Distruzione di Sedòm e Amoràh: punto di vista storico-politico (ipotesi)

Dopo la battaglia dei 4 grandi sovrani d’Oriente contro i 5 re provinciali d’Occidente (Genesi 14), Avrahàm nostro padre entrò in scena per trarre in salvo suo nipote Lot dopo essere stato catturato da Kedorlaòmer, re di Elàm. Avrahàm riuscì nell’impresa grazie ad un piccolo esercito di 318 uomini fidati del suo casato. Nella battaglia/inseguimento di Avrahàm contro Kedorlaòmer, il Patriarca esce vittorioso facendo razzia di tutto quello che i 4 sovrani d’Oriente avevano confiscato ai 5 re d’Occidente.

Di ritorno da Dan, Avrahàm incontra il re e sacerdote di Shalém, il grande Malkitzédeq. In questo incontro si aggrega anche il sopravvissuto Béra, re di Sedòm, chiedendo ad Avrahàm di restituirgli gli uomini che Kedorlaòmer gli aveva preso ma allo stesso tempo si sarebbe potuto trattenere il resto dei beni. Avrahàm, uscendo vittorioso, divenne il legittimo proprietario di tutti i beni e persone confiscate a Kedorlaòmer, quindi il re Béra era diventato servo di Avrahàm. Il re Béra non intendeva assolutamente diventare servo di Avrahàm, tuttavia, poiché il Patriarca a sua volta non intendeva prendere possesso dei beni né degli uomini dei re della valle di Sìddim né governare su di loro, cedette in primo luogo la decima parte del bottino di guerra al re Malkitzédeq. Così facendo Avrahàm rinunciò totalmente al potere che gli spettava, cedendolo al re di Shalém. In questo modo Avrahàm benedì grandemente Malkitzédeq e, a sua volta, il re di Shalém invocò la benedizione di Dio sul Patriarca con una cerimonia solenne servendosi di pane e vino, perché ha potuto appurare con immensa gioia che El-Shaddày, l’Altissimo, si è mostrato a lui favorevole dando al Patriarca una vittoria facile, veloce e benedetta.

A questo punto, il re Béra di Sedòm fu ai servigi di Malkitzédeq e quindi è a lui che i tributi dei 5 re della valle di Sìddim dovettero essere versati. Così il re Béra se ne ritornò nella sua città di malumore, ricostruendosi il suo piccolo regno.

Dopo qualche tempo, Malkitzédeq viene a sapere che a Sedòm e ad Amoràh c’era del malcontento perché i due piccoli regni (insieme agli altri 3 alleati) intendevano ottenere l’indipendenza anziché essere sottoposti ad altri sovrani. Il re Béra mostrò solo ingratitudine nei riguardi di Avrahàm e Malkitzédeq, poiché anziché sottomettersi al re di Shalém con gioiosa devozione, gli si rivoltò contro decidendo di non versare neanche a lui, come aveva fatto con i 4 sovrani d’Oriente, il tributo di sottomissione. Quindi Malkitzédeq, mettendosi in viaggio per andare a confrontarsi con il re Béra a Sedòm, fa tappa da Avrahàm accompagnato da due suoi ufficiali e un seguito di soldati. Al loro arrivo Avrahàm li accoglie con gioia, mentre Saràh prepara 30 kg di focacce per sfamare gli ospiti. Da questo incontro, Avrahàm apprende che, grazie ad El-Shaddày, Saràh avrebbe partorito il figlio promesso. Dopo la buona notizia, Malkitzédeq comunica ad Avrahàm quello che stava accadendo a Sedòm, perciò lo avvisa che suo nipote Lot corre un grande pericolo. Allora Avrahàm e Malkitzédeq trattano le sorti della città insieme, perché al Re di Giustizia gli parve cosa buona consultarsi con Avrahàm prima di agire, dato che è stato lui in primis a cedergli il dominio politico di quella pianura. Nel frattempo i due ufficiali di Malkitzédeq e il suo esercito si incamminano per Sedòm e il giorno successivo il re li avrebbe seguiti.

Dopo 5 giorni, il re di Shalém apprende che gli abitanti della pianura erano intenzionati realmente a non sottomettersi né a lui né all’Iddio Altissimo di Avrahàm e, inoltre, erano diventati moralmente perversi e abominevoli tanto da capovolgere le leggi divine in leggi blasfeme, e le leggi blasfeme in leggi accettabili. Quindi le accuse che gli erano giunte contro Sedàm erano vere. Allora egli appurò che la malvagità della città era arrivata al limite: il re Béra divenne intrattabile e perciò Malkitzédeq pensò bene di muovere guerra contro i 5 re della valle di Sìddim. Ma prima dell’invasione, Malkitzédeq e i due ufficiali avvisano Lot e famiglia di abbandonare immediatamente la città, altrimenti sarebbero rimasti coinvolti nell’assalto che non avrebbe fatto distinzione alcuna fra donne, uomini e bambini. Non appena l’esercito di Malkitzédeq avrebbe ricevuto l’ordine di attaccare, avrebbe raso al suolo ogni cosa senza pietà bruciando ogni cosa. Dopo diverse perdite di tempo, Lot, sua moglie e le sue due figlie ancora accasate con lui fuggono via, ma poi la moglie decide stoltamente di ritornare indietro per tentare di salvare le altre sue figlie che erano sposate e rimaste lì, ma purtroppo viene catturata, impalata e bruciata viva d’innanzi allo sguardo pietrificato dei suoi cari.

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