Quando la tradizione degli uomini scavalca la Scrittura

Introduzione

Al tempo dei Profeti, «[…] il compito degli scribi era quello di copiare a mano la Parola di Dio, che perciò conoscevano a memoria, così il popolo tendeva a rivolgersi a loro per saperne il contenuto; per capire la Parola di Dio e applicarla alle circostanze concrete non è però sufficiente saperla a memoria, ma occorre essere in sintonia col suo Spirito.
Da non trascurare poi il fatto che nella Parola di Dio ci sono cose che alla maggioranza delle persone non piace sentire [come avviene anche oggi] e così gli scribi, per non rischiare di finire in prigione come Geremia, “aggiustavano” la Parola di Dio in modo da farla risultare più gradita e così rendere graditi anche se stessi. In tale modo il popolo si convinceva di conoscere la Parola di Dio e di metterla in pratica, ma in realtà ne conosceva una versione “addomesticata” […]. Geremia [8:7-9] attesta che quella degenerazione operata dagli scribi era già in atto circa un secolo prima di Esdra: cinque secoli dopo Esdra, cioè al tempo di Gesù, gli scribi continuavano ad essere gli insegnanti più popolari della Parola di Dio insieme ai farisei […]»[1] (la parentesi quadra è mia).

Quando Gesù si rivolgeva agli scribi e ai farisei ammonendoli di aver «annullato la Parola di Dio a motivo della vostra tradizione» (Matteo 15:6; Marco 7:9,13), si riferiva proprio a quella tradizione falsata che al tempo del profeta Geremia inizò ad essere divulgata oralmente. Questra tradizione «addomesticata» – come dice Fernando De Angelis – inziò da allora ad essere diffusa oralmente e spacciata per “tradizione di Mosè”.

A sua volta, Gesù, nel suo famoso Sermone della Montagna, cercò di riaggiustare (quindi senza abolire niente! Leggi l’articolo correlato) quella tradizione biblica che era stata sfasciata dagli scribi e farisei. Coloro che udivano le parole di quel sermone rimanevano stupefatti, perché quel tipo di utidorio era abituato ad ascoltare gli insegnamenti di una Parola di Dio contorta per come veniva falsamente spiegata da questi “dottori della Legge”. Perciò, pensando che Gesù stesse insegnando una “dottrina diversa” (Giovanni 7:16-17; 18:19; e come si pensò anche degli Apostoli, Atti 17:19), quando Egli ebbe finito quei discorsi, «la folla si stupiva del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi» (Matteo 7:28). Da questo versetto, si evince chiaramente che «i loro scribi» mancavano di quell’autorità che invece aveva Gesù.

Durante il Sermone della Montagna, Gesù ripeteva più volte le seguenti parole: «Voi avete udito che fu detto […]». Si riferiva proprio alla falsa tradizione degli antichi (scribi e farisei) tramandata oralmente, da cui gli ebrei ne traevano insegnamento completamente falso. Come avvenne per diversi secoli con il Cattolicesimo Romano, ovvero quando veniva vietata al popolo la lettura della Bibbia, anche nel mondo ebraico era permessa la lettura della Scrittura (Antico Testamento) solo agli scribi e farisei, mentre il popolo era tenuto solo ad ascoltare ripetutamente “il Tanakh dice che…” senza poter verificare (esattamente come fa Mauro Biglino quando dice al suo pubblico ignorante in materia “il testo ebraico della Bibbia dice che…”.

tradizioneLa tradizione addomesticata è scomparsa oppure c’è ancora?

Sono trascorsi quasi due millenni dal Sermone di Gesù, e viene da chiedersi: che fine ha fatto la tradizione degli antichi? Viene ancora oggi osservata dagli ebrei ortodossi? La risposta è un triste «sì». Quella che 2000 anni fa veniva chiamata «tradizione degli antichi» oggi ha un altro nome.

Tuttavia, paradossalmente, per evitare che questa «tradizione orale degli antichi» venisse dimenticata e/o falsata, intorno al III sec. d.C. fu deciso di metterla per iscritto, in modo da rimenere indelebile ed “eterna”. Mi riferisco al Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo che racchiude in sé tutta la «tradizione degli antichi» per quanto concerne l’insegnamento della Torah. Secondo la mentalità ebrea ortodossa, un ebreo che non studia il Talmud non può capire l’Antico Testamento, perché tale opera non è che una sorta di “commentario biblico” che aiuterebbe ad interpretare correttamente il Tanakh. Oltre al Talmud ci sono altri testi che servirebbero da ausilio per una corretta comprensione dell’Antico Testamento, ma non sto qui ad elencarli. Vorrei, anzi, condividere insieme a voi il pensiero di un ebreo, mi riferisco all’utente Abramo di Consulenza Ebraica. Leggete insieme a me cosa pensa della Scrittura l’utente Abramo (in grassetto tutte le parti che commenterò una per una):

«La Bibbia non è un testo religioso, né un libro di religione e nemmeno un testo sacro.
C’è una sostanziale differenza fra il testo ebraico della Bibbia ed il testo delle traduzioni della Bibbia. E’ quest’ultimo che è un testo sacro.
La Bibbia Ebraica è un insieme di libri di vario genere scritti nell’arco di circa 1000 anni, che costituiscono la letteratura laica di un popolo, il popolo ebraico.
La religione ebraica non deriva dalla Bibbia, ma da altri testi e dalla tradizione. Le religioni della cristianità derivano invece dal testo delle traduzioni della Bibbia interpretato in tal modo che si discosta sostanzialmente dal testo ebraico originale e dalla mentalità ebraica.
Un testo religioso è un testo che tratta argomenti religiosi. Un testo sacro invece è un testo di riferimento di una religione.
La religione, per definizione, è una raccolta di regole religiose e riti che vengono sottoposti all’osservanza di una comunità e spesso queste regole derivano dall’interpretazione corretta o meno di un testo sacro. Abbiamo sopratutto la definizione della Divinità e spiegazioni di carattere teologico. (Di questo genere fa parte il Nuovo Testamento, che per i cristiani è parte integrante della Bibbia).
La Bibbia non ha tali caratteristiche. Non ci sono definizioni di D-o. Egli rimane indefinibile.
Le regole religiose ed i riti della religione ebraica non fanno affatto riferimento alla Bibbia, ma, come detto, ad altri testi. La questione è molto più complessa di quanto si pensi per definire tali testi. Tuttavia, possiamo affermare, seppure con molta approssimazione, che oggi il testo base della religione ebraica è lo Shulchan Aruch. Approssimativamente perché da questo derivano norme religiose e norme che sono prettamente giuridiche e che non hanno nulla di religioso.
Nella raccolta di libri che costituiscono la Bibbia Ebraica vi fanno parte composizioni del tutto laiche, fra questi il Cantico, Kohelet, Mishlè e vari scritti e meghillot.
La Bibbia Ebraica contiene la storia laica del popolo ebraico espressa da vari punti di vista. Principalmente abbiamo il punto di vista del regno di Giudea e quello del regno di Israel. Il punto di vista dei profeti e quello degli scritti.
Il pentateuco contiene la Toràh che non è una raccolta di regole religiose. Questo è il punto focale. La Toràh è la guida morale e la legislazione di una Nazione, di un intero popolo e non di una comunità religiosa. I re di Israel avevano l’obbligo di tenerne una copia e di impararla a memoria a forma di ripetizione per divenire esperti di diritto» (fonte, Forum Consulenza Ebraica, BIBBIA: un “libro di religione”?, 2012)

Da premettere che, secondo il mio personale punto di vista, Dio non è una religione né un religiosismo o religiosità. Ma andiamo al dunque:

  1. «La Bibbia non è […] un testo sacro»: L’ironia della sorte vuole che anche Biglino abbia fatto una simile affermazione, usandola persino come titolo di un suo libro. Un libro o testo sacro è un testo che in un determinato contesto religioso viene considerato “rivelato”, concepito per una religione, canonizzato, considerato autentico nella sua origine, viene recitato nel culto, può essere considerato preesistente, viene studiato e interpretato, viene tenuto in maggiore considerazione rispetto ad altri scritti definibili “apocrifi” o semplicemente “parole di uomini”, e l’utilizzo del testo è regolamentato da particolari regole che ne preservano la purezza e integrità. Quindi, se la Bibbia (AT e NT) non sarebbe un testo sacro, allora perché il Tanakh viene letto in sinagoga (luogo sacro) e la Bibbia intera nelle chiese (luogo sacro)? Inoltre, se per gli ebrei la Scrittura non è un testo sacro, perché allora l’apostolo Paolo, da ex fariseo seppur sempre ebreo, la considera «ispirata da Dio»? (2Timoteo 3:16). Una cosa ispirata da Dio non è sacra o santa?;
  2. «C’è una sostanziale differenza fra il testo ebraico della Bibbia ed il testo delle traduzioni della Bibbia. E’ quest’ultimo che è un testo sacro»: non credo occorra possedere l’arca di scienza per discernere la «sostanziale differenza della Bibbia» fra “testo ebraico” e “traduzione”. Credo sia naturale asserire che una traduzione non può mai essere fedele al testo originale di partenza, esprimendo quest’ultimo dei concetti che magari in una dato linguaggio estraneo non esistono. Quindi, l’utente Abramo considera testo sacro non il testo originale ma la traduzione che di per sé può alterare il testo originale! Non riesco ancora a capire se questo intervento sia una burla o una cosa seria;
  3. «[…] letteratura laica di un popolo, il popolo ebraico […] La Bibbia Ebraica contiene la storia laica del popolo ebraico»: prima di parlare di letteratura laica, bisogna considerare se gli ebrei erano laici o meno. Nel gergo greco, gli ebrei hanno abbracciato in modo alternato la fede monoteista, enoteista e politeista: monoteista per via del fatto che ogni tanto si ricordavano di adorare solo Yahweh; enoteista perché erano consapevoli del fatto che anche gli altri popoli avevano il proprio (o propri) elohìm; politeista perché spesso abbracciavano le religioni pagane adorando più di un elohìm. Quindi, più che popolo laico, gli Israeliti sono stati un popolo confuso che non sapeva in chi credere nonostante vedessero coi popri occhi i segni e prodigi che Yahweh compiva («popolo dal collo duro»). Detto questo, rimando al punto 1;
  4. «La religione ebraica non deriva dalla Bibbia, ma da altri testi e dalla tradizione […] Le regole religiose ed i riti della religione ebraica non fanno affatto riferimento alla Bibbia, ma, come detto, ad altri testi»: questa affermazione è un vero e proprio assist a favore del blasfemo. Ben diceva Gesù ai farisei cocciuti di aver annullato la Parola di Dio a motivo della loro tradizione. E l’utente Abramo port ancora avanti la tradizione giudaica annullando la Scrittura. Per di più, i padri di questa categoria di ebrei non tanto furono i patriarchi biblici (dato che la loro fede non deriverebbe dalle Scritture), ma dagli “antichi padri scribi e farisei” . Questo è, a mio avviso, uno dei tanti motivi per i quali Gesù non viene accettato dalla maggior parte del mondo ebraico, perché nel Sermone della Montagna, leggendolo con attenzione, si capisce chiaramente come Egli abbia spiegato in semplicità il modo corretto in cui andavano approcciati «la Legge e i profeti», senza tuttavia mai annullare niente. Anzi, Gesù in quel Sermone ha corretto gli errori dottrinali (volontariamente inventati) commessi da scribi e farisei. Oggi, invece, persone come l’utente Abramo annullano la Scrittura, dissacrandola, mettendo al suo posto i testi extrabiblici. Non mi stupisco se ancora oggi la gente continui ad andare dietro a «favole abilmente inventate» e a «favole giudaiche» (2Pietro 1:16; Tito 1:14), proprio come accadeva già ai tempi degli Apostoli. Il solo fatto di aver espresso per due volte la stessa cosa, l’utente Abramo dimostra di essere totalmente distante dal Dio biblico;
  5. «Le religioni della cristianità derivano invece dal testo delle traduzioni della Bibbia interpretato in tal modo che si discosta sostanzialmente dal testo ebraico originale e dalla mentalità ebraica»: anzitutto, coloro che hanno redatto i manoscritti che oggi vengono raccolti nel Nuovo Testamento era ebrei DOC. Per di più, gli insegnamenti del Nuovo Testamento sono strettamente collegati all’Antico Testamento. Di conseguenza, i cristiani fanno proprio sia l’Antico che il Nuovo Testamento. Adesso, non vorrei essere di parte prendendo le difese alla fede cristiana, ma ci mancherebbe se i cristiani (in tutte le loro sfaccettature) non si fossero basati al testo tradotto della Bibbia. Un conto è affermare che una religione non derivi dalla Bibbia, un conto è affermare che deriva dalla Bibbia, anche se si tratta di una traduzione. Purtroppo l’ebraico e il greco sono due lingue non alla portata di tutti, e possiamo dire grazie a Dio se esistono delle traduzioni. Si legge che, tramite il patriarca Abrahamo sarebbero stati benedetti «tutti i popoli della terra», in concomitanza al fatto che il Vangelo (buona notizia) sarebbe poi stato predicato «in tutto il mondo a ogni creatura» (anche il profeta Isaia anticipa il Vangelo, quindi non è una novità il Vangelo del Nuovo Testamento). Sebbene una traduzione non può essere mai essere fedelissima al testo originale, quanto meno, nelle traduzioni sono almeno chiare quelle cose essenziali che un credente debba sapere. Gesù ha detto che il Padre avrebbe mandato nel suo nome lo Spirito Santo, il Paracletos, come suo sostituto che «vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto» (Giovanni 14:26). Quindi, non occorre un commentario scritto come il Talmud per capire l’insegnamento biblico, ma è lo Spirito Santo, oggi, ad ammaestrare i suoi;
  6. «Un testo religioso è un testo che tratta argomenti religiosi. Un testo sacro invece è un testo di riferimento di una religione»: vedi punto 1;
  7. Nella Bibbia «non ci sono definizioni di D-o. Egli rimane indefinibile»: per quel pizzico di psyche che Dio ci ha dotati, penso che, a modo nostro, Dio può essere definito, in quanto si è fatto carne per essere toccato, visto, abbracciato, baciato, percosso e ucciso. Quindi, che Gesù sia stato «vero uomo e vero Dio» è già un modo per definirlo tale. Dire “Dio è Dio” è già una definizione di Dio stesso. Tuttavia, essendo un tema molto ampio nella sua esposizione, nel mio ultimo libro di recentissima uscita La Bibbia non è un mito, ho dedicato un capitolo intero di ben 47 pagine descrivendo diversi aspetti che rappresentano e definiscono Dio, le sue qualità e attributi. Solo un dio distante e lontano dal proprio popolo può essere indefinibile, perché non lo conosce quindi non lo vive; mentre, solamente un Dio vicino al suo popolo e quindi ai suoi figli può essere semplicemente definito «Padre», e ciò può bastare perché un padre è tutto (Dio è tutto, quindi è definibile);
  8. «oggi il testo base della religione ebraica è lo Shulchan Aruch»: è un testo sapienziale ebraico redatto da Rabbi Joseph ben Ephraim Karo nel XVI sec. d.C., contenente le norme rituali e comportamentali ebraiche. Un sorta di “galateo” ebraico sul comportamento che deve avere una persona fin dal momento in cui si sveglia la mattina. Anche in questo caso, viene annullata la Scrittura, non essendo considerata come “testo base”, ma evidentemente come testo secondario, o magari ausiliario… se non escluderlo del tutto, già che ci siamo!;
  9. «Nella raccolta di libri che costituiscono la Bibbia Ebraica vi fanno parte composizioni del tutto laiche, fra questi il Cantico, Kohelet, Mishlè e vari scritti e meghillot»: questa affermazione di per sé è logica, perché non potendo Dio essere definito, allora non possono essere definite le sue qualità poetiche. Se per l’utente Abramo, Dio non può essere definito come Poeta, allora è normale asserire che un testo come il Cantico sia laico. Mentre, definendo Dio come Poeta, allora il Cantico acquista il suo valore poetico sia nei contenuti che nel genere letterario (sebbene in gran parte incentrato alla passione erotica di una coppia che si desidera ardentemente. In fondo, Cristo desidera la Sua Sposa);
  10. «La Toràh è la guida morale e la legislazione di una Nazione, di un intero popolo e non di una comunità religiosa»: inizialmente la Torah è stata concepita per un popolo nomade, poi divenuto Nazione dopo la Seconda Guerra Mondiale. Quanto meno, non era intenzione di Dio fondare una comunità religiosa, ma un popolo di credenti. Il religiosismo lo hanno praticato gli Israeliti, non per volontà di Yahweh, perché persino Lui si stancava dei sacrifici fatti meccanicamente e non con la predisposizione di cuore. La Torah è stata scritta per mettere ordine al disordine. Se Adamo ed Eva non avessero trasgredito, avrebbero continuato a vivere perennemente nel benessere, senza la necessità di rispettare regole dato che il loro status di purezza primordiale li rendeva al 100% a «immagine di Dio». L’unica Legge che dovevano rispettare era quella di non avvicinarsi all’albero della conoscenza né toccare né mangiarne il suo frutto. Per il resto, vivevano in una “santa anarchia”, dato che non c’erano regole, a parte il prendersi cura del giardino;
  11. «I re di Israel avevano l’obbligo di tenerne una copia e di impararla a memoria a forma di ripetizione per divenire esperti di diritto»: immaginate un re, un imperatore o un avvocato, considerare la Torah come se fosse la Costituzione Italiana. Assurdo, no? Nella Torah è presente il libro della Genesi, che non è un testo legislativo, ma il libro delle origini. In questo libro erano già in “vigore morale” alcune leggi poi ribadite dall’Esodo in poi. Lo Shabbat era già in vigore fin dal principio; la circoncisione pure, etc. Quindi, come potevano i patriarchi della Genesi essere degli «esperti di diritto» se non vi era una legge scritta da osservare? In che modo Enoch e Noè «camminarono con Elohìm» se non c’era una legge scritta? Forse l’osservazione della Legge dipende più da un aspetto morale/etico? Per ubbidire a Dio, quindi, non occorre leggere su una pergamena dei commi sul «fare e non fare» determinate cose (2Corinzi 3:3), perché non occorre nemmeno leggere «non uccidere» per prendere atto del fatto che uccidere (lett. «non commettere omicidio») sia una cosa sbagliata. Molte cose si sanno per via innata, non per via di un’insegnamento; proprio come un puclicno che non ha mai visto la propria madre costruire un nido, mentre quando sarà grande saprà farlo in modo del tutto naturale. La Legge fa parte della coscienza intima, infatti «questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica» (Deuteronomio 30:14; cfr. Romani 10:8; 2Corinzi 3:3) non di uno studio intellettuale in giurisprudenza. Questo è, da parte dell’utente Abramo, un altro bislacco tentativo di dissacrare il testo biblico che, secondo lui e il suo fratello di loggia Biglino, non è un testo sacro.

Infine, non intendo aggiungere altro, perché penso che ulteriori commenti siano superflui. Tuttavia, spero che questi 11 punti possano darvi dei validi suggerimenti su cui meditare e riflettere. Chi non ha lo Spirito di Dio parla secondo la carne, chi ha lo Spirito di Dio parla secondo lo Spirito.

Note:

[1] Fernando De Angelis, Riassunto dell’Antico Testamento, ed. pre-stampa – Vol.1, p.166

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