Messianismo e Cristianesimo: può esservi intesa?

Sin dai primi discepoli di Yeshùa, ci sono sempre stati credenti ebrei. Anzi, i primi credenti nel rabbi Celeste erano solo ebrei. Ma ciò nonostante, quello che oggi viene chiamato Movimento Messianico è relativamente una novità per molti. Il giudaismo messianico comprende in primo luogo i credenti in Yeshùa, poi l’osservanza delle adorazioni e degli stili di vita identificati in modo ebraico. Questo movimento ha molto da offrire al “Corpo di Cristo” e sta avendo un impatto prezioso all’interno della Chiesa in diversi modi e maniere.

Sempre più Cristiani si stanno interessanto al messianismo. Questo è il sintomo di un evidente risveglio.

Il giudaismo messianico si adatta ai credenti ebrei

Mark è cresciuto in una casa kasher. Un giorno si è imbatté in un numero arretrato della rivista Jewish Voice Today e lesse tesitmonianze di ebrei che credettero in Yeshùa. Queste testimonianze lo incuriosirono e volle così saperne di più. Quando venne a sapere di una congregazione giudeo-messianica situata non lontanissimo da casa sua, non esitò e ci andò. Successivamente, parlò con il rabbino locale, finché non ripose la sua fede in Yeshùa come Messia.

Lo stesso tipo di storia si svolge regolarmente in tutto il mondo. Quando la comunità ebraica di Lemba, nello Zimbabwe, incontrò per la prima volta i rappresentanti della Jewish Voice Ministries International (JVMI), fu entusiasta di scoprire un’espressione ebraica di fede in Yeshùa.

I Lemba hanno chiari legami con l’antico popolo israelita, in particolare con la tribù di Levi. Hanno mantenuto la loro identità ebraica attraverso i secoli, anche dopo che molti hanno avuto fede in Yeshùa. Tuttavia, non si sentivano a proprio agio nelle tradizionali sinagoghe ebraiche cristiane o sinagoghe non professanti Yeshùa. Quando i credenti di Lemba vennero a conoscenza del giudaismo messianico, dissero: «Ah, questa sì che è la comunità alla quale possiamo pienamente appartenere!». Come credenti ebrei in Yeshùa, nessun’altra forma di culto riuscì a soddisfare tutti i loro bisogni.

Il giudaismo messianico mette in luce le radici ebraiche del Cristianesimo

«Non avevo idea di quanto Gesù fosse evidente nella festa ebraica della Pasqua», ha detto una donna. «Prima di frequentare un Seder pasquale nella mia chiesa, non avrei mai pensato che le osservanze ebraiche fossero rilevanti per la mia fede come cristiana». Questa donna “Gentile” era stata una credente per più di 30 anni, ma non si rendeva conto di quanto poco sapesse circa la sua connessione con l’Ebraismo.

La presenza dell’Ebraismo messianico nel Corpo del Messia mette in luce l’ebraicità della fede in Yeshùa. Richiama l’attenzione sul contesto ebraico della Bibbia. Questo è un elemento essenziale per comprendere appieno gli insegnamenti della Nuova Alleanza e riconoscere il filo redentore di Dio che scorre costantemente attraverso l’Antica Alleanza e che indica chiaramente Yeshùa.

I Gentili hanno molto da quadagnare dall’ebraismo messianico, poiché esso arricchisce le loro relazioni con Dio attraverso la comprensione delle radici ebraiche della loro fede.

Il giudaismo messianico ricorda ai credenti che gli ebrei hanno bisogno di Yeshùa

Negli anni precedenti in cui il presitente e CEO della Jewish Voice, Jonathan Bernis, riponesse la sua fede in Yeshùa, diverse persone condivisero il Vangelo con lui sostenendo che il Vangelo non fosse per il popolo ebraico.

Uno sfortunato numero di cristiani gentili ha l’impressione che il popolo ebraco abbia un altro modo di ricevere la redenzione di Dio. Tuttavia, in Giovanni 14:6, Yeshùa disse che nessuno viene al Padre se non per mezzo di lui. Atti 4:12 afferma inoltre che non c’è salvezza in nessun altro e con nessun altro nome all’infuori di Yeshùa. Quando Jonathan arrivò a credere in Yeshùa, fu molto sorpreso di apprendere che non solo Yeshùa era per gli ebrei, ma che il Vangelo è stato dato a loro e per loro per primi (Rm 1:16)!

Il giudaismo messianico mette in evidenza il fatto che il popolo ebraico ha bisogno di Yeshùa e ispira i credenti Gentili a pregare per loro e a raggiungerli.

Il giudaismo messianico dimostra che Dio rimane fedele a Israele

Una donna si avvicinò a uno dei membri dello staff del JVMI, il rabbino Jack Zimmerman, poco prima della sua sessione d’insegnamento durante una conferenza a New York. Era convinta che fosse «un rabbino ebreo-cristiano che cercava di riportarla sotto la Legge». Insomma, questa donna pensò che le intenzioni di questo rabbino fossero quelle di “giudaizzare” la Chiesa. Ma mentre rabbi Jack parlava, divenne chiaro che anche lei non era sicura che Dio continuasse ad avere un piano e uno scopo distinti per Israele e il popolo ebraico.

Ma dopo l’insegnamento del rabbino,  tutta la sua prospettiva era cambiata. Capì che Dio non ha affatto finito con Israele e che i cristiani hanno la responsabilità di sostenere Israele e pregare per il popolo ebraico.

PH: Daniele Salamone. Copyright © 2018. Tutti i diritti riservati.

Oggi esiste un pericoloso malinteso in alcune parti della Chiesa, in cui non in pochi che sostengono di amare Israele, credono che Dio abbia respinto Israele e l’abbia sostituito (teologia della sostituzione) con la Chiesa. L’epistola ai Romani, invece, insegna con enfasi l’esatto contrario! Non solo il Vangelo è dato per primo per il popolo ebraico, ma rabbi Shaùl (apostolo Paolo) ha fatto notare anche che:

  • Preferiva essere «anatema» (maledetto da Dio) e perdere la grazia pur di vedere i suoi fratelli ebrei credere in Yeshùa ed essere salvati (Rm 9:3).
  • Il rifiuto ebraico di Yeshùa non implica in alcun modo che Dio abbia respinto il popolo ebraico (Rm 11:1,11-15). Cioè, solo perché la stragrande maggioranza di ebrei rifiuta Yeshùa, non vuol dire che Dio faccia altrettanto con il Suo popolo.
  • I Gentili non hanno sostituito Israele, ma piuttosto sono stati innestati nel popolo eletto di Dio, come un ramo di ulivo selvatico che viene innestato contronatura in un ulivo naturale (Rm 11:16-21).
  • Un giorno, tutto Israele sarà salvato (Rm 11:26).

Il giudaismo messianico sottolinea per i credenti Gentili la natura eterna del patto di Dio con Israele (Gn 17:17). Ispira nella Chiesa l’amore per il popolo ebraico e Israele.

Ho sentito affermare da non poche persone che «gli ebrei hanno tanta strada da percorre ancora, e che la vera fede è il Cristianesimo». Mi sento di dire che la vera fede non è il Cristianesimo, la vera fede non è un movimento religioso. La vera fede si esprime in una persona di nome Yeshùa. Ebbene, visto e considerato che gli ebrei hanno tanta strada fa fare, cosa bisogna dire, invece, degli ebrei messianici che invece credono in Yeshùa. Non sono in una posizione molto simile se non uguale a quella degli evangelisti e apostoli? I Gentili sono tenuti a non insuperbirsi, perché se gli ebrei hanno ancora da percorrere 10 miglia, i Gentili presuntuosi devono ancora percorrerne 1000.

Il giudaismo messianico fa bene al Corpo del Messia. Non solo fornisce un’esperienza di culto adeguata e genuina per i credenti che amano i “sentieri antichi”, ma la sua presenza migliora il cammino dei credenti Gentili fornendo un contesto biblico vitale e ricco per la fede in Yeshùa. Aiuta anche a mantenere l’integrità delle Scrittura riguardo al bisogno ebraico di Yeshùa, alla fedeltà di Dio a Israele e alla responsabilità della Chiesa in merito. Man mano che l’ebraismo messianico cresce, aumenterà anche la sua influenza positiva nel Corpo del Messia!

Una risposta a “Messianismo e Cristianesimo: può esservi intesa?”

  1. Condivido nella mia esperienza di fede questo percorso di risveglio.
    Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, non furono più parole prive di significato ma ripiene di una stirpe Abramica nella discendenza di Israele.

    Compresi quindi che io gentile di nascita mediante la fede sono stato innestato nella stirpe eletta secondo la promessa fatta ad Abramo, assieme ad ogni uomo e donna di qualsiasi tribù e razza in cui scorre lo Spirito del Signore.

    Ora la mia identità nel Signore, ha risvegliato anche la mia identità di essere figlio della promessa di cui Abramo è il mio progenitore e di appartenere ad un popolo del tutto nuovo e celeste il cui seme è disceso dal cielo e che vive in noi sulla terra.

    Dove l’Israele santo di Dio e i gentili innestati, sono ora delle nuove creature un nuovo popolo, la vera discendenza di Abramo mediante la fede dove anche il minimo di noi è più grande del profeta Battista.

    Il desiderio di conoscere le radici ebraiche della promessa per esperienza è la giusta via che mi conduce più vicino al Signore e realizzare la mia nuova identità non più come gentile ne come giudeo ma come cittadino celeste, sposa di Cristo.

    Grazia e pace siano con tutti voi.

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