Il ministero Apostolico in breve. Paolo, l’apostolo “fuori dal gruppo”

Molti credenti moderni – solitamente coloro che si oppongono al concetto di “autorità” di Chiesa (che non vuol dire essere “Capo” della Chiesa) – sostengono che i Cinque Ministeri erano una prerogativa solamente dei primi cristiani per la formazione e consolidamento del Corpo di Cristo. Oggi non dovrebbero esserci più, secondo alcuni. Tuttavia, in virtù degli argomenti esposti dai “ribelli” nei confronti delle autorità di Chiesa (e il solo fatto di andare contro le autorità di Chiesa istituite da Dio equivale ad andare contro le Scritture), gli unici veri Apostoli mai vissuti sarebbero stati solamente i dodici che seguirono Gesù 2000 anni fa.

Alla luce dei “dodici Apostoli”, perché allora Paolo può essere considerato Apostolo pur non avendo fatto parte dei dodici? Qui occorre approcciare le Scritture con coerenza, senza formulare strane eisegesi. Perché condannare un uomo che afferma di essere un Apostolo, senza prendere atto dei frutti del suo ministero? Non dovrebbero essere i frutti a garantire l’affidabilità di un ministro piuttosto che focalizzarsi sull’etichetta? Leggo su internet tantissime critiche – molte anche selvagge – da parte di sedicenti credenti dalla cui bocca esce così tanta immondizia che si stenta a credere possano realmente essere veri credenti in Gesù Cristo. I pagani in questo mostrano maggiore rispetto e delicatezza. In fin dei conti, non sarebbe la priva molta che una cosa simile avvenga, in quanto persino alcuni personaggi pagani della Bibbia risultarono essere più avveduti dei “prescelti” da Dio. Quando un uomo dichiara di essere mandato/inviato da Dio, ciò che lo testimonia sono i frutti del suo ministero (stesso discorso vale per tutti gli altri ministeri, Profeta, Evangelista, Pastore e Dottore): «pazienza a tutta prova […], nei miracoli, nei prodigi e nelle opere potenti» (2Corinzi 12), oltre che portare le genti alla conversione e quindi alla salvezza delle loro anime facendogli proclamare che Gesù è il Signore! Se sono realmente questi prodigi a testimoniare il vero mandato apostolico di una persona, perché ancora oggi ci si ostina a giudicare quegli uomini di Dio che compiono – per diretto potere di Dio – questi prodigi? Non ci si dovrebbe rallegrare nel vedere uomini e donne alzarsi dalle carrozzine, recuperare la vista, guarire da diveri mali, etc.? No, si giudica e si urla al “falso profeta”! Tutto ciò è a mio avviso davvero vergognoso! Vedere molti credenti in Cristo Gesù rifiutare e deridere il soprannaturale!

Paolo diceva:

«Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità; ma ce ne sono anche altri che lo predicano di buon animo. Questi lo fanno per amore, sapendo che sono incaricato della difesa del vangelo; ma quelli annunciano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene. Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunciato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora» (Filippesi 1:15-18)

In sostanza, a Paolo non gliene importava nulla dei predicatori invidiosi, rivali e ipocriti. L’importante è che Cristo venisse annunciato da qualunque bocca, anche quella più ipocrita! Paolo non rimproverava i predicatori per invidia o per rivalità, anzi, si rallegrava che comunque Cristo era sulla bocca di tutti. Un conto è essere un invidioso o ipocrita e proferire parole piene d’invidia e ipocrisia, un conto è quando è Dio a servirsi degli invidiosi e degli ipocriti per predicare Cristo.

Ora, nonostante Giuda Iscariota fosse stato un Apostolo scelto da Gesù in persona, quali furono i suoi frutti? Se oggi vi fosse un apostolo Giuda come l’Iscariota, che opinione avrebbe di lui la gente? Tu che stai leggendo, che opinone avresti su di lui? Lui è intoccabile, è stato scelto da Gesù in persona, però si è suicidato.

Col passare del tempo, forse già nella terza generazione cristiana, il ministero carismatico dell’Apostolo dovè scomparire e il vocabolo passò a indicare in modo univoco ed esclusivo i dodici scelti in origine da Gesù. Già allora inizò ad essere scomodo questo carisma, perciò doveva essere bandito. Pertanto si ritenne (con quale presa di posizione, poi) che gli apostoli non potevano avere successori[1] dal momento che il loro peculiare requisito era quello di essere stati in compagnia di Gesù «a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno che egli, tolto da noi, è stato elevato in cielo […]» (Atti 1:22). D’altro canto, però, Paolo difende energicamente il suo essere Apostolo basandolo sulla concretezza di un incontro con Gesù avuto “in spirito”.

L’epistola ai Galati redatta da Paolo, che è autobiografica, è anche vivacemente polemica. In questa pagina egli rivendicò la sua autorità apostolica, che era piena in quanto promanava direttamente da Dio e non da un mandato umano. Paolo, dunque, ricordando la visione avuta sulla via di Damasco, enfatizzava la sua esperienza interiore e personale con Gesù, dalla quale avrebbe derivato il suo ministero, e contestualmente ribaldiva che la sua autorità sarebbe promanata da un’investitura diretta da parte di Gesù, non da un incarico conferitogli da chi apparteneva al gruppo dei dodici Apostoli:

«Ma Dio che m’aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunciassi fra gli stranieri. Allora io non mi consigliai con carne e sangue,[2] né salii a Gerusalemme da quelli che erano stati apostoli prima di me, ma me ne andai subito in Arabia; quindi ritornai a Damasco. Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per visitare Cefa [Pietro] e stetti da lui quindici giorni; e non vidi nessun altro degli apostoli; ma solo Giacomo, il fratello del Signore. Ora, riguardo a ciò che vi scrivo, ecco, vi dichiaro, davanti a Dio, che non mento. Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia; ma ero sconosciuto personalmente alle chiese di Giudea, che sono in Cristo» (Galati 1:15-22)

Il collegio di anziani non elargisce il carisma, non è l’uomo a conferire certi “poteri” o “autorità”, ma approva semplicemente ciò che lo Spirito ha già elargito in precedenza.

Perché oggi si afferma che «essere prescelti fin dal seno materno» per svolgere la missione apostolica non è più valido? Perché non può o non deve avvenire ancora oggi? Quanto è avvenuto con Paolo, non può avvenire anche oggi?

Caro lettore, voglio concludere questo breve articolo lasciando a te la risposta alle domande di cui sopra. Prima di dare risposte affrettate, però, sii disposto a rimettere in discussione te stesso, i tuoi preconcetti, i tuoi pregiudizi, i tuoi paletti dottrinali e sradicare le tue radici mentali, se occorre. Dove è scritto che oggi non devono più esserci i Cinque Ministeri attivi per l’opera di Cristo? Dov’è scritto che devono essere sempre gli altri ad aver torto e tu ragione?

Note

  1. Non in termini di successione pontificia.
  2. Espressione semitica che significa «non derivai la mia autorità da un essere umano».

3 Risposte a “Il ministero Apostolico in breve. Paolo, l’apostolo “fuori dal gruppo””

  1. Ciao Daniele, secondo te esiste ancora l’apostolato e è finito all’epoca dei 12+1?
    La chiesa cattolica romana si vanta della sua discendenza fino a loro, ma sappiamo che il paganesimo si è infiltrato prepotentemente all’interno del cristianesimo all’epoca romana, sostituendo e cambiando leggi e tempi…
    A quali padri della chiesa dovremo credere e fino a che punto storico? grazie anticipatamente. La pace sia con te.

    1. Ciao Simone, l’articolo penso sia sufficientemente chiaro per rispondere alla domanda che mi poni. L’apostolato dei “12” non è ancora finito, infatti in questo anno l’ambasciatore di Har Hevron (Giudea e Samaria) ha stretto contatti con 12 apostoli di diverse nazioni. Ti invito a visitare la pagina Facebook “Lion of Juda Land” dove puoi conoscere maggiori dettagli sulla questione. Qui il link: https://www.facebook.com/LionOfJudahLand/?ref=ts&fref=ts

      Non dovremmo credere a nessun padre della Chiesa, prima di tutto perché secondo scrittura non dovremmo chiamare nessuno “padre” su questa terra, secondo bisogna rivolgerso come unica autorità alla Bibbia.
      Shalom

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