Fede e Apostasia

Seguire le vie della fede, rende la persona una “persona di fede”, quindi un soggetto che, dopo il ravvedimento, riceve la grazia. Ribadisco, la grazia si riceve dopo il ravvedimento, non dopo un dolce far niente.
Seguire la fede, però, non significa “iniziare ad avere fede” con le parole e basta (cfr. Is 29:13; Mt 15:8; Mc 7:6), ma significa adoperarsi per far sì che questa fede sia dimostrata e resa reale dai fatti. I frutti sono la conseguenza delle opere (buone o cattive), perché non si possano portare frutti senza far nulla, cioè senza compiere delle opere. L’albero che non porta frutto, viene bruciato.
Il Signore non ci incoraggia a starcene buoni e fermi per non correre il rischio di fare qualcosa di sbagliato, piuttosto… “chi sa fare il bene e non lo fa, commette peccato” (Gm 4:17).
Non dobbiamo pensare al rischio che si corre, è già un rischio non far nulla perché non si sta facendo nulla di buono!
Pertanto, non facciamo come quel servo stolto il quale, dopo aver ricevuto la moneta, per timore della severità del padrone preferisce custodirla dentro un fazzoletto anziché farla maturare (Lc 19:11-27). Una volta che il padrone ritorna e chiede conto dell’interesse fruttato della moneta, il servo trova futili giustificazioni (come l’ipergrazia) che spiegano il perché non ha fatto nulla per far fruttare quella moneta: “perché sei un padrone severo”.
IL SERVO NON HA FATTO NULLA PERCHE’ HA AVUTO PAURA DEL PADRONE. Rigettare le opere – che accompagnano la fede – è “frutto” non di un sano timore, ma del terrore che si prova nei confronti di Dio! Solo i demoni hanno paura di Dio, non i Suoi figli.
Al contrario, proprio perché il servo ha riconosciuto la severità del padrone, avrebbe dovuto impegnarsi al massimo come i suoi due compagni, i quali il primo fece fruttare la moneta 10 volte di più, e il secondo 5 volte di più. Il padrone si è compiaciuto di loro, testualmente per la quantità del fruttato maturato (cfr. Gv 15:8), indirettamente della sua qualità (cfr. Mt 7:17-18, Gm 3:17). Si è compiaciuto soprattutto del servo che ha portato più frutto, dandogli in eredità la moneta che il terzo servo stolto non aveva fatto maturare.
A chi possiede sarà dato di più in abbondanza, ma a chi non ha sarà tolto anche quel che poco possiede.
CHI NON VUOLE FARE NULLA PER PAURA DEL PADRONE, DELEGHI QUALCUN ALTRO AFFINCHE’ PORTI IL FRUTTO CHE NON VUOI PORTARE TU (cfr. Lc 19:23) A MOTIVO DEL TUO ESSERE MALVAGIO (19:22).
In sostanza, è malvagio non chi si adopera per le opere, ma chi non fa nulla!
Ecco, l’immagine di questo servo stolto che riceve un dono senza farlo fruttare, rappresenta coloro che dopo aver ricevuto la chiamata sostengono di non dover fare più nulla (fatti la nomina, e vai a dormire!), che le opere non servono più. Purtroppo costoro non hanno ben afferrato il messaggio biblico, in quanto la grazia o salvezza non sono l’unico dono che si riceve, ma oltre a queste sarà dato anche il salario sulla base delle opere. Ai malvagi viene data la ricompensa meritata per le loro malefatte (che si aggiunge alla perdizione), ai giusti viene data la ricompensa per le loro buone opere (che si aggiunge alla grazia).
Quindi, ci sarà una ricompensa (nel bene o nel male) per chi avrà fatto molto, poco o niente. Questo lo dice il Nuovo Testamento, e si presume che i cristiani lo accettino e non che prendano dalle Scritture solo quello che gli conviene. La Scrittura va accettata anche nelle sue parti più spigolose. A chi piace smussare gli angoli fomenta un Vangelo diverso.
La grazia non è il traguardo dopodiché non devi fare più nulla, ma è l’inizio della corsa perché devi fare di tutto pur di non perdere tale corsa. E quando si riceve la fede è come ricevere la moneta. Se sei un vero uomo/donna di fede, fai fruttare il dono che ti è stato dato; se non sei un uomo/donna di fede allora il dono che ti è stato dato ti viene strappato via e dato a qualcun altro.
1Tim 4:1 parla profeticamente di coloro che apostatano dalla fede. Apostatare dalla fede significa che il soggetto in questione abbia in primo luogo creduto, si sia ravveduto e diventato un credente. Ma poi ha abbandonato la fede a causa di ministri carismatici seduttori e a dottrine di gente impazzita.
Una persona che apostata dalla fede non può essere definita “non era un vero credente”; credente lo era eccome e la grazia l’aveva ricevuta eccome. Solo che, purtroppo, ha preferito farsi cancellare dal Libro della Vita.
Una persona non veramente credente non può essere definita apostata dalla fede, in quanto la fede non l’ha mai veramente abbracciata. Solo un vero credente può apostatare dalla fede, con la conseguenza della perdita della grazia.
Ficchiamoci bene in testa questo concetto biblico, e soprattutto allontaniamoci da chi insegna il contrario e preghiamo per loro affinché si ravvedano.

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