Eva ha avuto origine dalla «costola» di Adamo?

Secondo la tradizione rabbinica, «Dio considerò da quale parte dell’uomo avrebbe potuto creare la donna. Disse: non la creerò dalla testa, perché non sollevi la sua testa troppo orgogliosamente; non dall’occhio, che non si metta a origliare alle porte; non dalla bocca, chè non sia troppo ciarliera; non dal cuore, chè non sia troppo gelosa; non dalla mano, chè non prenda troppo; non dai piedi, chè non sia una ciondolona; ma da una parte del corpo che sia nascosta, perché sia modesta» (Talmud, Gen. R. XVIII, 2).

Adesso, viene spontaneo chiedersi a cosa si riferisce la lettura «da una parte del corpo che sia nascosta». In primo luogo vengono citate alcune parti del corpo che stanno all’esterno: testa, occhio, bocca, mano, piedi; in secondo luogo viene citato un solo elemento interno al corpo umano: il cuore. Il cuore, effettivamente, può essere nascosto all’occhio umano in quanto di trova dentro il corpo. Pare evidente che questa cosa nascosta non può essere nemmeno un organo interno come  un osso, ad esempio la famosa costola. Una costola può essere più «nascosta» del cuore? In realtà, il cuore si trova ancora più internamente rispetto alle costole, poiché sono proprio le costole a formare la gabbia toracica, quell’elemento del corpo umano che protegge gli organi vitali quali i polmoni in primis e poi il cuore, appunto.

A quale «parte del corpo nascosta» si riferiva il rabbino autore di questo testo? Da dove è uscita fuori la traduzione «costola»?

La parola ebraica solitamente tradotta con «costola» è tzelà, e in tutte le altre occorrenze significa «un lato» oppure «zoppicare, vacillare». Nei contesti creativi-riproduttivi si riferisce a una «parte laterale». La traduzione «costola» ricorre solo in Genesi per la creazione di Eva e nel libro di Daniele, quando il profeta parla della «seconda bestia, simile a un orso; essa stava eretta sopra un fianco, teneva tre costole in bocca fra i denti […]» (7:5). La parola utilizzata nel testo originale è il plurale aramaico ‘ilel’ìn – derivato da ‘alà’ – che vuole significare proprio «costole». Questo termine ricorre solo in Daniele e in nessun altro libro dell’Antico Testamento e viene indicato come l’affine ebraico tzelà di Genesi (2:21) che però è al singolare anche se tradotto al plurale.

La tradizione rabbinica è ben consapevole che non si tratta di una «costola», che si trova ben più esterna rispetto al cuore citato nella massima. Anzi, spesso le costole sono ben visibili dalla pelle di una persona molto magra o denutrita. Perché non è stata usata la parola tzelà?

La risposta può essere trovata ben più in profondità del semplice osso o muscolo. Può trattarsi proprio del DNA di Adamo, contenente l’immagine e il patrimonio genetico di una persona. Il DNA – scoperto da Watson e Crick – è costituito dai cromosomi: XY per l’uomo e XX per la donna. Dio potrebbe aver preso un «lato» della compomente XY dell’uomo, sdoppiarla e fabbricare la donna. Non a caso, infatti, la donna possiede il cromosoma X sdoppiato, XX. Quindi, probabilmente Dio si servì della X del maschio per creare la femmina. Volendo, Dio avrebbe potuto creare la donna esattamente come ha fatto l’uomo, ma non l’ha fatto affinché la donna sia parte della stessa creatura mascolina. In questo senso, la donna altro non è che la “parte mancante” dell’uomo.

Una massima rabbinica espone questo bellissimo aneddoto: «Un imperatore disse a Rabbi Gamalel: ‘Il vostro Dio è un ladro, perché è scritto: “Il Siggnore Iddio fece cadere un profondo sonno su Adam e questi dormì; ed Egli prese una delle sue costole”!». La figlia del Dottore disse al padre suo: “Lasciamelo, gli rispondo io”; e disse all’Imperatore: “Dammi un ufficiale (per istruire un processo)”. “A quale scopo?” – chiese egli; ded essa replicò: “Dei ladri sono entrati in casa nostra durante la notte, e ci  hanno protato via un boccale d’argento, ma ne hanno lasciato in cambio uno d’oro”. “Vorrei che un tale ladro mi visitasse ogni giorno!” – egli esclamò. “Non fu allora una splendida cosa per il primo uomo quado gli fu presa una costola e gli venne data in cambio una donna per servirlo?» (Sanh., 39 a)

Il Rabbino menziona la «costola» anche se sapeva benissimo che non si trattava di una costola, ma di un qualcosa di «nascosto», più del cuore!

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