho potuto decifrare, quando ci si rivolge alla piccola Rebecca, in realta l’autore biblico si riferisce proprio alla nutrice, che parla e decide al posto della piccola. Bisogna cogliere la “poetica” della Scrittura per ravvisare certi dettagli altrimenti invisibili attraverso la comune e tradizionale lettura. Secondo alcuni calcoli biblici ho constatato la sua età di 23 anni quando ha partorito i gemelli. Rileggere la Scrittura nel suo contesto e non sempre e comunque in maniera “teologica”, dona delle perle molto interessanti.
      Shalom

  2. Isacco aveva 37anni quando ha preso in moglie Rebecca che ne aveva 3. La più giovane età legale per il matrimonio. E l’ha presa in moglie attraverso il rapporto sessuale. Venitemi ancora a dire che le cose funzionano meglio nel mondo ebraico.

    1. Buongiorno, anche se non c’è molta differenza, Isacco aveva 37 quando Rebecca è nata (cioè l’anno della famosa aqedàt Ytzchàq), il che significa che Isacco ne aveva 40 quando Rebecca ne aveva 3. E’ palesemente scritto, inoltre, che Isacco si sposò a 40 anni, ma arriverò al tema «matrimonio ufficiale» fra poco. Si scopre che Rebecca è sterile quando doveva avere un’età idonea per avere rapporti sessuali e poter concepire un bambino. Isacco ebbe Giacobbe e Esaù all’età di 60 anni, mentre Rebecca ne aveva 23, cioè dopo 20 anni dal loro primo incontro. Per tutto questo tempo Rebecca è stata sterile, e si scoprì quando Rebecca doveva avere almeno l’età in cui si può rimanere incinte.

      Tuttavia, il matirmonio consentito con bambine di 3 anni è stata una clausola talmudica praticata dai farisei (quindi da periodo di Antioco IV Epifane in poi) per coprire la loro condotta immorale. Poi questo uso è stato introdotto nel Talmud scritto e così per non essere accusati di pedofilia e di scandalo arrecato ai bambini, resero le loro azioni delle “concessioni sacre” che non appartenevano al mondo dei patriarchi.

      Ciò significa che al tempo dei patriarchi non si usava avere rapporti con lattanti. Ciò è dimostrato non solo dal testo ebraico biblico, ma anche dalla storia ufficiale del Vicino Oriente Antico. Quando Rachele arrivò da Isacco, Isacco dove la fece entrare? Nella sua tenda o nella tenda della madre defunta? E’ chiaramente scritto nella «tenda di sua madre», dopodiché «la sposò e l’amò». Questo non è stato un matrimonio ufficiale, ma ufficioso, perché Rebecca fu semplicemente promessa in sposa e non ebbero alcun rapporto sessuale finché non andarono avivere insieme nella tenda di lui. Purtroppo non ci è dato di sapere quando questo è avvenuto, tuttavia il suo capo di accusa è infondato.

      Il matrmonio andava consumato nella tenda del marito, non nella tenda della matriarca, per cui Isacco e Rebecca non ebbero contatti fisici finché lei non ebbe raggiunto l’età che consente ad una ragazza di avere rapporti sessuali. In un certo senso, Rebecca è stata “consacrata” a Isacco. Inoltre Rebecca aveva con sé delle ancelle o nutrici che si sarebbero prese cura di lei. Anticamente una coppia di fidanzati veniva già considerata “coppia sposata” perché la promessa di matrimonio era vincolante come un matrimonio ufficiale. Giuseppe e Maria venivano chiamati «marito e moglie» quando erano ancora «fidanzati», tant’è che pensò di voler divorziare da lei in segreto per le motivazioni che si sanno, ma quando erano ancora «fidanzati». Ragionando con la mentalità occidentale mai si possono capire le cose mediorientali.

      Ritornando a Rebecca, le consiglio anzitutto di rileggere con attenzione il testo biblico.
      Tuttavia, non credo di aver detto nel mio articolo che ogni cosa che gli ebrei facciano siano cose giuste, ma ho detto chiaramente di prendere esempio dalle cose che di buono fanno. Ognuno discerna secondo la propria coscienza. Certamente se il Talmud permette il matirmonio con bambine di 3 anni, questa è una cosa vergognosa che invece la Bibbia non insegna. I farisei hanno stravolto determinati costumi inventandone nuovi, ma solo per coprire il marcio che c’era in loro.

      Le consiglio di studiare un po’ di storia e tradizioni del Vicino Oriente Antico, nonché il talmud stesso. Purtroppo il suo intervento è dettato dalla scarsa conoscenza della materia, per cui si fermi un attimo, si informi e poi interviene con commenti oggettivi anziché soggettivi.

      Nel mondo ebraico si è abituati a «ragionare prima e parlare dopo», perciò prenda esempio dal mondo ebraico che in questa cosa funziona molto bene.

      Infine, commentare in un blog alle 2 del mattino può essere un indice di poca lucidità e ralizionalità. Per cui si riservi di affrontare certe tematiche in orari più decenti, perché preferisco parlare con gente sveglia, non con i sonnambuli.

      Shalom

  3. Isacco e Rebecca si son sposati per rivelazione quindi pur non conoscendosi dietro c’era la volontà di Dio che li legava. Lo stesso vale per chi s’innamora prima e poi si sposa com’è successo con Giacobbe e Rebecca. Secondo me per essere sicuri della persona giusta bisogna avere come base una perfetta intimità con Dio che ci aiuta a capire in modo chiaro, se la persona che abbiamo a fianco è quella giusta o no a prescindere dai sentimenti che possiamo provare

    1. La storia di Isacco e Rebecca, come le altre storie della Bibbia, le conosciamo perché ne abbiamo ricevuto la testimonianza. I casi biblibi sono esempi da cui trarre spunto e ispirazione, per cui, con la stesura di questo breve articolo si è voluti andare intenzionalmente al di là della rivelazione.
      Le tante coppie che si sono sposate (e si sposano) e si sono conosciute lo stesso giorno delle nozze, hanno avuto una rivelazione oppure sono stati oggetto di una semplice usanza tradizionale?

      Credo che la scelta del partner non necessariamente debba dipendere da Dio. Dio magari ti dà il discernimento per scoprire in un uomo o una donna delle qualità o carismi, ma la scelta ultima spetta sempre all’essere umano. C’è chi fantastica pensando al partner ideale biondo con gli occhi azzurri, o moro con gli occhi scuri. La “lista della spesa” è un problema che l’ebreo non si pone, perché Adamo ha amato fin dall’inizio Eva a prescindere dal suo aspetto. E Adamo ha amato in fa subito Eva perché non aveva neanche molta scelta…

      Oppure dovremmo chiedere a Dio il perché abbia imposto un profeta di sposare una prostituta?

      Mi chiedo cosa si è capito dalla lettura dell’articolo.

      Shalom

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