Identità | parte #3

[laggi la seconda parte dello studio]

Che cos’è che rende di fatto l’uomo come un portatore dell’immagine divina? Il grande riformatore Martin Lutero credeva che l’uomo non può comprendere il significato della imago Dei (immagine di Dio). Egli ha detto:

«Quando si parla di quell’immagine, stiamo parlando di qualcosa di sconosciuto. Non solo non abbiamo avuto alcuna esperienza di essa, ma sperimentiamo continuamente il contrario; e così non si sentono altro che parole nude […] Con il peccato quest’immagine era così oscurata e corrotta che non possiamo comprenderla con il nostro intelletto»

Certo, ci è più facile parlare di ciò che «l’immagine di Dio» non è piuttosto di quello che è. Il semplice fatto è che nella maggior parte dei casi le risposte errate sono più facili da eliminare rispetto a quelle che si possono difendere. Secondo quanto viene espresso in Genesi 1:26-27, questa è una verità profonda e misteriosa che ci è impossibile comprendere pienamente. Tuttavia, molti elementi della nostra natura umana ci sono d’aiuto per distinguerci dagli animali, ma senza una guida scritturale ci è impossibile averne assoluta certezza. L’unico modo in cui la Genesi spiega l’immagine di Dio è quello di definire il dominio e lo scopo dell’uomo sulla creazione, piuttosto che la sua natura e la sua ubicazione.

Parte della difficoltà nel verificare il significato dell’«immagine di Dio» è il fatto che la Scrittura non definisce quel significato di ciò che viene creato a immagine di Dio; si afferma semplicemente che gli esseri umani portano questa immagine particolare. Quindi, qualunque significato da attribuire al concetto nel suo luogo biblico deve essere derivato dal suo uso.

Nonostante tutti i tentativi elaborati per leggere dei concetti altamente tecnici, teologici e filosofici nella frase “immagine di Dio”, dovremmo prendere atto del loro semplice significato di come sarebbero state comprese dalla gente a cui Mosè scrisse. In questo senso “immagine di Dio” significava semplicemente che l’uomo è stato creato per interagire su quel livello finito che Dio aveva creato ad un livello infinito. L’uomo è stato equipaggiato di quelle caratteristiche ordinarie per compiere comunque opere straordinarie. L’uomo è stato creato per riflettere Dio sul creato stesso. Quindi, non abbiamo bisogno di dividere l’immagine di Dio in categorie come “interno ed esterno”, “superiore e inferiore”, etc. Non dobbiamo neanche ridurre la capacità portante dell’immagine dell’uomo a una delle sue funzioni come la ragione, il linguaggio o l’emozione. Immagine di Dio significa semplicemente che l’uomo riflette il suo creatore in tali qualità e capacità che lo separano dal resto della creazione. La nobiltà, l’unicità, il valore e il significato dell’uomo si basano tutte sul suo essere fatto a immagine di Dio e di essere immesso nel mondo come profeta di Dio, sacerdote e re.

Quando Mosè scrisse della creazione dell’uomo fatta a “immagine di Dio”, lo ha fatto separandolo dal resto del creato. In effetti, tutta la discussione di Mosè appare nel contesto come di un uomo completamente diverso dagli animali. È evidente che dal testo di Genesi 1 e 2, la creazione dell’uomo differisce nettamente da quella di tutti gli altri viventi della Terra nelle seguenti modalità:

  1. Una “corte celeste” ha preceduto la formazione dell’uomo. Elohìm (termine ebraico plurale) disse: «facciamo l’uomo in rappresentazione/immagine nostra, come (la) somiglianza nostra» (Genesi 1:26). Mai una cosa del genere è stata detta per gli animali. L’uomo è dunque l’apice di tutta la creazione;
  2. La creazione dell’uomo è stata unica nel suo genere perché solo per esso è stato usato il nishmàt, «l’alito» (Genesi 2:7). Questo è un atto peculiare della sua creazione; nessuna dichiarazione simile è stata fatta sugli animali. L’alito di Elohìm conferì al terrestre sia la vita che il possesso della coscienza;
  3. I sessi del genere umano non sono stati creati contemporaneamente, come nel caso degli animali. Piuttosto, la prima donna è stata “fabbricata” da una «costola» di lui (letteralmente «un lato» dall’originale ebraico tzelà);
  4. A differenza degli animali, l’umanità non è suddivisa in specie («secondo la loro specie»), ma invece è designato solo dalla sessualità: «Elohìm li creò maschio e femmina»;
  5. Il salmista (8:5) ha parlato dell’uomo come un essere creato di poco inferiore agli “angeli” come conferma anche il Nuovo Testamento (o di poco inferiore a Dio, come dicono alcune affermazioni). Nel testo ebraico, tuttavia, non viene espresso il termine plurale mal’akìm che viene generalmente tradotto con “angeli” (letteralmente «messaggeri»), ma viene usato proprio il termine plurale Elohìm, cioè quello che viene generalmente tradotto con «Dio». Quindi, essendo l’uomo creato «a immagine di Elohìm», oltre che ad essere un letteralmente inferiore a Dio è anche un po’ meno inferiore agli angeli;
  6. Addirittura, c’è un passo specifico della Genesi in cui Elohìm stesso definisce Adamo ed Eva come “elohìm”, solo che le nostre comuni traduzioni non lo mettono in evidenza (svilupperò questo dettaglio nel caso in cui qualche commentatore lo richieda);
  7. Infine, il testo di Genesi 1 afferma esplicitamente che l’umanità è l’unica ad essere stata creata a immagine di Dio.

A differenza delle altre creature che Dio ha creato, solo l’uomo detiene quella somiglianza speciale del proprio Creatore. Cos’è che compone l’essenza critica dell’uomo, che lo distingue da tutta la creazione, e quali sono le ramificazioni di questa distinzione?

Io credo che sia saggio limitare il significato dell’immagine di Dio per una particolare “caratteristica” come qualcuno ha già cercato di fare. L’apostolo Paolo ha dichiarato che l’uomo è «figlio di Dio» (Atti 17:29) ma solo in certe condizioni. Tale concetto certamente consisterebbe a più di un semplice legame di somiglianza. Quali sono, dunque, le caratteristiche peculiari che paragonano l’uomo a Dio, nel differenziarsi dalla creazione inferiore e che gli permette di sottomettere la Terra?

[prossimamente la quarta parte dello studio]

5 Risposte a “Identità | parte #3”

      1. Il versetto 28 di Genesi 1 è determinante. In ebraico dice:

        Vayyvàrek otàm elohìm vayy’òmer lahém elohìm perù urvù umil’ù et-ha’àretz vekivshuàh […]

        In ebraico traduco in questo modo:

        E benedisse loro Elohìm, dicendo ad essi: “elohìm fruttanti e moltiplicatevi, riempite la tera e sottomettetevela […]

        Essendo la coppia la “padrona” del creato, elohìm era una nomina indicata per loro. Fu chiamato elohìm anche Mosè direttamente da Yahweh.

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