Religione, religiosimo e irreligiosità | presunta contraddizione

Per quanto riguarda la religione in sé, per certi aspetti la Bibbia sembra contraddirsi se guardiamo la questione con superficialità.

Da una parte vediamo l’apostolo Paolo dedicare alcune parole di ammonimento nei riguardi di una certa categoria di persone, fra cui gli «irreligiosi» (1Timoteo 1:9; 2Timoteo 3:2). Da un’altra parte, invece, vediamo più volte un Gesù ammonire severamente gli uomini religiosi, cioè scribi e farisei, perché si attaccavano in modo del tutto morboso alla (falsa) tradizione giudaica. A questo punto, la Bibbia si contraddice ammonendo da una parte gli irreligiosi e ammonendo dall’altra quelli che invece religiosi lo erano?

Rispondere a questa domanda è piuttosto semplice, perché bisogna prima comprendere quale sia la definizione che la stessa Bibbia suggerisce della parola «religione». Questa definizione viene espressa da Giacomo, fratello carnale di Gesù Cristo: «la religione pura e senza macchia davanti a Dio e padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo» (1:27). Questo principio era già ben conosciuto nell’antichità (Esodo 22:22; Deuteronomio 10:18; 14:29; 16:11,14; 24:17; Geremia 22:3, etc.).

Quelli che noi oggi definiamo i “religiosi” del tempo di Gesù, in realtà erano degli irreligiosi di fatto. Per la Bibbia la persona irreligiosa è quella persona che non soccorre né l’orfano né la vedova nelle loro afflizioni e per di più si conforma al mondo anziché conservarsi pura da esso.

La parola «mondo» usata da Giacomo è in greco kòsmos, che letteralmente significa «ordine», vale a dire «qualcosa di ben organizzato; ornamento, adornare» (vedi Friberg, Analytical Greek Lexicon | BibleWorks9 #16493). Il conservarsi puri dal kòsmos è un’espressione che nella sua intenzione originale significava non avere niente a che fare con le faccende del kòsmos/mondo imperiale romano, cioè non dedicarsi al culto pagano né di conseguenza all’idolatria e, in più, non stringere accordi o amicizie con i pagani.

Ebbene, scribi e farisei, diciamo, camminavano “a braccetto” con i romani, in quanto per loro non c’era altro re che Cesare (Giovanni 19:15), un re pagano. Che i giudici (o sacerdoti) fossero degli irreligiosi era risaputo, infatti persino il salmista ci tiene a precisarlo quando ha scritto:

«Dio sta nell’assemblea divina; Egli giudica in mezzo agli déi: “Fino a quando giudicherete ingiustamente e avrete riguardo agli empi? Difendete la causa del debole e dell’orfano, fate giustizia all’afflitto e al polvero! Liberate il misero e il bisognoso, salvatelo dalla mano degli empi! […]» (Salmo 82:1-4ss; cfr. Giovanni 10:34ss)

In questo Salmo Dio ammonisce i giudici della terra perché non applicavano i princìpi della religione di Dio: «soccorrere l’orfano e la vedova conservandosi puri dal mondo». Invece no, questi giudici non solo non si prendevano cura dei bisognosi, ma addirittura avevano riguardo per gli empi! Esattamente lo stesso riguardo che scribi e farisei avevano per i romani. Inoltre, Gesù li ammoniva dicendogli che con il loro “razzolare male” non facevano altro che chiudere le porte dei cieli per sé stessi e a tutti i fedeli. Quindi, il principio della religione «pura e senza macchia davanti a Dio e padre» è l’amore. La figura dell’orfano e della vedova rappresentano simbolicamente i bisognosi in generale e letteralmente sia orfani che vedove. La Bibbia non si contraddice, bisogna solo capirne i suoi modi espressivi.

Dio non è una “religione” espressa come istituzione umana o “ente morale di culto”, ma è rappresentato dalla Religione dell’Amore incarnata in Gesù Cristo.

2 Risposte a “Religione, religiosimo e irreligiosità | presunta contraddizione”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.