I Rotoli del Mar Morto e il Profeta Isaia – #parte 1

In questa serie di articoli vi parlerò della reale identità del rotolo di Isaia, documento analizzato chirurgicamente da molti studiosi. Ho deciso di suddividere il suddetto studio in 3 articoli (il secondo quello più corposo) in modo da non appesantire troppo la lettura del paziente lettore.

La scoperta di questi manoscritti nelle grotte di Qumran, nel deserto di Giuda, avvenuta intorno al 1947-48 (il periodo in cui stava rinascendo lo Stato d’Israele) è stata definita, a ragione, la più grande scoperta archeologica del nostro secolo. Come tante scoperte archeologiche importanti, anche questa è avvenuta “per caso” (ma noi sappiamo che il “caso” non esiste): un giovane beduino stava rincorrendo una capra e mentre la seguiva tirava dei sassi qua e là; ad un certo punto uno di questi sassi andò a finire in una grotta e lì colpì “per caso” proprio delle giare conservate li dentro da due millenni, producendo un suono di cocci infranti che attirò subito l’attenzione del ragazzo. Da quel momento, con quel semplicissimo gesto inizia la storia del ritrovamento di questi importantissimi documenti.

04_independence_day_blurayIl grande valore di questi manoscritti sta proprio nel loro contenuto e nella loro data di redazione. Per quanto riguarda il contenuto, si tratta di numerosi testi biblici e commentari a vari libri della Bibbia oltre che a diverse regole di vita della setta giudaica degli Esseni. I documenti riguardanti il testo della Bibbia sono di grande importanza perché, avendo pochissime varianti rispetto al testo che abbiamo avuto in nostro possesso prima di allora, ci dimostrano come, attraverso i secoli, il testo della Bibbia ci sia giunto inalterato. Gli studiosi come Mauro Biglino e Alessandro De Angelis sono convinti che il Testo abbia subìto delle interpolazioni e dei sabotaggi, tuttavia non noi, ma l’archeologia, è pronta a smentire le loro futili affermazioni. Per quanto riguarda la data di redazione, si va dal III° sec. a.C. al I° sec. d.C. Questo è importantissimo perché fino ad allora i manoscritti più antichi della Bibbia ebraica risalivano a epoche a noi più recenti, al IX-X° sec. d.C.; ciò significa che i testi rinvenuti presso il Mar Morto ci permettono di risalire di oltre 1.000 anni nella storia del Testo ebraico. Il manoscritto più importante ritrovato nei pressi di Qumran è codificato in questo modo: 1Q-Isa ed ha le seguenti caratteristiche:

  • Si tratta di un rotolo, quasi completo, lungo 7,34 metri e largo 26 cm;
  • È composto da 17 fogli di pelle di buona fattura;
  • Il rotolo è stato trovato avvolto in un panno e conservato in giare di argilla (Geremia 32:14);
  • Il testo è composto da 54 colonne, con una media di 30 righe ciascuna, larghe 12,8 cm;
  • Le righe sono state incise con un coltello non affilato, secondo le regole giudaiche, e la scrittura invece di poggiare sulla riga, come base, pende dalla riga superiore;
  • È stato usato inchiostro (Geremia 36:18) non metallico;
  • Rispetto al testo masoretico (il testo ebraico ufficiale usato oggi) ha circa 5.857 varianti, di cui circa 4.500 sono di carattere ortografico;
  • Le restanti 1.375 varianti non sono di grande rilievo (solo 10 possono essere considerate varianti vere e proprie). Anche in questo caso, il citato Mauro Biglino si sbaglia, perché afferma che le varianti del testo di Isaia comprometterebbero l’intero racconto del profeta e quindi la credenza giudaico-cristiana. L’archeologia, ancora una volta, è pronta a smentire le affermazioni dei critici;
  • Le singole parole sono suddivise tra loro (a differenza dei manoscritti greci) e quindi quasi sempre chiaramente identificabili.

Il rotolo di Isaia e le critiche

Introduzione

Un aspetto straordinario del libro di Isaia è la sua capacità di attraversare i secoli. Isaia si colloca fra il re Uzzia ed Ezechia, cioè più di un secolo prima dell’invasione babilonese collegata alla deportazione. Che Isaia annunci la deportazione è normale per un profeta, è invece straordinario che veda chiaramente oltre, cioè che veda la caduta di Babilonia e l’avvento dei Persiani, indicando anche il nome dell’imperatore, Ciro, che sarebbe emerso circa due secoli dopo, non però parlando di questi fatti come se dovessero avvenire, ma come se fossero già avvenuti! Questo è ciò che trae in inganno il lettore disattento delle Scritture: non cogliere il linguaggio espresso dal redattore biblico, ovvero coglierne la sua “poetica” fraintendendo il lasso “temporale” delle sue affermazioni.

Chi esamina la questione sulla base della sola ragione, conclude che certe parti del libro di Isaia siano state scritte dopo e che, perciò, sarebbero resoconti storici spacciati per profetici. Sulla base di questa “ragione” (che pecca di “torto biblico”), non solo Isaia, ma tutta la Bibbia diviene incredibile: dalla creazione di Adamo, al Diluvio universale, alla risurrezione. Secondo Pascal, la ragione ci porta a vedere i suoi stessi limiti e nessuno può vivere di sola ragione: possiamo “scommettere” sul mistero o sull’ignoto, ma ciascuno deve fare scelte che vanno oltre la ragione.

Isaia insiste che è proprio la capacità di anticipare il futuro ciò che distingue il Dio di Israele dai falsi déi rappresentati dagli idoli (per esempio 42:22-27; 44:6-20; 46:9-10), è perciò “normale” che la previsione del futuro caratterizzi il suo libro, il suo essere “Isaia”, mentre non è affatto normale che un intero popolo (Israele) accetti come profetico qualcosa che è stato ingannevolmente scritto dopo! I credenti che pensano questo, ebrei e cristiani, sono nel torto più assoluto.

C’è però un altro argomento che per i credenti è decisivo, peché un personaggio come Gesù è difficile da immaginare: giusto messo fra gli ingiusti, innocente ma che non si difende, senza colpa e che paga le colpe altrui, moralmente il più elevato e anche il più umile. Isaia lo descrive vedendo la sua storia come se l’avesse già vissuta (50:5-10; 52:13-53:12), esattamente come per le altre predizioni. Se, descrivendo Gesù, Isaia ha penetrato sette secoli, allora non è stato difficile per lui arrivare fino a Ciro (solo due secoli dopo).

Secondo il libro dell’Ecclesiaste con la sola ragione non si arriva alla fede, ma alla perdita di ogni speranza,: la ragione ci conduce in un vicolo cieco che è senz’altro utile percorrere, ma solo per renderci conto che non porta da nessuna parte!

Esposizione

J.C. Doderlein (Esaias, 1775) per primo affermò che: Isaia 39 era il vero Isaia; mentre, Isaia 40-66 era un Deutero Isaia scritto nel 545-530 a.C. circa e per caso le due parti si ritrovano insieme;

Duhm (Das Buch Jesaja, 1982) affermò che:

  • Isaia 1-39 era il vero Isaia;
  • Isaia 40-55 era il Deutero Isaia;
  • Isaia 56-66 era opera di un profeta che visse in Palestina nel 450 a.C. circa, al tempo di Malachia, poco prima dell’arrivo di Nehemia a Gerusalemme.

Il Duhm fu seguito da Marti (1900), Sellin (1910), Elliger (1928 e 1933) e altri, ma tutti questi datano il Trito Isaia al 520 a.C. circa. Duhm, Elliger, Pfeiffer e altri affermano che il Trito Isaia è opera di una sola persona; mentre, Sellin-Fohrer (1965), Eissfeldt (1964) e altri affermano che il Trito Isaia è opera di circa una dozzina di persone, dal VII° al III° sec a.C.

Nello schema seguente il lettore potrà avere una panoramica molto sintetica sulla suddivisione di Isaia in tre scaglioni:

schema IsaiaIsaia, Deutero Isaia e Trito Isaia sarebbero insieme “per caso”. Siccome questa spiegazione è chiaramente sciocca, Eissfeldt ne propone un’altra: “40-55 fu unito a 1-35 (39) e 56-66 a 50-55 o a 1-55 a causa delle somiglianze di stile e contenuto che resero probabile la derivazione dallo stesso autore. È stato ripetutamente sottolineato che ci sono forti affinità tra 56-66 e 40-55 e il rapporto tra 1-39 e 40-55 non è diverso. Deutero Isaia ha in comune con Isaia il pathos della fiducia eroica in Dio e la somiglianza tra i due si estende all’uso della lingua” (Eileitung in das Alte Testament, 3-1964).
Davvero incredibile! Prima si prendono le differenze di stile e pensiero per affermare che gli autori sono diversi, poi si afferma che a causa delle somiglianze di stile e di pensiero i capi e gli studiosi israeliti hanno assegnato le varie parti allo stesso autore!

FINE PRIMA PARTE

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