Maria è stata davvero vergine per tutta la sua vita?

L’idea della perpetua verginità di Maria è pura prerogativa per la mariologia cattolica. I cattolici sostengono che Maria era vergine non solo prima e durante il concepimento di Gesù (e fin qui siamo tutti d’accordo), ma anche dopo la sua nascita per il resto della sua vita. Questa idea è conosciuta come la “perpetua verginità” di Maria. Tuttavia, Maria rimase davvero vergine per la totalità della sua vita? Ricordiamo una cosa molto importante: nei nostri attuali Vangeli viene posto un intervallo di tempo di silenzio circa la gioventù di Cristo, ovvero che dagli 11-12 anni fino ai 30 anni della Sua vita, i Vangeli non ci raccontano nulla (a parte qualche favola apocrifa), quindi, è fatto assai probabile che se la Bibbia non rivela molte cose sullo status privato di Maria credo sia consono non togliere nulla da ciò che il Testo dice e non aggiungere nulla a ciò che Esso non dice. Quindi è bene servirsi delle informazioni che abbiamo.

Sono altresì convinto che il cattolico «dalla dura cervice», quando inizierà a sentire “puzza” di smentita alle proprie convinzioni, smetterà di leggere e inizierà a trivellare il medesimo articolo con commenti che potrebbe risparmiarsi (oltretutto saranno monitorati). Quindi, per evitare brutte figure di fronte alle evidenze bibliche di seguito riportate, sarà dovere del cattolico tacere e ingoiare il rospo e rispondere solo nel caso in cui potrà smentire al 100% ogni virgola qui trattata.

04_independence_day_blurayTutti i cristiani (o almeno quelli che credono che il racconto biblico sia ispirato) concordano sul fatto che Maria era vergine quando l’angelo di Dio la informò che da lì a poco avrebbe concepito un figlio per opera dello Pneuma (Spirito Santo). Matteo 1:18 è chiaro quando afferma: «Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Pneuma». Luca 1:34 riporta la domanda di Maria dopo aver saputo che avrebbe portato alla luce un figlio: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?».

La parola “conoscere” in Luca 1:34, ovviamente, non è stata utilizzata per avere un’idea o concetto di un uomo, ma in riferimento all’avere dei rapporti coniugali. Per Maria era impossibile essere rimasta incinta dal momento che «non conosco uomo». Questa parola deriva dal greco [ginosko] e viene usato per trasmettere il pensiero di connessione o unione, tra uomo e donna. La Bibbia insegna chiaramente che Maria era vergine al momento del concepimento di Gesù (cfr. Isaia 7:14). Tuttavia, cosa possiamo dire di lei dopo l’aver dato alla luce il Salvatore?

In primo luogo, consideriamo il termine «finché» in Matteo 1:25: «e [Giuseppe] non conobbe lei [Maria] finché non partorì (un) figlio; e chiamò il nome di lui Gesù». Secondo molti  questo versetto sarebbe un’interpolazione o un’aggiunta speculativa del mondo protestante, ma ci terrei a precisare in qualità di “neutro” e “super partes” che questo versetto è realmente esistente nel testo greco del Nuovo Testamento e non vi sono tuttavia delle prove a sostegno di questa presunta interpolazione. Quindi, chi ha le prove inconfutabili per dimostrare questa che si tratta di un’interpolazione si faccia avanti (la traduzione letterale è dal greco di Nestle-Aland)! Se questi definiscono la verginità come la «conservazione intatta dell’imene» (membrana che si trova nella vulva), naturalmente Maria avrebbe perso la verginità al momento della nascita di Gesù. La Bibbia ci dice che la concezione di Maria è avvenuta per via di un fenomeno miracoloso (Matteo 1:18), ma dire che l’intera gravidanza e il parto sono avvenuti miracolosamente tenendo intatto l’imene di Maria è un’interpretazione forzata del Testo.

In secondo luogo, consideriamo ancora il termine «finché» di Matteo 1:25 in collegamento alla parola «prima» di Matteo 1:18 («prima che fossero venuti a stare insieme»). La frase greca [heos hou] tradotto «finché non» non implica necessariamente che Maria e Giuseppe hanno avuto rapporti sessuali dopo la nascita di Gesù. Tuttavia, chi conosce bene il greco biblico sa per certo che quando il resto del Nuovo Testamento usa questa formulazione preceduta da un termine negativo implica sempre che l’azione negata avviene più tardi, come per dire «per adesso no, ma dopo sì». Molto probabilmente l’uso di Matteo delle parole «finché non» e «prima» sottolinea una post-condizione opposta ad uno status verginale. Si noti inoltre che Matteo scrisse il suo Vangelo dopo che gli eventi erano già avvenuti (tra il 40-70 d.C.). Quindi, se il redattore biblico avesse voluto far capire ai suoi lettori che Maria fosse stata realmente vergine per tutta la vita, sicuramente sarebbe stato molto chiaro e specifico a tal riguardo, ponendo una maggiore enfasi su Maria in termini di “importanza”, cosa che in realtà nella Bibbia non esiste. La verità è che il Testo dell’evangelista porta ad una conclusione completamente opposta.

In terzo luogo, mentre Giuseppe meditava sull’improvvisa gravidanza di Maria (nonostante non si erano ancora incontrati, secondo Matteo 1:18), «un angelo del Signore gli apparve in sogno dicendo: “Giuseppe, figlio di David, non avere timore di prendere Maria la moglie di te». La frase «prendere Maria la moglie di te» significa riconoscerla e trattarla come tale. L’angelo di Dio incoraggiò Giuseppe di prendere Maria non come una sorella o una donna per tutta la vita, ma proprio come moglie. La verità è chiara: Maria è diventata la moglie di Giuseppe nel senso fisico più assoluto del termine.

In quarto luogo, sia Matteo (1:25) che Luca (2:7) registrano che Maria diede alla luce il suo figlio «primogenito». “Primogenito” deriva da due parole greche: [protos], «in primo luogo»; [tikto], «generare». In questi versi, Gesù è indicato come primo figlio di Maria, che potrebbe implicare tranquillamente che Maria ebbe più figli dopo la nascita di Gesù. Vale anche la pena ricordare che mentre Luca parla di Gesù come «primogenito» di Maria [prototokos: Luca 2:7], un capitolo precedente ha fatto riferimento al neonato Giovanni il Battista (unico figlio di Zaccaria ed Elisabetta) e «figlio» [huios di Elisabetta; 1:57]. Questo, tuttavia, non prova che Maria abbia avuto altri figli, ma aggiunge un maggiore peso al processo che va contro l’idea della verginità perpetua di Maria. Perché quindi su Zaccaria ed Elisabetta viene specificato che «Giovanni il battezzatore» fu l’unico loro figlio, mentre di Maria si dice che fu il «primo nato»?

Altri passi del Nuovo Testamento forniscono prove conclusive, al di là di ogni dubbio, che Gesù aveva fratellastri e sorellastre nate da Giuseppe e Maria dopo che loro due «si sono uniti» (Matteo 1:18). Ad esempio, Marco 3 ci parla di un disordine nato mentre Gesù insegnava a una folla di persone.

«E viene la madre di Lui e i fratelli di Lui e fuori stando inviarono da Lui chiamanti Lui» Marco 3:31 (cfr. Matteo 12:46-50)

Marco ha anche osservato (v.32) che le genti che sedevano intorno a Gesù «hanno detto a Lui: “Ecco la madre di te e i fratelli di te e le sorelle di te fuori cercano te». Non solo Marco identifica queste persone come parenti diretti di Gesù, ma ha registrato che la moltitudine (che conosceva Gesù) ha identificato un preciso gruppo di persone come la sua famiglia. Inoltre, quando sottolinea la superiorità della sua famiglia spirituale da quella fisica (che stava cercando lui), Gesù ha risposto: «Chiunque infatti – fa la volontà di Dio, questo fratello di me e sorella e madre è» (v.35). La dichiarazione pubblica di Gesù sottolinea il rapporto unico e intimo tra Cristo e i Suoi seguaci. Egli non aveva intenzione di trasmettere che coloro che fanno la volontà di Dio sono Suoi cugini spirituali, ma fratelli e sorelle spirituali!

Matteo 13:53-58 è simile a Marco 3:31-35. Matteo riporta l’arrivo di Gesù nella Sua città natale, Nazareth di Galilea, dove ha insegnato alle genti nella loro sinagoga (13:54). Quando le genti hanno sentito l’insegnamento di Gesù, con grande stupore dissero:

«Da dove a costui la sapienza questa e i prodigi? Non questi è il del carpentiere figlio? Non la madre di Lui è chiamata Maria e i fratelli di Lui Giacomo e Giuseppe e Simone e Giuda? E le sorelle di Lui non tutte presso di noi sono?»

In questo passo che senso avrebbe distinguere i suoi genitori come «padre e madre» carnali e i rispettivi fratelli citati per nome essere intesi come «fratelli spirituali»? Questa è una chiara evidenza che si cerca di interpretare con vari salti mortali; tuttavia, la Scrittura è chiara e non necessita di ulteriori interpretazioni forzate. Varie teorie cercano di evitare il fatto che Giuseppe e Maria ebbero insieme dei figli. Oltretutto, bisogna considerare che la verginità di una donna non viene determinata semplicemente quando non ha figli. La verginità si può perdere anche senza avere figli e gettando l’ipotesi che Gesù non aveva fratelli carnali non significa che sua madre avesse mantenuto la verginità, ma avrebbe potuto avere dei rapporti sessuali con Giuseppe senza l’intenzione di avere figli. Il punto della questione non è concentrata sui “figli” di Maria, ma sulla sua “verginità perpetua” che biblicamente non esiste!

È buffo constatare che molti cattolici accettano che il «figlio del carpentiere» debba identificare letteralmente il padre adottivo di Gesù, Giuseppe, e la frase «la madre di Lui è chiamata Maria» debba indicare letteralmente la madre di Gesù, mentre negano la frase «fratelli di lui e sorelle di lui» come un riferimento letterale a «fratelli e sorelle» carnali. Che tipo di interpretazione sarebbe? Inoltre, anche se i nomi di Giacomo, Simone e Giuda (nominati dalla folla) potrebbero ricordarci i nomi di tre degli Apostoli di Gesù (Matteo 10:2-4), nessun Apostolo venne mai chiamato Giuseppe (Joses di Matteo 13:55). E’ chiarissimo che questi quattro «fratelli» non erano Apostoli. Qui sovviene un semplice caso di omonimia che in quell’epoca era molto comune. Tuttavia, se i «fratelli di Lui» si riferisce agli Apostoli, allora a chi si riferiscono le «sorelle di Lui»?

Luca offre più prove a sostegno del fatto che gli uomini indicati come fratelli di sangue di Gesù non erano i suoi Apostoli. In Atti 1:13 il redattore biblico identifica gli Apostoli (in questo caso solo 11) per nome. Poi, nel v.14, aggiunge: «Questi tutti  [gli apostoli del v.13] erano costantemente attendenti unanimemente alla preghiera insieme (alle) donne e Maria la madre di Gesù e i fratelli di lui». Paolo ha fatto la stessa distinzione quando ha chiesto: «Non mai abbiamo (la) potestà (una) sorella donna di portare con noi come anche i rimanenti inviati e i fratelli del Signore e Cefa?» (1Corinzi 9:5). Detto questo, non ci può essere alcun dubbio che «i fratelli del Signore» (fratelli di sangue), del quale Luca e Paolo hanno scritto, erano in realtà un gruppo diverso dagli Apostoli (fratelli spirituali).

A causa del peso delle prove bibliche, pochi cattolici sostengono che i fratelli di Gesù non erano i suoi Apostoli. Piuttosto, molti di loro  suggeriscono che questi «fratelli e sorelle di lui» erano semplicemente i discepoli e seguaci. Ma ancora una volta la prova biblica è schiacciante!

  • Se i discepoli di Gesù erano dodici, perché allora Matteo 13:54 ne menziona solo quattro? Cos’avevano di così speciale rispetto agli altri otto non menzionati?
  • Perché tra questi quattro presunti «fratelli spirituali» non viene incluso soprattutto «l’Apostolo che Cristo amava», Giovanni (autore del 4° Vangelo e dell’Apocalisse)?
  • Perché viene fatta una distinzione tra «fratelli» e «sorelle» di lui?

Giovanni ci aiuta a concludere che questi «fratelli» e «sorelle» non erano né discepoli né seguaci di Gesù. Nel settimo capitolo del suo Vangelo, Giovanni ci dice:

«Dissero allora a Lui i fratelli di Lui: “Parti di qui e và a in – Giudea, affinché anche i discepoli di te vedano di te le opere che fai» Giovanni 7:3

Se i miei ragionamenti non mi tradiscono, l’evangelista Giovanni pone una netta distinzione tra «fratelli di Gesù» e «discepoli di Gesù». Se i discepoli sono i «fratelli spirituali» di Gesù, chi sono allora questi «fratelli di Lui»? Giovanni ha continuato affermando che «neppure infatti i fratelli di Lui credevano in Lui» (v.5). A questo punto, i fratelli carnali di Gesù non sono stati conteggiati nel gruppo noto come «discepoli» che credevano in Lui.

È possibile, quindi, che questi «fratelli e sorelle» erano cugini di Gesù o altri parenti a lui vicini? Nel tentativo di difendere questa teoria, un apologeta cattolico rivolse la sua attenzione a Giuseppe (Joses), uno dei fratelli di Gesù, citato in Matteo 13:55. Egli ha sostenuto che gli ebrei «non nominano i loro figli con i nomi dei loro parenti […] Pertanto, Giuseppe non può essere il figlio di Giuseppe “il carpentiere” (Martìn Zavala, 2000)». Questa conclusione è infondata. In primo luogo, la tradizione può raccontare ciò che la maggior parte delle persone fanno, ma non può rappresentare con precisione ogni singolo caso. Non si può dire che gli ebrei «non nominano mai il nome dei loro figli dopo i loro genitori». In secondo luogo, dal tempo di Gesù, la tradizione ebraica era stata influenzata fortemente dalla cultura greca (e altre culture come i babilonesi, persiani, etc.). Come accade con l’influenza moderna (per esempio i bambini italiani chiamati con nomi inglesi), in quel periodo la tradizione ebraica era una miscela di diversi costumi. In terzo luogo, Luca mette in luce la tradizione ebraica di nominare i bambini al tempo di Gesù. Per quanto riguarda il tempo immediato dopo la nascita di «Giovanni il battezzatore», Luca ha registrato che «i vicini e i parenti di lei (cioè Elisabetta) […] chiamavano lui (cioè Giovanni) con il nome del padre di lui, Zaccaria» (Luca 1:58-59). Perché quindi gli ebrei praticavano questa cosa come espresso chiaramente anche nella Bibbia se l’apologeta cattolico Martìn Zavala sostiene il contrario? Luca ci informa inoltre che, quando Elisabetta (madre di Giovanni Batt.) ha risposto che il bambino «si chiamerà Giovanni» (v.60), le donne hanno risposto: «non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome» (v.61). La conclusione è chiara (e mostra la mancanza di conoscenza biblica di alcuni apologeti cattolici): al tempo di Gesù era usanza chiamare il figlio con lo stesso nome del padre. Pertanto, Giuseppe (Joses per Matteo 13:55) si riferisce al figlio di «Giuseppe il carpentiere».

È altresì vero che la Septuaginta utilizza fratello [adelphos] con un significato più ampio per riferirsi a un parente stretto o che non è tecnicamente un fratello. Tuttavia, questo uso non stabilisce il significato di “cugino” per [adelphos] nel Nuovo Testamento. Pertanto, interpretare [adelphos] come “cugini” solo nei passi del Nuovo Testamento che fanno riferimento ai fratelli di Gesù, è una esegesi speculatoria/dottrinale prettamente arbitraria che manca di fondamento contestuale e/o testuale; nel senso che il disonesto apologeta ragiona in questo modo: «decido io quando [adelphos] debba significare “fratello” e quando “cugino”». Il bello è che la stragrande maggioranza di questi “apologeti” non hanno nemmeno le dovute conoscenze basilari dell’alfabeto greco per poter mettere in discussione intere parole, frasi o capitoli della Bibbia interamente scritti in greco classico! Nel Nuovo Testamento greco [adelphos] non significa mai “cugini”.

Un’altra questione che viene messa in discussione è quando Gesù affidò sua madre nelle mani «dell’Apostolo che lui amava», il giovane Giovanni. I cattolici bersagliano questo passo sostenendo che «se Gesù avesse avuto realmente dei fratelli, avrebbe affidato la propria madre a loro e non ad un apostolo estraneo alla famiglia di sangue». Bisogna ammettere che questo ragionamento non è sbagliato, ma la Bibbia ci offre delle risposte molto interessanti. Come ho già detto in precedenza, la Bibbia dice che «i fratelli di Lui non credettero in Lui», mentre «i discepoli» credevano in lui. Sarebbe stato poco sensato da parte di Gesù rivolgersi ai suoi fratelli/sorelle carnali mentre era morente ai piedi della croce dicendo a loro: «fratelli e sorelle mie, vi affido nostra madre». Se Gesù non avesse detto loro queste parole, credete che non si sarebbero presi cura della loro madre? Era necessario invitare i suoi fratelli e sorelle a prendersi cura della madre, oppure lo avrebbero fatto a prescindere anche senza l’invito di Gesù? I fratelli di Gesù non credettero in lui durante il suo ministero (Giovanni 7:5) e a quanto pare sono diventati discepoli suoi solo dopo la sua resurrezione. Nel libro di Giuda (fratello di Giacomo) si legge che l’autore stesso in quanto fratello carnale di Giacomo si definisce «schiavo/servo di Cristo» (Giuda 1). Il fatto che i fratelli di Gesù non credessero in lui prima della sua morte, potrebbe essere stato il motivo principale per il quale Gesù si fidava di più di uno dei Suoi apostoli nel prendersi cura di sua madre piuttosto che di uno dei suoi fratelli di sangue. Gesù dava maggiore priorità sempre alla sua famiglia spirituale al di sopra della sua famiglia di sangue (Matteo 12:48-50).

Un ultimo punto che dovrebbe essere discusso. Si è sostenuto ostinatamente (come ultimo raggio di speranza per la verginità perpetua di Maria) che Maria non aveva altri figli dopo Gesù perché la Bibbia non menziona mai la frase “figli di Maria”. Da un lato i cattolici rifiutano il Sola Scriptura, da un altro lato si appellano ad essa quando più gli conviene. Mi chiedo, perché mai debba essere così necessaria la frase “figli di Maria” quando la Bibbia indica in tantissimi passaggi che lei e Giuseppe ebbero insieme dei figli dopo la nascita di Gesù? I cattolici hanno estremo bisogno della frase specifica “figli di Maria” per venire a capo di questa conclusione? È interessante notare che, mentre da un lato i cattolici si rifiutano di credere che Maria ebbe altri figli perché la Bibbia non registra mai la frase “figli di Maria”, da un altro lato accettano e promuovono idee e frasi come “Immacolata Concezione”, “Santissima Immacolata”, “Sempre Vergine”, “Madre della Chiesa”, “Madre di Dio”, “Regina della Pace”, “Regina dei Cristiani” che la Bibbia non menziona da nessuna parte. A questo punto non dovrebbe esistere nemmeno la dottrina Trinitaria in quanto la Bibbia non cita il termine “Trinità” se non solo l’esposizione del concetto.

Tuttavia, dimostrando che Maria ebbe o non ebbe dei figli, non si vuole in alcun modo impugnare la sua dignità di donna e pia serva del Signore. Ma per giustificare il loro culto a Maria (paganesimo e idolatria), i marianisti (o mariani) hanno cercato un modo per distinguerla da qualsiasi altra donna elevandola al livello di “sublime pura” che si può ottenere solo con la verginità perpetua. Addirittura la si identifica erroneamente con la «regina dei cieli» descritta da Geremia. Questa «regina dei cieli» era in realtà la divinità pagana Astarte (Geremia 7:18; 17:2; 44:17-19,25).

Quando Dio ha creato l’uomo e la donna, era suo puro e sublime desiderio che i due si unissero per produrre discendenti (Genesi 1:28). Poiché anche Maria era una creatura di Dio, sappiamo che poteva godere della benedizione di avere figli. Lo scrittore agli Ebrei ha scritto che un tale rapporto è necessario per coloro che sono sposati (1Corinzi 7:3-5), perché il matrimonio serve anche per non peccare di fornicazione, per cui «meglio sposarsi che ardere». Da tutto quello che viene detto su Maria nella Scrittura, è ragionevole credere che Maria, come un servo obbediente del Signore (Luca 1:38), era obbediente anche a questo riguardo, avere prole.

AGGIORNAMENTO ARTICOLO in data 07/05/2015

scatola sepolcraleNel sito DailyMAIL, un articolo pubblicato il 26 Dicembre 2013 intitolato Burial box with first ever reference to Jesus etched on the side goes on display for first time since forgery trial, riporta la notizia di una scatola di sepoltura sulla quale si trova un riferimento a un certo «Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù».

Al di là dell’importanza che può avere questo reperto a livello biblico archeologico (non stiamo qui a sbalordirci sull’aspetto “santa reliquia”), ritenere questa iscrizione come “autentica” richiederà certamente un pò di tempo d’attesa in quanto il proprietario che ne ha scoperto il reperto è stato accusato di aver aggiunto lui quella iscrizione che avvalorerebbe la verità biblica esposta in questo articolo, ovvero che Gesù non era figlio unico. Il proprietario di questo box sepolcrale ha combattuto una battaglia legale lunga 10 anni per essere stato accusato di forgiare l’iscrizione «Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù». Tuttavia, Oded Golan, proprietario del reperto, è stato assolto da ogni accusa con la motivazione che effettivamente poterbbe anche non essere stato lui l’autore dell’iscrizione, ma di qualcun altro che in epoca comunque moderna abbia potuto inserire la frase. Golan prevede di far analizzare la casella testuale a degli esperti, in modo che i membri del pubblico possano decidere da soli se pensano che il manufatto sia vero.

article-2529440-0058F23C00000258-892_634x432Mi viene in mente qualche domanda:

  1. Se al posto di «Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù» ci fosse stata un’altra citazione, Golan avrebbe affrontato ugualmente la persecuzione legale con l’accusa di aver forgiato con le proprie mani una frase su un reperto antico di 2000 anni?
  2. Cosa sarebbe accaduto nel mondo dello scetticismo storico/biblico se al posto di «Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù» avessimo trovato scritto «Lazzaro, figlio di Gesù»? Sicuramente, speculatori “campioni di apnea” come Alessandro De Angelis avrebbero sguazzato sugli allori venendo a sapere di una notizia simile e quindi i loro sostenitori avrebbero avuto tutte le valide motivazioni per screditare la Bibbia ed incoronare “padre e figlio” De Angelis (e lo spirito santo Biglino) come i Messiah del XXI° secolo! Tuttavia, poiché non vi è ancora alcuna certezza, i De Angelis e Biglino tacciono a tal proposito per evitare di fare più brutta figura di quanta non ne stiano facendo adesso con le loro assurde teorie speculative.
  3. Perché, allora, quando ci sono prove a favore dell’autenticità della Scrittura e degli scritti storici su Gesù (come quelli del Flavio e non solo) si cerca in tutti i modi di tramare il male?
  4. Perché un scritta come «Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù» deve per forza essere un falso?
  5. E se fosse tutto vero? Bisogna considerare, comunque, che al tempo di Cristo i casi di omonimia erano molto frequenti. Gesù Cristo non era l’unico “Yeshua”, ma ce n’erano molti altri così come oggi è comune il nome Francesco o Marco. Però desta sicuramente una certa curiosità leggere una frase che si avvicina molto a quella che dice la Scrittura: Luca 4:22; Giovanni 1:45; Giovanni 6:42; Marco 6:3; GIUDA 1.
  6. Quanta paura incute agli scettici la reale esistenza di Crist, tanto da arrivare a speculare sulle stesse evidenze storiche inconfutabili?

Detto questo rimaniamo in attesa dei risultati, ma nel frattempo, non credo servano ulteriori prove per affermare che Maria la madre di Gesù uomo cessò di essere vergine dopo aver partorito Gesù. Le testimonianze bibliche, che sono Parola di Dio, scavalcano ogni speculazione e ogni dogma Vaticano.

7 Risposte a “Maria è stata davvero vergine per tutta la sua vita?”

  1. VERGINE ANTE, DURANTE ET POST IL PARTO

    Maria era vergine prima del parto, secondo le parole profetiche di Isaia: «Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi» (Isaia 7,14; Matteo 1,23). Perciò si adempì ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta.

    Senz’ombra di dubbio si deve credere che Maria fosse vergine anche durante il parto, secondo le parole del profeta: «la Vergine concepirà e partorirà». Perciò era vergine sia al momento del concepimento e sia durante il parto. Maria era vergine anche durante il parto, perché quello fu un parto miracoloso. Un parto indolore che non portò nessuna lesione alla integrità verginale di Maria. L’integrità fisica è l’elemento materiale della verginità durante il parto. Il parto viene descritto così da Luca: «Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo» (Luca 2,6-7). Luca, che era un medico (Colossesi 4,14), racconta che nel partorire Gesù, Maria si comportò in modo del tutto attivo. San Tommaso afferma che «era conveniente da parte del fine dell’Incarnazione di Cristo che Maria fosse vergine anche durante il parto. Cristo infatti è venuto a togliere la nostra corruzione. Non era perciò opportuno che nascendo corrompesse la verginità di sua madre. Dice infatti Sant’Agostino: Non era giusto che violasse l’integrità con la sua nascita Colui che veniva a sanare la corruzione» (Somma Teologica III, q. 28, a. 2). Un’altra cosa: secondo la legge, la donna dopo essere rimasta incinta e aver partorito, era considerata impura per un tempo: «Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole. L’ottavo giorno si circonciderà il bambino. Poi essa resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione. Ma, se partorisce una femmina sarà immonda due settimane come al tempo delle sue regole; resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue. Quando i giorni della sua purificazione per un figlio o per una figlia saranno compiuti, porterà al sacerdote all’ingresso della tenda del convegno un agnello di un anno come olocausto e un colombo o una tortora in sacrificio di espiazione. Il sacerdote li offrirà davanti al Signore e farà il rito espiatorio per lei; essa sarà purificata dal flusso del suo sangue. Questa è la legge relativa alla donna, che partorisce un maschio o una femmina. Se non ha mezzi da offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio espiatorio. Il sacerdote farà il rito espiatorio per lei ed essa sarà monda» (Levitico 12,2-8). Ora, entrando nel mondo, il Redentore non avrebbe mai permesso che sua madre, partorendolo, rimanesse per un tempo impura. Chi mai oserebbe affermare che per via dell’entrata del Signore nel mondo, Maria sia rimasta per un tempo impura? Il solo pensare questo è cosa veramente abominevole. Dio infatti non peggiora lo stato delle sue creature, ma lo migliora. Quando poi leggiamo nel Vangelo: «venne il tempo della loro purificazione, secondo la legge di Mosè» (Luca 2,22), non dobbiamo pensare che Maria avesse bisogno del rito di purificazione. Maria concepì senza il seme virile. Il concepimento di Gesù fu un concepimento verginale, opera dello Spirito Santo. Anche il parto fu verginale, secondo le parole del profeta: «La Vergine concepirà e partorirà». Non vi fu partecipazione da parte di uomo nel concepimento di Gesù né vi fu nel parto alcun dolore né lesione né flusso di sangue. Perciò la Vergine non aveva bisogno di essere purificata. Ella tuttavia, volle compiere il rito della purificazione per via del precetto della legge. Perciò leggiamo: «venne il tempo della loro purificazione secondo la legge». Maria non era tenuta ad osservare quel precetto, ma tuttavia lo fece di sua volontà. In fondo anche Gesù, benché non fosse soggetto alla legge, volle subire la circoncisione. Ezechiele profetizzò che la porta a oriente del Tempio doveva restare chiusa per far passare il Signore: «Resterà chiusa, essa non s’aprirà, e nessuno entrerà per essa, poiché per essa è entrato il Signore, il Dio d’Israele, perciò rimarrà chiusa» (Ezechiele 44,2). In sé, questo versetto biblico è oscuro, ma se applicato alla Vergine Maria s’illumina di significato. Poiché solamente il Signore Gesù Cristo è passato per la porta chiusa della Vergine Maria, Tempio della Santissima Trinità. Quella porta resterà sempre chiusa, e nessun’altro potrà passare di là, poiché per essa è entrato nel mondo il Signore. Perciò Maria rimase vergine anche durante il parto. Dice ancora San Tommaso: «Cristo volle dimostrare la realtà del suo corpo in modo da manifestare insieme la propria divinità. Perciò mescolò insieme meraviglie e umiliazioni. Per mostrare la verità del suo corpo nacque da una donna. Per mostrare la sua divinità nacque da una vergine» (Somma Teologica, III, q. 28, a. 2, ad 2). Cristo, figlio primogenito di Maria, «non diminuì la sua verginale integrità, ma la consacrò» (Lumen Gentium, 57).

    Infine, Maria rimase vergine anche dopo il parto. Infatti la Sacra Scrittura ci fa sapere del proposito di Maria di rimanere sempre vergine: «Come avverrà questo poiché non conosco uomo?» (Luca 1,34). Giuseppe inoltre, che è «giusto» (Matteo 1,18), non avrebbe mai osato profanare con il suo corpo quello di Maria, che fu «adombrata dall’Altissimo» (Luca 1,35). Giuseppe fu avvertito in sogno dall’angelo del Signore (Matteo 1,20-25). San Tommaso afferma che «sarebbe da rimproverare a Giuseppe la massima presunzione, se avesse tentato di violare una donna che, come egli aveva conosciuto per rivelazione angelica, aveva concepito il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo. Dobbiamo quindi affermare in modo assoluto che Maria, come concepì da vergine e partorì da vergine, così anche dopo il parto rimase vergine in perpetuo» (Somma Teologica III, q. 28, a. 3).

    LA QUESTIONE DEI «FRATELLI» DI GESÙ

    Il Nuovo Testamento parla dei «fratelli» di Gesù. Vediamo qualche esempio:

    Matteo 13,55-56
    «Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?».

    Marco 3,31
    «Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare».

    Marco 6,3
    «Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?».

    Luca 8,19
    «Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla».

    Giovanni 2,12
    «Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono là solo pochi giorni».

    Giovanni 7,5
    «Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui».

    Atti 1,14
    «Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui».

    1 Corinzi 9,5
    «Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?».

    Galati 1,18-19
    «In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore».

    Bisogna dire tuttavia che questi vengono sempre chiamati «fratelli» di Gesù ma mai «figli» di Maria. Il termine greco «adelphòs» (fratello) nell’Antico Testamento tradotto dai Settanta (LXX o Septuagita) – «’ah» nella lingua ebraica – e nel Nuovo Testamento, viene utilizzato non solo per i fratelli uterini, ma anche per indicare i parenti prossimi, compatrioti e fratelli di fede. Il termine «adelphòs» è utilizzato per indicare i fratelli uterini (Genesi 4,8; 25,26), i cugini (1 Cronache 23,21-23 e Matteo 13,55-56 come vedremo in seguito), zii e nipoti (Genesi 13,8), compatrioti e parenti in genere (Genesi 19,6-7; 2 Re 10,13; 1 Cronache 9,6; 15,5), gli uomini bisognosi (Matteo 25,40), i discepoli di Cristo e fratelli di fede (Giovanni 20,17; 1 Corinzi 9,3-5), il popolo d’Israele (Atti 3,17. 22-23) e tutti coloro che fanno la volontà di Dio (Matteo 12,49-50; Luca 8,21). Quando nella Sacra Scrittura si parla invece di fratelli uterini, troviamo queste formule: «Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre» (Salmi 49,20). «Sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre» (ibid. 68,9). «Vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, nella barca, insieme a Zebedèo loro padre» (Matteo 4,21).

    GIACOMO, GIUSEPPE, SIMONE E GIUDA SONO FIGLI DI MARIA MADRE DI GESÙ E QUINDI FRATELLI UTERINI DI LUI?

    Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda non sono figli di Maria madre di Gesù. Nel vangelo secondo Matteo leggiamo: «C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano, esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo» (Matteo 27,55-56). Sul Calvario – racconta l’evangelista – era presente una donna di nome Maria, madre di Giacomo e Giuseppe, detti «fratelli» di Gesù. Questa donna non era però la madre di Gesù, ma era un’altra Maria, designata così in modo significativo (Matteo 27,61; 28,1; Marco 16,1). L’evangelista, dunque, distingue questa donna dalla madre di Gesù, chiamandola «l’altra Maria». Anche Marco descrive i fatti accaduti in quelle tragiche ore: «C’erano là alcune donne che osservavano da lontano, tra le altre: Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Giuseppe, e Salomè, le quali lo seguivano e lo servivano» (Marco 15,40-41). Giovanni identifica quest’altra Maria con Maria di Clèofa: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Maria di Màgdala» (Giovanni 19,25). La Tradizione che vede qui tre donne di nome Maria, è contestata da alcuni fratelli riformati, che vedono in Giovanni 19,25 quattro donne anziché tre. Tuttavia nel testo greco la congiunzione «kai» (e) appare solo due volte. Perciò l’evangelista suggerisce la presenza di sole tre donne. È improbabile che due sorelle portino lo stesso nome, ma tuttavia Maria di Clèofa è una parente di Maria madre di Gesù, perciò è indicata come sorella di lei. Quindi ai piedi della croce v’erano tre donne che si chiamavano Maria. Queste erano Maria madre di Gesù, la moglie di Clèofa e la Maddalena. Dunque quell’altra Maria, madre di Giacomo e Giuseppe, è Maria di Clèofa. Lo storico Egesippo (secolo II), citato da Eusebio di Cesarea, affermava che Clèofa era fratello di Giuseppe, lo sposo di Maria madre di Gesù (Storia Ecclesiastica, III, 11). Mentre riguardo a Simone – citato nei Vangeli come fratello di Gesù (Matteo 13,55-56; Marco 6,3) – Eusebio affermava fosse figlio di Clèofa (Storia Ecclesiastica, III, 11; 32, 1. 3. 4). Confermando gli scritti di Luca (ibid. 6,16; Atti 1,13), Giuda si presenta come «fratello di Giacomo il minore» (Giuda 1,1). Quindi Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, detti «fratelli» di Gesù, non sono figli di Maria madre di Gesù, ma figli dell’altra Maria, moglie di Clèofa, identificato anche come Alfeo (Matteo 10,3), da non confondere con l’Alfeo padre di Levi (Marco 2,14). Quindi non sono fratelli uterini di Gesù, ma suoi cugini. Nel Nuovo Testamento il termine «cugino» appare solo una volta ed è utilizzato da San Paolo in una delle sue lettere: «Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Barnaba» (Colossesi 4,10). Il termine greco «anepsiòs», tradotto con cugino, indica in realtà una parentela piuttosto remota, non ben definibile, che comporta spesso anche una distanza geografica (ad es. Tobi e Gabael – Libro di Tobia 7,2; 9,6 – LXX).

    LA QUESTIONE DI «HEÔS»

    Matteo 1,24-25
    «Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l’angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé la sua sposa, e non la conobbe FINCHÉ ella non ebbe partorito un figlio, e gli pose nome Gesù».

    La congiunzione temporale «heôs» (finché), pur negando un’azione per il tempo passato, non implica necessariamente un cambiamento di situazione per il tempo successivo. La Sacra Scrittura ci da alcuni esempi: «Siedi alla mia destra, FINCHÉ io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi» (Salmi 109,1), e ancora: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni FINO ALLA FINE del mondo» (Matteo 28,20). Ora, quel «finché» non significa che dopo il Cristo non starà più alla destra del Padre. Cristo, infatti, siederà per i secoli dei secoli alla destra del Padre. Poiché Dio è spirito e non ha forma né materia, per Cristo che «siede alla destra del Padre» non dobbiamo pensare a un luogo né ad una positura del corpo. Quelle parole infatti, significano il fermo e stabile possesso di quella suprema e regale potestà e gloria che Cristo ha ricevuto dal Padre (Efesini 1,20-22; Ebrei 1,13). Allo stesso modo, quel «fino alla fine del mondo» non significa che dopo, il Cristo, non starà più coi suoi discepoli, ma intende affermare solo che sarà sempre presente nella loro opera di evangelizzazione. Ancora un altro esempio: «Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, FINCHÉ non chiamarono i genitori di colui che aveva recuperato la vista» (Giovanni 9,18). Quel «finché» non significa che dopo aver chiamato i genitori di colui al quale Cristo fece recuperare la vista, i Giudei finalmente credettero che quello era stato prima cieco e dopo ci vedeva per merito di Gesù Cristo. Infatti non credettero nemmeno dopo. Perciò Matteo non sta affatto dicendo che dopo la nascita del bambin Gesù, Giuseppe e Maria ebbero rapporti coniugali. L’evangelista vuole solo evidenziare la nascita di Gesù, avvenuta non per intervento di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo (Matteo 1,18).

    LA QUESTIONE DEL «PROTOTOKOS»

    Luca 2,6-7
    «Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo».

    Il termine «prototokos» (primogenito) era per gl’Israeliti un termine legale, in quanto i genitori dovevano pagare per lui un prezzo di riscatto (Esodo 13,13). Questo quindi non implica necessariamente che dopo il primogenito vi siano stati altri figli, poiché si usava chiamare un figlio «primogenito» e che fosse il primo nato di più figli, e che fosse l’unico nato. Che Maria non avesse altri figli oltre a Gesù è detto indirettamente nel vangelo secondo Giovanni: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Giovanni 19,25-27). Il fatto che il Signore morente sulla croce affidi sua madre al discepolo amato, presuppone che Maria non avesse altri figli oltre Gesù. San Tommaso afferma che Maria «si sarebbe dimostrata ingrata a non accontentarsi di un Figlio così grande e a perdere spontaneamente con rapporti coniugali la verginità, che un miracolo le aveva conservato» (Somma Teologica III, q. 28, a. 3).

      1. Buongiorno Daniele,

        il tuo ragionamento ci sta, è logico, ma si fonda comunque su una interpretazione delle Scritture che mi sembra decisamente più letterale rispetto a quella fatta su altre parti della Bibbia da te esaminate e spiegate in altre sedi. Premetto che sono cattolico ma premetto anche che ho letto le tue considerazioni e quanto riportato dall’utente Giuseppe Monno con assoluta imparzialità (non sono “mariano” e nelle mie preghiere mi rivolgo sempre e soltanto a Gesù, né alla Vergine né ai santi. Non mi turberebbe ammettere un’eventuale non verginità di Maria post Gesù, perché il Miracolo davvero importante è la concezione da vergine a mio parere , non altro). Ebbene, le trovo entrambe plausibili, interessantissimo poi constatare le logiche adottate da te e dai Padri della Chiesa nell’utilizzo dei passi della Scrittura. Personalmente, mi riesce molto difficile pensare però che la Madre di Dio possa aver pensato di procreare altri figli, nessuno dei quali avrebbe potuto minimamente reggere il confronto con il Signore, sia per quanto riguarda il suo amore di madre sia per le opere compiute dal figlio; ed anche san Giuseppe, come esposto dal pensiero dei teologi cattolici, sarebbe stato come minimo combattuto sapendo l’importanza del corpo di Maria. Certo, tutto è possibile, ma quando sai di essere il padre putativo del figlio di Dio probabilmente hai messo in conto che la tua vita di uomo non sarà quella di tutti gli altri uomini. Grazie per lo spunto di riflessione, un caro saluto.

        1. Salve Alessio,
          nella Chiesa primitiva, Giacomo e Pietro erano ritenuti le colonne della Chiesa in Gerusalemme. Pietro perché Apostolo scelto da Gesù, Giacomo perché essendo fratello di Gesù era anche di stirpe davidica, quindi un ottimo sistituto per continuare anche la missione dell’intera famiglia; per cui era il minimo che proprio Giacomo, fratello di Gesù, curasse la comunità di Gerusalemme insieme all’energico Pietro. C’è da spiegare inoltre perché la Bibbia fa distinzione tra i discepoli e i fratalli di Gesù in uno stesso versetto.

          Comunque, detto questo credo che nel mio articolo ho detto tutto quello che avevo da dire, perciò se le questioni che vengono sollevate dai commentatori per me hanno già una risposta nell’articolo, mi pare abbia poco senso ripetere cose che ho già scritto. Non mi pare nemmeno di aver “inetrpretato”, perché il mio approccio alle Scritture non tende a difendere una posizione, credenza, dottrina o denominazione. In qualità di ricercatore il mio unico scopo è trarre il massimo della concretezza, senza scondi fini, da un racconto biblico. Finché il mio ragionamento è logico, allora non contestarlo; piuttosto ti invito a contestare o sollevare le tue domande in quei punti che reputi illogici e dove richiedi chiarimenti.
          Se c’è qualcosa che non ti è chiara, fammelo sapere. Se il discorso ti sembra logico, penso sia inutile contestarlo. Quando avrai trovato dei difetti che non hanno nulla a che vedere con la mia “interpretazione”, sarò ben lieto di darti tutti i chiarimenti che posso darti.

          Cordialmente,
          Daniele

  2. Io prima ero cattolico, ora mi informo su [porzione di testo rimosso per spam perché indicante un link esterno] è infatti dicono che non è rimasta vergine tutta la vita, si basta leggere ha fratelli e sorelle, che non credevano fosse il cristo, ma questo è un altro discorso.
    Per quanto riguarda, fatima, lurdes e medjugorje, vi consiglio di leggere i loro articoli sull’idolatria, adorare qualcosa come una statua che ovviamente non è dio è idolatria.
    I miracoli sono veri ma servono a far commentere idolatria, peccato grave agli occhi di dio, è un inganno del male soffisticato difficile da comprendere senza [porzione di testo rimosso per spam perché indicante un link esterno] ci vuole curiosità di conoscere per non essere ingannati.
    (Isaia 42-8 non darò a nessun altro la mia propria gloria, né la mia lode alle immagini scolpite).

  3. Carissimi fratelli in Cristo,

    Pensate che il Signore Dio, nostro padre, avrebbe fatto incarnare Nostro Signore Gesu` Cristo, figlio Suo, Re dei re, sapienza infinita, in un ventre di una donna normale?
    Maria e` stata scelta da Lui fin dal principio, come nuova eva. E chi la cerca, constata una logica in tutto cio`.
    Per quanto riguarda quel “cosa ho a che fare con te o donna?” e` sicuramente detto in modo dolce,scherzoso e non brusco come pensate Voi, infatti poi il Signore ascolta e fa` cosa dice Sua madre…
    Cristo ha completato la Sua missione, e non sto qui a spiegarvela -perche` la conoscete benissimo.
    Ora invece, e` il tempo di Maria. E` il tempo in cui Maria combattera` contro Satana per ogni figlio suo, ogni anima. Ella e` potentissima negli esorcismi contro i demoni. Ella appare da molti anni ormai (Medjugorje) per ri-evangelizzare un continente che ha perso fede e valori cristiani.
    Non attenetevi solo a cio` che e` scritto ed e` di difficile interpretazione, perche` alla fine non e` chiaro chi ha ragione.
    Ma aprite la porta del cuore a Vostra Madre.
    Con affetto – un fratello cattolico.

  4. Ma la donna perde la sua verginità in ogni caso perche col concepimento quel velo cade in ogni caso o forse qualche cattolico insiste su una divina verginità, allora non sarebbe avvenuta nessuna nascita dal ventre di maria, ma perchè tutta questo divinismo, che Dio sia Dio nessuno lo nega, ma la donna specie a quei tempi non aveva nessun peso ne importanza tanto che in giudici, una donna viene data in cambio della vita di un uomo venendo violentata tutta la notte, gesu stesso dice rivolgendosi a sua madre, che vuoi da me donna? i papi, la chiesa cambiano imtesti bibblici giustificandosi che la parola di Dio deve essere resa piu semplice e comprensibile, ma nella nuova edizione si scoprono nuovi capitoli fino a quel. momento inesistenti e fra i testi evangelisti e quelli cattolici sorge un dubbio, perche. la chiesa taglia le frasi , toglie frasi, omette cambia secondo loro comodità? sembra che la chiesa non tenga conto nemmeno della frase in apocalisse, chiunque cambi o modifichi il significato delle parole scritte in questi sacri testi soffrirà e sara punito, , il vaticano, la chiesa episcopale sembra sia un altro potere temporale non giustificato, l umiltà descritta nelle parole di Dio diventano condanna e giudizio arbitrario nelle mani di uomini e donne di potere. la stessa frase modificata in chiesa, che dice carissimi fratelli diventa carissimi fratelli e sorelle, un aggiunta al testo sacro ancora una volta cambiaro, o come dice un prete, che aggiunge al padre nostro che dio ci tenga lontano dal male e lui aggiunge la frase, e dal maligno, frase aggiunta per condire un altro potere religioso, quello dei passionisti, appena sopra al vaticano , che oggi si pubblicizzano quasi solo per voler emergere dall ombra. la chiesa che pubblicizza un ordine come ne esistono tanti magari a loro volta riservati, ma ci sono i cavalieri di malta i cavalieri templari e tanti altrimordini se divessimo elencarli ci vorrebbe un capitolo a parte nel dominio cattolici regale.

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