Il Serpente di Bronzo miracoloso.

04_independence_day_blurayNel Libro dei Numeri si parla di una maledizione inflitta a Israele da parte di Yahwéh, poiché gli Israeliti avevano osato parlare male contro il loro Elohìm. La maledizione che Yahwéh aveva inflitto agli Israeliti fu quella di condurre verso il loro accampamento dei «serpenti velenosi i quali mordevano la gente, e gli Israeliti morirono in gran numero» (Nm 21:6). Il popolo, dunque, fece cordiglio verso Mosè pregandolo che fosse allontanata da loro questa piaga mortale. Mosè quindi intercede per il popolo e riceve subito una risposta da Yahwéh:

«Scolpisciti un [sārāph] serpente velenoso e mettilo sopra un’asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita. Mosè allora fece un [nachoshét] serpente di bronzo e lo mise sopra un’asta; e avveniva che, quando un [nāchāsh] serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il [nachoshét] serpente di bronzo, restava in vita». Nm 21:8-9

farmacia2_d0È interessante notare che in questo preciso contesto in cui gli Israeliti necessitavano di urgentissime cure mediche per scampare dalla morte dovuta dal morso velenoso di un serpente, dovevano avere a che fare con un «serpente di bronzo posto sopra un’asta». La cosa curiosa è che la figura del serpente che viene generalmente identificata come una cosa negativa, in questo caso fungeva proprio da antidoto curativo per scampare dal morso letale di un serpente velenoso. Se dovessimo applicare la nostra mentalità moderna a questo racconto antico come qualcosa di poco più di tre millenni, possiamo immaginare che Yahwéh ordinò a Mosè di fabbricare l’insegna di una sorta di avamposto militare medico-sanitario dove tutte quelle persone che venivano morse dai serpenti potevano ricevere assistenza e le adeguate cure. Il passo biblico di cui sopra specifica che bastava «guardare il serpente di bronzo» per essere guariti, come per “miracolo”. Quali poteri aveva questo serpente di bronzo? Si trattava forse di un idolo miracoloso? Non di certo. Bisognava guardarlo letteralmente per eliminare l’effetto del veleno? Come funzionava all’atto pratico questo metodo di guarigione? Queste sono domande lecite che ognuno di noi dovrebbe porsi, tuttavia vi sono altri elementi che possono ricondurci al serpente dell’Eden, collegare il tutto come un puzzle e trovare una delle risposte che personalmente reputo come la più attendibile tra tutte.

Nella traduzione dei due versetti, il termine “serpente” ricorre in tutto quattro volte, ma solo una delle quattro ricorrenze viene scritta in maniera differente se andiamo a consultare il testo ebraico masoretico [vedi il testo tra parentesi quadra]. All’inizio del verso 8 Yahwéh ordina a Mosè di forgiarsi un serpente e metterlo sopra un’asta. Rispetto alle altre tre volte in cui la parola “serpente” viene scritta con il lemma [nāchāsh], nel verso 8 viene usato un termine un pò insolito, ovvero [sārāph], usato anche per identificare la figura del Serafino. Quindi, un [sārāph] può essere sia un serpente che un Serafino. Perché, quindi, al verso 8 non viene usata la parola [nāchāsh] per tutte e quattro le ricorrenze ma viene usato un termine diverso sebbene si sta parlando della stessa cosa? In questo contesto, davvero il termine [sārāph] va tradotto con serpente e non con Serafino? Questo non è l’unico caso in cui il termine che identifica un essere angelico indichi un serpente; il [sārāph] di Numeri 21 significa serpente, mentre in Isaia significa Serafino. Si noti che il Nuovo Testamento considera [nāchāsh] e [sārāph] come sinonimi:

  • In 2Cor 11:3 il termine greco [ofis] si riferisce al [nāchāsh] di Gn 3:1;
  • In Gv 3:14 il termine greco [ofin o ofis] si riferisce al [sārāph] di Nm 21:8;
  • Li considera sinonimi anche la versione Septuaginta (LXX).

Quindi, alla luce di quanto appena esposto, non potrebbe essere che questo punto di ritrovo in cui fu issata un’asta con sopra un serpente di bronzo vi fosse uno o più Serafini pronti ad assistere quegli Israeliti morsi dai serpenti per ordine di Yahwéh? A volte quando la Bibbia menziona l’azione del «guardare verso una direzione» – nel nostro caso verso il serpente di bronzo – in ebraico vi è una sfumatura che nelle nostre traduzioni purtroppo si perde. Infatti, quando si legge che «chiunque guarderà il serpente resterà in vita» significa che chiunque si sarà diretto verso quella direzione specifica dell’accampamento avrebbe ricevuto le assistenze necessarie per non morire per effetto del veleno. Non potrei che essere più che convinto che nell’accampamento di Mosè vi fosse un’area adibita alle cure mediche, e da allora il simbolo del serpente di bronzo posto su un’asta per indicare una struttura medico/sanitaria viene usata ancora oggi. Lo stesso senso del «guardare verso una direzione» lo riscontriamo nell’episodio di Sodoma e Gomorra quando la moglie di Loth viene tramutata in «statua di sale». In realtà la moglie di Loth «non si voltò per guardare» ma per ritornare indietro nella sua città. E il suo ritorno le costò la vita non tanto con la trasformazione in «statua di sale», ma morendo letteralmente carbonizzata dal cataclisma inflitto da Yahwéh.

Frontespizio
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Ritornando al nostro discorso, perché allora è stato scelto proprio il serpente come riferimento guaritivo se la Genesi identifica questo animale come l’istigatore e ingannatore del genere umano? Anche in queso caso potremmo riappellare il personaggio di En.ki, ma non ci ritorno adesso. La Bibbia si contraddice? Affatto. Visto e considerato che un animale, in questo caso un rettile, non può avere alcuna influenza su un essere umano poiché quest’ultimo gli è nettamente superiore (Gn 1:26), potrebbe essere più che certo che Eva non fu tentata da una creatura serpentina, ma proprio da un Serafino il cui termine che lo identifica, cioè [sārāph], è sinonimo di [nāchāsh]. Probabilmente, se questo particolare Serafino “che svela i segreti” non si fosse opposto a Dio, avrebbe sicuramente potuto far parte dello “staff medico” di Yahwéh di cui si parla in Numeri 21. In Genesi 3:1, sebbene vi sia menzionato il termine [nāchāsh], non vuol dire che si trattava di un rettile, ma proprio di un Serafino, il che sarebbe più logico da un punto di vista contestuale e razionale.

(estratto de IL SERPENTE ANTICO – dio di questo mondo)

8 Risposte a “Il Serpente di Bronzo miracoloso.”

  1. Tutto molto chiaro. Non c’è nulla di male nell’evolversi del pensiero, insomma io non credevo nell’esistenza di Dio fino a pochi anni fa mentre ora, ahah!
    Grazie del chiarimento e complimenti per il tuoi grandiosi risultati.
    Buona giornata e buon proseguimento.
    Pace

  2. Ciao Daniele, qualche giorno fa sulla pagina facebook hai scritto un post che ha scandalizzato un bel pò di persone (dove spieghi che satan biblicamente non sarebbe un’ entità a sè quanto piuttosto yetzer ra, la tendenza umana al male) e io commentando ti avevo detto che avrei avuto qualche domanda da porti non appena avrei avuto tempo. Quindi eccomi, pochi giorni prima di vedere quel post mi lessi un pò di cose qui sul blog fra le quali proprio questo articolo. Ecco mi piacerebbe sapere come si concilia l’ultima parte di questo scritto (la tentazione di Eva per opera non più di un serpente ma di un serafino) con il concetto pagano della personificazione di satan.
    Grazie per il tempo, la pazienza e l’attenzione e buon lavoro!

    1. Ciao Margherita.
      Preciso che il principio del “satàn” nella mentalità ebraica è identificabile in due maniere:

      1. il primo può riferirsi a esseri umani preposti a svolgere la funzione di “ostacolo”, “oppositore”, “avversario”.
      2. il secondo riguarda un principio psicologico, che è la yetzer ra, inclinazione al male

      Questo princpio del “satàn” si riflette in un altro terzo aspetto che è quello detto “dibolico”. Nell’antichità le malattie venivano identificate come “demoni” e quando nella Bibbia leggiamo che alcune persone “scacciavano via i demoni”, in realtà stavano operando attività di guarigione da malattie mentali e fisiche. Nel gergo comune, “cacciare un demone da una persona” significava “liberare un uomo dall’epilessia”, etc. Oppure quando leggiamo “e il diavolo si allontanò da lui” significa che “era ritornato in sé”. Leggiamo che dopo la “liberazione”, il soggetto ritornava “sano di mente”. Tuttavia il discorso è davvero molto ampio da discutere in un commento, per cui, come ho fatto presente su Facebook, sto redigendo uno studio dettagliato sulla “satanologia” nel pensiero ebraico. Una volta terminato lo metterò a disposizione di tutti online, così chiunque potrà studiarlo.

      Detto questo, l’argomentazione del “serafino” con cui avrebbbe parlato Eva si concilia con il concetto pagano della personificazione di satàn, piuttosto la personificazione del serafino e del principio del satàn non si concilia con il pensiero ebraico. Quando ho formulato questa esposizione, ero a mia volta condizionato da un credo errato che mi ha fatto dire cose che in realtà non sono. L’articolo lo lascio comunque come prova che il pensiero di una persona che ama mettere in discussione le proprie posizioni teologiche e dottrinali può cambiare. Per cui, qualunque mio articolo in cui si allude o si parli esplicitamente di un Satana-persona, non è più valido perchè non fa più parte del mio attuale pensiero.

      Grazie a te per l’interessamento

  3. IL SERPENTE CHE TENTO’ EVA SI CHIAMAVA SAMAELE, AVEVA BRACCIA , GAMBE VOCE, UN GRADO ELEVATO E PASSO’ PURE UN BRUTTO GUAIO.. ANNUNAKI CONTRADDISTINTI DA UNO STEMMA SULL’UNIFORME? … LEGGIAMO ATTENTAMENTE LA GENESI….E QUELLO CHE SCRIVE REALMENTE…..
    Il serpente è uno dei più vecchi e più diffusi simboli mitologici, essendo presente nella maggior parte delle culture con significati simili.
    Le caratteristiche del serpente che hanno stimolato nell’uomo la sua associazione a temi sovrannaturali sono numerose.
    Ad esempio il suo veleno è associato, come le piante e i funghi, al potere di guarire, avvelenare, o donare una coscienza espansa (addirittura l’elisir di lunga vita o di immortalità).
    Il suo cambiare pelle lo rende inoltre un simbolo di rinnovamento e rinascita che può portare all’immortalità.
    Talvolta il serpente e il drago hanno simile funzione simbolica, poiché il veleno del serpente ha caratteristiche simili a quelle del fuoco lanciato da un drago.
    Ad esempio Ladon dell’antica Grecia e Níðhöggr Normanni sono a volte descritti come serpenti e a volte come dragoni. In Cina, il serpente Indiano nāga è spesso confuso con il dragone cinese.
    Il dio serpente Quetzalcoatl degli Aztechi e Toltechi ha anche ali da dragone, come il suo equivalente nella mitologia Maya (“serpente piumato”). Figure serpentiformi sono presenti anche sulle antiche incisioni rupestri della Valcamonica.
    Imprescindibile, in questo caso, il riferimento alla Bibbia…
    MA FATE ATTENZIONE A QUELLO CHE REALMENTE DESCRIVE LA GENESI..
    La Genesi narra che il serpente, fra tutti gli animali creati da Dio, era il più astuto, secondo l’esegesi ebraica in realtà il più malvagio. Quando Dio mise le creature nel Giardino dell’Eden, proibendo di mangiare il frutto della conoscenza del bene e del male, il serpente disse ad Eva di mangiarlo cosicché quest’ultima poi portò al peccato originale anche Adamo. Per questo, e per aver commesso maldicenza contro Dio, Egli maledisse il serpente e condannò lui e la sua discendenza a strisciare sul proprio ventre e mangiare polvere per tutta la vita: il Midrash Bereshit Rabbah spiega infatti che originariamente il serpente possedeva gambe e braccia sino a quando Dio lo punì privandolo di esse. Inoltre il serpente sarebbe stato da allora nemico degli uomini. Il serpente si unì con Eva immettendo in lei il proprio veleno,( ma veleno equivale anche farmaco, rimedio, in greco) in questo con l’angelo Satana nascosto su di esso (Yalkut Shimoni I, 95) e motivo ulteriore per cui Adamo stette lontano da lei per 130 anni fino alla purificazione di entrambi.. ( era oramai l’ADAPA e fu portato su Nibiru)
    A proposito dei Nekudim, il serpente che tentò Eva ne rappresenta il male.
    Le nove maledizioni e la morte contro il serpente furono (Pirke Derabbi Eliezer 14):
    1. decadenza dell’angelo Samae-l dal rango elevato;
    2. perdita della posizione verticale, amputazione dei piedi;
    3. “maledetto più di tutti gli altri animali domestici;
    4. …e più di tutte le bestie”: gestazione più lunga di quella del bestiame e di tutti gli animali selvatici (7 anni: Midrash Bereshit Rabbah 20, 7 e Talmud Berachot 8);
    5. cambiare la pelle ogni sette anni con grande sofferenza;
    6. strisciare sul ventre;
    7. sapore della polvere per ogni cibo assaggiato o mangiato;
    8. veleno mortale custodito nella bocca;
    9. “inimicizia tra te e l’uomo. Egli ti schiaccerà la testa” ( ma non era la donna?)
    10. “infine dovrai morire”
    Sebbene con l’era messianica le mancanze non siano poco a poco più presenti, per esempio negli altri animali, il serpente invece resta nella condizione di punizione (Bereshit Rabbah 20, 10).
    Al serpente venne inoltre tolta la parola.
    … e’ chiaro che si sta parlando di un essere che non moriva, parlava, aveva braccia e gambe e se si osserva bene il punto uno, si chiamava Samael..
    se andiamo ad approfondire Sama El significa ”Veleno di dio” e fu il compagno di Lilith, viene definito come un come un Angelo… che sappiamo sempre dall’interpretazione della bibbia essere un grado di gerarchia…. siamo quindi di fronte a rettili … che a seconda dei vari racconti furono coinvolti anche una serie di scambi… non solo di tipo ortofrutticolo e culturale…
    sappiamo oggi cosa fu in realta’ l’accesso all’albero della conoscenza… l’Aggiunta da parte e dell’equipe medico scientifica ( quelli del serpente ENKI ) DEI CROMOSOMI NECESSARI alla riproduzione.. L’adamo divenne l’ADAPA…. e da quel momento..lui fini’ nelle miniere d’oro ( lavorerai con sudore) e la donna pote’ avere figli ( partorirai con dolore)
    francesca giuliana cialini

    1. Gentile Francesca Giuliani Cialini, benvenuta nel blog e la ringrazio davvero tanto per il suo esaustivo intervento.
      Noto, tuttavia, che le sue conoscenze si affacciano più sui commentari biblici e testi extrabiblici piuttosto che nel testo biblico in sé.

      Per capire la Bibbia, credo, non occorra consultare altri testi, ma occorre leggere la Bibbia e basta. I commentari possono essere dei filtri ben più velenosi del veleno di un serpente (giusto per rimanere in tema).
      Ad ogni modo, la prossima volta eviti i maiuscoli, perché lo considero come “urlare” ed imporsi con il proprio interlocutore.

      Detto questo, stimo moltissimo la sua preparazione e rispetto ogni sua parola.
      La Bibbia non dice che il serpente si chiamava Samael, lo diranno certamente l’Apocalisse di Adamo (o di Mosè) e altri apocrifi, ma se mi dice “leggiamo attentamente la Genesi”, allora si limiti a leggere la Genesi e nient’altro di umanamente terreno come i commentari.
      Solo la Scrittura è Parola di Dio, il resto è parola di polvere.

      Cordialmente,
      Daniele Salamone

  4. Mi piace molto questa meditazione, ma in un punto sono in disaccordo: se il serpente non era un serpente che sedusse Eva ma un serafino, con mai Dio dice che fra tutti gli “animali” lui sarebbe stato maledetto e che avrebbe strisciato e mangiato polvere per sempre ?

    1. Ciao Nino, grazie per l’apprezzamento.
      La citazione biblica rivolta al “serpente” «tu sarai maledetto, striscerai sul tuo ventre e mangerai la polvere per tutti i giorni della tua vita» è una figura allegorica. Da premettere che i rettili striscianti erano già stati creati prima della comparsa di questo “serpente”, per cui mi viene anche difficile il solo ipotizzare che il serpente tentatore, quanto a rettile, avesse potuto possedere in origine degli arti inferiori e/o superiori. Almeno, allo stato attuale i paleontologi non hanno ancora scoperto reperti fossili di serpenti provvisti di arti. La Bibbia sarebbe stata più chiarificatrice se avesse scritto “lucertola”, che effettivamente è provvista di arti; ma quando la Scrittura descrive gli animali è molto ma molto precisa, per cui ritengo – contestualmente parlando – che intendere il serpente quanto a rettile sia fuori luogo. Oltre tutto, leggiamo nella Genesi che all’uomo fu dato il dominio su tutti gli animali dei campi, uccelli del cielo e sui rettili, per cui mi sembra strano che un animale – nettamente inferiore all’uomo – potesse aver posseduto delle capacità persuasive nei confronti dell’uomo. Se mai l’uomo può essere facilmente influenzato da un essere angelico che probabilmente avrà assunto le stesse sembianze antropomorfe dell’uomo, il che non destò a Eva alcuno stupore. Mentre sarebbe rimasta letteralmente scioccata nel vedere un animale parlanta. L’unico caso biblico in cui si parla letteralmente di “animale parlante” è l’asina di Balaam.
      Oltre tutto, l’equivoco nasce anche da un’errata traduzione del seguente passo:

      «Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il SIGNORE aveva fatti […]»

      In realtà la forma ebraica di questo versetto non è affatto così, ma in quest’altro modo:

      «Il Nachash era il più astuto tra tutti gli esseri viventi che Yahwéh Elohìm aveva fatti […]».

      I traduttori delle nostre Bibbie aggiungono, non so perchè, «animali dei campi», frase che nel testo ebraico non esiste. Quindi è facile asserire che «più astuto di tutti gli esseri viventi» voglia riferirsi non solo agli «animali dei campi» ma anche alle creature angeliche, che sono esseri viventi a tutti gli effetti. Non credi?

      La maledizione che Dio inflisse al serpente non implica quindi che sia stato privato dei suoi arti, ma è una figura allegorica che vuole indicare l’umiliazione a cui è stato sottoposto questo essere dopo aver indotto il genere umano a trasgredire il volere del proprio Creatore.

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