La Legge del Taglione: è davvero così crudele?

Il 20 Luglio del 2017 avevo condiviso nella mia bacheca di Facebook un piccolo estratto del Commentario alla Genesi a cui sto lavorando e di cui si prevede l’uscita entro il primo paio di mesi dell’anno nuovo. In questo estratto ho accennato della famosa lex talionis (Legge del Taglione), dove l’opinione comune interpreta la frase «occhio per occhio» come la restituzione di un torto commesso di egual misura. Vale a dire: «se mi uccidi un bue, io ucciderò il tuo bue». Realmente vuole significare questo?

Ebbene, nel mio post su Facebook ho riportato la mia traduzione di Genesi 20:16, con il commento di alcune espressioni. Ecco il testo:

«E a Sarah disse: “Ecco! Ho dato a tuo fratello mille argenti. Ecco! Ciò servirà da copertura agli occhi di tutti quelli che sono con te e sarai giustificata d’innanzi a tutti loro”» (Genesi 20:16, mia traduzione)

Commento a “mille argenti”#Avimelek attua quella norma che sarà poi conosciuta come «occhio per occhio». La formulazione non significa come la teologia tradizionale ha sempre insegnato, ovvero “se tu fai un torto a me io lo faccio a te”, ma più semplicemente che a un torto subìto bisognava dare un risarcimento monetario anche in termini di “danni morali”. Giusto per non destare a sospetti, Avimelek restituisce #Sarah a «suo fratello» #Abrahamo insieme ad una cospicua somma di denaro, come segno che nelle stesse condizioni in cui se l’era presa (sposata) gliela restituiva.

Approfondimento
Il linguaggio circa “occhio per occhio” viene spiegato in #Levitico 24. Riassumo solo qualche estratto, perché ulteriori sviluppi dell’argomento sono trattati nel mio commentario dedicato al libro del Levitico.

In Levitico 24:18 si legge: «Chi percuote a morte un capo di bestiame lo pagherà: vita per vita». «Percuotere a morte» non significa uccidere, ma ridurre in fin di vita (la stessa cosa avviene con #David contro #Goliath, quando inizialmente lo colpisce a morte riducendolo in fin di vita, e poi lo finisce mozzandogli la testa). Il testo, perciò, dice molto chiaramente che chi ferisce a morte, ad esempio, un bue non subirà lo stesso trattamento con un proprio bue, ma semplicemente risarcirà il danno con un pagamento in denaro pari alle spese mediche alle quali deve essere sottoposto il bue. Se il bue moriva allora il risarcimento prevedeva che l’uccisore rimborsasse il proprietario del bue morto o in denaro o con un altro bue della stessa età, vigore e stazza. «#Vita per vita» perciò non significa «hai #ucciso, verrai ucciso», ma è un linguaggio tipico della Scrittura che indica un risarcimento danni pari al valore del bene, animale o persona lesa.

Se si provocavano lesioni a un capo di bestiame bisognava risarcire in denaro. Tuttavia, nel versetto 20 il testo sembra appoggiare la tesi della restituzione del medesimo torto, cioè «frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all’altro». In realtà, il testo ebraico non dice aìn le‘ain «occhio per occhio» bensì ‘àin tàchat ‘àin «occhio sotto occhio». Per tutte le altre indicazioni, frattura e dente, si usa la stessa locuzione tàchat, perciò si legga: «frattura sotto frattura, occhio sotto occhio, dente sotto dente […]». Il verso continua dicendo di provocare la stessa lesione che si ha subìto a chi ha leso.

«Lesione» non significa ledere in senso letterale, ma richiedere un risarcimento danni ledendo l’economia monetaria di chi aveva leso per primo, privandoli di una certa somma di denaro. Dover risarcire qualcuno in denaro, equivaleva a ricevere una lesione alle proprie finanze. Nel caso in cui si provocava una lesione ad un occhio o si fratturava un osso, come ci si doveva comportare? Allo stesso modo: l’ammontare della cifra dell’osso fratturato per sostituire l’osso fratturato, quindi, “siccome non puoi riparare il danno dandomi un osso integro, la somma di denaro di risarcimento sostituisce l’osso”. Diciamo che in questi casi di “invalidità”, il risarcimento danni equivaleva ad un risarcimento una-tantum come “pensione di invalidità”.

Ebbene, dopo aver esposto l’estratto, non sono mancate le condivisioni né i commentatori. Qualcuno ha rivendicato il presunto errore della mia esposizione dicendo che è troppo comodo partire dal versetto 18, trascurando i versi precedenti. Giusto! Infatti, in precedenza, come al verso 17, si dice: «Chi percuote a morte un uomo dovrà essere messo a morte», anche il verso 21 dice altrettanto. Adesso, in questo caso viene appellata la pena capitale per l’assassino che uccide intenzionalmente. La pena capitale è una cosa, la legge del taglione è un’altra cosa! Quindi, la “legge del taglione” sembrerebbe secondo alcuni, non tanto differenti dalle leggi sulla pena di morte che vigono in alcuni paesi del mondo.

In questi casi, quando si vuole rivendicare alla lex talionis la crudeltà delle sue azioni (crudeltà di che?), lo si fa ignorando totalmente il senso letterario delle parole. Finché è un Daniele Salamone come me a spiegare certe cose, naturalmente chiunque può dissentire, perché non avendo né titoli né riconoscimenti di sorta, la mia voce vale niente. Ebbene, alla luce di quanto ho spiegato nel mio post su Facebook, c’è dell’altro che non ho aggiunto e che riporto di seguito per avere una visione più chiara della questione. Siccome non intendo perdermi negli antri tenebrosi della filosofia e del vano ragionamento, mi limiterò a citare solamente quello che dice l’ebreo Abraham Cohen, Autore del testo Il Talmud edito da Editori Laterza, pp.388-389:

«[…] la Ghemara discute il significato della lex talionis ordinata nella Scrittura. I Dottori respingevano energicamente la teoria per cui l’autore di una mutilazione dovrebbe subire come pena una mutilazione identica, sostenento potersi pretendere dall’offensore solo un compensopecuniario. “Occhio per occhio” (Esodo, XXI, 24) significa pagamento in denaro. Tu sostieni che significa pagamento in denaro; forse l’intenzione è invece che venga pagato l’occhio vero e proprio! Supponendo, però, che l’occhio dell’uno sia grande e l’occhio dell’altro sia piccolo, come si può applicare tale sanzione dalla Scrittura: “occhio per occhio”?… Supponendo che un cieco abbia levato un occhio a un altro, o che un monco abbia mozzato il braccio ad un altro, o che uno storpio abbia storpiato un altro, come posso in tal caso applicare “occhio per occhio”? Mentre la Torah dichiara: “Avete una sola legge” (Lev. XXIV, 22), una legge, cioè, eguale per tutti» (B.K. 83b e sg.)

Inoltre, nella spiegazione di cui sopra, si aggiunge una nota a margine, dove è scritto:

«Poiché, come abbiamo mostrato, la legge “occhio per occhio” non potrebbe applicarsi sempre alla lettera, le parole devono avere un altro significato, applicabile in ogni caso, come il compenso in moneta» (il grassetto è mio).

Ebbene, a parlare non è stato Daniele Salamone o un teologo “religioso” Cattolico che per 2000 anni ha ingattato l’umanità intera per controllare le coscienze, ma l’ebreo Abraham Koehn, che sembra essere un esperto talmudista dato che l’ha commentato in ogni sua parte nel suo libro. Chi meglio di un ebreo può spiegare, alla luce delle Scritture e della tadizione rabbinica, la Legge del Taglione?

Come si è potuto vedere, la lex talionis è tutt’altra cosa della pena capitale, anche se il Levitico parla di entrambe le cose nel medesimo capitolo 24.

6 Risposte a “La Legge del Taglione: è davvero così crudele?”

  1. Si afferma non giusta e non sempre equanime una legge che applichi alla lettera “occhio per occhio” perchè lo suggeriscono i dubbi sollevati da tanti “Supponiamo…”: Supponendo, però, che l’occhio dell’uno sia grande e l’occhio dell’altro sia piccolo, come si può applicare tale sanzione dalla Scrittura: “occhio per occhio”?… Supponendo che un cieco abbia levato un occhio a un altro, o che un monco abbia mozzato il braccio ad un altro, o che uno storpio abbia storpiato un altro, come posso in tal caso applicare “occhio per occhio”? Mentre la Torah dichiara: “Avete una sola legge” (Lev. XXIV, 22), una legge, cioè, eguale per tutti»
    Potrei chiedere come si intende dimostrare giusta una contropartita in denaro quando si sa benissimo che il denaro è distribuito molto disomogeneamente? Oppure si vorrebbe affermare che chi è ricco certe cose le può fare perché se le può permettere economicamente mentre un povero no perché non avrebbe da pagarle con denaro davanti alla legge? Non mi sembra un granché come “idea di giustizia!!

    1. L’uomo antico aveva un modo di ragionare ben diverso dall’uomo moderno. Specialmente se si considera che tali uomini antichi facevano parte di una cultura differente dalla nostra. L’idea di giustizia che lei si fà è dettata dalla sua mente occidentale moderna. Dovrebbe mettersi nei panni degli uomini orientali antichi per poter discernere quali sono i critri di giustizia che lei (come anche io), oggi, definisce “granché”. C’è qualcosa che va capito, quindi, alla luce di un pensiero che non è il nostro.

  2. Si afferma non giusta e non sempre equanime una legge che applichi alla lettera “occhio per occhio” perché lo suggeriscono i dubbi sollevati da tanti “Supponiamo…”: “Supponendo, però, che l’occhio dell’uno sia grande e l’occhio dell’altro sia piccolo, come si può applicare tale sanzione dalla Scrittura: “occhio per occhio”?… Supponendo che un cieco abbia levato un occhio a un altro, o che un monco abbia mozzato il braccio ad un altro, o che uno storpio abbia storpiato un altro, come posso in tal caso applicare “occhio per occhio”? Mentre la Torah dichiara: “Avete una sola legge” (Lev. XXIV, 22), una legge, cioè, eguale per tutti» ”
    Potrei chiedere come si intende dimostrare giusta una contropartita in denaro quando si sa benissimo che il denaro è distribuito molto disomogeneamente? Oppure si vorrebbe affermare che chi è ricco certe cose le può fare perché se le può permettere economicamente mentre un povero no perché non avrebbe da pagarle con denaro davanti alla legge? Non mi sembra un granché come “idea di giustizia”!

    1. Purtroppo quando cerchiamo di conciliare un modo di ragionare orientale antico o primitivo, con il modo di ragionare odierno occidentale, ci risulta tutto così strano.

  3. Ah ecco, il significato di lesione mi mancava, che è quello che ti sbattono sempre in faccia quando dici che non è da intendere alla lettera. Adesso posso controbattere anche a quello. Grazie.

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