Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date: cosa significa?

In questo articolo esploreremo come alcuni passi della Bibbia vengono utilizzati fuori contesto per giustificare posizioni personali. In particolare, ci concentreremo sui passi riguardanti il diritto dei ministri di vivere del Vangelo. Utilizzeremo esempi concreti e analizzeremo i passi biblici per capire il loro vero significato e come evitare di interpretarli fuori contesto. Inoltre, condividerò una mia esperienza personale riguardo a questo problema.


Il significato delle parole di Gesù: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”

Gesù diede un ordine importante agli apostoli prima di inviarli a predicare il Vangelo: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Matteo 10:8). Inoltre, disse loro di non portare alcun effetto personale o denaro, ma solo ciò che avevano in quel momento, perché il viaggio sarebbe stato lungo e faticoso.

Gesù impartì ordini agli apostoli perché sapeva che durante la loro missione avrebbero ricevuto ospitalità e ciò di cui avevano bisogno. Il vero ministero di un Pastore è offrire aiuto gratuitamente. Tuttavia, molti “pastori” non condividono ciò che possiedono.

Il diritto di chi annuncia il Vangelo di vivere del Vangelo

Il concetto di predicare gratuitamente non è sempre applicabile in tutti i contesti. L’apostolo Paolo, ad esempio, ha difeso la sua posizione apostolica citando la legge: «non mettere la museruola al bue che trebbia il grano» (1 Corinzi 9:9), sostenendo che chi si affatica per qualcosa, sia esso un uomo o un animale, ha il diritto di ricevere qualcosa in cambio. Paolo ha anche affermato:

«Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto nel Tempio? E che coloro che attendono all’altare, hanno parte all’altare? Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il Vangelo vivano del Vangelo» (1 Corinzi 9:13-14)

Ciascuno ha il diritto di scegliere se avvalersi o meno del proprio diritto di vivere del Vangelo, poiché il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il Vangelo possano vivere di esso.

La critica alle persone che abbandonano il lavoro per dedicarsi alla predicazione del Vangelo

Questo passaggio sembra essere in netto contrasto con il brano che dice «chi non lavora non deve neppure mangiare» (2 Tessalonicesi 3:10; vedi tutto il contesto). Anche in questo caso, si tende a decontestualizzare le parole di Paolo quando si vuole giudicare un ministro a tempo pieno che ha ritenuto opportuno lasciare il lavoro secolare per dedicarsi alla predicazione del Vangelo.

Tuttavia, Paolo si riferiva a coloro che non hanno voglia di lavorare, agli sfaticati e ai parassiti che vivono sulle spalle degli altri e che non vogliono fare nulla, non a coloro che si dedicano alla predicazione del Vangelo, con giusto zelo, impegno e sacrificio.

Sarebbe sbagliato che un ministro non facesse niente, neanche predicare, nonostante ricevesse un sostegno dalla Chiesa: sono questi che vanno fermati.

Il concetto di “guadagnarsi il pane con il sudore della propria fronte” è stato ribadito dall’apostolo Paolo e si rifà al passo biblico di Genesi 3:19 in cui Dio stesso codifica questo principio. Chi sceglie di abbandonare il lavoro e di vivere sulle spalle degli altri per non fare nulla, non deve pretendere di essere “accudito” da loro.

Questo tipo di persona, “scroccone” o “mangia pane a tradimento”, sfrutta gli sforzi degli altri e non rispetta il principio di “guadagnarsi il pane con il proprio sudore”. Guadagnarsi il pane non significa necessariamente “svolgere un lavoro secolare”, ma lavorare anche se questo lavoro comporta il ministero al tempo pieno.

C’è un altro brano che sembra andare in contraddizione con quanto appena detto. Tuttavia, per comprendere pienamente il significato e il contesto, è importante considerare tutto il passo in questione e non prenderlo fuori contesto:

«Perché, fratelli, voi ricordate la nostra fatica e la nostra pena; infatti è lavorando notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi, che vi abbiamo predicato il Vangelo di Dio» (1Tessalonicesi 2:9)

Il supporto economico alle chiese in difficoltà

In 1 Corinzi 9:18, Paolo parla espressamente di non voler gravare sulle tasche di coloro che hanno udito il Vangelo da lui e dai suoi compagni d’opera. È importante sottolineare che questa scelta di non avvalersi volontariamente del diritto di vivere del Vangelo fa parte di una scelta libera e personale, non di una norma.

Paolo ha sentito di essere anche un lavoratore secolare (un fabbricante di tende) per non essere di peso a nessuno dei membri delle assemblee da lui fondate. Inoltre, per venire in aiuto ai credenti di Corinto, suoi discepoli, Paolo stesso ha dichiarato di aver «spogliato altre assemblee, prendendo da loro un sussidio, per poter servire voi».

Alcuni critici mi dicono di regalare i miei libri poiché “ho ricevuto gratis, quindi devo dare gratis”. Questo è un esempio di interpretazione fuori contesto della Bibbia. Offro gratuitamente le rivelazioni del Signore su YouTube, ma vendo i miei libri, che sono frutto del mio lavoro e investimenti. Il denaro serve anche per sostenere chiese bisognose, Paolo non ha mai permesso che le chiese rimanessero senza aiuto.

L’esempio di uno scrittore che vive di fede

Come scrittore, mi è stato facile ricevere critiche da coloro che non comprendono la necessità di guadagnare dal proprio lavoro, anche se si tratta di insegnare la Parola di Dio. Paolo dice che chi annuncia il Vangelo deve poter vivere del Vangelo, e questo include il diritto di essere sostenuti per il proprio ministero. Ma è importante ricordare che ciò non significa sfruttare gli altri, ma essere onesti e trasparenti nella gestione dei fondi e impegnarsi.

Un proverbio dice: chi lavora ha il diritto di essere pagato, e chi viene pagato ha il dovere di lavorare.

Alcuni critici mi accusano di non regalare i miei libri, ma non comprendono che non è necessario. Ho il diritto di guadagnare dai miei investimenti, come i libri e gli studi. Non è una decontestualizzazione della Bibbia, come loro sostengono.

I libri e la conoscenza non me li regala nessuno. Posso dire che ho scelto di non regalare i miei libri (anche se a volte li regalo eccome), perché essi sono il frutto del mio lavoro e della mia fede.

È giusto che io riceva un onorario per questo, perché altrimenti non sarei in grado di mantenere me stesso e la mia famiglia. Eppure, nonostante questo, ho sempre cercato di aiutare i miei lettori in ogni modo possibile, rispondendo alle loro domande e offrendo consulenza gratuita H24.

Conclusione

In definitiva, la questione dei fondi per il Vangelo è complessa e richiede un equilibrio tra il guadagno legittimo e la solidarietà verso gli altri. Come cristiani, dobbiamo sempre ricordare che il denaro è solo un mezzo per raggiungere un fine più grande, ovvero quello di diffondere la Parola di Dio e aiutare gli altri.

Concludo citando alcun passi:
«Chi lavora con mano pigra impoverisce, ma la mano laboriosa fa arricchire» (Proverbi 10:4)
«Chi lavora la sua terra avrà pane in abbondanza; ma chi va dietro ai fannulloni avrà abbondanza di miseria» (Proverbi 28:19)
«L’operaio è degno del suo salario» (1Timoteo 5:18; cfr. Luca 10:7)

7 Risposte a “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date: cosa significa?”

  1. Apprezzo molto il tuo lavoro Daniele e condivido quanto scrivi. E’ sempre speso bene il tempo impegnato per leggere le tue esposzioni e commnenti dei testi biblici e dei successivi commnenti.
    Rimane ancora non esaudito il desiderio di conoscerti di persona, oltre che di fama.
    L’ultima volta è stato un nubigfragio ad impedirci d’incontarci.
    A settembre scenderò nella tua terra, che fu anche mia, chissà mai se si realizzerà il sogno?

  2. bellissimo articolo. l’ho trovato molto equilibrato e di buon spunto. Ho notato che molti che ti mettono solitamente i “like” per avvalersi delle loro tesi sfruttando i tuoi scritti fuori contesto, in questo articolo si sono tenuti a distanza. rimango sempre più convinto di una cosa: ci sono persone che sparlano e si lamentano di cosa fanno gli altri, ed altre persone che si tirano sù le maniche e cercano di fare di meglio!! Buon proseguimento caro Daniele! Dio ci liberi dai T-rex spirituali!

  3. Caro Daniele, come sai anche io come te scrivo libri, eppure avendo un mio lavoro secolare, nessun credente mi ha mai detto che dovrei offrire i miei libri gratuitamente. Evidentemente chi ti critica in tal senso non conosce nemmeno o costi che stanno dietro all’impaginazione, alla stampa, al l’editoria di un libro.
    Bisognerebbe approfondire se dietro queste critiche esiste in realtà un germe di avarizia e di mancanza di amore verso chi si dedica allo studio della Bibbia.

    1. Caro Andrea, grazie per questo tuo intervento.
      Probabilmente, essendo ancora giovane negli anni (ho 30 anni), qualcuno più anziano di me potrebbe nutreire una certa dose d’invidia nei miei confronti, non avendo ancora raggiunto i miei stessi traguardi avendo pubblicato 10 testi in poco meno di 4 anni.
      Generalmente, chi non studia critica chi studia, di conseguenza, chi mi critica probabilmente non studia, cercando di difendere la propria “benedetta” ignoranza utilizzando e decontestualizzando brani biblici a mio sfavore.
      Tuttavia, ringrazio i dottoroni e vado a vanti.

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