Maria, ovvero la “Madonna”, può intercedere per il genere umano?

In netta contrapposizione a 1Timoteo 2:5, si è sostenuto che «Maria [o Madonna] è la creatura più vicina a Dio. Inoltre, mentre Cristo è il mediatore di ogni grazia tra Dio e la creazione, Maria è la mediatrice di ogni grazia tra Cristo e l’umanità. Di conseguenza, Maria è una potente interceditrice per tutti coloro che si rivolgono a lei» (Zoltan, 1994).

La Bibbia insegna chiaramente che Maria non è una Divinità e non deve essere adorata come tale. Tuttavia, se lei non è una Divinità, potrebbe davvero essere considerata come l’essere umano più vicino alla Divinità? Davvero svolge un ruolo attivo e fondamentale nei cieli, intercedendo per il genere umano? Può intercedere per gli uomini in preghiera o avere un effetto sulla loro salvezza?

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MARIA NON È PIU’ VICINA A DIO PIU’ DI OGNI ALTRO ESSERE UMANO, PASSATO E PRESENTE.

Quando si fa riferimento alla Divinità, la Bibbia menziona solo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (Matteo 28:19; cfr. Matt. 3:16-17; Giov. 10:30; 17:21; Atti 5:3-4) . Maria non è mai menzionata in questo contesto. Inoltre, il cielo dove Dio e i suoi angeli risiedono (Deut. 10:14; 26:15; 1Re 8:27,30) non è ancora abitato da esseri umani. Gesù disse: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, cioè il Figlio dell’uomo» (Giov. 3:13, si legga l’articolo: Enoch, Elia o Gesù: chi dei tre ascese al Cielo?).

Queste parole rappresentano la verità su tutte le persone che hanno lasciato questo mondo (tra cui anche Maria). Nessuno è in Cielo, perché il Cielo è riservato per il futuro di tutti i fedeli servitori di Dio fin dall’inizio dei tempi (cfr. Giov. 14:1-3). Solo dopo la definitiva venuta di Cristo e il Giudizio finale l’impresa può essere compiuta per i fedeli, sia vivi che morti (Mat. 25:31-46; 1Tess. 4: 13-18).

L’idea – e solo un’idea rimane – che Maria occupa un posto speciale nel Cielo vicino al Figlio, è solo una tradizione che non ha alcun fondamento biblico Scripturale. Possedere questa idea dimostra una mancanza di comprensione relativa agli insegnamenti biblici sulla vita dopo la morte (almeno, per chi ci crede). In Luca 16:19-31, Gesù ha spiegato che i morti (sia salvati che perduti) andranno in un luogo chiamato «ades» (in greco) o «sheòl» (in ebraico), un luogo di attesa spirituale che separa la consolazione dei giusti (denominato «paradiso», cfr. Lc 23:43 o «seno d’Abrahamo») dal tormento degli empi. Nell’Ades (che non deve essere inteso come il fantasioso purgatorio dantesco) i salvati cominceranno ad assaporare parte della gioia che li attende in eterno, mentre i malvagi cominceranno a degustare parte della sofferenza che li attende. L’Ades non è la dimora di Dio, questo è un luogo non-materiale che non ha una collocazione nord-sud-est-ovest; ma la dimora di Dio è in Cielo. Se attraverso le fotografie o le sonde spaziali osservassimo la vastità infinita dell’universo ci renderemmo conto conto che anche questo Regno Celeste non può essere collocato in una “direzione” specifica. Se la Scrittura intende che la dimora del Padre è nei «Cieli» è per connotarne la semplice “altezza” sorpa ogni altra cosa. Infatti, non a caso, la Bibbia identifica il Dio Supremo come «l’Altissimo», El Elyon in ebraico e Ypsistou in grec (lett. «Colui che sta più in alto»).

Maria, insieme ad Abrahamo e gli altri fedeli servitori del passato e come ogni altro uomo futuro, è in attesa nell’Ades del ritorno del Signore per giudicare ogni uomo e donna secondo le prorpie opere (Ap. 20:13). In questo regno spirituale che precede il Cielo, non c’è nulla che si può fare fare per coloro che vi abitano (Lu. 16:27-31), perché ciò che è fatto è stato fatto e non si può più ritornare indietro per correggere eventuali mancanze verso se stessi e/o il prossimo.

A MARIA NON È STATO DATO ALCUN DONO DI INTERCESSIONE.

I cattolici hanno assegnato il titolo di «interceditrice dei Santi» a Maria, anche se da nessuna parte nella Bibbia questo principio è a lei applicato. «Intercessione» significa «cercare la presenza e l’udito di Dio per conto di terzi». I dizionari di chiaro stampo cattolico romano solitamente definiscono il termine «intercessione» con:

«[…] l’intervento di una creatura (Cristo come uomo, la Vergine, gli angeli e i beati, le anime del purgatorio e uomini viventi) presso Dio a favore di altra creatura (ma non dei beati né dei dannati, perché il loro stato non può essere mutato)». [Treccani.it]

Da come si può evincere, persino la colossale Enciclopedia Treccani Online (e sicuramente anche quella in formato editoriale) è intrisa di tradizione, disinformando il proprio pubblico su principi biblici Scripturali insistenti. Secondo la Treccani, che si vanta di godere di «90 anni di cultura italiana» (e chiaramente non biblica), anche «gli angeli, le anime del purgatorio e uomini viventi» godrebbero dello stesso privilegio e autorità che spetta solo all’Unico Mediatore, Cristo.

Tuttavia, ci sono solo due aree con la quale il genere umano può ricevere intercessione: la preghiera e la salvezza. Se oggi, nel XXI° secolo, anno 2015, Maria possedesse davvero il dono di «interceditrice per i Santi», questo aspetto dovrebbe essere ampiamente dimostrato e chiaramente spiegato nella Scrittura. Oltretutto, il tira e molla tra l’uso e non-uso del Sola Scriptura (si legga l’articolo: L’importanza del “Sola Scriptura”), fa cadere in contraddizione il cattolico «dalla dura cervice» (cioè il Cattolico Romano), perché se da un lato nella Scriptura cerca la frase «i figli di Maria» per avere una prova che lei non era vergine, dall’altro lato «annulla il Sola Scriptura a motivo della sua tradizione» (Matt. 15:6) in pieno spirito farisaico, aggiungendo un precetto che biblicamente e letteralmente non esiste, neanche come concetto astratto.

La salvezza

Molto spesso si leggono in giro per le strade sui manifesti, volantini, “figurine” e simili la scritta «Salvaci Maria». Per quanto riguarda la salvezza, l’apostolo Pietro ha chiaramente affermato che «non c’è in altro nessuno la salvezza, né infatti (un) nome c’è altro sotto il cielo – dato tra (gli) uomini in cui bisogna (che) siamo salvi noi» (Atti 4:12). Questo passo viene generalmente frainteso (almeno da 90% dei cattolici estremisti) perché viene approcciato “ad litteram”, vale a dire che la frase «dato tra (gli) uomini» esclude qualunque “maschio” senza però precludere la “femmina”. E con questa interpretazione si assegna a Maria un compito, privilegio, o come lo si preferisce chiamare, che in realtà non gli appartiene.

Naturalmente, il passo vuole intendere che nessun uomo, cioè «genere umano», può intercedere. Io sottoscritto, in qualità di comune mortale, non posso godere dell’autorità di pregare il Padre dicendogli: «Padre, salva quell’uomo o donna». Gesù stesso pregava il Padre dicendo «sia fatta la tua volontà, non la mia».

Paolo scrisse: «Uno (solo) infatti (è) Dio, Uno (solo) anche (l’)intermediario di Dio e degli uomini, (l’)uomo Cristo Gesù, l’avente dato se stesso (in) riscatto per tutti, la testimonianza per i tempi propri» (1Tim. 2:5). Lo scrittore agli Ebrei ha aggiunto: «Perciò anche salvare per – sempre può coloro che si avvicinano per mezzo di Lui a Dio, sempre vivente per – intercedere per loro» (7:25). Gesù è l’unico Mediatore (intercessore) tra Dio e l’uomo, e vive per intercedere continuamente per coloro che vengono a Dio. Tuttavia, il passo pone una certa enfasi alla frase «sempre vivente», poiché solo Gesù Cristo è morto, risorto e mai più morto. Colui che vive può intercedere, i defunti no.

La preghiera

Per quanto riguarda, invece, la preghiera, cosa possiamo dire? Maria intercede davvero in preghiere per il genere umano? No, non lo fa e non può farlo. Anche questo compito di intercessione appartiene solo a Gesù. Quando Egli insegnò ai Suoi discepoli a pregare il Padre (Matteo 6:9), Gesù non ha insegnato loro a pregare Maria (o tramite lei). E tuttavia (sempre con il tira e molla tra l’uso e non-uso del Sola Scriptura) il cattolicesimo ha letteralmente introdotto la preghiera «Ave Maria«» che comprendono le seguenti parole «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte, amen». Questa preghiera sembra essere rivolta ad una persona fisicamente viva e vegeta, che può ascoltare, vedere, consolare, compiere miracoli e intercedere. Ma questa è solo un’apparenza. In Giovanni 14:13-14, Gesù ha dichiarato:

«[…] e qualsiasi cosa chiediate in il Nome di Me questa farò; affinché sia glorificato il Padre in il Figlio; qualsiasi cosa chiediate a Me in il Nome di Me, Io (la) farò» (cfr. Giov. 16:24).

Gesù è l’unico che può mediare o intercedere nelle nostre preghiere, dal momento che «tutte le cose quante ha il Padre, Mie sono […]» (Giov. 16:15). Adesso, «se tutte le cose che possiede il Padre» (esclusa nessuna) sono del Figlio, cosa rimane per Maria?

La prerogativa di intercessione presumibilmente data a Maria è anche sostenuta dal fatto che lei abbia “interceduto” davanti a Gesù per conto di una famiglia, in un banchetto di nozze a Caana, perché il vino era finito durante la consumazione dei pasti (Giov. 2:2-3). Questo semplice, solitario e piccolo filo di argomentazione perso in un telaio di confusione, è stato abusato ampiamente dai sostenitori del marianesimo (o marianismo). Andando da Gesù con una richiesta di aiuto materiale (e non spirituale), Maria non era affatto intervenuta “in nome” di bisogni spirituali degli invitati; ha riferito solamente a Gesù la situazione che il vino era finito. Durante il banchetto di un matrimonio, il vino era una bevanda che non poteva assolutamente mancare, e per non destare il dispiacere degli invitati, Gesù cercò di ovviare al problema agendo con la massima discrezione perché «non era ancora giunto il Suo tempo». Inoltre, è bene prendere in considerazione la risposta di Gesù: «Cosa a me e a te, donna?» (Giovanni 2:4). Con queste parole, Egli ha sottolineato che le preoccupazioni di Maria non erano dettare dalle sue azioni. Qualunque cosa Maria abbia fatto o detto a Caana quel giorno sarebbe avvenuta secondo la volontà di Dio, e non per umana o materna influenza e/o desiderio.

Se la situazione registrata in Giovanni 2 avesse stabilito Maria come reale «interceditrice dei Santi», cosa dobbiamo concludere da Matteo 8:5-13 e altri passaggi che raccontano di circostanze simili? In Matteo 8, un centurione «intercede» davanti a Gesù per il suo servo, che era a letto e prossimo alla morte (o “malato terminale” con il nostro linguaggio moderno). Vedendo la Fede del centurione, Gesù compie il miracolo curando a distanza il servo malato. Dovremmo forse considerare questo centurione come «interecessore per i paralitici, malati e sofferenti»? Se la logica non mi inaganna e senza permettere che essa viaggi di troppa fantasia romanzesca, bisogna considerare il fatto che Maria non ha mai interceduto, secondo le cronache bibliche canoniche, per una persona come ha fatto il centurione, quindi sarebbe più logico assegnare il dono di «intercessore dei Santi» al centurione piuttosto che a Maria. E perché? Perché Gesù vide nel centurione una «grade Fede» che nessuno in Israele aveva. Maria era in Israele e fa parte dei «nessuno», quindi “inferiore” al centurione in termini di Fede. Ma sappiamo, tuttavia, che il centurione si sentiva talmente indegno di accogliere Gesù nella sua stessa casa che mandò altri uomini a riferire a Lui dell’accaduto. Allo stesso modo Maria non si è mai pronunciata né innalzata, infatti alle nozze di Caana disse agli inservienti: «Qualunque cosa dica a voi, fate(la)» (Giov. 2:5), nel senso che non era la sua parola a contare, ma quella di Cristo. E questo non è assolutamente un atto di intercessione di carattere spirituale e/o salvifico.

Qualora un paralitico, o chi soffre di malattie fisiche o mentali, pregasse a questo centurione «la cui Fede era la più grande in Israele», può chiedergli di intercedere presso Dio per suo conto? [N.d.r.: la Bibbia condanna fortemente l’invocazione dei defunti (cfr. Deut. 18:10-13; 1Cron. 10:13-14; Is. 08:19) ritenedola una pratica pagana: Maria è un defunto!]. Né il presente centurione né Abrahamo né Maria, né nessuno altrove vivo o morto, può intercedere davanti al Trono di Dio in favore dei fedeli, se non solo Gesù Cristo stesso.

MARIA, COME TUTTI GLI UOMINI E DONNE, AVEVA BISOGNO DI INTERCESSIONE.

In Luca 1:47, Maria dichiarò: «Magnifica l’anima di me il Signore, ed esultò lo spirito di me in – Dio il Salvatore di me […]». Se Maria dichiarò di avere avuto un Salvatore, è chiaro che aveva bisogno anche di salvezza. Ed essedo bisognosa di salvezza, necessitava poi anche dell’Unico Intercessore di salvezza, Gesù Cristo (Eb. 7:25). Pertanto, la condizione di Maria non era diversa da tutti gli esseri umani, prima o dopo di lei. È stata semplicemente quella donna privilegiata dall’adempimento delle profezie anticotestamentarie nella propria pelle, oltretuto ha peccato (Romani 3:23) e aveva bisogno dell’Unico Intercessore (2Cor. 5:18-19; Colo. 1:20)

Infine, anche se ai cristiani è comandato «pregate gli uni per gli altri» (1Tess. 5:25; Eb. 13:18; Giac. 5:16), Gesù è l’Unico Mediatore nella preghiera, e grazie a Lui le preghiere sincere vengono esaudite.

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