I mostri e i draghi nella Bibbia | parte #4

[leggi la terza parte dello studio]

mostriConfusione sul Tanni(n) e sul Tanni(m)

Una delle parti più difficili di questa discussione comporta un malinteso causato da un termine ebraico molto simile che si riferisce al Tannìm, che viene spesso tradotto come “sciacalli”. Molte delle prime traduzioni della Bibbia hanno equiparato questi due termini rendendo Tannìm come draghi invece di sciacalli. La confusione fra queste due parole distinte e separate ha portato una grande quantità di difficoltà per inchiodare una definizione per Tannìn.

Tannìm è la forma plurale maschile della parola ebraica Tan che, tuttavia, non appare mai nella Bibbia in questa forma singolare. Se Tan è la parola ebraica che identifica lo sciacallo, per via di logica Tannìm significherebbe “sciacalli”” e appare in 15 versi dell’Antico Testamento. D’altra parte, Tannìn è la forma singolare della parola drago o serpente, mentre il plurale è Tanninìm; Tannìn si trova in 14 versetti dell’Antico Testamento. Sotto la definizione sul termine sciacalli, il New International Dictionary of Old Testament Theology and Exegesis afferma: «la forma Tannìm è da non confondere con le creature marine Tannìn»[il grassetto è mio, 1]. Molti dei lessici e manuali di ebraico più rispettati distinguono il Tannìm dal Tannìn.

Un semplice modo per vedere la differenza significativa tra i due termini è quello di esaminare qualche brano in cui essi compaiono: il Salmo 74:13 afferma: «tu, con la tua forza, dividesti il mare, spezzasti la testa ai Tanninìm sulle acque». Si noti la forma plurale di Tannìn per descrivere la presenza di più di una creatura marina. Invece, Esodo 7 utilizza sia la forma singolare che plurale per questa parola tradotta con serpente:

«E disse Yahwéh a Mosè e ad Aaronne: “Quando il Faraone vi parlerà e vi dirà: “Fate un prodigio!” tu dirai ad Aaronne: “Prendi il tuo bastone, gettalo davanti al Faraone”; esso diventerà un Tannìn». Mosè e Aaronne andarono dunque dal Faraone e fecero come Yahwéh aveva ordinato. Aaronne gettò il suo bastone davanti al Faraone e davanti ai suoi servitori e quello diventò un Tannìn. Il Faraone a sua volta chiamò i sapienti e gli incantatori; e i maghi d’Egitto fecero anch’essi la stessa cosa, con le loro arti occulte. Ognuno di essi gettò il suo bastone e i bastoni divennero Tanninìm; ma il bastone d’Aaronne inghiottì i loro bastoni» (Esodo 7:9-12)

Adesso, consideriamo come viene utilizzata la parola Tannìm. Isaia 13:22 afferma: «le iene urlano nelle loro cittadelle, e i Tannìm nelle loro ville deliziose […]». I Tannìm vengono spesso menzionati come un quadro di giudizio su una città o di una nazione, poiché gli sciacalli venivano spesso osservati a vagare tra i luoghi desolati[2]. Ad esempio, in riferimento a Edom (che rappresenta possibilmente altre nazioni circostanti), Dio disse: «[…] diventerà luogo di [Tannìm] sciacalli […]» (Isaia 34:13). La stessa frase o una simile formulazione raffigurante la desolazione è usata in Isaia 35:7; Geremia 9:11; 10:22; 49:33 e 51:37. Con l’eccezione di due versi controversi (discussi in seguito), ogni ricorrenza al Tannìm rende chiaro che si riferisce ad animali terrestri. Ad esempio, Geremia 14:6 descrive un Tannìm che fiuta il vento. Molti altri passi li mette nello stesso contesto degli struzzi (Giobbe 30:29; Isaia 34:13; Michea 1:8), identificando così i Tannìm come animali terrestri.

In Geremia 51 sia il Tannìn che i Tannìm vengono inseriti in stretta vicinanza, e le differenze tra le due creature descritte sono evidenti. Il Profeta ha vividamente descritto la crudeltà di Babilonia verso Gerusalemme scrivendo:

«Nabucodonosor, re di Babilonia, ci ha divorati, ci ha schiacciati, ci ha posti là come un vaso vuoto; ci ha inghiottiti come un [Tannìn] dragone; ha riempito il suo ventre con le nostre delizie, ci ha cacciati via» (Geremia 51:34)

Pochi versetti dopo il Profeta continua dicendo:

«Babilonia diventerà un mucchio di macerie, un covo di [Tannìm] sciacalli, un oggetto di stupore e di scherno, un luogo senza abitanti» (Geremia 51:37)

Il Tannìn (v.34) sembra riferirsi a un grande animale (terrestre) in grado di schiacciare e divorare una persona, anche se potrebbe descrivere un grande essere acquatico o semi-acquatico con le stesse abilità del primo. Questo non potrebbe riferirsi ovviamente ad un piccolo sciacallo. Tre versi dopo troviamo un’immagine della sentenza di desolazione decretata per Babilonia, e i Tannìm/sciacalli vengono menzionati per indicare un tale verdetto.

[leggi la quinta ed ultima parte]

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Note:

[1] Nobuyoshi Kiuchi, New International Dictionary of Old Testament Theology and Exegesis, Vol.4, Willem VanGemeren, gen. ed., (Grand Rapids, Michigan: Zondervan. 1997), p.311 – #9478.

[2] Ronald F. Youngblood, Theological Wordbook of the Old Testament, ed. R. Laird Harris, Gleason L. Archer, Jr. and Bruce K. Waltke, edizione elettronica, (Chicago: Moody Press, 1999), p.976 – #2528a.

2 Risposte a “I mostri e i draghi nella Bibbia | parte #4”

  1. Le bibbia non è stata ispirata da nessun dio.
    È chiaro come il sole che dio è una soluzione e non ne troverete mai una altrettanto soddisfacente.

    1. Ha ragione, la Bibbia non è stata ispirata da nessun dio, ma da Dio.
      E’ altresì chiaro come il sole che lei non troverà mai soluzioni se si ostina a voltar le spalle a Dio.

      Se un giorno io dovessi scoprire che la mia fede è vana, mi renderò conto di aver vissuto solamente in una bella e piacevole illusione, perciò non avrò perso nulla.
      Ma se un giorno troppo tardi lei prenderà atto che il mio Dio esiste, si renderà conto di aver vissuto nell’illusione di avere ragione e solo allora si renderà conto che ha perso tutto.

      Chi ci perde dei due?

      Shalom

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