Il curioso caso di Yefte che “sacrificò” sua figlia: in che senso? #1 Parte

Nel mio ultimo libro (vedi anteprima del frontespizio a fine articolo), ho argomentato la vera entità dei cosiddetti «sacrifici umani» e quei passi biblici che di conseguenza vengono confusi come tali, anziché come semplice pena di morte con la frase «voto di sterminio» piuttosto che leggere «voto di sacrificio». Alcuni sono convinti che Yahwéh gradisse i sacrifici umani tanto da incoraggiarli, quando invece le Scritture dicono con una chiarezza disarmante tutto il contrario. Un esempio “disarmante” lo si trova in Dt 12:31.

Di seguito voglio argomentarvi uno dei punti salienti della Bibbia in un si riscontra una presunta contraddizione che Mauro Biglino sottopone ai lettori del suo nuovo libro come “legittima contraddizione”, che farebbe di Yahwéh uno spietato tiranno “assetato” di sangue!

yefte

Quindi, se il Dio biblico è nettamente contrario al sacrificio di esseri umani, che per l’appunto si tratta proprio di omicidio (Es 20:13), come potrebbe Egli approvare il caso di Yefte di cui parla il Libro dei Giudici al capitolo 11? Questo capitolo dice che Yefte era un uomo potente, tanto da essere stato convocato dagli anziani di Galaad per condurre il popolo in una battaglia contro gli Ammoniti. Osserviamo bene cosa dicono le nostre traduzioni.

Prima della battaglia […]

«[Yefte] fece un voto a Yhwh e disse: “Se tu mi dai nelle mani i figli di Ammon; chiunque uscirà dalla porta di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò vincitore sugli Ammoniti, sarà di Yhwh e io l’offrirò in olocausto”» (vv.30-31)

Yefte dunque avanzò contro gli Ammoniti e Yhwh glieli consegnò direttamente nelle sue mani. Questo ci fa capire che le intenzioni votive di Yefte erano state bene accolte dal Signore concedendogli la vittoria. Se questa fosse stata la reale fine del racconto, a quest’ora non ci sarebbe nessuna presunta contraddizione. Tuttavia, quando Yefte fece ritorno, la figlia uscì di casa per incontrarlo:

«Come la vide, si stracciò le vesti e disse: “Ah, figlia mia! Tu mi riempi d’angoscia! Tu sei fra quelli che mi fanno soffrire! Io ho fatto una promessa a Yhwh e non posso revocarla!» (v.35)

Yefte si aspettava sicuramente, anzi sperava, che al suo ritorno dalla battaglia uscisse dalle mura della propria casa un animale, ma così non avvenne. Il racconto continua dicendo che Yefte dopo aver concesso alla figlia altri due mesi con i suoi amici a piangere per il fatto che «non si sarebbe mai potuta sposare», la Scrittura afferma che «alla fine dei due mesi, tornò da suo padre; ed egli fece di lei quello che aveva promesso a Yhwh. Lei non aveva conosciuto uomo» (v.39).

Questo apparente incidente di percorso che viene replicato da Mauro Biglino (La Bibbia non parla di Dio, pp.90-92) può certamente sollevare al lettore alcuni campanelli di allarme contraddizione. Poiché Dio conosce ogni cosa, compreso il futuro, sapeva sicuramente che la figlia di Yefte sarebbe uscita di casa prima che avesse potuto farlo un animale quando sarebbe ritornato dalla sua famiglia. Di conseguenza, Biglino addita a Yhwh il fatto Egli avrebbe approvato questa istanza per sacrificare un essere umano.

La verità è che questa interpretazione fonda le proprie radici da un’antica credenza medievale, ovvero che la ragazza sarebbe stata sacrificata in olocausto dal suo stesso padre, tuttavia ancora oggi molti commentatori e traduttori della Bibbia continuano a sostenere questa antica credenza pur dichiarando di essere «liberi dai condizionamenti». Ci sono però anche molti commentatori che si sono opposti a tale idea e, ovviamente, mi unisco a loro per le seguenti plausibili motivazioni:

  1. In contrasto con le usanze dei paesi circostanti, agli Israeliti era proibito sacrificare esseri umani, adulti e bambini. Dev’esserci necessariamente una risposta legittima per non assegnare alla Scrittura la fallibilità;
  2. Yefte viene presentato dalla Nuova Alleanza [Nuovo Testamento] come un eroe della fede e non come un barbaro primitivo (Eb 11:32);
  3. Yefte sapeva certamente quello che Dio gli aveva rivelato sull’argomento della Legge Mosaica (Gdc 11:12-27);
  4. Leggendo la continuazione del racconto, la ragazza si preoccupa di più della propria verginità che dell’imminente presunta morte. Sarebbe stato insensato da parte sua, che sapeva di essere di lì a poco sacrificata in olocausto, preoccuparsi della propria verginità come per dire «prima di morire avrei voluto fare sesso con un uomo almeno per una volta». Questi erano pensieri inconcepibili per la mentalità dell’epoca perché è più un pensiero moderno quello di volersela “spassare” gustando tutti i piaceri della vita prima di morire (un po’ come la pensavano i Carpocraziani). La verginità della ragazza viene ribadita più volte e si rivela essere la chiave di lettura che ci aiuterà tra poco a capire realmente come sono andate a finire le cose;
  5. L’autore del racconto chiude la storia osservando che la ragazza non ha mai avuto rapporti sessuali (non sarà stato sicuramente l’unico caso in cui una ragazza sarebbe morta vergine) e che tuttavia non è stata arsa viva dal fuoco!

Adesso, addentrandoci nel testo ebraico, bisogna considerare il fatto che nella frase «sarà di Yhwh e io l’offrirò in olocausto» la congiunzione ebraica u [e] posta prima di «io l’offrirò» non sempre va tradotta con «e», ma può essere tradotta anche con «o».[1] Ad esempio «uomo o sua moglie» (Gn 26:11); «suo padre o sua madre» (Es 21:17); «riconosceranno qual è la parola che vale, la mia o la loro» (Ge 44:28). Di esempi ve ne sono tantissimi.

Diversamente da quello che leggiamo nelle nostre comunissime bibbie, la traduzione corretta è la seguente:

«[…] chiunque uscirà dalla porta di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò vincitore sugli Ammoniti, sarà di Yhwh o io l’offrirò in olocausto»

Il fatto che i “traduttori” come Mauro Biglino non vedono questo particolare a causa di una palese sconoscenza della lingua ebraica (mi dispiace dirlo ma è così), può essere comprensibile. Finché si è ignoranti su un argomento non si può che parlarne solo con l’ignoranza, è di conseguenza disinformare. Lui stesso afferma di fare una lettura da “ignorante”. Ma l’errata traduzione di «e» al posto di «o» si trova oggi nella stragrande maggioranza delle nostre bibbie, il che mi dispiace parecchio perché personalmente mi reputo un grande sostenitore della letteralità di traduzione.

Nella sua promessa Yefte dovette fare i conti con due possibilità: in primo luogo, un individuo (maschio o femmina) sarebbe potuto uscire fuori di casa; in secondo luogo poteva trattarsi di un animale. Per mantenere il suo voto, nel primo caso Yefte avrebbe dovuto «dare» quella persona al sevizio del Signore (a.e. Es 38:8; 1Sam 2:22) facendole mantenere la castità nel caso in cui non avesse mai avuto rapporti sessuali; nel secondo caso, se fosse stato un animale, lo avrebbe sacrificato. Yefte è stato abbastanza coerente con le parole che ha pronunziato perché conoscendo Yhwh e i Suoi decreti, mai e poi mai avrebbe proposto a Dio un qualcosa di cui Egli stesso ne era contrario. Ragionando con la logica tutto torna e la contraddizione svanisce!

In questo caso si ha a che fare con un piccolo ma gravissimo errore di traduzione (che io invito a correggere a penna nelle vostre Bibbie) che Mauro Biglino dovrebbe conoscere, ma che stranamente disconosce o magari «fa finta» di non conoscere . La verità è che la Bibbia ebraica non rivela affatto contraddizioni o discrepanze in questo segmento, ma sono le cattive traduzioni (o cattivi traduttori con cattive intenzioni) a far emergere dai codici antichi quello che in realtà non c’è scritto!

[1] Koehler & Baumgartner, Hebrew and Aramaic Lexicon of the Old Testament ripreso da BibleWorks9, Software for Biblical Exegesis & Research.

Continua a leggere la seconda parte dello studio: clicca qui.

29 Risposte a “Il curioso caso di Yefte che “sacrificò” sua figlia: in che senso? #1 Parte”

  1. Ciao Daniele…i tuoi interventi sono molto pertinenti e fintroppo educati per certe persone! Mi è piaciuta molto la tua disamina sul tema Jefte sul quale tema sono pienamente d’accordo con te! Ero interessato a questo perchè sono stato attaccato da un seguace di Biglino e volevo capire meglio prima di rispondere sulla faccenda di Jefte e sua figlia! Hai ancora il blog? Come posso rintracciarti?

    1. Ciao Francesco,
      il blog c’è ed è quello dal quale mi stai scrivendo.
      Per contattarmi per email puoi falo dalla pagina contatti, trovi il form. Oppure mi trovi su Facebook o Youtube.

  2. Un giudice di Israele che fa un voto a Dio:
    Se mi fai vincere la battaglia sono disposto persino…………
    a sacrificarti un animale quando torno a casa!!!’???!!!!????

    e che razza di voto è?
    Quello l’avrebbe fatto indipendentemente da tutto!!!
    E non solo uno! centinaia a seconda del rango e delle possibilita’ dell’offerente.

    Mi sembra solo una trovata per modificare il senso di qualcosa che non piace.

    1. Salve, era tipico dell’uomo antico fare voti a Dio o alle divinità riguardi ai sacrifici animali qualora si avesse raggiunto un successo in battaglia. Era tipico dell’uomo antico “aggraziarsi” la divinità in queste maniere. Qui nessuno intende modificare qualcosa che non piace, perché prima di fare interventi come il suo, mi preoccuparei di studiare davvero tanto la storia del Vicino Oriente Antico. Così capirà, forse, perché Yefte ha detto quelle cose.

      Tuttavia, il suo “persino” è fuorviante, in quanto Yefte non dice “ti offrirò persino un animale”, come se fosse una novità da parte sua. Ha detto semplicemente che avrebbe fatto un sacrificio e siccome il suo è stato un voto, è normale aver detto quelle cose.

  3. C’è un piccolo particolare:

    «Come la vide, si stracciò le vesti e disse: “Ah, figlia mia! Tu mi riempi d’angoscia! Tu sei fra quelli che mi fanno soffrire! Io ho fatto una promessa a Yhwh e non posso revocarla!»

    perchè allora Yefte è così allarmato e addolorato? perchè dice “Tu sei fra quelli che mi fanno soffrire!”, “mi riempi d’angoscia!”?. Perchè allora esclama di aver fatto una promessa irrevocabile a YHWH con quel tono, come se fosse una tragedia?

      1. Ho capito, ma non è che si capovolge il senso. Si parla di “angoscia”, “soffrire”, “ho fatto una promessa a Yhwh e non posso revocarla!”… non credo si parli di qualcosa di piacevole.

        1. Yefte, da buon padre, magari avrebbe potuto desiderare che sua figlia si fosse fatta una vita come tutte le donne, sposandosi e avere figli. Infatti la ragazza non si preoccupa che da lì a poco sarebbe andata a morire arsa viva, ma che non si sarebbe potuta sposare rimanendo vergine per tutta la vita. Ma il padre, avendo fatto quel voto a YHWH, non poteva più ritornare indietro. Non a caso lo scrittore ai Proverbi dice: “E’ pericoloso per l’uomo prendere alla leggera un impegno sacro e riflettere solo dopo aver fatto un voto” (20:25).
          Yefte all’inizio non fu entusiasta dell’idea che sua figlia non avrebbe potuto condurre una vita normale, ma dovette farsene una ragione.
          In ogni caso, è il suo stracciarsi le vesti PRIMA della sua eventuale morte a confermarlo. Perché in quel caso Yefte non si stracciò le vesti per lutto (in quanto non si fa lutto prima che una persona muoia, è insensato), ma per adempiere al voto fatto a YHWH.
          Comunque, nella seconda parte dell’articolo che ho linkato spiego più cose.

          Buona giornata

  4. Vedo che interpreti il waw di Giudici 1:31 come un waw disgiuntivo, passando per quello che ha scoperto l’acqua calda mentre tutti gli altri si lavano ancora con l’acqua fredda.
    I rabbini talmudici non erano della tua opinione, e hanno sempre considerato quel waw con un valenza alternativa, non disgiuntiva. La loro apologia non si basava sul testo, ma sulla tradizione orale, sostenendo che Iefte non sacrificò la figlia perché gli fu proibito dagli anziani d’Israele.
    È vero che nel tardo medioevo qualche rabbino (vedi David Kimchi) difese la teoria del waw disgiuntivo, ma è una chiara presa di posizione apologetica, non esegetica.

    Nel verso c’è una sequenza dei weqataltí e questo ha portato gli antichi rabbini a scartare l’ipotesi di un waw disgiuntivo. Usare il waw disgiuntivo significa allontanarsi dal senso piano del testo.

    Il significato piano della frase è chiaro, ma la sua chiarezza lo rende inaccettabile, e si cerca di tutto per renderlo accettabile. Se non si vuole credere al sacrificio, non si deve strumentalizzare la Scrittura, tanto vale prendere per buona l’opinione talmudica che a Iefte fu vietato di sacrificare sua figlia, ma lasciamo stare la grammatica ebraica.

    La reazione di Iefte al suo voto, ci dimostra la sua incapacità di fare da guida al popolo. L’annullamento di un voto si basa sul principio di errore e/o di rimpianto, e la capacità di ammettere l’errore è la qualità di un buon capo. Il rimpianto si basa sul riconoscimento che quello che si pensava prima, ora non è più appropriato dato il cambiamento delle circostanze. È importante saper riconoscere i propri errori.

    Iefte, però, tutto questo non lo fa. Non si interroga se il suo voto è valido, e non fa nessun tentativo per annullarlo. Come nella migliore tradizione militare, il generale non dice mai di aver sbagliato, e invece di riconsiderare il suo voto, insiste sul suo adempimento. Tutto questo dimostra che Iefte non ha le qualità che sono necessarie per condurre una nazione in tempo di pace. Se non mostra pietà per sua figlia, come potrà mostrare pietà per il resto del suo popolo? Lui aveva il dovere di annullare il suo voto.

    Poteva anche riscattare legalmente sua figlia come previsto dalla Torah (Lev.27:2-4) e considerare adempiuto il suo voto. Ma il fatto principale, comunque, è che il voto non era valido.

    Iefte era molto adatto per essere un liberatore, un combattente, ma ha voluto essere un giudice, un ruolo che non corrispondeva alla sua personalità e alle sue competenze. Per questo ha pagato un caro prezzo con il suo voto sconsiderato. Iefte era l’uomo giusto al momento sbagliato e non dobbiamo meravigliarci troppo se ha fatto quello che ha fatto.

    1. La tradizione orale era pesantemente condannata da Gesù, e ciò mi basta per capire quanto fosse contorto il pensiero “rabbinico talmudico”.
      Siccome non voglio perdermi in ulteriori chiacchiere, mi fermo qui, perché quello che avevo da dire è limpidamente esposto nell’articolo. Non amo ripetermi.

      Shalom.

      1. Caro Paganini che non ami ripeterti, quello che hai limpidamente esposto ti è stato limpidamente confutato. Se tu consideri chiacchiere rispondere all’onesta obiezione di un utente a quanto hai scritto, sei un maleducato. Ma fai bene a non rispondere, perché faresti una magra figura.

        Il pensiero rabbinico sarà anche contorto, ma i rabbini l’ebraico lo conoscono bene. Tu piuttosto, conosci poco e male i vangeli, dato che Gesù rispettava più tradizione orale di quanto tu possa lontanamente immaginare.

        1. caro Andrea,
          Gesù non è mai stato a favore della tradizione orale, si basava sempre sullo «sta scritto» non sul «è stato detto»! Le è mai passato dagli occhi il capitolo 5 del Vangelo secondo Matteo? Per un’ampia spiegazione riguardo la tradizione orale che scavalca le Scritture, la invito a prendere visione di questo scritto —-> http://danielesalamone.altervista.org/la-tradizione-degli-uomini-scavalca-la-scrittura/

          Per comodità riporto qui alcuni punti principali di Matteo 5:

          Primo dissenso di Gesù contro la tradizione orale

          «Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere: chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale”; ma io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale»

          Secondo dissenso di Gesù contro la tradizione orale

          «Voi avete udito che fu detto: “Non commettere adulterio”. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore»

          Terzo dissenso di Gesù contro la tradizione orale

          «Fu detto: “Chiunque ripudia sua moglie le dia l’atto di ripudio”. Ma io vi dico: chiunque manda via sua moglie, salvo che per motivo di fornicazione, la fa diventare adultera e chiunque sposa colei che è mandata via commette adulterio»

          Quarto dissenso di Gesù contro la tradizione orale

          «Avete anche udito che fu detto agli antichi: “Non giurare il falso; da’ al Signore quello che gli hai promesso con giuramento”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio […]»

          Quinto dissenso di Gesù contro la tradizione orale

          «Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra […]»

          Sesto dissenso di Gesù contro la tradizione orale

          «Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli […]»

          ____________

          Il fatto che io sia un maleducato, è un problema suo, perché il maleducato in casa mia non lo sto facendo io.
          Il pensiero dei rabbini con la conoscenza linguistica sono due cose differenti; potrei peccare nella lingua non essendo madrelingua, ma il pensiero è tutt’altra cosa che, come ha potuto vedere, Gesù stesso andava pure in contrasto con questi pensieri, anche quando diceva «avete annullato la parola di Dio a motivo della vostra tradizione».
          La tradizione orale ha letteralmente contorto le Scritture, e Gesù veniva odiato proprio perché si prendeva la briga di correggere le speculazioni di scribi e farisei.
          Prima di darmi del maleducato, si informi meglio, perché potrei essere anche maleducato, ma lei si dimostra completamente ignaro del pensiero di Gesù.
          Cortesemente, mi indichi i passi dove Gesù andava in pieno accordo con la tradizione orale, poi potremmo continuare a discutere seriamente.

          Cordialmente,
          Daniele

          1. Lei sta facendo confusione fra tradizione orale e interpretazione.

            Primo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Giov.12:22,23 Gesù partecipa alla festa della Dedicazione, la quale non è una festa biblica, bensì rabbinica.

            Secondo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.3:15; Giov.3:22 Gesù battezzava. Il battesimo era una istituzione rabbinica. Dov’è comandata nel Tanak la mikweh pubblica?

            Terzo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.9:14,15 L’argomento di Gesù, in cui Egli difende il modo in cui i suoi discepoli digiunano, si basa su una riconosciuta halakah secondo la quale è improprio digiunare alla presenza di uno sposo. Questo non si trova nella Torah scritta. Vedi b. Sukka 25b; t. Ber. 2.10.

            Quarto accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.10:24 Questo era un detto dei saggi, forse proverbiale.

            Quinto accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.12:5 L’insegnamento o halakah in cui si afferma che i sacerdoti violano il Sabato e non ne sono colpevoli, non si trova nella Torah scritta. Vedi b. Shabbat 132b. Per altri casi in cui il Sabato può essere violato, vedi m. Ned. 3:11 (circoncisione); m. Pesah 6:1,2; t. Pesah 4:13 (sacrifici di Pasqua).

            Sesto accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.15:36 Non c’è nulla nella Torah scritta riguardo il ringraziamento prima di mangiare. Dire la berakah prima di mangiare fa parte della Torah orale. La Torah scritta prescrive di benedire dopo aver mangiato.

            Settimo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.22:40 Gesù cita lo Shema e Lev.19:18, dichiarando che su questi due precetti stanno appesi (κρεμαται) la Legge e i Profeti. L’idea che la Legge e i Profeti sono appesi su qualcosa deriva dalla Torah orale, vedi. m. Hagiga 1:8; b. Ber. 63a

            Ottavo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.23:16,17 I Farisei avevano trovato un modo per annullare certi giuramenti (quelli fatti per il Tempio) e permetterne altri (quelli fatti per l’oro del tempio), vedi M. Nedarim 1:3,4; cfr. anche b. Tem. 32a-33b. Gesù sostiene che in realtà il Tempio santifica l’oro. Questo non si trova nella Torah scritta.

            Nono accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.23:23 La questione della decima riguardo le piccole quantità di prodotto date volontariamente non è presa in considerazione nella Torah scritta, ma fa parte della Torah orale, vedi m. Maasarot 1.1; b. Yoma 83b; b. Nidah 5a; b. Rosh HaShanah 12a; b. Shabbat 68a.

            Decimo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.24:20 L’intera questione del viaggiare di Sabato è definita nella Torah orale, non in quella scritta. Non ci sono divieti specifici nella Torah scritta che limitano i viaggi di Sabato. [La proibizione di Es. 16:29 non può significare che si è limitati a rimanere all’interno della propria abitazione (l’ebraico ha םוֹמָק [וֹמִמְּקמ], non בית). La Torah scritta non definisce le dimensioni di un “luogo”. È stata la Torah orale che ha sviluppato, per esempio, il “viaggio di una giornata di Sabato”]. Vedi b. Erubin 4:5; Atti 1:12.

            Undicesimo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.26:20 La posizione reclinata è quella del pasto di Pesach, ma non è una cosa prescritta dalla Torah scritta. Vedi m. Pesahim 10:1. Mettersi in posizione reclinata è una richiesta halakhica per poter mangiare la Pasqua.

            Dodicesimo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.27:6 La Torah scritta vieta che il salario di una prostituta venga a far parte del tesoro del Tempio (Deut. 23:18). La Torah orale ha ampliato il precetto in modo da includervi qualsiasi denaro ottenuto in maniera illecita (cfr. b. Temurah 29b).

            Tredicesimo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Luca 6:9 Vedi m. Shabbat 22:5. I temi della guarigione di Sabato sono parte della Torah orale, alla quale Yeshua senza alcun dubbio si riferisce.

            Quattordicesimo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Luca 11:44 La Torah scritta dichiara che una persona viene resa impura da un cadavere se lo tocca o se è nella stessa stanza con lui (Num.19:11-15). I Farisei hanno esteso la trasmissione dell’impurità a qualsiasi oggetto che è entrato in contatto con un cadavere (o parte di un a cadavere), o qualsiasi oggetto la cui ombra è venuta in contatto con un cadavere o con una tomba (m. Oholot 16:1,2). La Torah orale ha ulteriormente elaborato i mezzi attraverso i quali l’impurità è trasmessa da un cadavere a un oggetto. Gesù accettava almeno alcune di queste leggi orali come base per poter paragonare i Farisei a delle tombe nascoste che rendevano impuri quelli che vi camminavano sopra.

            Quindicesimo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Atti 21:21 La frase “conformarsi ai riti” è equivalente di halakah – camminare secondo le usanze – una vita regolata da questioni di Torah orale.

            Sedicesimo accordo di Gesù con la tradizione orale:
            Mat.17:24-27 Il tributo che Gesù paga era di istituzione rabbinica.

            Mi fermo qui per ragioni di spazio. Naturalmente con questo non voglio dimostrare che Gesù accettava tutte le tradizioni. Per quanto riguarda Matteo 5 è nella teologia che lei sta sbagliando. Negli esempi citati Gesù sta spiegando quello che aveva detto in Mat.5:17-20. Egli smentisce che il suo metodo d’interpretare le Scritture “annulla” il loro significato. Egli sostiene, al contrario, di essere più ortodosso di chiunque altro. Gesù dà alcune illustrazioni del rapporto che aveva con la Torah, nel giustapporre ogni volta due comandamenti, uno pesante e uno leggero (per dirla all’ebraica). Per Gesù, un comandamento “leggero” (“non portare odio nel tuo cuore”) è importante quanto un comandamento “pesante” (“non uccidere”). Gesù ha insegnato che un discepolo che aboliva (cioè fraintendeva) i comandamenti leggeri, e che non sottolineava la loro importanza quando insegnava, sarebbe stato considerato «minimo» nel «Regno dei Cieli», cioè insignificante, non importante.

            Per sostenere il suo ragionamento, Gesù entra in una serie di insegnamenti nei capp. 5-7 di Matteo dove fa riferimento a come alcuni maestri insegnavano i diversi passi della Torah. Egli poi dà la sua propria interpretazione. È UNA QUESTIONE DI INTERPRETAZIONE, NON DI TRADIZIONE ORALE CHE EGLI CONDANNEREBBE. La differenza tra le cose è enorme. Il segno rivelatore di ciò è l’uso ripetuto della formula, «voi avete udito che fu detto agli antichi (insegnamento dei rabbini), MA IO VI DICO (insegnamento della Torah dato da Gesù)». Egli stava mettendo in pratica quello che aveva insegnato in Matteo 5:17 quando disse: «Non pensate ch’io sia venuto per abolire la legge od i profeti; io son venuto non per abolire ma per compire».

            Dal punto di vista linguistico bisogna osservare che «ma io vi dico» produce una sottolineatura di contrasto che il testo greco non giustifica. La particella dε, infatti, nel vangelo indica comunemente un collegamento, non un contrasto. Quel «ma» (che in greco si direbbe alla), inserito nella traduzione, non appartiene al testo originale. Un alla, «ma», Gesù lo usa, in effetti, ma per opporsi all’idea di abrogare la Legge: «Io son venuto non per abolire ma (alla) per compire».
            Per mantenersi fedeli al testo bisognerebbe dunque tradurre «E io vi dico» – ciò che corrisponde esattamente alla lingua ebraica che parlava Gesù, che non intende affatto introdurre un’opposizione alla legge, ma al contrario una spiegazione. Questo è il contesto dell’insegnamento di Gesù.

            Essere maleducato è un problema mio? Quando una persona parla e lei risponde che non ha voglia di perdersi in chiacchiere, la parte del maleducato la fa lei, perché sta affermando implicitamente che il suo interlocutore non sta parlando di cose importanti, e dunque lo offende. Se poi questo avviene a casa sua, non fa altro che aggravare la sua colpa, dato che l’ospite deve essere rispettato.

            Per quanto riguarda la linguistica, il testo del sacrificio di Iefte, non ammette la spiegazione del waw disgiuntivo. In Giud.11:30,31 c’è quella che il Gesenius chiama waw di apodosi. Traducendo alla lettera:

            Allora votò (wayyiqtol) Iefte un voto a Yhwh dicendo: Se davvero tu consegnerai (infinito assoluto + yiqtol)…

            allora l’uscente (weqataltí + participio) che uscirà…

            sarà (weqataltí) per Yhwh, io offrirò (weqataltí) lui in olocausto

            I verbi hanno una precisa struttura ’im + yiqtol (protasi) seguito da vari weqataltí (apodosi).
            La perfetta sequenza dei weqataltí rende l’uso del waw disgiuntivo una probabilità infinitesimale. Di certo a un esame di ebraico nessuno tradurrebbe con il waw disgiuntivo. Iefte promise che chi sarebbe uscito di casa sua l’avrebbe offerto in olocausto. Poi, se l’ha fatto o non l’ha fatto (come dicono i rabbini del passato) è un altro discorso.

          2. Approvo volentieri il suo contributo, perché molto utile e istruttivo.
            La mia idea penso sia stata già esposta, e anche molto chiaramente, perciò il “ping-pong” mi sembra superfluo.

            Per quanto mi riguarda, faccio solo un ultimo intervento.
            La cosiddetta “tradizione popolare” (più che orale) era approvata da lui quando volontà di Dio; ed essendo Egli Dio, ha riconosciuto il loro valore. Gesù ha suggerito sì una giusta intepretazione de “La legge e i Profeti”, perciò, in termini biblici scritturali (e io a questo mi riferisco, ma forse non sarò stato abbastanza chiaro nel farglielo capire) bisogna discernere ciò che è scritturale da ciò che non lo è. E’ naturale che Gesù, fin dalla sua infanzia, partecipasse alle festività giudaiche o alle usanze popolari dell’epoca, non sarebbe stato affatto normale che Egli avesse approvato cose che annullavano la Parola di Dio, cioé quello che scribi e farisei spacciavano per tradizione orale di Mosè.
            Gesù stesso, giusto per fare un esempio, approvava pesino alcune massime orientali, come:

            «Non fare al tuo vicino quello che ti offenderebbe se fatto da lui» (Pittaco); «Non fare agli altri ciò che ti riempirebbe di ira se fatto a te dagli altri» (Isocrate); «Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri» (Epitteto); «Evita di fare quello che rimprovereresti agli altri di fare» (Talete).

            Gesù ha poi ribadito quei concetti con queste parole:

            «Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la Legge e i Profeti» Mt 7:12

            Anche Rabbi Hillel, prima di Cristo, insegnava queste cose: «Ciò che non è buono per te non lo fare al tuo prossimo. Il resto è commento. Vai e studia [la Torah]» (si legga l’articolo correlato: http://danielesalamone.altervista.org/2011-2/)
            ____________
            Infine, quello che si è voluto dire è che Gesù non approvava la tradizione orale che contorceva le Scritture. Annullare la Parola di Dio non significa osservare o partecipare ad una festività che non è scritturale, ma distorcere il significato di ciò che era scritto nel Tanakh. Spero che con queste poche parole mi sia saputo spiegare, altrimenti va bene così.

            Shalom,
            Daniele

        2. Salve
          Non entro nel merito della questione, vorrei sapere solo dove trovare la Halakah in Italiano, o, al limite, anche Inglese e Francese.
          Vi ringrazio anticipatamente.

  5. Penso che si possa essere contrario a certe interpretazioni senza offendere chi le fa. Quindi, Daniele, vai pure per la tua strada (anche se sbagli) perché in ogni caso ci aiuti a fare i conti con realtà (la Bibbia) di cui non sappiamo proprio nulla.
    Auguroni!

    1. Quando converso con delle persone, capita molto spesso che quando si inizia il discorso si intraprende un piacevole colloquio; quando invece non si riesce più a contestare quello che espongo mediante le mie ricerche con la Bibbia alla mano, il mio interlocutore generalmente va alla difensiva (o contrattacco) accendendo l’interruttore dell’offesa (purtroppo molto spesso). Solo in questo modo l’interlocutore si sente superiore, facendo uscire dalla propria bocca un pò di fango.
      Ma alla fin fine, io di fango mi macchio solamente, mentre chi me lo vomita addosso vuol dire che è un produttore di fango fin dalle viscere. Io dal fango posso anche ripulirmi, chi vomita fango, invece, è la persona malata.

  6. Concordo con questa spiegazione. Ma anche se si lasciasse “e” non cambierebbe nulla. Infatti l’ebreo era vincolato al voto, a meno che quel voto non andava contro alla volontà di Dio e come è già stato detto Dio odia i sacrifici umani

    1. Si, anche se si lasciasse “e” il nesso con cambierebbe perché “dar” e “offrire” già da soli significano cose differenti, non sono usati come sinonimi o come figura retorica dell’endiadi.
      Ma mi è stato necessario specificare anche la conciunzione in vista di coloro che nonostante l’evidenza vogliono vederci per foza un sacrifici umano per far contraddire la Bibbia.

  7. Senti genio perchè hai messo in bell’evidenza il nome e cognome di Mauro Biglino, avevi paura che non ti si filasse nessuno scrivendo Daniele SALAMONE?

    In riferimento a scrivere da dietro un monito(tastiera) tu da dove diavolo scrivi? e chi sei?

    Per quanto riguarda l’ignoranza, tu la conosci bene, la vedi tutti i giorni quando ti guardi allo specchio.
    Se non hai risposte ne argomenti, non arrogarti il fatto di sapere parlare l’ebraico, io ne parlo e scrivo ben 4 di lingue straniere, questo non fà di me un genio, ma uno che ha studiato e studia ancora oggi nonostante l’età.
    Tu parli l’ebraico, buon per te, ma questo non cambia il succo del discorso. La Torah non la conosci solo tu, il talmud neanche, per cui prima di insultare le persone direttamente pensaci IGNORANTE.
    (esistono traduzioni in Inglese e tedesco, accademiche, che nemmeno puoi immaginare)

    Se non sai accettare le critiche o i pareri contrari, che apri a fare un sito come questo?
    Pensi di detenere delle verità? Parla allora con Abramo(Avraham) o Negev di C.E., saranno molto interessati alle “tue verità”.

    Addio

    1. Grazie per il “genio” e per l'”ingorante”, le prendo tutt’altro che come offese: un genio ignorante, mi piace.
      Se apro un sito come questo è perché prima di tutto sono libero di farlo; secondo, accetto ben volentieri critiche e pareri contrari, ma non accetto chi i disturbatori e chi insulta. Io sono il primo a non saper nulla nonostante io, DA EBREO, abbia ancora molta strada da fare.
      Da dove e come scrivo non ha importnza, non credo sia indispensabile saperlo. E per di più devo comunicarle che nessuno è esente dall’ignoranza, se mai esistono persone meno ignoranti di altre. Io sì, mi guardo allo specchio e mi rendo conto di essere ignorante, ma quanto meno so più cose di altri, specialmente di Lei che probabilmene l’ebraico nemmeno lo conosce. Se è venuto qui per insultare e non per suggerire critiche costruttive dalle quali potri anche imparare molto, è pregato di ignorare questo blog.
      Lasci gli addetti ai lavori fare il proprio lavoro. Lei sa cosa sia un’apice ebraico?
      Ribadisco, sono ignorante, ma quanto meno sono una persona educata: l’educazione, lei conosce 4 lingue, ma non sa cosa siano l’educazione e le buone maniere. Si guardi allo specchio e consideri la Sua cafonaggine.
      Mi dà dell’ignorante, Lei invece non lo è? Lei ignora di esserlo! E’ ignorante nella lingua ebraica, il che fa di Lei un ignorante. Se sa parlare 4 lingue pensi alle sue 4 lingue, a me interessa la lingua ebraica.
      Sono già un utente di Consulenza Ebraica e ho parlato con i Signori da Lei citati in modo molto pacifico e sereno; ho imparato tanto da loro e li ho persino ringraziati nel mio ultimo libro che ho pubblicato.

      Conosco parecchio bene le “traduzioni” inglesi e tedesche, ma valgono tanto quanto quelle italiane perché è il testo ebraico che conta, non “la traduzione”. Forse Lei può approcciarsi alle traduzioni perché conosce 4 lingue, ma non potrà MAI accedere al testo ebraico se non conosce l’ebraico biblico. Io lo conosco, Lei no.

      Finora qui non ho letto da parte Sua una critica o parere contrario, ma solo un attacco che non riguarda l’articolo in questione, ma la mia persona e il mio lavoro in generale. Se Lei è in grado di argomentare il tema trattato bene, sarei ben lieti di poter scambiare opinioni con Lei, altrimenti taccia e ci farà una miglior figura in termini di umiltà ed educazione.

      Mi dice “addio”, beh, non sono stato io a cercarla. Posso stare bene senza di Lei così come stavo bene prima.

      I Suoi prossimi commenti saranno direttamente cestinati, si risparmi di commentare. Se intende farlo, se proprio sente l’irrefrenabile pulsione di sfogare la Sua cafonaggine, lo faccia in privato scrivendomi una mail.

      Cordialmente,

      Daniele Salamone

      p.s. le chiedo umilmente perdono se ho nominato il nome di Mauro Biglino in vano… ho dimenticato che il comandamento di Yahwéh era rivolto non a Lui ma a Biglino. Mi perdoni.

  8. Credo che sia ora di smetterla di fare teologia spicciola, yahweh nella bibbia dice espressamente per bocca sua:
    “Allora io diedi loro perfino statuti non buoni e leggi per le quali non potevano vivere. Feci sì che si contaminassero nelle loro offerte facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito, per atterrirli, perché riconoscessero che io sono il Signore.”

    Conosci questo passo? sai con chi parla yahweh?

    Allora se lo sai, perchè dici stupidagini teologiche. Chiedeva i primogeniti al popolo ebraico, li voleva di otto giorni, sette dovevano stare con la madre, all’ottavo giorno dovevano essere fatti passare per il fuoco(senza il sangue, questo bisognava toglierlo prima). Anni dopo cambiò idea, i primogeniti si potevano RISCATTARE, pagando al sacerdote (Kohen) un tributo.
    La figlia di jiefte il venne uccisa e immolata a yahweh. Questo dice la bibbia ebraica.
    Il resto sono solo false e inutili interpretazioni ideologiche e teologiche di fede.

    Non disturbarti a rispondermi. Rileggiti la bibbia con calma.

    1. La Bibbia ebraica non dice affatto che la figlia di Yefte venne uccisa. Ma evidentemente la spiegazione dell’articolo non è stata sufficientemente chiara per farlo capire. O sono io che non mi sono saputo spiegare (può essere), o è Lei che non ha capito o fa finta di non capire (ne sono convinto). Tutto scaturisce da una scorretta traduzione di una congiunzione ebraica. A proposito di congiunzione, sa dirmi cosa sia un apice ebraico, dato che fa tanto il saputello? Ma pensi pure come preferisce, non è mia intenzione convincere né persuadere nessuno; metto per iscritto il frutto delle mie personali ricerche, il frutto del mio personale funzionamento cerebrale, non vado appresso ai “santoni” o ai “fenomeni” da baraccone che raccontano belle storie. Se Lei ha un’opinione diversa dalla mia non ci trovo nulla di male.
      Se mi cita la Bibbia ebraica devo pensare che Lei sia in grado di leggere e tradurre l’ebraico, giusto?
      Bene, coraggio, mi dica cosa dice esattamente la Bibbia ebraica nei passi citati del caso di Yefte. Mi faccia una traduzione letterale di tutta la vicenda… e mi illumini. Sono ben disposto a mutare il mio pensiero se solo mi facesse una disamina più corposa e “convincente” anziché “spicciola”. Lei se ne esce con un commento striminzito, “spicciolo”, che non è per niente convincente né efficace.

      Da come si evince dall’articolo, non ho espresso alcuna interpretazione ideologica né di fede, ma ho parlato in termini grammaticali e cronachistici. Ma forse manca di attenzione. La invito a rileggere Lei con calma il mio articolo, ma in primis la Bibbia in ebraico se è in grado di farlo.

      Inoltre, citandomi Ezechiele 20, non bada al contesto in cui Yahwéh cita testuali parole. Inoltre, mi cita una delle traduzioni italiane più fittizie e vergognose che esistano dopo la TNM, la CEI! Bravo, bravo! E poi mi cita “la bibbia ebraica”. Se legga lei la Bibbia ebraica piuttosto e commenti con la Bibbia ebraica aperta.

      Ma andiamo al dunque, Ezechiele 20:20-35

      “santificate i miei sabati e siano essi un segno fra me e voi, dal quale si conosca che io sono Yahwéh, Dio vostro!”. Ma i figli si ribellarono a me, non camminarono secondo le mie leggi e non osservarono i miei precetti per metterli in pratica (le leggi per le quali l’uomo che le mette in pratica vivrà). Profanarono i miei sabati e perciò parlai di riversare su di loro il mio furore e di sfogare su di loro la mia ira nel deserto.

      Tuttavia ritirai la mia mano e agii per amor del mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle nazioni, in presenza delle quali li avevo condotti fuori dall’Egitto.

      Ma alzai pure la mano nel deserto, giurando loro che li avrei dispersi fra le nazioni e li avrei disseminati per tutti i paesi, perché non mettevano in pratica i miei precetti, rigettavano le mie leggi, profanavano i miei sabati e i loro occhi andavano dietro agli idoli dei loro padri. Diedi loro perfino delle leggi non buone e dei precetti per i quali non potevano vivere. Li contaminai con i loro doni, quando facevano passare per il fuoco ogni primogenito, per ridurli alla desolazione affinché conoscessero che io sono Yahwéh”.

      Carissimo Zetar, dov’è scritto che i “primogeniti” fossero i neonati? I doni che gli Israeliti offrivano a Yahwéh erano i primogeniti animali, non bambini. Se mai gli Israeliti sacrificavano i loro figli alle divinità estranee perché sapevano che Yahwéh non approvava questi crimini immondi! Infatti in Ezechiele si continua a leggere come segue:

      “Perciò, figlio d’uomo, parla alla casa d’Israele e di’ loro: Così parla Yahwéh Dio: “I vostri padri mi hanno ancora oltraggiato in questo, comportandosi perfidamente verso di me: quando li ebbi introdotti nel paese che avevo giurato di dare loro, volsero i loro sguardi verso ogni alto colle e verso ogni albero verdeggiante; là offrirono i loro sacrifici, presentarono le loro offerte provocanti, misero i loro profumi di odore soave e sparsero le loro libazioni. Io dissi loro: “Che cos’è l’alto luogo dove andate?’ Tuttavia si è continuato a chiamarlo alto luogo fino a oggi”. Perciò, di’ alla casa d’Israele: Così parla Yahwéh Dio: “Quando vi contaminate seguendo le vie dei vostri padri e vi prostituite ai loro idoli esecrandi, quando, offrendo i vostri doni e facendo passare per il fuoco i vostri figli, vi contaminate fino a oggi con tutti i vostri idoli, dovrei forse lasciarmi consultare da voi, casa d’Israele?”

      In questo caso si pone una netta differenza tra “offerndo i vostri doni” (cioè gli animali) e “facendo passare per il fuoco i vostri figli” contaminandosi con gli idoli pagani ai quali erano rivolte queste offerte. NON A YAHWEH! Gli Israeliti erano un popolo scellerato, dal collo duro, e ogni volta Yahwéh doveva dargli qualche batosta per rimetterli in sesto. Ma il testo continua ancora, ti pare:

      !Com’è vero che io vivo”, dice Yahwéh Dio, “io non mi lascerò consultare da voi! Non avverrà affatto quello che vi passa per la mente quando dite: “Noi saremo come le nazioni, come le famiglie degli altri paesi, e renderemo un culto al legno e alla pietra!

      Come come? “Culto al legno e alla pietra”? Chi adorava il legno e la pietra (cioè gli idoli)? I POPOLI MESOPOTAMICI che influenzavano gli Israeliti. Se Yahwéh si arrabbiava è perché aveva persino fissato un comandamento specifico: “non farti scultura ne immagine alcuna… etc. etc.” e in questo contesto gli Israeliti infrangono i primi 4 comandamenti! Non occorre una disamina teologica, ma occorre ragionare con la propria testa e leggere, non necessariamente il testo ebraico. Sicuramente la Bibbia Lei la leggerà, ma manca di attenzione e apprendimento alla lettura perché parla esprimendo le stesse ed identiche parole di Mauro Biglino.
      Si sciacqui la faccia e prenda un boccata d’aria fresca. Ognuno col proprio mestiere: pensi al suo lavoro, io continuero a fare il mio.

      1. Hai fatto il solito polpettone esegetico trascrivendo “come al solito”, il passo bibblico letteralmente e aggiungendo del tuo. Le tue personali traduzioni te le puoi tenere, sono solo fantasie poetiche false, se poi non sei neanche religioso devi essere assolutamente fuori di testa.
        Hai dimenticato che yahweh in seguito cambiò idea, per cui i primogeniti si potevano RISCATTARE pagando un tributo al sacerdote/sacerdoti.

        Ma perchè scrivete queste stupidagini senza neanche sapere di cosa parlate?
        Se la tua non è fede, allora è sicuramente MALAFEDE.
        Inoltre, pensi che sapendo leggere l’ebraico TU possa sapere qualcosa in più di altri? Sei solo un povero illuso.
        Ma mi accorgo solo ora di avere a che fare con un pivello, inutile continuare, sei utile come un citofono in cantina.
        Salam aleikum

        1. Ebbèh.. il suo saluto arabo la dice tutta.
          “Bibblico” si scrive “biblico”, punto primo.
          Io che scriverei stupidaggini, lei invece sa di cosa parla? Lei non è un ebreo, io si, quindi so quello che dico.
          Se la sua non è nemmeno malafede, allora è IGNORANZA.
          Inoltre, pensa che prendendo in giro la gente da dietro un monito, LEI possa essere un uomo con gli attribui? Siete tutti bravi dietro a un PC.
          Un citofono in cantina può essere utile nel momento in cui in cantina ci sia qualcuno e suonano al citofono. Il suo intervento puttosto è inutile quanto a un cucchiaio da brodo forato.

          Il suo saluto ha tutt’altro che di “salam”, non c’è alcuna “pace” nel suo intervento, ma solo scherno, insulto e offesa. Se Biglino è il suo esempio, Biglino dovrebbe vergognarsi di avere gente come Lei che provano a difenderlo.

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