Dio è Onnipotente?

Dio è l’unico essere che possiede l’onnipotenza. In altre parole, quando Dio vuole che qualcosa sia fatta, essa è fatta. Dio ha ogni potere in cielo e sulla terra (Mt 28:18), diverso dal limitato potere degli esseri umani che sono vincolati dal tempo, dallo spazio e la forza, mentre le capacità di Dio sono “limitate” solo dal Suo carattere. Paolo scrisse sull’onnipotenza di Dio nel senso che Egli è «al di sopra di tutti, fra tutti e in voi tutti» (Ef 4:6). Dio è preminente per molte ragioni, non ultimo dei quali è il Suo grande potere.

Dio ha potere assoluto sulla Terra: il primo capitolo della Bibbia (Gn 1) è pieno di riferimenti circa la potenza di Dio. Le parole della Sua bocca hanno portato l’universo all’esistenza; creò il cosmo con una sola parola (Col 1:16; Eb 11:3). Al fine di creare l’universo, Dio non aveva bisogno di materia preesistente con cui lavorare; piuttosto, Egli stesso parlò affinché esistesse quel quacosa che noi chiamiamo “materia”. Dopo ha creato «i cieli e la Terra», ha parlato di «luce» in esistenza sulla Terra (Gn 1:3). Dopo aver fatto apparire la luce – che non si tratta di un atto creativo – ha creato tutto il resto con la potenza della Sua Parola.

Dio ha potere assoluto sul regno spirituale proprio come il primo capitolo della Bibbia rivela, cioè che Dio si è manifestato sulla terra sotto forma di Luce, mentre l’ultimo capitolo della Bibbia ci ricorda che il potere di Dio sarà responsabile per la Luce eterna in cielo (Ap 22:5). Cristo ha ripetutamente cacciato i demoni durante il Suo ministero terreno (Mt 8:16; 9:32-33; 12:22), e Giacomo ha rivelato che i demoni credono nell’unico Dio della Bibbia perché sono consapevoli della Sua onnipotenza. Infatti, d’innanzi a Lui tremano (Lc 8:31; Gc 2:19). Dio limita Satana stesso, impedendogli di abitare nelle persone o di causare loro dolore fisico (Zac 13:1-2).

Solo Dio può compiere miracoli, e solo Dio può fornire questa capacità ad altri (Gb 5:9; Sl 72:18; Gv 3:2). Cristo ha rivelato ancora una volta il Suo potere sul regno spirituale, quando portò l’anima di Lazzaro indietro dal regno degli spiriti dei defunti al suo corpo (Gv 11:43). Allo stesso modo, Dio farà risorgere tutti i morti, un giorno, dopo aver già fissato il “destino” delle loro anime (Mc 12:26-27; Rm 6:4; 1Cor 15:15,32; 1Tes 4:15-17; 1Pt 1:3-5).

Dio ha potere assoluto sugli affari degli uomini, infatti Dio era noto ai patriarchi come אל שדי, el shaddai, Dio onnipotente (Es 6:2-3). Il termine shaddai, quando è collegato con la parola ebraica El (Dio) significa «il Potente che nutre, soddisfa e fornisce», anche se molti attribuiscono alla parola שדי, shaddai, un’origine Assira, šadū, montagna. Vale a dire «Dio della montagna». Tuttavia, l’origine reale della parola ebraica deriva dall’intensivo שדד, shadad, che il Brown-Driver-Briggs definisce giustamente con «almighty», onnipotente. Mauro Biglino, invece, convince il suo pubblico che la parola ebraica shaddai derivi dall’Assiro šadū: niente di più falso.

Ha senso, quindi, che quando Mosè parlò a tutta l’assemblea dei figli d’Israele, il testo di un lungo cantico ha incluso questa linea: «non vi è nessuno che possa liberare dalla mia mano [di Dio]» (Dt 32:39).Naturalmente, proprio come Dio ha il potere di benedire e fornire i giusti della protezione dal danno spirituale, Egli ha anche il potere incontenibile per distruggere i malvagi, come si può vedere nella Sua completa distruzione del mondo attraverso il Diluvio globale al tempo di Noè (tranne otto anime).

La forma plurale di El, Elohim, porta alla luce la pienezza del potere di Dio, in quanto mette in evidenza la tanto odiata e rigettata Trinità. Ancora un’altra espressione dell’Antico Testamento usato per indicare l’onnipotenza è אביר, abir, o «forte» (Gn 49:24).

Gesù disse che Dio è Spirito, sottolineando che Dio non è limitato dall’impotenza della carne così come lo siamo noi esseri umani (Is 2:22; 31:3; Gv 4:24). La potenza di Dio sulle nazioni della Terra è evidente: anche se Dio ha usato i figli d’Israele come Suoi mezzi per portare Cristo sulla Terra, la potenza di Dio sui grandi gruppi di persone non è mai stata limitata a Israele. Dio ha autorità su tutte le nazioni, e spesso le ha usate per realizzare i Suoi propositi (Is 10:5; Ger 25:9; Am 1). Giobbe disse: «Fa grandi nazioni e le distrugge» (Gb 12:23). I re hanno il loro dominio solo perché Dio glielo permette.

Dio ha potere assoluto sul Diavolo, che Egli ha creato (anche se il Diavolo non era maligno al momento della sua creazione),[1] tuttavia detiene diversi poteri che gli esseri umani non possiedono (2Cor 4:4), quindi Satana non è onnipotente. Durante la sua tentazione di Cristo, Satana ha ammesso che qualunque potere che egli possedeva gli era stato «consegnato » (Lc 4:6). Ha anche dovuto chiedere il permesso a Yahwéh per danneggiare Giobbe (Gb 1:7-12).

Gesù disse che Satana aveva desiderato di vagliare Pietro come il grano; cioè, Satana cercò l’espressa autorizzazione da Dio. Senza di essa, Satana sarebbe stato impotente nel tentare Pietro. Mentre Dio non ha mai avuto un inizio, Satana fu creato (Col 1:16). Per questo, e per altri motivi, Satana non è onnipotente, e la sua potenza è molto meno potente rispetto alla potenza di Dio. Giovanni scrisse: «Voi da Dio siete, figlioli, e avete vinto loro, poiché più grande colui che (è) in voi di colui che (è) in il mondo» (1Gv 4:4).

Se dovessimo cercare d’immaginare qualcuno il cui potere si avvicina alla forza di Dio, potremmo pensare a Satana. Tuttavia, la Bibbia rivela che niente è troppo difficile per il Signore, anche sconfiggere Satana (Gn 18:14; Ger 32:17). Cristo, infatti, ha già sconfitto il Diavolo, e alla fine lo punirà all’inferno nei secoli dei secoli (Mt 25:41).

In Ebrei 2:14 si legge: «anche Lui [Cristo] similmente ha partecipato delle stesse cose, affinché per mezzo della morte rendesse inoperante la forza avente della morte, questi è il diavolo».

Quindi è chiaro che il completo potere di Dio è senza fine. Perché Dio non sarebbe Dio se non fosse onnipotente, e poiché sappiamo che Dio non finirà mai siamo in grado di sapere che il potere di Dio non cesserà mai né diminuirà.

Conclusione

L’onnipotenza di Dio rassicura, perché è attraverso la forza divina che i Suoi servitori sanno che «nulla è impossibile» per coloro che Lo servono fedelmente (Mt 17:20, Mc 9:23; Flp 4:13). Coloro che non sono fedeli al Signore dovrebbero essere terrorizzati dall’onnipotenza di Dio, perché, nel giorno del giudizio, la forza stessa che ha creato l’universo li condanerà a una punizione eterna.

L’onnipotenza evoca una risposta specifica. Questo è vero non solo nell’Antico Testamento, dove l’elemento del timore di Dio sta relativamente in primo piano, ma rimane vero anche nel Nuovo Testamento. La bellezza dell’insegnamento di Gesù sulla natura di Dio consiste in questo, che Egli mantiene l’esaltazione di Dio al di sopra di ogni creatura e la Sua condiscendenza amorosa verso la creatura in perfetto equilibrio e li rende reciprocamente “fruttificanti” a vicenda. La vera religione è più che l’inclusione di Dio nel movimento altruistico generale della mente umana; si tratta di una devozione in ogni punto colorato dalla coscienza nella Sua unicità divina in cui l’onnipotenza di Dio occupa un posto di primo livello.

Non c’è da stupirsi che la moltitudine di Apocalisse 19:6 gridò: «Alleluja! Perché ha preso il regno (il) Signore, il Dio di noi, l’onnipotente!».

Il fatto che Dio usa così volentieri le Sue capacità onnipotenti per il bene ultimo dei Suoi servi, dovrebbe motivare tutti ad obbedire al Vangelo (Mc 16,16; At 2:38). Sicuramente non si potrà sfuggire dalla vendetta di Dio se si trascurasse la grande salvezza che ha offerto agli uomini (Eb 2:3).

onnipotenzaA Dio ogni cosa è possibile?

Entrambi, sia i cristiani che atei in generale, hanno assunto l’idea che se il Dio raffigurato nella Bibbia esiste davvero, può (o dovrebbe) fare qualsiasi cosa – sempre se fosse davvero un essere onnipotente. Tuttavia, questo presupposto non è corretto. La Bibbia non afferma che l’onnipotenza di Dio implichi che Lui può fare di tutto e di più. In realtà, per definizione, l’onnipotenza non prevede questo, e non può applicarsi a ciò che non si presta al potere.

Gli scettici e gli atei hanno posto domande che tentano di vanificare il concetto di onnipotenza, “dimostrando” così (non scientificamente tra l’altro) la non esistenza di Dio. Ad esempio, può Dio creare un masso così grande che Lui stesso non riesce a sollevare?

Prendendo atto circa il fatto che Dio non è fisico, ma che tuttavia Egli ha creato l’intero universo fisico, anche se Egli rappresenta il metafisico e il trascendente dell’universo, la questione è solamente un concetto assurdo. È come chiedersi, può Dio creare un quadrato rotondo o un triangolo a quattro lati? Questa domanda non implica a una non esistenza o che Egli non sia onnipotente. Piuttosto, se non si riesce a rispondere a una simile domanda è perché la domanda in se stessa è contraddittoria, incoerente e illogica. Si tratta semplicemente di un uso assurdo della terminologia. Piuttosto, dire che Dio non può fare certe cose sarebbe più in armonia con la realtà per dire che queste cose non possono essere fatte a tutti. Dio è infinito in potere, ma il potere ha un relativo significato solo a ciò che si può fare, a ciò che è possibile al non-completamento – a ciò che è impossibile! È assurdo parlare di qualsiasi potenza (anche potere infinito) per essere in grado di fare ciò che semplicemente non può essere fatto. Le assurdità logiche non si prestano ad essere compiute, e così, non sono soggetti al potere, nemmeno di potere infinito.

Inoltre, suggerire che Dio è carente o limitato al potere, come l’esempio della roccia, implica che avrebbe potuto farlo se avesse avuto semplicemente più potere. Ma questo è falso. La creazione di una roccia che Lui stesso non è in grado di sollevare, o la creazione di un triangolo a quattro lati, o ancora, fare una palla che è allo stesso tempo cubica, o la creazione di un adolescente di 90 anni, o fare una macchina il cui interno è più grande dell’esterno, proporre tali cose è affermare contraddizioni di illogiche assurdità. Tali proposizioni in realtà non dicono niente. Anche se si può immaginare che le assurdità logiche non possono essere compiute, esse non costituiscono un colpo eloquente contro l’idea che Dio è infinito in potere.

Quindi no, il concetto di onnipotenza non significa che non ci sono limiti a ciò che un essere onnipotente può fare. Mentre Dio può fare tutto il possibile affinché una determinata cosa venga fatta, in realtà, Egli farà solo ciò che è in armonia con la Sua natura. In effetti, la Bibbia mette in evidenza le cose specifiche che Dio non può fare.

Per esempio, la Bibbia afferma inequivocabilmente che Dio non può mentire (Nm 23:19; 1Sam 15:29; 2Tm 2:13; Tt 1: 2 – vedi prossimo paragrafo). Egli è un essere la cui essenza comporta esclusivamente la Verità. La falsità non è assolutamente in armonia con la Sua natura divina. Quindi, se c’è una cosa che Dio non può fare, quella è mentire.

Un altro esempio che qualifica il significato di onnipotente è visto in quelle incapacità di Dio nel perdonare quell’individuo che non si pente e non abbandona il peccato (Gs 24:19; Pr 28:13, Mt 6:15; 18:35; Lc 13:3,5). Per quanto grande e magnifico è Dio in termini di misericordia e perdono, una cosa che a Lui è impossibile è elargire il perdono alla persona che non cerca il perdono soddisfacendo le pre-condizioni di remissione. Dio è letteralmente incapace di concedere il perdono attraverso qualsiasi altra strada se non con il sangue di Gesù e l’obbedienza al Vangelo di Cristo (Rm 1:16; 2:8; 2Tess 1:8; 1Pt 4:17; Gv 3:5) .

Più si studia la Bibbia, esaminando gli attributi e le caratteristiche del Dio che vi è lì raffigurato, più si rimane colpiti da diversi aspetti: 1) l’ispirazione della Bibbia, in quanto la Sua sapiente architettura delle questioni trattate la colloca al di là della carica delle contraddizioni; 2) la soggezione di fronte all’infinità di Dio. Non uno dei fattori discussi in questo paragrafo riflette negativamente sulla realtà di onnipotenza di Dio. Ma è del tutto evidente che una persona può vivere in modo da rendere il Dio del cielo incapace di venire in aiuto a quella persona. È imperativo che ogni essere umano riconosca la necessità di comprendere la Sua volontà e di conformare il proprio comportamento a tale volontà. È indispensabile che ogni individuo eviti di mettere se stesso nella posizione precaria di aver bisogno di ciò che Dio non può fare.

Note

[1] Vedi Daniele Salamone, Il Serpente Antico – dio di questo mondo (Tree Publishing, 2015).

11 Risposte a “Dio è Onnipotente?”

  1. Ringrazio ancora per la disponibilità.Brevemente un ultimo appunto.Mi rendo conto di essere un privilegiato,di possedere quello che si chiama sano scetticismo detto in altri termini lo spirito critico(il dubbio di Cartesio),di avere la fortuna che la natura mi ha dato una testa per pensare di essere un pensatore libero.E dai dubbi nascono le domande(é inevitabile)e le analisi lucide,argomentate(non vedo dove sono le confusioni).Quanto al monologo sono monologhi che si fanno in tanti.Aggrapparsi a Gesù,affidarsi a Dio,evidentemente non é facile come dirlo(vedo che per un credente é difficile mettersi nei panni di uno che non lo é).Non resta che mettersi in cammino per Damasco e attendere l’illuminazione.Ma mi consolo:per Dio é meglio un non credente che un credente ipocrita ha detto recentemente Papa Francesco(non lo dubitavo ma ne ho la conferma) (a scanso di malintesi non mi riferisco a Lei che non conosco).

    1. Aggrapparsi a Gesù e affidarsi a lui è più facile di quanto possa sembrare. Lo dico per esperienza personale in quanto il mio percoso è iniziato da perfetto nemico di Dio, della Bibbia e di tutto ciò che vi ruota attorno.
      Qui ho raccontato un po’ della mia esperienza: https://www.youtube.com/watch?v=r7ZfYSy4v_4&list=PLJDi48rWCqMjaLl2WfdCWSTBB8YcYfqnt&index=2 – quindi, se non conosce le persone, come ha anche affermato “non mi riferisco a lei che non conosco“, non dica che per un credente è difficile mettersi nei panni di uno che non lo è, perché non si nasce credenti e non si nasce atei; si viene istruiti e si fanno delle scelte. Come dicevo, ho cominciato il mio percoso da figlio di credenti che non faceva di me un credente. Ho avuto la mia gravissima caduta. Racconto tutto nel link. Se non conosce le persone, non dica che “non capiscano”. Io ateo ci sono stato eccome, piuttosto, sono io a capire e compatire lei che ateo lo è e credente no (o almeno non ancora).
      Mettersi in cammino per Damasco vuol dire muoversi per fare guerra ai cristiani, e certamente, persino la morale e l’etica dovrebbero indurla ad avitare le guerre. Non bisogna andare in guerra per ricevere l’illuminazione, perché l’illuminazione può arrivare anche per altre vie, magari ricercandola appositamente. Se lei aspetta che la manna cada dal cielo, sbaglia, perché quando Saulo stava andando per la via di Damasco, lui era un credente, sebbene fariseo, non era un ateo. L’illuminazione che lui ricevette fu quella della conversione a ciò che combatteva da credente; lei è ateo, da come lascia intendere, perciò le consiglio di muoversi diversamente e quindi ricercare Dio nella semplicità.
      Quello che dice Papa Francesco non mi tocca proprio, perché è contro la Scrittura. A meno che si citano gli uomini religiosi solo quando dicono cose che piacciono ai non credenti!? Cosa c’azzecca ora il Papa che è la persona più blasfema del mondo?
      A Dio interessano i credenti che poi Lui stesso istruisce per mezzo dello Spirito Santo, invece i non credenti hanno bisogno di Dio ancora di più. Dio non fa dinstinzione fra credente ipocrita o non credente sincero. Perché non è la sincerità a salvarti, ma il credere in Dio. Dio è anche un Padre che riprende, perciò se vi sono ipocriti sicuramente Lui saprà come istruirli.
      Lo stesso Paolo apostolo diceva che nella mésse del Signore ci sono molti che predicano sinceramente, altri che lo fanno per ipocrisia e invidia. Sa cosa aggiunge Paolo? “Che mi importa, con sincerità o ipocrisia, Cristo è annunciato! E di questo gioisco!”.

      Riveda bene la sua posizione e prima di parlare, conosca.

  2. La ringrazio per le osservazioni al mio commento del 30.4.2017(sono arrivato casualmente sul suo blog).Mi sono espresso in modo forse diretto ma resto dell’idea e non sono il solo che le questioni che ho sollevato sono di grande importanza.
    Certo tutti abbiamo da imparare non son più giovanissimo e mi sembra che qualcosa ho comunque imparato mi permetto qualche riflessione che forse Le può interessare.
    La sofferenza interroga,chiede ragione, ma per interrogare ha bisogno di un interlocutore:cosa facciamo?ha detto rivolto a Dio Papa Francesco dopo il terremoto del centro-Italia.Sembra un modo soft di chiedere: perché? Ma il credente non chiede perché.Davanti ha fatti come questi che interrogano la risposta l’ha data Kierkegaard (e altri prima di lui): credo quia absurdum,credo perché è assurdo.È l’unica risposta possibile:il piano divino per il mondo contiene anche l’assurdo:è la fede di Abramo che accetta di sacrificare il figlio obbedendo al comando di Dio(di cui parla Kierkegaard),di chi accetta il paradosso del Dio sommamente buono che crea un mondo in cui c’è la sofferenza degli innocenti(spunto delle mie riflessioni). Nel mondo animale vige la legge della giungla,il forte uccide il debole per domare la fame.Che dignità ha la gazzella che tenta invano di fuggire al leone? Le stelle che esplodono o che si spegneranno lentamente come il nostro sole,la Terra che ogni tanto si da una scrollata in attesa del prossimo meteorite?(sembra che un meteorite ha prodotto un cataclisma tale da far sparire i dinosauri)cosa c’é di ammirevole in tutto questo?Sarebbe questo il disegno intelligente?l’orologio che richiama l’orologiaio?Mi chiedo dove é la somma benevolenza,il fine buono,l’armonia del creato (di cui parlano Aristotele Spinoza e gli stoici)
    Oppure tutto é conseguenza del peccato originale?: l’uomo che disubbidisce a Dio che vuole essere simile a lui,la punizione divina,la cacciata,la caduta.Ma la gazzella quale é il suo peccato originale?o paga per il peccato originale dell’uomo?
    La sofferenza degli innocenti é il prezzo da pagare per il peccato originale? .Il bambino che soffre per una infermità congenita,o per la perdita della madre perita nel terremoto.O anche l’innocenza é andata perduta nella caduta? Dura da accettare anche per chi crede che il Dio dei cristiani a un certo punto della storia si è incarnato per soccorrere la sua creatura prediletta creata “a sua immagine e somiglianza” e redimerla dal peccato.E prima?E poi perché proprio 2000 anni fa e proprio in Palestina?Già,il Popolo eletto,la Terra Promessa.Perché non gli Eschimesi e la Groenlandia?Difficile da capire.
    Acquisita la fede alla nascita,ambiente cattolico,(battesimo subito altrimenti in caso di decesso é il Limbo)prima o poi non é possibile non farsi queste domande e ci si accorge che la fede non é quella che credevamo di aver acquisito in modo quasi naturale ma é un grande problema un problema molto serio.Allora é impossibile non sentire un profondo disagio, un disorientamento,le certezze vacillano é il momento in cui o si accetta il credo perché é assurdo o si perde quella che credevamo essere la fede. E un bel mattino ci si sveglia agnostici.Ed é un brutto risveglio: vivere senza le certezze perdute, le preghiere abituali,recitate in modo mnemonico sin da piccoli,ma anche la fede vissuta quella che aiuta nei momenti difficili,l’antidoto alla disperazione come diceva il Manzoni.E tutto é più complicato e anche qui c’é un prezzo da pagare:anche senza interlocutore rimane l’assurdo della sofferenza degli innocenti:la vita é una lotteria.Inutile chiedersi il perché perché non ci sono risposte.Il metro con cui ci misuriamo é solo la nostra coscienza e sappiamo quanto é cultura-dipendente.Il famoso”senza Dio tutto é permesso”di Dostoevski.È una grande sfida ed é ineluttabile.E l’uomo é fragile,poter contare solo sulle proprie forze é un carico di responsabilità forse troppo pesante arrischia di soccombere.
    Che dire?ammirare i credenti dalla fede cristallina,(ma quanti sono?),quelli non sfiorati dal dubbio forse perché quelle domande non se le fanno mai ,in ogni caso accettano l’assurdo (che chiamano mistero), che riescono a vivere sereni nelle tempeste della vita, anche se peccatori incalliti?Che dopo le tante confessioni i calli le hanno sulle ginocchia.
    Forse sarebbe ora di chiedersi senza ipocrisia se per 2000 anni i cristiani sino sono scannati a vicenda(a milioni solo nel XX secolo) il rito pentimento-confessione assoluzione invece di innescare un circolo virtuoso(“non ti condanno,va e non peccare più” a detto Cristo all’adultera)non sia un rito per permettere di persistere nel peccato.Ammirare l’ateo forte(ma quanti sono?)a sua volta non sfiorato dal dubbio perché soddisfatto dalle risposte della ragione che per lui sono certezze?una posizione altrettanto dogmatica di quella del credente religioso.L’unico vero non credente é l’agnostico che come il credente religioso le domande se le pone ma é sufficientemente scettico da diffidare da qualsiasi dogma,accetta il limite delle possibilità umana di conoscere (sa,e allo stesso tempo sa di non sapere)rimane possibilista,ma che proprio perché si fa delle domande inevitabilmente percorre il suo cammino che rimane quello verso l’ignoto,alla ricerca e in attesa di risposte che forse non arriveranno mai.

    1. Troppi dubbi, troppe domande, troppa confusione nel suo lungo commento.
      Se vuole evitare così tanta confusione, si aggrappi a Gesù e vedrà come la vita non solo cambierà in positivo, ma otterrà persinoi le risposte che cerca.
      Le risposte non arrivano mai quando ci si pongono le domande sbagliate.
      Dio non lascia ofrano nessuno e nemmeno ignorante.
      Si affidi a Lui, altrimenti è inutile scrivere lunghi monologi, sebbene il la comprenda.

      Shalom

  3. Dalla Bibbia abbiamo imparato che Dio ha scelto gli Ebrei per farne il Popolo Eletto e la Palestina per farne la Terra Promessa.Perche non gli Escimesi e la Groenlandia?E il resto del mondo?gli altri comuni mortali.Dimentica? Esseri mani di serie B?Difficile da capire.Senza spiegazioni a questioni come questo che ritengo di grande importanza non ha senso avventurarsi nel gioco delle interpretazioni che poi sono magari ancora da interpretare. Se interpreto bene il Dio della Bibbia e colui che pretende che Abramo che uccida il figlio per dimostrare la sua fede.Abramo e colui che ripudia e caccia la donna è il figlio che ha avuto da lei dopo avuto un figlio da sua moglie.mi chiedo cosa abbiamo da imparare

    1. Gentile sig. Bernardino, benvenuto nel Blog.

      Dobbiamo renderci conto che abbiamo sempre e comunque molto da imprare, in particolar modo quando non vogliamo imparare in modo del tutto intenzionale.
      Perché non gli Eschimesi e la Groenlandia? La prima risposta che mi viene in mente è che molto probabilmente non esistevano ancora gli Eschimesi e la Groendlandia con ogni probabilità era disabitata.
      In ogni caso, questo genere di “perché” non dovrebbe essere posto, almeno ad un essere umano, in quanto sarebbero domande da porre al diretto interessato.
      Lei si chiede “cosa abbiamo da imparare”. Bene, dovrebbe sapere (perciò dovrebbe imparare) che il mondo giudaico suggerisce una spiegazione ai “perché” che si pone, in relazione a Dio di essersi scelto un popolo anziché un altro o, meglio ancora, tutti i popoli della Terra.
      A parte il fatto che la Bibbia, in svariate parti, ribadisce più volte che “a Yahwéh tutte le nazioni della terra gli appartengono”, quindi bisogna vedere quali sono i suoi caninoni di “scelta” in confronto a quelli che intendono le Scritture nei riguardi di Dio. Gli ebrei hanno da sempre insegnato -e ciò si evince dalle stesse Scritture – che in principio Dio propose a tutti i popoli della Terra un’alleanza con Lui, quando in realtà ad accogliere quella chiamata di Dio è stata solo la discendenza semitica dalla quale sorge il popolo ebraico.
      Dio è stato rifiutato da tutti i popoli del mondo antico (torre di Babele), tranne che dai semiti, ma ciò non mina assolutamente il fatto che se gli uomini scelgono di seguire o meno Dio, a Lui “tutti i popoli della Terra” gli appartengono sempre e comunque.
      Non è questione di interpretazioni da interpretare, ma questione di essere disposti ad imparare, cosa che a lei, in questo caso, sembra mancare. Ma dal suo chiedere consulenza in questo blog sembra anche dimostrare il desiderio di capire qualcosa. Dimostri, dunque, di aver appreso qualcosa che prima non sapeva, e le consiglio vivamente di avere il cuore predisposto a voler capire e a mettere in discussione sé stesso.
      Non cerchi l’incongruenza dietro l’angolo o il pelo nell’uovo, altrimenti vede solo quello che vuole vedere e che magari neanche c’è.
      Dio non ha assolutamente preteso da Abrahamo di uccidere il figlio, perché fino a prova contraria questo figlio non è mai morto per mano del patriarca. Abrahamo aveva scelto di fare la volontà di Dio come poteva benissimo opporsi. Dio non ha voluto alcuna dimostrazione, perché lui sa in anticipo, ma la dimostrazione di fede (che poi la Bibbia dice chiaramente che Abrahamo fu giustificato secondo le sue opere) è servita per Abrahamo stesso, per far capire a lui quanto l’uomo si possa spingere oltre per amore di Dio. Bene, Abrahamo ha appreso hce un uomo, per amore di Dio, sarebbe disposto ad uccidere anche la cosa più cara al mondo, ma Dio non l’ha permesso perché non era una dimostrazione “per” Dio ma per Abrahamo stesso.
      Abrahamo non ha ripudiato nessuno, perché in cuor suo (che è quello che comanda) ha continuato ad amare sia Agar che Ismaele, anzi, Abrahamo fu rincuorato nel sapere che comunque suo figlio Ismaele sarebbe diventato una grande nazione, stessa promessa che ricevette Agar da Yahwéh.
      E’ sempre stata usanza semitica quella di consegnare un “atto di ripudio” alla moglie mandata via, ma in questo caso Abrahamo non l’ha fatto, e quindi Agar, sebbene lontana dagli occhi di Abrahamo, lui era comunque vicino col cuore per madre e figlio.

      Perché vedere il male ovunque quando mancano delle basi di conoscenza sia biblica che culturale?
      Così come ho molto da imparare io, si chieda piuttosto quando ancora ha da imparare lei.
      Eviti di seguire, se lo fa, sedicenti esperti della Bibbia che la dirottano dalla verità, infondendo il dubbio, odio e risentimento nei riguardi della Scrittura.

      Saluti

  4. Salve Daniele,
    rimango, francamente, sconcertato nel leggere questo post e cosi vale anche per altri suoi post. Ognuno è ben libero di pensare e credere, lei si definisce un libero pensatore che ha fede, secondo me libero e fede sono in contraddizione tra loro, le cito la definizione di fede da wikipedia;

    La fede è definibile come l’adesione a un messaggio o un annuncio fondata sull’accettazione di una realtà invisibile, la quale non risulta cioè immediatamente evidente, e viene quindi accolta come vera nonostante l’oscurità che l’avvolge. La fede consiste pertanto nel «ritenere possibile» quel che ancora non si è sperimentato o non si conosce personalmente.

    Lei si sente libero, libero di avere fede, ma in realtà è imprigionato nei dettami teologici, in qualche cosa che non è sicuro esistere, ma lo dichiara per certo attraverso il libro sacro ispirato da dio, scritto da? non si sa da chi, non si sa quando ma è un libro talmente sacro e, quindi, intoccabile che è stato manipolato numerose volte.

    Tornando al termine fede mi collego al dio del suddetto libro sacro; incollando qui di seguito qualche passo;

    Deuteronomio, 2:33-34 – Sotto la guida di Dio, gli israeliti sterminarono completamente gli uomini, le donne ed i bambini di Sicon. – “Non vi lasciammo nessuno in vita.“

    Giosuè, 8:22-25 – Dio appoggiò Giosuè nel combattere e sterminare dodicimila uomini e donne nella città di Ai. Nessuno sopravvisse.

    1 Samuele, 5:6-9 – Come punizione per aver rubato l’Arca dell’Alleanza, “il Signore colpì gli uomini della città, piccoli e grandi, e un flagello d’emorroidi scoppiò in mezzo a loro.“

    Ezechiele, 23:45-47 – Dio punì l’adulterio: “Si farà venire contro di loro una folla ed esse saranno abbandonate alle malversazioni e al saccheggio. La folla le lapiderà e le farà a pezzi con le spade; ne ucciderà i figli e le figlie e darà alle fiamme le case. Eliminerò così un’infamia dalla terra e tutte le donne impareranno a non commettere infamie simili.“

    Allegorie? Serve un teologo per capire ciò che questi autori, sconosciuti, in realtà volessero intendere?

    Non sono credente ma non sono ateo, direi agnostico, di sicuro, però, non riesco proprio a credere che la bibbia sia un libro ispirato da dio. Ho una concezione talmente e totalmente diversa che essa si discosta dalle atrocità perpetrate in quei libri dal dio stesso, un dio che crea l’uomo, poi se ne pente, ci rendiamo conto? Per poi continuare in gelosie, guerre, lotta per territori ecc. ecc.

    Ho un concetto di spiritualità che è totalmente discordante e distante dalla parola di “quel” dio che nulla centra con la spiritualità di un essere umano.

    Cordiali saluti

    1. Gentile Gus, grazie per il suo intervento.
      La definizione di “fede” che mi suggerisce appartiene certamente a Wikipedia (enciclopedia libera dove chiunque può scrivere ciò che vuole), ma voglio citarle invece quale definizione offe dalla stessa Bibbia (quella biblioteca millenaria dove si pensa che qualcuno in passato abbia scritto ciò che gli passava per la testa):

      “La fede è certezza di cose che si sperano e realtà di cose che non si vedono”; lo conosceva questo passo biblico? Non le cito il libro, capitolo e versetto, ma se vuole può cercarlo lei stesso. Mi piacerebbe sapere se le voci che circolano siano vere, ovvero che ultimamente la gente inizia ad aprire la Bibbia e a leggerla ad occhi aperti.

      Tuttavia, a mio avviso, la fede e la teologia sono due cose differenti: la teologia cerca di spiegare la dottrina e a modo suo “Dio”, la fede è una cosa che non ha religione perché rimane tale e quale all’interno di ogni singola “religione” e anche al di fuori di essa. Fede è uguale a fiducia, quindi quando ci si fida di una persona si sta mettendo in pratica la “fede” in quella persona. Quindi, non generalizziamo la “fede” solo nel contesto “religioso”; la fede può essere esercitata in ogni campo, settore e circostanza.
      Nemmeno la fede e la religione, però, hanno cose in comune in quanto la religione sì che è invenzione degli uomini, ma Dio non se l’è inventato nessuno. Sono stati gli uomini ad inventarsi un proprio dio a propria immagine e somiglianza, un dio che dovrebbe comportarsi in un modo piuttosto che in un altro. Chi siamo noi per dire come dovrebbe o non dovrebbe comportarsi un dio? Che dio sarebbe altrimenti? Un dio che dovrebbe essere sempre e solo tutto amore e misericordia – tenendo conto che un dio non può essere solo amore e misericordia, ma anche giustizia – non è un vero dio. Lascio quindi lei approfondire la questione perché la teologia proprio a me non mi compete né mi interessa argomentare perché ritengo sia materia irraggiungibile.
      Se una persona decide di aver fede può avercela in due modi: o spontaneamente decidendo di credere in Dio rispettando le leggi morali ed etiche senza l’impellente necessità di doverle leggere su un libro o sulla pietra (questo insegna la Bibbia, quindi un sano insegnamento che condivido), oppure credere in un dio solo perché qualcuno è abbastanza bravo a convincerti a credere che “quello” è il vero dio. Posso dirle francamente che Dio non ha la necessità di rivelarsi “dentro un libro” sebbene possa “servirsi” di un libro, ma è dentro ai cuori che va vissuto e sperimentato. Se Dio si soffermasse sulla “lettera” di un manoscritto allora sarebbe un Dio materiale e non trascendente. Un Dio trascendente, OGGI si rivela in modo trascendente. Se un tempo interagiva a tu per tu con i popoli avrà avuto i Suoi buoni motivi; evidentemente in quell’epoca non si aveva l’idea e “concezione” di trascendente che si ha oggi. Tuttavia, lei cosa intende per “qualcosa di sperimentato”? Secondo lei come si fa a sperimentare il trascendente? Con il materialismo? Con qualcosa che si tocca con mano? Ebbene, sottovalutare il trascendente senza averlo mai “sperimentato” è come essere ciechi e giudicare un gruppo di danzatori come dei veri e propri matti solo perché non si ha la possibilità di udire la musica che li accompagna e che li porta a ballare gioiosamente [cit. Nietzsche]. Quindi, se lei non sa se il sottoscritto o chiunque altro abbia sperimentato o meno il trascendente mentre lei non ne ha avuto ancora occasione perché è metaforicamente “sordo”, non è un problema di chi “sperimenta” ma di chi non ha ancora sperimentato (se mai vorrà sperimentare, la possibilità è data a tutti).
      Posso dirle che io non ho niente a che fare con la teologia. Questa materia non dovrebbe neanche esistere. La stessa parola è illogica perché non si può “studiare Dio”. Io infatti non studio “Dio” ma un testo che per quanto riguarda le mie “esperienze” vissute e sperimentate ma viste come pazzia dai “ciechi” considero come Libro Sacro (bisogna capire poi cosa si intende per “sacro” e di conseguenza cosa sia un “libro sacro”. Se gli stessi ebrei leggono l’Antico Testamento dentro le sinagoghe evidentemente anche loro lo considerano sacro, poi se qualcuno dice che non è un libro sacro, beh… discuta pure con gli ebrei). Preferisco definirmi ed essere definito, appunto, come biblista piuttosto che teologo, perché io studio la Bibbia, non Dio. Non si può studiare Dio se non accettare semplicemente ciò che È; se poi la Bibbia parla di Dio o meno è un altro discorso che ho argomentato in altri articoli del blog a cui la rimando e in maniera più completa e dettagliata nel mio ultimo libro “La Bibbia non è un mito”.
      Lei cosa intende per “libro ispirato”? Io intendo la seguente: anche se la storia è stata raccontata “come Dio ha voluto”, non è detto che i fatti raccontati si siano svolti “come a Dio è piaciuto”.
      Riguardo ai passi che lei mi cita, naturalmente, anzi, ovviamente, si evince un’evidente (e apparente) Dio tirannico e spietato che chiede determinate cose inconcepibili per l’idea che si ha di un Dio d’amore (escludendo la “giustizia”). Ma, prima di estrarre i singoli versetti dai loro contesti, ha per caso capito le motivazioni che hanno spinto “quel” Dio ad agire in “quel” modo? Cos’è la “giustizia”? In una sentenza di tribunale la “giustizia” appartiene sia alla parte lesa che all’imputato: la parte lesa “ottiene” giustizia, l’imputato “vien fatta” giustizia”. Quindi, a chi viene ucciso in quei contesti biblici “vien fatta” giustizia, mentre, gli altri “ottengono” giustizia. Stessa prerogativa di “tirannia” dovrebbe essere assegnata ai giudici che nei nostri tribunali emettono sentenze “ingiuste” tutelando il reo piuttosto che la parte lesa (questa si chiama mafia). Tuttavia, la Bibbia descrive “quel” Dio come un Dio di giustizia, come un “giusto giudice” e non come un giudice corrotto e “mafioso”. Dio stesso spazzava via pure gli ingiusti del Suo stesso popolo; non faceva distinzioni fra il Suo popolo e gli altri popoli, ma cancellava dalla faccia della Terra CHIUNQUE si comportasse in modo ingiusto per far rimanere i giusti. Questa è stata la “mission” di Yahwéh, formare un popolo “perfetto” sebbene era sempre dedito all’idolatria pagana. “Santa pazienza…”.
      Dice che “la sua concezione” è totalmente diversa. Bisogna vedere se la sua concezione personale è paragonabile o possa competere con quella personale di Dio (che stia dentro o fuori la Bibbia). Se lei pensa che Dio dovrebbe comportarsi in un modo piuttosto che in un altro, è lei a farsi un dio a sua immagine perché lei se lo “immagina” in un certo modo per come lei vorrebbe che fosse. Allora li subentra la “teologia” che inconsapevolmente la rende vittima di essa. Non posso essere un teologo perché non contesto la Sua personalità, ma mi limito semplicemente a trarne delle conclusioni che scaturiscono da uno studio biblico e non dalle mie idee personali o “concezioni”. Se vuole capire Dio, deve sforzarsi di farlo considerando TUTTA la Bibbia e tutto ciò che essa dice di Lui. Se si sofferma solo sull’Antico Testamento e su certi passaggi, allora lei considera solo il lato “negativo” (almeno negativo secondo le nostre concezioni) di Dio. Così si di attribuire a Dio (o alla divinità in generale) dei doveri e dei divieti (senza considerare gli antropomorfismi e gli antropopatismi) alla quale magari non ne è soggetto in senso “fisico”, ma è solo la sua immaginazione e “concezione” (anche sbagliata) a farle credere in “quel” modo.
      Se Dio è Dio allora bisogna lasciargli fare “Dio”, vale a dire, tutto quello che gli pare. È Dio, no? Quindi perché criticare ogni Sua mossa, parola o azione quando più conviene? Nel momento in cui si critica Dio, sicuramente Dio non cessa di essere Dio, ma cessa di esserlo solo dentro la mente di chi lo critica e nella mente di colui che non vuole cercare di trovare una risposta logica a determinati atteggiamenti. Se “quello” è Dio allora bisogna trovare delle risposte valide nella Bibbia se è la Bibbia ad essere contestata. Se nella Bibbia emerge un problema, bisogna mettere da parte le “concezioni” e cercare risposte dentro la Bibbia.
      Al momento non aggiungo altro perché oltre ad essermi dilungato un po’ tropo, vorrei guidarla poco a poco – se le va – a capire il mio pensiero (ben lungi dal volerglielo “inculcare”). Una volta che avrà capito il mio pensiero a riguardo allora capirà il perché io non la penso come lei, anche se confesso che il mio percorso di studio è iniziato proprio quando avevo le sue stesse perplessità e “concezioni”.

      Cordialmente,
      Daniele

  5. Ho letto il libro “Dio è la scienza” e posso dire che mi è piaciuto tantissimo, è straordinario. Lo raccomando al 100%.

    1. Caro Alex, grazie per il tuo contributo alla mia ricerca.
      Se vuoi, puoi lasciare una tua recensione direttamente nel negozio online dove hai acquistato il libro. Te ne sarò riconoscente.

      Un abbraccio

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