I mostri e i draghi nella Bibbia | parte #5

[leggi la quarta parte dello studio]

mostriRisposte alle obiezioni sulla distinzione tra Tannìn e Tannìm

Qualche obiezione potrebbe essere sollevata contro l’idea che Tannìn e Tannìm sono due parole completamente distinte e separate. Una prima obiezione potrebbe essere che i termini sono semplicemente i plurali in aramaico e in ebraico della stessa parola. Questa tipologia di obiezione sottolinea un altro elemento di confusione su questa discussione. Sia l’ebraico che l’aramaico sono molto simili in diverse circostanze. In realtà, alcune parti dell’Antico Testamento sono state scritte proprio in aramaico che, insieme all’ebraico, condivide lo stesso alfabeto. Una delle differenze tra le due lingue comporta che un plurale può essere trascritto alla forma singolare. Per un plurale maschile in ebraico si aggiunge la desinenza finale -im; mentre, il plurale maschile aramaico prevede la desinenza -in. L’obiezione propone che Tannìn e Tannìm sembrano avere queste due desinenze, allora forse sono rispettivamente i plurali in aramaico ed ebraico del singolare Tan. Il problema di quest’affermazione è che, nel contesto, Tannìn corrisponde alla forma verbale associata al singolare, e il suo plurale (Tanninìm) è usato 5 volte nell’Antico Testamento (Genesi 1:21; Esodo 7:12; Deuteronomio 32:33; Salmo 74:13 e 148:7). Anche nelle nostre traduzioni questa distinzione è evidente dal contesto in cui viene utilizzato Tannìn. Quindi, Tannìn non è il plurale aramaico di Tan, ma è una parola singolare ebraica che probabilmente si riferisce a un serpente, a un drago o a un simil rettile.

Un’altra obiezione suggerisce che due versi specifici della Scrittura indicano che Tannìm si riferisce a una creatura acquatica. In Ezechiele 29:3 e 32:2 Tannìm viene tradotto come una creatura acquatica, probabilmente un coccodrillo. Questa proposta sarebbe un forte argomento contro l’idea che Tannìn e Tannìm siano due parole distinte, tranne per il fatto che c’è una buona prova nel manoscritto per dimostrare che la parola ebraica in entrambi i passaggi era originariamente Tannìn. Nella sua definizione di Tannìn, il Brown-Driver-Briggs afferma che viene erroneamente usato come Tannìm in Ezechiele 29:3 e 32:2 «da una confusione» con il plurale di Tan che sarebbe Tannìm. Inoltre, la Septuaginta, la versione greca dell’Antico Testamento tradotto più di 200 anni prima di Cristo, usa la parola drakonta in Ezechiele 23:9, e drako̱n in Ezechiele 32:2. Coloro che non hanno una conoscenza di base del greco, probabilmente possono intuire che questi sono i termini greci per tradurre drago. Così i traduttori della LXX avrebbero potuto avere una copia ebraica delle Scritture che aveva Tannìn piuttosto che Tannìm in questi due versi. La NET Bible[1] include una nota di quanto segue alla traduzione adottata in Ezechiele 29:3: “sciacalli”, ma molti manoscritti ebraici medievali suggeriscono correttamente “serpente”. In altre parole, esistevano alcuni manoscritti ebraici in epoca medioevale che adottavano la parola Tannìn piuttosto che Tannìm. Infine, il dizionario The Hebrew and Aramaic Lexicon of the Old Testament menziona anche le differenze del manoscritto nei versi in questione[2].

Una terza obiezione sostiene che il termine Tannìn utilizzato in Lamentazioni 4:3 si riferisce a un mammifero piuttosto che a un rettile. Il passo dice che «perfino gli sciacalli [Tannìn] porgono le mammelle e allattano i loro piccoli; la figlia del mio popolo è diventata crudele, come gli struzzi del deserto». Questa obiezione è simile alla precedente, in quanto sembra fornire un controesempio per la posizione proposta in questo studio. Cioè, dal momento che le nostre traduzioni rendono “sciacalli”, allora dovremmo aspettarci che la parola ebraica debba essere Tannìm, mentre invece è Tannìn – almeno nelle copie dell’Antico Testamento che attualmente abbiamo a disposizione. Tuttavia, ci sono un paio di ragioni plausibili per credere che l’originale era Tannìm.

Nonostante non siamo in possesso dei manoscritti originali o anche delle primissime copie, disponiamo almeno di alcune note di quelle persone che hanno ricopiato i testi ebraici utilizzati per la traduzione dell’Antico Testamento di cui disponiamo. Coloro a cui mi riferisco sono i Masoreti della scuola di Tiberiade, gli autori delle ultime copie per la conservazione del Testo Masoretico, e sono gli stessi scribi che hanno fissato la vocalizzazione nel testo consonantico biblico tra il V° e il IX° secolo d.C. Durante la copia dei Testi, i Masoreti ebbero un’estrema cura per copiare fedelmente gli antichi manoscritti del loro tempo. Non a caso, infatti, i Masoreti si facevano chiamare i “signori della traduzione”. Hanno rifiutato di apportare modifiche ai manoscritti, tuttavia hanno trascritto delle note esplicative ai margini per spiegare le ulteriori difficoltà nei testi attuali. Sono incluse anche delle guide su ciò che doveva essere pronunciato o non pronunciato, chiamate ketiv ve-lo qere, ovvero “sta scritto ma non si legga” oppure “sì legga ma non sta scritto”.

In Lamentazioni 4:3, il qere specificato dai Masoreti indica che deve trattarsi dei Tannìm[3]. Così, gli scribi Masoreti quando ricopiarono l’Antico Testamento credevano fermamente che Tannìm era la parola corretta, ma si sono semplicemente rifiutati di modificare qualsiasi lettera del Testo per non intercorrere ad ulteriori errori e confusioni.

Qui stiamo parlando di un possibile errore dei copisti che hanno preceduto i Masoreti, infatti nel Testo ebraico si possono distinguere il (Tannìn) scritto tra parentesi tonda e il [Tannìm] scritto tra parentesi quadra.

Inoltre, la traduzione latina della Vulgata, redatta da Girolamo nel 405 d.C. circa, rende la parola in questione come lamie. A quanto pare Girolamo era in possesso di almeno una copia ebraica in cui vi era scritto Tannìm, sciacalli.

Utilizzando Tannìn anche in questo caso, la grammatica della frase non va bene, dal momento che Tannìn è al singolare, mentre il pronome “loro” riferita a questa parola è al plurale. Se la parola originale fosse davvero Tannìm, il pronome plurale dovrebbe corrispondere al sostantivo plurale[4]. Il contesto di questo passaggio prevede un altro indizio che rivela che questa parola deve essere sciacalli [Tannìm]. In circa la metà dei degli utilizzi della parola [Tannìm] nella Scrittura, il termine viene utilizzato in relazione agli struzzi, proprio come nel verso analizzato[5]; nell’altra metà dei casi, però, non si trova alcuna relazione in riferimento a questi pennuti.

Anche se non possiamo avere le prove testuali necessarie per raggiungere una conclusione decisiva su questo punto – almeno per il momento – il Tannìn non si adatta né al contesto né alla grammatica della frase. La dichiarazione non avrebbe senso dal momento che al meglio delle nostre conoscenze i rettili, come serpenti e i draghi, non allattano i loro cuccioli; almeno, per i serpenti possiamo esserne più che certi.

È interessante notare che il dibattito sul significato di Tannìn sembra essersi intensificato dalla nascita delle idee evolutive. Fino alle idee evolutive emerse nel secolo del Romanticismo, il 1800, le varie traduzioni della Bibbia come la KJV, la Bibbia di Ginevra, la Bibbia Wycliffe e altre traduzioni ancora hanno scelto la parola drago come migliore traduzione nella maggior parte dei passaggi in cui si verifica Tannìn. La stessa Septuaginta traduce Tannìn come drako̱n – parola greca per drago.

Molti commentatori e traduttori odierni non sono d’accordo con la traduzione drago per il termine Tannìn. Essi scelgono invece di usare parole come balena o semplicemente mostro. Guardando come Tannìn sia stato tradotto storicamente, è chiaro che il significato preciso di questa parola è stato incerto per qualche tempo. Tuttavia, se è giusto distinguere tra Tannìn (serpente, drago) e Tannìm (sciacalli), allora possiamo affermare con un alto grado di certezza che il Tannìn si riferisce a uno dei diversi tipi di creature (probabilmente rettiliano) che potrebbe includere le grandi creature serpentine marine e terrestri. Sarebbe troppo, quindi, associare questo termine ai Dinosauri? Non saprei cosa rispondere[6].

Conclusione

Cercare di raggiungere una conclusione su ciò che esattamente si debba spere su un Tannìn e quale fosse il suo habitat naturale, richiede uno sguardo in profondità alle lingue originali e allo smistamento delle due parole che spesso le troviamo fuse tra loro. Cosa dovremmo pensare dei Tanninìm? Sembra che siano un gruppo di creature serpentine piuttosto che uno specifico tipo, alcuni dei quali vivevano sulla terra e alcune nel mare, o forse in entrambi gli ambienti come prevede la natura delle creature anfibie, ad esempio le rane o l’ornitorinco. Questi Tanninìm vengono spesso chiamati draghi, serpenti, mostri e anche Leviathan!

Per quanto riguarda le traduzioni moderne, la rapida scomparsa di qualsiasi menzione dei draghi dalle traduzioni dopo l’ascesa delle varie idee evolutive è allarmante. Ed è un buon punto di insegnamento, questo, per i cristiani, affinché stiano attenti quando si permette alla Bibbia di essere interpretata alla luce delle idee umane, soprattutto le idee come l’evoluzione. La Bibbia non è un libro che tratta scienza, geologia, zoologia, botanica, antropologia e quant’altro; la Scrittura è stata appositamente redatta per spiegare il mondo nelle sue condizioni e le modalità per poter scampare alle “catastrofi” spirituali. In sostanza, come disse Galileo Galilei nella sua lettera a Madama Cristina: la Bibbia insegna come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo.

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Note:

[1] NET Bible: www.bible.org/netbible

[2] Koehler & Baumgartner, HALOT, p.1759.

[3] Norman Geisler, Systematic Theology, Volume One: Introduction, Bible (Minneapolis, Minnesota: Bethany House Publishers, 2002), p.439.

[4] Un problema con questo punto di vista è che il pronome è generalmente al femminile, quindi la parola originale potrebbe essere stata Tannòt, cioè il plurale femminile di Tan che si presenta anche in Malachia 1:3. Forse questo è il semplice risultato di un errore commesso dai copisti antecedenti al Testo Masoretico.

[5] Al di fuori dei 14 usi della forma plurale di Tan, la parola appare come “struzzi” in Giobbe 30:29; Isaia 13:21; 34:13; 43:20; Geremia 50:39 e Michea 1:8. Se il testo originale di Lamentazioni 4:3 aveva Tannìm, esattamente la metà degli usi di questa parola appare accanto a “struzzi”.

[6] Se Tannìn si riferisse a un dinosauro, Geremia 51:34 sembrerebbe essere il miglior riferimento da utilizzare a sostegno di una tale idea, dal momento che il versetto parla di un “mostro” (Tannìn) che schiaccia e divora. Tuttavia, questo potrebbe facilmente fare riferimento a un serpente, che è come la parola usata in ogni altro riferimento a un Tannìn di terra.

2 Risposte a “I mostri e i draghi nella Bibbia | parte #5”

  1. Ciao Daniele, avrei bisogno di un suo chiarimento riguardo ai dinosauri: dunque erano solo “grandi rettili acquatici” o anche terrestri? E che fine avrebbero fatto?
    Grazie mille in anticipo della sua risposta. Buona serata.

    1. Ciao Davide, se mi dai del tu non è necesario darmi poi del lei.
      Il tu mi farebbe molto piacere.
      Dunque, da qualche tempo ho potuto appurare che i cosiddetti «grandi rettili acquatici» in realtà potevano essere una categoria specifica di animali, ovvero «anfibi», in quanto la parola ebraica in questione tanninìm («anfibi», plurale di tannìn) viene usata per designare sia animali acquatici o terrestri, oppure animali il cui habitat può essere suddiviso sia in ambienti umidi che secchi, come gli anfibi, appunto.
      Ancora oggi esistono questi tipi di animali; ad esempio il testo ebraico specifica ha-ttanninì ha-gghedolìm, ovvero «gli-angibi i-grandi» (cioè «i grandi anfibi»). I più comuni anfibi sono tutte le varie tipologie di rane, ranocchi, rispi, etc. Ma anche dei “sauri” come i coccodrilli/alligatori, l’ornitorinco, e anche alcune tipologie di rettili come serpenti fra cui l’anaconda. Il testo biblico specifica «grandi anfibi», per cui si riferisce a tutta la categoria di appartenenza, senza specificare necessariamente che si tratti di dinosauri (anche se possono esservi inclusi).

      A mio avviso i dinosauri del tipo T-Rex e cacciatori di questo calibro (Velociraptor, Allosaurus, etc.) sono realmente sistiti, non soltanto perché la paleontologia ce ne da testimonianza, ma anche perché il testo biblico sembra fare diverse allusioni a queste creature, in particolar modo in termini poetici (vedi Giobbe). Dubito però che la loro estinsione sia avvenuta per mezzo del famoso meteorite, ma proprio a causa del Diluvio. In altra sede (nel mio libro Il libro della Genesi, book 1) ho discusso proprio l’argomento sul diluvio e della probabile estinsione dei dinosauri più grossi proprio a causa di questo cataclisma.

      Spero per il momento di averti suggerito qualche spunto di riflessione in più, in ogni caso sono a disposizione per ulteriori chiarimenti.
      Daniele

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