Cosa bisogna sapere per diventare credenti e quindi essere salvati?

04_independence_day_blurayLa domanda che spesso viene esposta da parte di coloro che stanno contemplando di diventare dei credenti è: «quanto devo sapere per diventare un credente?». Alcuni sostengono che per diventare dei credenti bisogna conoscere appieno ogni dettaglio della Bibbia prima di chiedere al Salvatore di cancellargli il peccato. Altri pensano che bisogna essere pronti a saper rispondere ad ogni domanda prima di diventare cristiani. Alcuni vogliono conoscere l’origine delle razze, altri vogliono sapere se c’è vita su altri pianeti… e così via. La Bibbia, però, non indica da nessuna parte che una persona prima di diventare credente debba conoscere ogni dettaglio circa ogni Libro della Bibbia, o che una persona dev’essere in grado di rispondere ad ogni domanda che ci si pone. Queste cose vengono dopo essere diventati dei credenti. Quindi, cosa è davvero necessario che una persona debba sapere prima di diventare un discepolo di Cristo?

In primo luogo, un individuo che contempla la propria vita spirituale deve capire che la ragione per la quale ha ancora qualcosa da fare su questa Terra è perché si renda conto di trovarsi nello status di “peccatore”. Tutti coloro che hanno raggiunto questo livello di maturità mentale («età della responsabilità»), hanno la facoltà di capire innanzitutto cosa sia il peccato (cfr. 1Giov. 3:4; 5:17) e di conseguenza realizzare che si è peccatori (Rom. 3:10,23; 1Giov. 1:8). Questa «età della responsabilità» ovviamente esclude i bambini e adolescenti che non hanno ancora raggiunto questa maturità mentale, e tutte quelle persone impossibilitate a ragionare lucidamente nate con patologie psico-cognitive. Poi vi sono anche coloro che sono convinti che il “peccato” sia solo un’invenzione di cui non bisogna preoccuparsene più di tanto. Quest’ultima categoria di persone è quella maggiormente esposta al rischio, perché come dice la Scrittura, «il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza», figuriamoci quando poi una persona è a consocenza del proprio status di peccatore (quindi non è più “ignorante”) ma si rifiuta spontaneamente di non voler risolvere questo problema. Il peccato è quello che separa l’uomo da Dio (Is. 59:1-2). La persona che deve ricevere ancora la salvezza, lui per primo deve avere la conoscenza e consapevolezza di essere peccatore, quindi in una condizione di “perduto”. Uno dei motivi per il quale Gesù ammoniva alcuni sacerdoti e anziani ebrei era perché essi non ammettevano il loro status peccaminoso dopo aver sentito il sermone di «Giovanni il battezzatore» (Mat. 21:31-32) – anche se i pubblicani e le prostitute (un esempio di “peccatori”) hanno riconosciuto il proprio peccato e poi hanno creduto.

In secondo luogo, colui che aspira a diventare un credente deve necessariamente sapere qualcosa su Gesù, Colui che è venuto per cancellare i peccati dell’uomo (Lu. 19:10; Giov. 3:16; Rom. 5:6-8). Una persona non ha l’urgente bisogno di conoscere tutte le parabole di Gesù oppure essere in grado di citare a memoria il sermone della montagna, ma dave sapere almeno che Gesù è il Figlio di Dio che è morto e risorto in modo che tutti gli uomini hanno i loro peccati perdonati per vivere perpetuamente con Lui in Cielo (Tito 2:11-14; Eb. 2:9). In altre parole, prima di diventare un Cristiano una persona deve aver sentito il Vangelo di Gesù Cristo (cfr. 1Cor. 15:1-4) almeno una volta, perché non si può credere ad una persona senza averne mai sentito parlare. Dio non permette in nessun modo che ogni uomo possa vivere nella propria “ignoranza”, ma almeno una volta gli farà sentire qualcosa su di Lui. In molti, quasi per difetto patologico mentale, hanno la tendenza di accettare solo le parole di Cristo citate nella Bibbia e rifiutare quelle pronunziate dai Suoi discepoli. Questo non ha molto senso perché se Gesù è Dio e tutta la Bibbia è Parola di Dio (Dio/Gesù = Logos), allora se gli Apostoli ed Evangelisti hanno citato insegnamenti non pronunziati da Cristo (“questo dico io, non il Signore”), questi sono attribuibili sempre a Dio perché ispirati dallo Spirito di Dio. La Bibbia o la si accetta tutta così per com’è o allora è meglio ignorarla proprio nella sua interezza, perché finché non si accetta che la Bibbia è TUTTA Parola di Dio, credere in questo Testo solo per metà o parzialmete in ogni sua parte equivale ad annullare il proprio stesso “credo”.

Infine, l’individuo che aspira a diventare un figlio di Dio deve rendersi conto che c’è qualcosa da fare per lui (cfr. At. 2:38; 8:36; 16:30). Se si capisce che la Bibbia dica che una persona deve credere che Gesù è il Figlio di Dio (Rom. 10:10), ricevere con coscienza mentale il battesimo per la remissione dei propri peccati (At. 2:38), lui o lei possiedono conoscenze sufficienti per diventare cristiani e diventare parte della famiglia spirituale che Cristo ha stabilito (At. 2:47; Mat. 16:18; Rom. 16:16).

Contrariamente alla convinzione di molti, una persona che desidera diventare un Cristiano non deve conoscere a fondo tutta la Bibbia prima che prenda provvedimenti. La conoscenza approfondita viene dopo la conoscenza delle cose basiliari per diventare Cristiano. Gli studi e approfondimenti successivi servono per mantenere viva la propria cristianità. Per diventare cristiani non vi è nemmeno la necessità di avere la risposta ad ogni immaginabile domanda. L’eunuco etiope ascoltò da Filippo una lezione incentrata su Gesù prima di chiedere: «cosa mi impedisce di essere battezzato?» (At. 8:35-36). Bastò un solo sermone evangelico a Pentecoste (e non un corso biblico intensivo) che le tremila persone accettarono la grazia di Dio e obbedire al piano di salvezza (At. 2:41), Essi non hanno atteso per anni, pensano che non erano abbastanza esperti per diventare discepoli di Cristo. Piuttosto, essi erano consapevoli dei loro peccati (At. 2:37), hanno ascoltato quel dogma del Vangelo (e non quello di un Concilio Vaticano), hanno creduto e obbedito ad Esso. Avviene dopo essere diventati Cristiani per scelta (e non per imposizione) che Dio comanda ad una persona di «crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo»  (2Pie. 3:18), e di continuare a studiare la Parola per insegnare agli altri (Eb. 5:12; 1Pie. 3:15).

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