Isaia 61:1-2 | La lettura di Gesù in Luca 4:18-19

Gesù in sinagogaGesù, divenendo sempre più popolare, veniva ammirato da tutti.  Un giorno si recò a Nazaret, dov’era cresciuto e, come di consueto, entrò in giorno di Shabbat nella sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia. Aperto questo libro, trovò quel passo dov’era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l’anno accettevole del Signore» (Luca 4:18-19 – NRV).

La citazione biblica «trovò quel passo dov’era scritto», è riferita al capitolo 61 ai versetti 1 e 2 di Isaia. Al tempo di Gesù, il Tanakh non era ancora suddiviso in capitoli e versetti come lo è oggi, per cui, bisognava essere piuttosto pratici nel «trovare» un determinato passaggio. Sicuramente, Gesù non srotolò il Libro prendendo un punto a caso della Scrittura, tuttavia, «trovando» quel passo, vuol dire che lo avrà sicuramente cercato di proposito. La citazione di Isaia di cui sopra, così per come viene suggerita dal Nuovo Testamento, è scritta in questo modo:

πνεῦμα κυρίου ἐπ᾽ ἐμὲ οὗ εἵνεκεν ἔχρισέν με εὐαγγελίσασθαι πτωχοῖς, ἀπέσταλκέν με, κηρύξαι αἰχμαλώτοις ἄφεσιν καὶ τυφλοῖς ἀνάβλεψιν, ἀποστεῖλαι τεθραυσμένους ἐν ἀφέσει, κηρύξαι ἐνιαυτὸν κυρίου δεκτόν (BGT).

Di seguito si può leggere la traslitterazione:

pneuma kyríou ep emé oú eíneken échrisén me evangelísasthai ptochoís, apéstalkén me, kirýxai aichmalótois áfesin kaí tyfloís anávlepsin, aposteílai tethrafsménous en afései, kirýxai eniaftón kyríou dektón.

Adesso, vediamo la corrispondenza che c’è nel passo “originale” di Isaia 61:1-2 delle nostre Bibbie:

«Lo Spirito del Signore, di DIO, è su di me, perché il SIGNORE mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l’apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l’anno di grazia del SIGNORE» (Isaia 61:1-2a – NRV)

Confrontando il parallelismo fra il passo di Isaia del Testo Masoretico e la lettura dello stesso testo che viene espressa in Luca 4, non sembrano esserci delle corrispondenze letterali, poiché Luca sembra omettere o modificare alcuni dettagli espressi nel Testo Masoretico. Ripropongo di seguito il passo di Isaia del testo ebraico menzionato, evidenziando in grassetto quei punti che Luca non ha letteralmente specificato nel suo Vangelo per come viene espresso nell’Antico Testamento ebraico:

«Lo Spirito del Signore, di DIO, è su di me, perché il SIGNORE mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l’apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l’anno di grazia del SIGNORE» (Isaia 61:1-2a – NRV)

Nella Nuova Riveduta, gli editori hanno scritto «Signore» con la sola S maiuscola, si riferiscono al termine ebraico Adonày (letteralmente, Signore-di me – cioé Signore mio), mentre, quando scrivono «SIGNORE» tutto in maiuscolo, si riferiscono al Tetragramma (YHWH).

Adesso, rivediamo più da vicino, i punti che ci interessa esaminare:

  • Luca non menziona «di Dio», Isaia sì;
  • Luca menziona «gli umili», Isaia menziona «i poveri»;
  • Luca menziona «quelli che hanno il cuore spezzato», Isaia menziona «i prigionieri»;
  • Luca menziona «quelli che sono schiavi», Isaia menziona «i ciechi»;
  • Luca menziona «i prigionieri», Isaia menziona «gli oppressi».

La soluzione a questa problematica, potrebbe essere la seguente: il testo letto da Gesù non poteva essere un testo ebraico, meno che mail il Testo Masoretico, dato che di quest’ultimo fu inziiata la coposizione solo 5 secoli dopo; quindi Egli non può averlo consultato prima ancora della sua esistenza. Oppure, Cristo deve aver attinto da un testo ebraico che riporta letteralmente la citazione espressa da Luca. Purtroppo, però, non esiste alcun testo ebraico che riporti ad litteram le parole espresse in Luca, ad eccezione, però, di un testo biblico molto diffuso e popolare in quell’epoca: la Bibbia dei Settanta (o Septuaginta), nonché la traduzione in greco dell’Antico Testamento.

Se provassimo a confrontare il testo greco del Nuovo Testamento con il testo greco della Settanta, scopriamo qualcosa di interessante. Di seguito, riporto il passo di Isaia letto da Gesù, però per come lo riporta la Settanta:

πνεῦμα κυρίου ἐπ᾽ ἐμέ οὗ εἵνεκεν ἔχρισέν με εὐαγγελίσασθαι πτωχοῖς ἀπέσταλκέν με ἰάσασθαι τοὺς συντετριμμένους τῇ καρδίᾳ κηρύξαι αἰχμαλώτοις ἄφεσιν καὶ τυφλοῖς ἀνάβλεψιν, καλέσαι ἐνιαυτὸν κυρίου δεκτὸν […] (BGT)

Di seguito la traslitterazione:

pneuma kyríou ep emé oú eíneken échrisén me evangelísasthai ptochoís apéstalkén me iásasthai toús syntetrimménous tí kardía kirýxai aichmalótois áfesin kaí tyfloís anávlepsin, kalésai eniaftón kyríou dektón.

Adesso, confrontando il greco dei due Testamenti, possiamo dire di aver ottenuto la risposta che cercavamo. Il passo di Isaia letto da Gesù non sembra fare riferimento a un testo ebraico, ma proprio alla Settanta, in quanto le corrispondenze sono letterali.

La parte che ho evidenziato in grassetto (in blu), corrisponde letteralmente con la citazione di Luca. Rivediamoli insieme da vicino:

Luca: πνεῦμα κυρίου ἐπ᾽ ἐμὲ οὗ εἵνεκεν ἔχρισέν με εὐαγγελίσασθαι πτωχοῖς, ἀπέσταλκέν με, κηρύξαι αἰχμαλώτοις ἄφεσιν καὶ τυφλοῖς ἀνάβλεψιν, ἀποστεῖλαι τεθραυσμένους ἐν ἀφέσει, κηρύξαι ἐνιαυτὸν κυρίου δεκτόν

Settanta: πνεῦμα κυρίου ἐπ᾽ ἐμέ οὗ εἵνεκεν ἔχρισέν με εὐαγγελίσασθαι πτωχοῖς ἀπέσταλκέν με ἰάσασθαι τοὺς συντετριμμένους τῇ καρδίᾳ κηρύξαι αἰχμαλώτοις ἄφεσιν καὶ τυφλοῖς ἀνάβλεψιν, καλέσαι ἐνιαυτὸν κυρίου δεκτὸν

Anche se Luca e i Settanta si differiscono nella restante parte del brano, possiamo dire che Gesù ha letto la Scrittura servendosi della Settanta. Probabilmente, la Settanta stessa avrà subito delle modifiche nel tempo nelle sue fasi di ricopiatura, in quanto non può essere definita una traduzione fedele a degli originali più antichi (approfondirò prossimamente questo aspetto). A mio avviso, solo il Testo Masoretico può essere definito autentico alla tradizione ebraica.

Riguardo alle differenze sull’uso di alcuni termini fra il Testo Masoretico e la Settanta, potrei suggerire degli spunti “teologici”:

  • Luca non menziona «di Dio», Isaia sì: la sua (di Luca) citazione di «lo Spirito del Signore» può sottintendere che il soggetto di cui si sta parlando sia Dio stesso, quindi non è necessario sprecare inchiostro per aggiungere “Dio” quando «lo Spirito del Signore» già lo rappresenta;
  • Luca menziona «gli umili», Isaia menziona «i poveri»: la lettura di Gesù – come già detto non casuale, dato che Isaia stava profeticamente parlando proprio di quel Messia che stava leggendo quelle parole – non è “materialista”, ma “spiritualista”, in quanto, povertà e umiltà possono essere considerati come sinonimi. Tuttavia, non si parla di povertà materiale, perché la Scrittura si concentra più sugli aspetti spirituali che materiali, quindi della «povertà nello spirito» (cfr. Matteo 5:3);
  • Luca menziona «quelli che hanno il cuore spezzato», Isaia menziona «i prigionieri»: coloro che hanno il cuore spezzato, certamente, sono “prigionieri” dell’angoscia e dell’oppressione in cui vivono e, perciò, Gesù è venuto per liberare, rialzare e difendere anche questa categoria di persone (Salmo 103:6; 146:89);
  • Luca menziona «quelli che sono schiavi», Isaia menziona «i ciechi»: quale analogia può esserci fra queste due affermazioni? La cecità non sempre va intesa come la mancanza del visus, ma può essere una cecità dovuta dall’ottenebramento delle menti, schiavizzate dalle false dottrine e/o dittature religiose. La schiavitù di cui si parla non è certamente il “lavoro forzato” nelle miniere, ma quella schiavitù che ti incatena nel peccato (Romani 6; 1Corinzi 7; Galati 2; Tito 3; 2Pietro 2). Chi lo sa se Gesù, in molte circostanze che non ci è dato di sapere (cfr. Giovanni 21:25), abbia aiutato molta gente ad “aprire gli occhi” anche dal punto di vista sia spirituale che intellettuale? “Aprire gli occhi” non nel senso in cui li aprirono Adamo ed Eva dopo aver “mangiato il frutto” (Genesi 3:5,7). Vale a dire che, non necessariamente Gesù doveva essere intervenuto in ogni vita umana operando sempre e comunque attraverso un “miracolo” inspiegabile, ma, anzi, anche attraverso la riflessione, cercando di far (capire) aprire gli occhi a molta gente sedotta da false dottrine, false religioni che, purtroppo, danno solo l’illusione di aver gli occhi bene aperti (cfr. Salmo 146:8).
  • Luca menziona «i prigionieri», Isaia menziona «gli oppressi»: stavolta si verifica il contrario; Luca menziona gli oppressi, quando, in precedenza, li aveva menzionati Isaia. Quindi, chi è prigioniero (del peccato) ha quel cuore spezzato che lo induce ad essere inevitabilmente oppresso. Gesù, è venuto per aprire “il carcere” (non solo chi occhi) di ogni prigioniero del peccato. Ebbene, non si parla di prigionia terrena intesa come una stanza stretta dove viene rinchiuso un uomo, ma una prigione spirituale ben più stretta e più angusta di una stanza.

Infine, espressa questa breve riflessione, sembra chiaro che in primo luogo Gesù abbia letto direttamente dalla Settanta; in secondo luogo, nonostante il Testo Masoretico e la citazione di Luca differiscano nell’uso delle terminologie, sta di fatto che tali differenze ci aiutano comunque ad osservare meglio di più l’aspetto spirituale che materiale di cui sono caratterizzate le Scritture. La Bibbia non va e non può essere letta sempre e comunque alla lettera se prima non se ne coglie il suo spirito.

2 Risposte a “Isaia 61:1-2 | La lettura di Gesù in Luca 4:18-19”

  1. Un’altra soluzione al problema è che Gesù ha letto sì il testo ebraico (usato nelle Sinagoghe), ma Luca nel riportare, anni dopo, la citazione letta da Gesù di Is 61:1, 2 usa la Settanta, essendo già essa una traduzione greca delle Scritture Ebraiche (Tanàkh) molto diffusa all’epoca.

    1. Potrebbe essere anche così.
      Quanto meno, da conoscitore delle Scritture, Luca avrebbe riportato le parole lette da Gesù nel testo ebraico, non nel testo greco. Perché il testo greco dice una cosa, quello ebraico ne dice un’altra. In sostanza, Luca non si sarebbe mai sognato di far dire a Gesù cose che non ha mai letto. Io la penso così.
      Poi, mi chiedo, perché la Settanta si è conservata, mentre il testo contemporaneo a Cristo no?
      Almeno, nutro la personale convizione (e non vuol dire che ho ragione io) che la Settanta era l’unico testo biblico usato nelle sinagighe, mentre eventuali testi ebraici/aramaici venivano tenuti conservati.
      I Romani dovevano capire tutto quello che si dicevano e leggevano gli ebrei.

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