Idolatria | parte #3

[leggi la prima e la seconda parte dello studio]

20100524_isla_de_pascua_chile621Che cos’è un’immagine scolpita?

La frase «immagine scolpita» deriva dalla versione di Re Giacomo (KJV: «graven image») e si trova in Es 20:4, nel secondo dei Dieci Comandamenti. La parola ebraica  פֶ֣֙סֶל pesél, tradotta con «immagine scolpita», significa letteralmente «idolo». Un idolo è un’immagine scolpita nella pietra, legno o metallo e il dizionario Koehler & Baumgartner ci suggerisce: «Originally a divine image carved from wood or sculpted from stone, but later cast in metal», cioè in origine un’immagine divina intagliata nel legno o scolpita nella pietra, ma poi fusa nel metallo. Potrebbe trattarsi quindi di una statua che rappresenti una persona o un animale, o comunque una scultura in rilievo su parete o palo (bassorilievo o altorilievo). Non si differenzia da un’immagine che viene fabbricata versando metallo fuso in un calco preparato in precedenza. Sono tutte scolpite anche le immagini astratte dei pali e obelischi sacri intagliati nel legno rivestite in foglia d’oro, oppure le incisioni di divinità che accompagnano i geroglifici egizi.

La progressione dell’idolatria in una religione pagana generalmente inizia con il riconoscimento di un potere che controlla le forze della natuta. La presenza della forza è quindi creduta come dimorante in un oggetto come una pietra, o un luogo come una montagna. Queste credenze alterano l’oggetto naturale, come una grande pietra innalzata o un albero che viene abbattuto per intagliarvi delle immagini chiedendo alla forza di dimorare esso. Quando il culto idolatrico ha avuto il suo tempo per contemplare la personalità della divinità, che poi corrispondente a immagini, attraverso una statua che assomiglia fisicamente a una essere umano o un animale.

La progressione spirituale è simile. La gente comincia a volere qualcosa (Ef 5:5; Col 3:5), spesso bambini, prosperità o buoni raccolti. Osservano le circostanze (che alcuni riconoscono essere gestite da Dio, e altri pensano che siano indipendenti), che portino a queste cose fino ad iniziare ad attribuire alle forze causali delle caratteristiche – così gli uomini creano gli déi. Dei luoghi vengono stanziati per comunicare con questi falsi déi. Per comodità, gli oggetti più piccoli, pensati per tenere il potere o la linea di comunicazione con gli déi, vengono portati nelle case: come amuleti, talismani e robe simili. In poco tempo, la gente è irretita dalla coazione a rendere omaggio a una cosa di propria fabbricazione anziché al Dio dell’universo.

Il secondo comandamento di Es 20:4-5, che i traduttori cattolici hanno letteralmente omesso dalle loro traduzioni, recita in realtà in questo modo:

לֹֽ֣֣א תַֽעֲשֶׂ֙ה־לְךָ֥֣ פֶ֣סֶל֙׀ וְכָל־תְּמוּנָ֡֔ה אֲשֶׁ֤֣ר בַּשָּׁ֙מַ֣יִם֙׀ מִמַּ֡֔עַל וַֽאֲשֶׁ֥ר֩ בָּאָ֖֙רֶץ מִתַָּ֑֜חַת וַאֲשֶׁ֥֣ר בַּמַּ֖֣יִם׀ מִתַּ֥֣חַת לָאָֽ֗רֶץ

Lo ta’aseh-léka fesel | ve-col-ttemunàh ashér ba-shamàim | mi-mma’al va-ashér ba-arets mi-ttàchat va-ashér ba-mmàim mi-ttàchat la-arets

«Non fabbricante idolo | e-ogni forma che in-cieli | da lassù e-che in-Terra da-sotto e-che in-mari | da-sotto a-terra» («Non farti scultura né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra»)

 לֹא־תִשְׁתַּחְוֶ֥֣ה לָהֶ֖ם֘ וְלֹ֣א תָעָבְדֵ֑ם֒ כִּ֣י אָֽנֹכִ֞י יְהוָ֤ה אֱלֹהֶ֙יךָ֙ אֵ֣ל קַנָּ֔א פֹּ֠קֵד עֲוֹ֙ן אָבֹ֧ת עַל־בָּנִ֛ים עַל־שִׁלֵּשִׁ֥ים וְעַל־רִבֵּעִ֖ים לְשֹׂנְאָֽ֑י׃

Lo–tishttachvéh lahém ve-lo ta’avdém ki anokì yehwàh elohéka el qannà poqed ‘aòn avòt al–banìm al-shilleshìm ve-‘al-ribe’ìm le-sonéi

«Non–prostrante verso loro e-non servire loro» («Non ti prostrare davanti a loro e non li servire […]») e questa parte si ricollega al primo comandamento che dice:

לֹֽ֣א יִהְיֶֽה־לְךָ֛֩ אֱלֹהִ֥֙ים אֲחֵרִ֖֜ים עַל־פָּנָֽ֗יַ

Lo yheyeh–léka elohìm acherìm al–panàia

«Non avere–riguardo elohìm altri oltre–faccia mia» («Non avere altri elohìm oltre me») e proibisce non solo il culto, adorazione e/o venerazione, ma anche la fabbricazione di idoli. In molti pensano che si possono fabbricare idoli, purché non si adorino; in realtà il comandamento vieta entrambe le cose. Tuttavia era altrettanto pericoloso creare immagini di Yahwéh stesso, infatti mai sono state rinvenute dagli archeologi immagini realizzate dal popolo ebraico raffiguranti Yahwéh. Egli ha lasciato abbastanza ricordi della Sua potenza e gloria (Rm 1:20) che il Suo popolo non ha sentito alcuna esigenza di utilizzare sculture e/o immagini in generale per rappresentare il Creatore.

Funzionalmente, non vi è alcuna differenza tra un’immagine «scolpita» (Dt 4:16) e un’immagine «fusa» (Es 34:17). Entrambe sono il tentativo dell’uomo di definire e limitare la potenza di Dio che opera sulla Creazione. Entrambi sono il risultato dell’avidità e della cupidigia, insieme a quella paura che Dio non abbia interessi verso coloro che adorano col cuore piuttosto che inginocchiarsi d’innanzi ad una statua, fantoccio o pupazzo che dir si voglia. Le immagini scolpite, che siano di qualunque manifattura, sono tentativi per limitare la potenza di Dio riducendola ad un piccolo “gadget” che si pretende di poter controllare. Come con qualsiasi tipo di culto, l’oggetto di adorazione inevitabilmente “ci” controlla e inevitabilmente si dipende da esso.

La croce e il segno della croce

Secondo molta gente un crocifisso sarebbe in grado di infastidire una persona posseduta dal demonio. Anzi, sarebbe il demonio ad infastidirsi di tale simbolo manifestandosi nei modi più disparati di cui non vi parlerò in questa sede. Se un esorcista non ha con se un crocifisso o altri “accessori utili” per fare un esorcismo, non può fare un esorcismo. E la potenza di Dio che fine ha fatto? La Bibbia dice che chiunque crede in Gesù riceve l’autorità di scacciare demoni; non occorrono diplomi, attestati o permessi speciali da parte di uomini, ma occorre quell’autorità elargita da Dio stesso nel momento in cui si crede che Cristo è Dio e Salvatore. In realtà, il demonio non subisce alcun fastidio alla visione di un crocifisso o dallo spruzzo della cosiddetta “acqua santa” reperibile da un comune rubinetto. Il demonio gioca il suo ruolo di bugiardo alla perfezione, da vero premio oscar, facendo credere che è grazie a questi talismani e oggetti del potere che l’uomo può difendersi e difendere altri in simili circostanze, fingendo di subire sofferenza e martirio. Anche se un crocifisso possiede morfologicamente la forma di una spada, non è una spada da sferrare contro il demonio o i demoni in generale. Gesù e gli Apostoli scacciavano i demoni verbalmente senza l’uso di oggetti o aggeggi vari: primo perché quando Gesù scacciava i demoni non esisteva ancora il “crocifisso”, secondo perché gli Apostoli non hanno usato mai un croficisso per guarire e/o scacciare i demoni dopo che Gesù non fu più sulla Terra. Nel primo secolo d.C. la croce non era ancora diventato un “simbolo”.

L’uso del ceocifisso fu introdotto nel sistema pseudo-cristiano dai cosiddetti culti del Mistero, insieme ad altre forme di adorazione che gradualmente entrarono nel Cristianesimo e che non facevano parte della chiesa antica di Cristo. Queste forme, come l’adorazione della Domenica e le feste della Pasqua e del Natale, hanno un’unica origine: il culto del sole. La croce non deriva affatto dalla vera cristianità delle origini ma fu usata (per convenienza) affinché si potesse eliminare lo scontento tra popolazione pagana, troppo legata al suo culto millenario. Il pagacristianesimo cattolico, quindi, se ne impadronì in modo subdolo, alla scopo di attirare semplicemente i consensi dal parte dei pagani e attirare più adepti nell’organizzazione che permetteva anche (e non solo) il paganesimo.

Tra tutte le invenzioni umane praticate dalla chiesa Romana e contrarie al Vangelo, le più antiche sono la preghiera per i morti e il segno della Croce. Ambedue furono inventate verso l’anno 310 d.C. e furono ufficialmente adottate intorno al 500 d.C. L’attribuire la croce e Cristo ad un immagine oggetto di preghiera è una violazione del secondo comandamento. Molte persone furono martirizzate per essersi rifiutate di accettare le croci come simboli della loro fede. Quando un idolatra passeggia per strada e incontra un altarino, si inginocchia o fa un inchino e poi procede con un “segno della croce”. Beh… ognuno porti la propria croce durante il proprio cammino.

2 Risposte a “Idolatria | parte #3”

  1. CIAO DANIELE…ora ti faccio una domanda stupida? e le foto dei cari morti? o anche le nostro foto? anche queste sono immagini…….
    dunque vietato farci foto…come un cattolico afferma

    1. Salve Annamaria,
      dal mio personale punto di vista non so a cosa servano le foto dei cari defunti. Penso proprio che il ricordo di una persona lo si porti nel cuore e nella mente.
      Tutto ciò che può essere oggetto di culto non dovrebbe essere utilizzato; e per oggetto di culto mi riferisco anche ai poster dei personaggi famosi.
      Finché si tratta di immagini personali e private, allora ci può stare, ma avere in casa la foto di un estraneo alla famiglia lo vedo parecchio “idolatrico”.

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