I neonati nascono peccatori?

04_independence_day_blurayAvete mai visto il volto di un neonato, toccare la morbida pelle delle sue guance rosee e percepitre la sua innocenza guardandolo nei suoi bellissimi occhi? In netto contrasto a questa “innocenza” che una mente sana può constatare, la dottrina cattolica romana afferma che «i bambini piccoli sono peccatori!». Infatti, il Catechismo della Chiesa Cattolica (Romana) afferma:

«Poiché nascono con una natura umana decaduta e contaminata dal peccato originale, anche i bambini hanno bisogno della nuova nascita nel Battesimo per essere liberati dal potere delle tenebre e trasferiti nel regno della libertà dei figli di Dio, alla quale tutti gli uomini sono chiamati. La pura gratuità della grazia della salvezza si manifesta in modo tutto particolare nel Battesimo dei bambini. La Chiesa e i genitori priverebbero quindi il bambino della grazia inestimabile di diventare figlio di Dio se non gli conferissero il Battesimo poco dopo la nascita» (Catechismo della Chiesa Cattolica, cap. I, sez. II – Il Battesimo dei bambni – #1250).

In contrasto con questo «vangelo diverso» (Gal. 1:8-9) insegnato dal Catechismo Cattolico romano, la Bibbia insegna che i bambini non portano il peccato dei loro genitori, e quindi dei loro antenati (Es. 32:32-33; Deut. 24:16; 2Re 14:6; 2Cron. 25:4; Ger. 31:30; Ezech. 18:20). Tuttavia, i cattolici romani sono pronti a sottolineare che re David ha dichiarato:

«Ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato» (Salmo 51:5).

Per comprendere in semplicità questo passaggio, dobbiamo tenere a mente che il tema (quindi il suo contesto) del Salmo 51 è il peccato di re David, non il “peccato originale”. Cosiderate i sostantivi e i possessivi che David ha usato per indicare che il peccato di cui stava parlando era il peccato che egli ha commesso:

  • «Cancella i miei misfatti» (v.1)
  • «Lavami da tutte le mie iniquità e purificami dal mio peccato […]» (v.2)
  • «[…] poiché riconosco le mie colpe; il mio peccato è sempre d’innanzi a me» (v.3)
  • «(Io) Ho peccato contro di te, contro te solo, ho fatto ciò che è male agli occhi Tuoi» (v.4)
  • etc.

In questi passaggi non c’è neanche la minima allusione, nemmeno come concetto in sé, a una sorta di supplica per il “peccato originale” del salmista. In effetti, e questo è chiarissimo, era dal proprio peccato e trasgressione che il salsmista desiderava essere liberato.

Tuttavia, perché David fa riferimento al momento in cui si è formato nel grembo di sua madre? Il salmista potrebbe riferirsi prorpio ad un’iperbole, o a voler sottolineare la condizioni in cui la madre lo ha concepito. In quest’ultimo caso, sebbene egli sia nato senza peccato, era nato in un mondo che è stato coperto, afflitto e influenzato dal peccato.

Si consideri, inoltre, che il salmista ha reso tali motivi come una richiesta di perdono da adulto. Ha usato i verbi al tempo presente per implorare il perdono in quel preciso momento:

  •  «Cancella i miei misfatti» (v.1)
  • «Lavami da tutte le mie iniquità e purificami dal mio peccato» (v.2)
  • «Purificami con issopo» (v.7)
  • «Fammi di nuovo udire canti di gioia e letizia» (v.8)
  • «Distogli lo sguardo dai miei peccati» (v.9)
  • «Crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo» (v.10)

Le suppliche di perdono di David erano dovute alle colpe (o peccati) commesse molto tempo dopo la sua nascita. Il salmista ha voluto altresì ricordare questa circostanza in un altro passo precedente e parallelo, dove ha detto:

«Non ricordarti dei peccati della mia gioventù, né delle mie trasgressioni; ricòrdati di me nella Tua clemenza per amor della Tua bontà, o Yahwéh» (Salmo 25:7)

Se il Salmo 51 fosse realmente un appello per essere liberati dal “peccato originale”, come spiegano i cattolici romani che Dio ha unto, benedetto ed essersi servito di David mentre egli portava il peccato del primo uomo? Inoltre, il salmista dichiara di essere stato «concepito nel peccato» (51:5). Questo, chiaramente, non è un riferimento alla nascita (come sostiene il cattolicesimo romano), ma al concepimento. Se provassimo per un attimo ad essere coerenti con il ragionamento cattolico romano sul fatto che il Salmo 51 supporterebbe il dogma del “peccato originale”, dobbiamo altresì concludere che il “peccato originale” dev’essere trasmesso per forza al momento del concepimento [???]. Se fosse davvero così, la chiesa cattolica romana dovrebbe rielaborare la propria teologia sul battesimo, inventandosene uno alternativo facendo in modo di “battezzare” i bambini prima della nascita, salvandoli così dal «potere delle tenebre» (Catechismo della Chiesa Cattolica, cap. I, sez. II – Il Battesimo dei bambni – #1250). Se solo fosse possibile “battezzare” i bambini prima della nascita, mi piacerebbe sapere come si fa!

Tuttavia, cosa possiamo dire di Romani 5:12, dove l’Apostolo Paolo ha scritto che «a causa di un (solo) uomo il peccato in il mondo entrò, e a causa del peccato la morte, e così tutti (gli) uomini la morte raggiunse, perché tutti hanno peccato»? Qui si dice che:

  1. A causa di Adamo è entrato il peccato nel mondo;
  2. Di conseguenza al peccato, la morte ha raggiunto gli uomini;
  3. E di conseguenza, ancora, tutti gli uomini muoiono perché tutti peccano.

Questo verso insegnerebbe forse che portiamo il peccato di Adamo? No! Questo versetto insegna che la morte – come conseguenza del peccato diffuso tra tutti gli uomini – non venne perché “Adamo” peccò, ma perché «tutti hanno peccato» (cfr. Rom. 3:23) dopo di lui. Si ricordi anche che «[…] tutti si sono sviati, tutti sono corrotti, non c’è nessuno che faccia il bene, neppure uno» (Sal. 14:3). Naturalmente, questo «tutto/i» non può riferirsi solo ad Adamo, e da nessuna parte della Scrittura viene insegnato che tale questione indica o implica che i bambini nascono con il peccato. Adamo peccatore c’è diventato dopo essere stato creato, non prima! Quando Elohìm creò Adamo lo osservò (insieme a tutto il creato) «e vide che era molto buono» (ebr. tov mehòd = lett. prefetto, buonissimo).

L’Evangelista Giovanni ha dichiarato che «il peccato è la violazione della Legge» (1Giov 3:4; cfr. Rom. 2:20; Giov. 15:22) e Adamo ha disobbedito ad un comandamento. Se, dunque, i bambini non possono né conoscere la Legge di Dio né capirla – come potrebbe capirla un adulto o comunque un giovane abbastanza maturo per comprendere determinate argomentazioni – questi ultimi non possono commettere alcuna illegalità d’innanzi a Dio.

Gesù stesso ha detto: «lasciate che i piccoli fanciulli vengano a me, non glielo impedite; perché di tali è il Regno di Dio» (Mar. 10:14). Paolo disse che nessun impuro può entrare nel Regno dei cieli (Ef. 5:5). Gesù ha altresì soggiunto: «se non vi convertite e diventate come i fanciulli, non affatto entrate in il Regno dei cieli» (Mat. 18:3). Se i bambini venissero davvero al mondo «con una natura umana decaduta e contaminata dal peccato originale», perché mai gli uomini devono diventare come bambini se anche questi ultimi sono “contaminati” con il peccato? A nulla gioverebbe diventare o essere come i bambini se la situazione rimanesse tale e quale! La Bibbia è chiarissima: il peccato non è ereditario. Nessun bambino è mai nato portando le “colpe” del peccato commesso da Adamo. Nessuno porta la responsabilità per il peccato di Adamo, ma Adamo stesso. Ognuno è responsabile dei propri peccati e se Cristo è l’unico senza peccato è perché in qualità di «figlio d’uomo» non ha mai peccato. Anche Maria è peccatrice, perché «solo uno è Santo».

Guarda il dibattito tra un cattolico romano e un cattolico NON romano.

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