I Rotoli del Mar Morto e il Profeta Isaia – #parte 2

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Risposta alle argomentazioni dei critici:

Considerando il Deutero Isaia circa le profezie su re Ciro, le Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio sono in grado di darci per via assodata una risposta concreta e definitiva. Ricordiamo che gli studiosi citati nell’articolo precedente hanno dato le loro ipotesi dando “i numeri”, mentre il Flavio non ci dà semplici ipotesi, ma ci regala una testimonianza storica inconfutabile sulla realtà dei fatti profetici con il rispettivo numero di anni che hanno interessato la profezia diretta a re Ciro:

“Nel primo anno del regno di Ciro (era il settecentesimo anno dacché il nostro popolo era stato costretto a emigrare dalle proprie case in Babilonia) Dio ebbe compassione dello stato di schiavitù e della sfortuna di quegli infelici; come Egli aveva predetto loro per mezzo del profeta Geremia, prima della distruzione della Città, | che dopo che avessero servito Nabukadnezzar e i suoi successori e sopportato questa servitù per settant’anni, Egli li avrebbe riportati nella terra dei loro padri, ed essi avrebbero ricostruito il tempio e avrebbero goduto dell’antica prosperità, Egli concesse loro la promessa. Egli scosse il cuore di Ciro e fece sì che scrivesse a tutta l’Asia: Il re Ciro, dice così. Da quando il Dio Altissimo mi designò re del mondo abitato, io sono persuaso che Egli è il dio venerato dalla nazione israelita; | preannunciò, infatti, il mio nome per mezzo dei profeti e (preannunciò) che io avrei edificato il Suo tempio in Gerusalemme nella regione della Giudea”.

Ciro seppe queste cose leggendo il libro profetico lasciato da Isaia duecentodieci anni prima; questo profeta disse, infatti, che Dio gli aveva segretamente confidato: “È mio volere che Ciro, che Io ho designato re di molte grandi nazioni, mandi il mio popolo nella sua terra ed edifichi il mio tempio”. Queste cose Isaia le predisse centoquarant’anni[1] prima che il tempio fosse distrutto. Nel leggere tali cose, Ciro prima si stupì della divina potenza, poi fu preso da un forte desiderio e dall’ambizione di fare quanto era stato scritto: e, convocati i Giudei più distinti tra i residenti in Babilonia, disse loro che acconsentiva che se ne andassero nella loro patria e ricostruissero sia la città di Gerusalemme sia il tempio di Dio; | perché, disse, egli sarebbe stato loro alleato ed egli stesso avrebbe scritto ai propri governatori e satrapi che erano nei pressi della loro regione affinché offrissero contributi in oro e argento per la ricostruzione del tempio; inoltre, aggiunge, anche bestiame per i sacrifici.” (Antichità Giudaiche XI:1-7 di Giuseppe Flavio).

  • Il contesto storico e geografico di tutto Isaia è la Palestina, particolarmente la Giudea e Gerusalemme, nel 740-685 a.C.:
  1. Isaia 1-39 e 40-55 mostrano familiarità geografica con la Palestina e poca conoscenza della geografia di Babilonia;
  2. Isaia 41:19 elenca una serie di piante tipicamente palestinesi (cedro, acacia, mirto, ulivo, cipresso, platano, lauro). 1-39 cita Babel/Babilonia 9 volte; sempre 1-39 cita Gerusalemme e Sion 52 volte (39 capitoli).
  3. Isaia 40-55 cita Babel/Babilonia 4 volte; sempre 40-55 cita Gerusalemme e Sion 21 volte (16 capitoli).
  4. I capitoli 13-14 e 21 contengono estese e dettagliate profezie riguardo a Babel/Babilonia come ultimo oppressore e la sua conquista ad opera di Elam e Media. Dio diede queste predizioni quando l’Assiria era la potenza dominante che aveva sotto il suo dominio anche Elam e la Media. Isaia 21:3 e seg. predisse che la caduta di Babilonia nelle mani dei Medi-Elamiti sarebbe avvenuta mentre i suoi capi banchettavano. L’adempimento è riportato in Daniele 5[2].
  5. Isaia 1-39 contiene anche più profezie di 40-55 della caduta di Babilonia, benché non menzioni il nome di Ciro. L’esilio babilonese e il ritorno del “residuo” è uno dei temi centrali sia della i che della ii Il nome del figlio di Isaia [sherar-yashub, il residuo ritornerà] è indicativo a questo riguardo.
  6. Isaia 40:2,9; 41:27; 46:13; 49:14; 51:16 e seg.; 52:1 e seg. parlano di Gerusalemme/Sion come esistente (mentre 44:26,28 contengono una profezia del ritorno del suo popolo e della ricostruzione della città e del suo tempio per ordine di Ciro).
  7. Anche la prima parte contiene profezie di salvezza tese a dare conforto e speranza al popolo, ecco le più importanti: 1:18 e seg.; 12:1-6; 19:24 e seg.; 24:23; 26:1-13; 27:2-9; 29:17-24; 30:15,18-26; 33:2-6,15-24. Inoltre la prima parte contiene le grandi profezie messianiche ed escatologiche di 2:2-4; 4:2-6; 9:1-7; 11-:1-10; 25:6-9; 26:19; 28:16; 32:1-4; 32:15-20; 35:1-10. Anche in questo caso la critica afferma che molti dei brani precedenti siano posteriori, tuttavia non lo provano.

In realtà ognuna delle tre parti di Isaia contiene sia “legge” che “vangelo”, vale a dire “rimprovero-giudizio” e “promessa-conforto”. Alcune delle profezie messianico-escatologiche della parte prima hanno forti affinità (perfino nelle parole e nella fraseologia) con le corrispondenti profezie della parte seconda e della parte terza. Si confronti per esempio:

  •  2:2-4 con 65:17-25
  • 11:1-10 con 63:1-6

“Il lupo abiterà con l’agnello…    “Il lupo e l’agnello pasceranno
il leone mangerà lo strame           assieme, il leone mangerà la paglia
come il bue.                                      come il bue.
Non si farà né male né guasto      Non si farà più danno né guasto
su tutto il mio monte santo”          su tutto il mio monte santo”
11:6-9                                               65:25

Isaia 35 ricorda chiaramente diversi brani delle parti seconda e terza. Si confronti ancora l’esempio:

  • 35:1 con 55:12 e 55:3
  • 35:2 con 60:13
  • 35:6 con 41:18 e 43:19
  • 35:7 con 49:10
  • 35:8 con 62:10
  • 35:9 con 62:12
  • 35:10 con 51:11 e 65:19

Per evitare la logica conclusione, G. Fohrer (Zuricher Bibelkommentare, 1966) afferma che quando la “scuola del Deutero Isaia” era attiva, un profeta sconosciuto scrisse il cap. 35 che più tardi fu aggiunto a Isaia. Con questo “Metodo” si può “provare” tutto!

  • L’osservazione dei critici secondo cui il Re messianico nella parte prima è sostituito nella parte seconda dal servo sofferente non è corretta. Le varie profezie messianiche dell’Antico Testamento descrivono aspetti diversi del futuro Messia. Egli doveva essere: 1. Sommo Sacerdote, 2. Re e 3. Salvatore, Redentore. Un solo brano difficilmente può presentare tutti gli aspetti: bisogna considerare le varie profezie come complementari e comprenderle e interpretarle alla luce del loro adempimento in Cristo e nel nuovo Patto. Queste considerazioni riguardano anche il libro di Isaia, che contiene più profezie messianiche di tutti gli altri libri dell’Antico Testamento ed è quindi piuttosto articolato in questo senso. Lo stretto rapporto esistente tra le varie profezie di Isaia indica un unico autore:
  1. Isaia 9:6 e seg. parla della nascita del Principe della Pace che è Consigliere Ammirabile, Dio Potente, ecc. e il cui regno non avrà mai fine;
  2. Isaia 11:1-10 dà profezie ulteriori su questo Regno nella linea di Davide, con particolare attenzione al suo ritorno e al compimento del Regno;
  3. Isaia 42:1-7 descrive il Messia-Re sulla stessa linea: lo Spirito di Dio sarà su Lui, Egli stabilirà la giustizia tra le nazioni, sarà la loro luce, ecc.;
  4. Isaia 52:13-53:13 rivela altri aspetti del Messia, descrivendo la sua opera vicaria di redenzione come portatore dei peccati degli uomini. Essendo senza peccato, Egli porta la punizione dei peccatori e giustifica per mezzo della Sua conoscenza quelli che avranno fede in Lui.

Le varie parti del libro di Isaia descrivono il giudizio futuro del mondo in maniera simile in 24:1-6,21 e seg. e in 42:14 e seg.; in 66:15 e seg.; 24.

  • Come già detto, la menzione del nome di Ciro (44:28; 45:1) è considerata dai critici la prova decisiva dell’origine posteriore del Deutero Isaia. La citazione per nome non è comunque solo in Isaia:
  • In 1Re 13:1 e seg. un profeta predice a Geroboamo I° (930 a.C. circa) che il re “Giosia” della linea di Davide avrebbe distrutto l’idolatria. L’adempimento di questa profezia più di tre secoli dopo è in 2Re 23:15.
  • In Michea 5:2 è predetto che il Messia sarebbe nato a “Bethleem” (Michea è contemporaneo di Isaia).

Quindi la citazione del nome “Ciro” non era un fatto sconosciuto alla profezia biblica e non esiste prova di un’origine tarda del Deutero Isaia. Abbiamo già detto che la parte prima di Isaia contiene più dettagli (citando i nomi di “Elam” e “Media”) sulla caduta di Babilonia della parte seconda. L’unico motivo della teoria critica del Deutero- e del Trito-Isaia è il fatto che questi critici non credono che Dio sia capace di rivelare eventi futuri per mezzo dei suoi profeti. Il nome di “Ciro” in 44:28 e 45:1 non può nemmeno essere un’inserzione tarda nel testo, come qualcuno ha suggerito. Il nome è parte integrante e giova un ruolo importante nell’argomentazione del profeta. Egli mostra come l’Elohìm di Israele sia IL Dio; mentre, gli déi delle altre nazioni non sono niente in confronto a Lui. Yahwéh solo è capace di rivelare cose future (44:7; 46:10).[3]

L’incapacità degli déi (o idoli) a fare questo prova la loro netta inferiorità a Yahwéh. L’opera futura di Ciro è qui usata come prova per dimostrare la capacità di Dio di rivelare cose future per mezzo dei Suoi profeti. Se si toglie il nome di Ciro dal testo tutto il discorso del profeta perde la sua efficacia.

  • La parte prima termina con la narrazione dei grandi eventi del 701 a.C. (invasione di Sennacherib, distruzione miracolosa del suo esercito, malattia e guarigione di Ezechia, visita degli inviati di Merodach-Baladam) e le parole di Dio ad Ezechia per mezzo di Isaia, riguardanti il futuro esilio in Babilonia. Questi eventi furono seguiti dagli ultimi quindici anni di Ezechia, al quale successe il figlio, empio e idolatra, Manasse. L’ultima parte di Isaia (40-66) fu composta durante questo periodo (circa 700-680 a.C.). Derek Kiuder (The New Bible Commentary, ed. by Guthrie, 1960) nota:

“Lo stile dei capitolo 40 e seg. sarebbe un argomento valido contro la paternità di Isaia solo se questi capitoli fossero indirizzati a una situazione e a un pubblico accostabili a quelli dei capp. 1-39. Ma essi sono il prodotto dell’età avanzata di Isaia […] interessato a confortare piuttosto che ad avvertire, diretta a una generazione futura […] sarebbe straordinario che un tale cambiamento di situazione e di pubblico non comportasse un cambiamento di pensiero e di espressione”.

Il brano citato di Eissfeldt mostra che persino molti critici ammettono affinità e somiglianze nello stile, nel vocabolario e nel contenuto delle varie parti. Una di esse è l’uso della forma “Il Santo d’Israele”, che è comune in ognuna delle due parti. Il concetto di un “residuo santo” è anche tipico di ognuna delle tre parti. Ecco alcune altre espressioni usate nelle tre parti:

  • “la bocca di Yahwéh ha parlato” 1:20; 40:5; 58:1-4
  • “l’opera delle mie mani” 19:25; 29:23; 60:21; 64:8 (mano)
  • “raccoglie gli esuli d’Israele” 11:12; 56:8
  • “giorno di vendetta” 34:8; 61:2; 63:4
  • “il potente di Giacobbe”/“il potente d’Israele” 1:24; 49:26; 60:16

L’insolita frase [yamàr Yahwéh Elohìm Kadosh] dice Yahwéh Elohìm Santo, è considerata una peculiarità di Isaia ed è usata in tutte le sue parti (1:1,11; 40:1,25; 41:21; 66:9). La forma più comune [amàr Yahwéh] dice Yahwéh, comunque, è più comune in tutte le tre sezioni.

Le affermazioni riguardanti la luce divina che brillerà sul popolo che è nelle tenebre (9:2 e 60:2) sono anche correlate.

NOTE

[1] Questa nota esplicativa fa parte del commentario a cura di Luigi Moraldi, che sembra anch’esso travisare la letteralità del Flavio così come fa il De Angelis, quindi leggiamo quanto segue: “Nelle cronologie si riscontrano spesso differenze più o meno notevoli; le parole del profeta furono dette 15 anni prima della fine del regno di Ezechia (cfr. x:27 e segg.), quindi l’intervallo tra la profezia e la caduta di Gerusalemme era di 120 anni non 140 (cfr. x:143). La profezie dice: “Così dice Yahwéh, il tuo redentore […] dico a Gerusalemme “sarai abitata!” E alle città di Giuda “sarete riedificate!”. Dico a Ciro “tu sei il mio pastore!” Egli compirà i miei disegni. Egli dice a Gerusalemme “Sarai riedificata!”; e al tempio “Si gettano le tue fondamenta” (44:24-28). Il testo è del cosiddetto Secondo Isaia (o Deutero Isaia), fa parte del libro del profeta Isaia, è giudicato non appartenente al profeta (VIII° secolo) contemporaneo di Ezechia, ma a un altro del VI° o V° secolo.”

[2] I critici hanno cercato di sfuggire a queste argomentazioni assegnando ai capitolo 13-14 e 21 a un’epoca posteriore (es. Pfeiffer, Introduction to the Old Testament, 2-1948) ma la cosa è senza alcun senso logico e storico.

[3] Degno di nota è il fatto che proprio qui Dio dice che sa predire le cose future.

FINE SECONDA PARTE

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