Alcune teorie di spicco sulla Predestinazione

Il concetto protestante di predestinazione è stato elaborato in conseguenza della manifesta incapacità del credente “cattolico” di risolvere i problemi sociali dal punto di vista “cristiano”. La predestinazione al bene o al male viene accettata nel momento stesso in cui si rinuncia a porre nella libertà dell’uomo la responsabilità di un destino personale. Gli uomini fanno il “bene” o il “male” non perché lo vogliono – dice Lutero e soprattutto Calvino – ma perché così li ha predestinati Dio, il quale si serve, nella sua imperscrutabile prescienza, del bene o del male per confondere i “reprobi” e rassicurare i “virtuosi” [homolaicus.com].

Predestinazione secondo le idee umane: “Dio decide il mio destino perché è il Sovrano, non sono io a scegliere se devo andare all’inferno o in paradiso. Anche se prego, non ho speranze, perché Dio mi ha già predestinato”.

Predestinazione secondo la Scrittura: “Dio mi lascia libero di fare, sono io l’artefice del mio destino. Tuttavia, Dio ha predestinato il mio futuro, non “me”, a seconde delle scelte che faccio. Se decido di seguirlo allora sono predestinato a vita eterna, se decido di non seguirlo, allora sarò predestinato all’eterna separazione da Dio”.

Un dio che decide il destino delle persone, è un dio dittatore e tiranno; un Dio che ti lascia libero e non “violenta” il tuo potere decisionale, è un Padre.

Secondo mio modesto parere, il dio della “predestinazione assoluta” così è un dio malvagio che abusa del proprio potere. In sostanza, secondo il pensiero “predestinazionalista”, si arriva a ragionare nei modi di cui sotto. Conosciamo insieme il “Dio d’Amore” che predestina gli uomini-ròbot-marionette accennando solo alcuni punti:

  • Se un uomo conduce una vita di peccato è perché è stato Dio a volerlo (mentre Matt. 6:13 dice l’esatto opposto);
  • Il peccato è entrato nel mondo perché è stato Dio a decretarlo (mentre Rom. 5:12 assegna la “colpa” all’uomo);
  • Un uomo, sebbene pregasse incessantemente Dio per ottenere la salvezza, pregherebbe “a vuoto” come se stesse parlando al muro, tanto se non è Dio a decidere se si è salvati o meno, la preghiera non servirà a nulla; (1Tess. 5:17);
  • Se nascono bambini malati e difettosi Dio così ha voluto (Giov. 9:1-3);
  • Ogni cosa, fortuna o sventura, è sotto il dominio di Dio (mentre Lu. 21:34 dice che le ansie e le preoccupazioni sono gestibili dall’uomo e non “inflitte” da Dio);
  • Se gli uomini soffrono è perché Dio vuole così (Idem sopra);
  • Un uomo non ha la facoltà di scegliere o decidere. Se crede in Dio, Lui ha voluto così, se cessa di credere in Dio, anche in questo caso è stato Lui a decidere così (At. 16:31);
  • L’uomo è un ròbot all’interno del quale Dio installerebbe il virus del peccato; poi decide di installare l’antivirus, poi vi inserisce nuovamente il virus… finché Egli vuole;
  • Un individuo, essendo stato già predestinato alla salvezza, pur continuando a peccare non potrà perdere comunque la salvezza. Ormai è “segnato”;
  • Se esistono le religioni è volontà di Dio;
  • Dio ha deciso di salvare alcuni piuttosto che altri… (mentre Mar. 16:15-16 dice «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato»);
  • etc.

Se Dio ha scelto chi deve essere salvato, questo non mina forse il libero arbitrio degli uomini per scegliere di credere in Cristo? Oppure è Dio a decidere chi deve o non deve credere in Lui? La Bibbia dice che noi abbiamo la scelta del libero arbitrio: tutto quello che bisogna fare è credere in Gesù Cristo per essere salvati (Giov. 3:16; Rom. 10:9-10). La Bibbia non dice mai che Dio rifiuterà chi crede in Lui né respingerà chi Lo sta cercando (Deut. 4:29) di propria spontanea volontà. A meno che dobbiamo pensare che Dio decida di rifiutare di salvare anche quei santi uomini di cui si è servito, che lo hanno cercato e amato con sincerità per tutta la loro vita.

Che senso avrebbe cercare una pecorella smarrita quando sarebbe stato Dio stesso a farla smarrire?

Per secoli, il concetto di Predestinazione è stato il catalizzatore di un ampio dibattito teologico. In primo luogo, ci sono due punti biblicamente basati soprattutto intorno alla cotroversia: la sovranità di Dio e il libero arbitrio degli esseri umani. Da un lato, la Bibbia proclama inequivocabilmente che Dio è l’incontestabile Signore dell’universo (Is. 40:21-23), e credo che tale verità bisogna accettarla a prescindere da che la si trovi scritta in un Libro, così è; dall’altra parte, invece, si presenta fortemente la questione sulla libertà del genere umano (cfr. Gios. 24:15; Is. 7:16; Matt. 11:28; 23:37; Ap. 22:17).

Questi due aspetti dottrinali formano un nodo teologico che ha attirato e continua ad attirare la curiosità di studiosi biblici e semplici credenti. Mentre questi due cavi d’acciaio risultano essere intrecciati in modo complesso, vari tentativi di “sbrogliamento” di questi nodi sono stati fatti da teologi nel corso dei secoli, che hanno provocato la formazione di varie teorie “predestinazionalistiche”.

  • DOPPIA PREDESTINAZIONE: la doppia predestinazione sostiene che Dio ha decretato dall’eternità e per la manifestazione della Sua gloria, che alcune persone e angeli siano destinati alla vita perpetua; mentre altri sono preordinati alla dannazione eterna (qundi, per via di logica, l’uomo non avrebbe “colpe” e sarebbe solo un pupazzo nelle mani di Dio). Da questo punto di vista, la predestinazione è “doppia” in quanto Dio predetermina i destini eterni sia dei giusti che degli ingiusti.

Questa soluzione, però, isolata, si concentra solo sul filo teologico della sovranità di Dio, ignorando il cavo di libertà del genere umano, né tiene pienamente conto del carattere misericordioso del Dio rivelato nella Bibbia che in realtà desidera che tutti gli uomini siano salvati (cfr. Ef. 1:3-11; 2Pie. 3:9) e non solo chi gli sta più simpatico. Dio non ragiona in maniera contorta: «Hai fatto il maniaco sessuale per tutta la vita, non ti sei mai né pentito né hai mai chiesto perdono né a me né alle persone che hai fatto soffrire. Ma siccome Io farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà, decido adesso di salvare te che sei un depravato sessuale e dannare tutte le donne e bambine che hai stuprato e che sono state mie serve per tutta la loro vita» (Es. 33:19).

  • UNIVERSALISMO: a differenza della doppia predestinazione, che riconosce la scomparsa eterna di certe persone, l’universalismo sostiene che Dio, spinto dalla Sua benevolenza assoluta, abbia scelto di salvare tutti gli uomini senza respingerne alcuno. In sostanza, un giorno tutti saremo in cielo insieme a Nerone, Attila, Hitler, Saddam Hussein, Bin Laden, etc. a godere dell’Amore di Dio per l’eternità. Dio si dimenticherà delle persecuzioni, dell’olocausto, di Hiroshima e Nagasaki, delle Torri Gemelle se non addirittura della stessa crocifissione di Cristo. Come nel caso della doppia predestinazione, questo approccio enfatizza allo stesso modo la sovranità di Dio e non considera pienamente la questione biblica del libero arbitrio degli uomini.

La Bibbia è altresì chiara circa il desiderio di un rapporto reciproco tra Dio e l’umanità, che introduce l’elemento di una risposta umana all’invito di Dio sul Suo senso di giustizia. Eppure, mentre la Bibbia dichiara il desiderio di Dio per la salvezza di tutta l’umanità, Essa proclama anche con pari peso e chiarezza che non tutti saranno salvati (cfr. Matt. 7:13-14, 25, 31-46; 2Tess. 1:6-12), non perché abbia deciso Dio così, ma perché gli uomini si oppongono a Lui.

  • PALEGIANESIMO: questo movimento dottrinale prende nome dal monaco bretone del IV° secolo, Pelagio, che ha sviluppato una dottrina improntata a un moralismo ascetico-stoico. Il Pelagianesimo abbraccia pienamente e ottimisticamente la capacità volitiva degli esseri umani. Ci sono tuttavia due espressioni di questa teoria, la estrema o “forma” pura e la moderata o “semi” posizione:
  1. Da un lato, il Pelagianesimo estremo sostiene che Dio ha dato leggi e comandamenti all’umanità e quando l’uomo esercita la propria libertà elettiva di sceglie e di obberire perfettamente a queste regole, Dio lo salva. Anche se tale teoria riconosce la libertà di scelta dell’umanità, questa teoria redentrice rende in definitiva il proprio contingente di salvezza solo sulle buone opere (Tito 3:5; Giac. 2:20-25) senza tenere conto della Fede. Quindi, basta osservare la legge e apparire bravi e buoni per essere salvati.
  2. Dall’altra parte, il semi-Pelagianesimo riconosce che: ferme l’impossibilità per l’uomo di meritare la grazia e la necessità assoluta di questa anche per l’inizio della fede e la perseveranza nelle buone opere, affermato il libero arbitrio, anche se non è più sufficiente perché l’uomo possa sollevarsi da solo a Dio e al bene, furono condannate una predestinazione incondizionata e una predestinazione al male [Treccani.it].

Queste classiche teorie predestinazionalistiche dimostrano la lotta secolare con questo presunto concetto biblico. Mentre è utile prendere in considerazione ciò che è stato detto su questa dottrina, solo le Scritture – e non le teorie sbagliate di persone non ispirate – devono avere l’ultima parola a riguardo. A questo proposito, ci sono diverse verità bibliche che devono essere tenute in considerazione, e non ignorate, se vogliamo arrivare a una comprensione su questa fantomatica predestinazione. In primo luogo bisogna prendere in considerazione la totalità di informazioni bibliche per quanto riguarda il carattere di Dio e i vari contesti narrativi in cui Egli si comporta in un determinato modo. Bisogna sottolineare che certe qualità divine che vengono assegnate a Dio dai “predestinati” (ovvero coloro che appoggiano questa dottrina), sono solo i risultati appetibili di un ritratto distorto di Dio che influenza inevitabilmente la propria posizione teologica. Ogni teoria predestinazionalistica dev’essere biblicamente praticabile, ed essa deve includere quei fatti che la giustizia e rettitudine di Dio siano altrettanto reali e assoluti come il Suo Amore, la Sua misericordia e la Sua grazia.

  • Un Dio d’Amore non decide che l’uomo dev’essere peccatore. In principio Egli ha creato ogni cosa «molto buona» e se il genere umano si è corrotto non è per volontà di Dio, ma perché è stato l’uomo a voler dare ascolo alla voce del Serpente e non a quella di Dio;
  • Dio non “induce” al peccato, ma fa in modo che «con la tentazione ci darà anche la via di uscirne, affinché la possiamo sopportare» (1Cor. 10:13);
  • Un uomo deve «vegliare e pregare, affinché non cada in tentazione» (Matt. 26:41). Se la tentazione fosse per volere di Dio, allora sarebbe inutile pregare per allontanarla da noi.

In secondo luogo, nonostante il fatto che il nostro mondo sia pieno di peccato, tale situazione ha esercitato una tale influenza deleteria sugli esseri umani facendo in modo che «tutti hanno peccato» (Rom. 3:23) e che gli uomini siano i diretti responsabili delle proprie azioni peccaminose (Rom. 1:18-20). Questo fatto, unito alla chiamata universale di Cristo di “venire” a Lui (cfr. Matt. 11:28-30; Ap. 22:17), indica la posizione biblica della lbertà umana di scelta. Quindi, anche se si tratta di un compito certamente difficile, qualsiasi presunta teoria predestinazionalistica deve bilanciare delicatamente i concetti di sovranità di Dio e la libertà di scelta degli esseri umani. Qualsiasi approccio che tenderà di esaltare una di queste caratteristiche sopra un’altra si tradurrà in una posizione scritturale distorta.APPROFONDIMENTO

Il verbo προωρισεν [proorisen] deriva dalla radice verbale προορίζω [proorìzo], pre-determinare o pre-destinare, non come viene inteso però dai “predestinati”. La parola si suddivide in pro (prima) e orizo (stabilire dei confini), e anche se l’etimologia prevede il «decidere» o «pianificare» qualcosa in anticipo, Dio non intende pianificare in anticipo “chi” salvare e “chi” dannare. Il termine è riferito non a uomini in sé ma a un piano di salvezza per tutti gli uomini. Si intende chiaramente una pre-pianificazione in termini di salvezza e non di giudizio. Quindi la pre-pianificazione di Dio si riassume in “come” redimere e non “chi” redimere. A sua volta il “come” redimere si riassume in Gesù Cristo, unico Nome con il quale «chiunque sarà salvato se lo avrà invocato» e «avrà fatto la volontà del Padre» (At. 2:21; cfr. Matt. 7:21). Se mai, il Padre ha predestinato il Figlio per compiere una missione salvifica.

«Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia» (At. 16:31). Ciò che intende il redattore biblico è “convertiti a Cristo con la tua volontà cosciente, e vedrai che questo porterà del bene anche alla tua famiglia, così che crederanno anche loro”. Credere in qualcosa è un atto spontaneo dettato dalla propria volontà, altrimenti non avrebbe senso “credere” se qualcuno ha già prefissato in cosa io debba credere o non credere, fare o non fare.

Crédere v. intr. e tr. [lat. crēdĕre]. – Ritenere vera una cosa, avere la persuasione che una cosa sia tale quale appare in sé stessa o quale ci è detta da altri, o quale il nostro sentimento vuole che sia [Treccani.it]

Potrei pensare che se credessi ad una determinata cosa è stato Dio ad impormi quel pensiero e allora non mi riterrei “libero” di pensare, ma prigioniero di una decisione già presa da qualcuno dalla quale non posso sfuggire. Dio ha pre-pianificato il modo in sé della salvezza per coloro che lo accettano. Dio, in sostanza, non sceglie o decide in anticipo “chi” salvare, ma “come” salvare gli uomini, tramite la redenzione in Cristo. Se Dio fosse davvero come pensano i predestinati, allora Egli sarebbe un dio al quale piace abusare semplicemente del proprio potere.

Chi appoggia questa teoria o concetto assurdo dimostra oltretutto palesemente di non essere abbastanza maturo né umanamente né spiritualmente per assumersi le responsabilità delle proprie azioni, in modo da scrollarsi di dosso i fardelli di quelle colpe commesse e “accollare” così ogni cosa a una presa di pre-decisione da parte di Dio. «Se sono fatto così è stato Dio a deciderlo, quindi se sono gay/ladro/bugiardo/assassino/pedofilo/stupratore/prostituta/maniaco, etc. questa è la volontà di Dio». Adesso, qui non si vuole negare assolutamente la sovranità di Dio, anzi, perché Egli se vuole può ogni cosa se e quando vuole; ma la verità è che Egli non la pensa affatto come i predestinati.

Adesso qualcuno potrebbe chiedermi: e tu che ne sai se Dio non la pensa davvero come noi? Io risponderei: tu come fai ad esserne così sicuro che Dio la pensa come te?

«Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?» (Rom. 8:32).

Il passo di cui sopra specifica “noi tutti” e non “alcuni di noi”.

Il Theological Wordbook of the Old Testament di Harris usa il temine יחל [yachàl], cirrspondente la greco [proorisen] di cui sopra, che significa “attesa”, “speranza”, “fiduciosa attesa nella speranza”, “paziente attesa” ed è questo il senso che l’Apostolo ha voluto trasmettere nell’epistola, trascrivendo un termine greco che più si avvicinava alla sua lingua madre, l’ebraico. Il suddetto dizionario dice:

Il versetto riflette non solo il terreno della fede, ma l’azione salvifica di Dio. In breve, ciò che si spera non è certodesideratum” (desiderato) derivante dalla propria immaginazione, ma in Dio stesso e tutto ciò che dovrebbe proporre di realizzare. Viene in mente la fiducia del cristiano come espresso in Rom. 8:28-29. Da qui il divino può tranquillamente riposare sulla parola di Dio, ad esempio, “Quelli che ti temono mi vedranno e si rallegreranno, perché ho sperato nella Tua Parola” (Salmo 119:74).

Chi vive nella “speranza”, “in attesa” o in “fiduciosa attesa nella speranza” non può essere una persona predestinata, perché una persona soggiogata in una simile condizione dovrebbe essere più che altro “rassegnata” del proprio status che Dio ha deciso per lui. E una persona “rassegnata” perde fiducia in se stessa, in Dio e perde anche ogni speranza. Ma, “speranza” in cosa, che Dio cambi idea? “Fiduciosa attesa nella speranza” in cosa, che Dio decida all’ultimo momento di salvare una persona facendogli vivere mesi o anni di stress, ansie e terrore di andare all’inferno?

Immaginate per un attimo che una professoressa molto severa entri nella sua classe decisamente arrabbiata e già stressata della giornata, si avvicina alla sua postazione a passo lungo e svelto, sbatte con forza il registro sulla cattedra e grida a gran voce: “Adesso interrogo a tappeto! Chi è impreparato avrà 1 in pagella!!!”. Come si sentirebbero gli alunni? O meglio, chi di noi non si sia trovato almeno una volta nella vita in una situazione simile? Anche l’alunno più preparato si intimorirebbe, figuriamoci quelli meno preparati o che puntualmente sono sempre impreparati. Mentre la professoressa inizia ad interrogare, alcuni alunni più sensibili iniziano a sudare freddo perché ormai rassegnati dell’1 in pagella e non solo. Sovviene la preoccupazione della reazione dei genitori quando vedranno quel voto così scadente, con le conseguenti punizioni disciplinari: non uscire con gli amici, tv spenta, telefono sequestrato, etc. In quei momenti gli alunni che assistono alle interrogazioni e che non sono stati ancora chiamati all’appello dalla professoressa, subiscono una sorta di trauma da stress, l’ansia aumenta e svanisce la speranza di un atto miarcoloso, ovvero che la professoressa smetta di interrogare perché era etrata in aula con le intenzioni di interrogare tutti a tappeto. L’emicrania inizia ad essere insopportabile, e l’idea del voto scadente se non addirittura della bocciatura sta ormai soffocando la psiche di quei poveri ragazzi. Ma improvvisamente ecco l’atto di misercordia. La professoressa decide di fermarsi con le interrogazioni, rivelando loro che è stata sua intenzione quella di recare danno psicologico ad alcuni, e quei poveri ragazzi che se l’erano letteralmente fatta sulle braghe, sospirano con un intenso respiro di sollievo sebbene ancora in stato confusionale.

In questa circostanza, alcuni ragazzi hanno tremato solo per qualche ora, figuriamoci quando una persona vive certi momenti ogni singolo minuto delle proprie giornate e per anni, con il terrore e la convinzione di andare diritti all’inferno solo perché Dio ha deciso così, mentre all’ultimo momento Dio li grazia. Questo provocherebbe certamente una sorta di collasso psicologico che farebbe più male che bene. Dio è forse questo? Un Dio d’Amore farebbe mai queste cose?

L’Apostolo (o il copista biblico) ha dovuto fare la traduzione della lingua ebraica in quella greca e sicuramente non era poi così facile, ma l’opera ispiratrice dello Pneuma a che serve se no? Bisogna ricordare che il Testo greco è una semplice trascrizione della lingua colta al tempo di Cristo, nella Giudea. Anche se la Giudea era praticamente invasa dai romani, è ovvio che in questo paese si parlava principalmente il greco affinché ebrei e romani potessero comunicare tra loro, senza escludere l’ebraico e l’aramaico che erano le lingue locali comunemente parlate da tutti in Israele. Il greco veniva usato, oltre che per la comunicazione tra connazionali diversi (come avviene oggi con la lingua inglese), anche per scrivere documenti di rilevante importanza, le epistole dirette alle varie Chiese dell’Asia minore oppure lo si parlava durante i viaggi in Grecia per comunicare verbalmente con i greci. Il greco di allora aveva la stessa valenza dell’inglese odierno.

Adesso, potrei anche citare tutti i commentari etimologici ed analitici in mio possesso, ma non vorrei essere alquanto prolisso. Basta confrontare la terminologia ebraica con quella greca per arrivare meglio al “nocciolo” della questione. Per cui, basta poco per abbattere una dottrina falsa, assurda e malvagia che sta ingannando e ha ingannato molte persone fin dal tempo della Riforma (Calvino). A differenza di molti che amano scrivere fiumi di pagine e mari di libri per giustificare un concetto che non esisite come la predestinazione assoluta, noi ci limiteremo a concludere qui la nostra esposizione.

8 Risposte a “Alcune teorie di spicco sulla Predestinazione”

  1. Salve Daniele, sono laureata in lingue e letteratura classiche e moderne e ho visto che citi spesso lingue antiche…. tu che laurea hai? Perché vi sono non poche imprecisioni, senza parlare dell’inglese orribile in cui si capisce che hai usato “google translator”.

    1. Salve Laura,
      come ho già specificato in altre sedi, come nel suddetto Blog, sono un autodidatta.
      Le imprecisioni, purtroppo, sono inevitabili, basta riconoscerle e ammetterle. Purtorppo c’è gente in giro ben più “orribile” di me. Anche i laureati sbagliano, oppure no? Bisogna riconoscere che nemmeno i madrelingua hanno una consocenza perfetta del proprio linguaggio. Perciò non mi soffermerei sui cavilli di questo tipo dirottando il tema dell’articolo, perché il mio obietivo è essere chiaro e arrivare al dunque.
      Tuttavia, sarebbe così gentile da segnalarmi le parti “orribili” di cui parla?
      Essendo questi punti da lei toccati non inerenti al tema dell’articolo, la invito comunque a rispondere per email, se vuole, perché questa non è la sede adatta per parlare della mia persona, dei miei errori e dei miei titoli. In questo articolo si argomenta la dottrina della predestinazione, per cui non voglio allontanarmi dal discorso.
      Se, invece, vuole discutere con me su questo argomento, sarò ben lieto di farle compagnia.

      Fiducioso della sua comprensione, le auguro una buona serata.
      Daniele

  2. Ecco come promesso ti rispondo su questo tema. È anche il mio primo commento al tuo blog. Non scriverò molto in quanto questa è solo una risposta al tuo articolo.
    Ho deciso di scriverti sintetizzando tutto in tre punti.

    1- “Matteo6:13 E non indurci in tentazione, ma liberaci dal maligno; perciocchè tuo è il regno, e la potenza, e la gloria, in sempiterno. Amen. ”

    Utilizzi questo esempio per affermare che non sia Dio che tenta l’uomo invece è proprio ciò che è scritto. Del resto sono molti gli esempi nel vecchio testamento in cui è Dio stesso a tentare e provare l’uomo di fede (È qui la sua vittoria) . Vedi il caso di Giobbe e il duello con il satan. Conferma ne abbiamo anche in ” Deuteronomio 13:3
    tu non darai retta alle parole di quel profeta o di quel sognatore; perché l’Eterno, il vostro Dio, vi mette alla prova per sapere se amate l’Eterno, il vostro Dio, con tutto il vostro cuore e con tutta l’anima vostra.”
    Credo anche che tu stia rivedendo negli ultimi tuoi studi il concetto di Dio dal punto di vista Ebraico rispetto a quello platonico. spero che questo ti dia ulteriori spunti.

    2- Utilizzi la citazione di Romani 5-12 per affermare che il peccato è entrato attraverso l’uomo (il primo Adamo). Ebbene è così ma non di propria iniziativa. Infatti tutto il contesto di quel capitolo serve per glorificare la figura di redenzione e di grazia di Gesù, per cui se attraverso uno molti sono morti alla stessa maniera per la morte di uno (del figlio) molti saranno salvati. Se il peccato abbonda, la grazia sovrabbonda.
    L’iniziativa, tuttavia, è sempre del creatore infatti leggiamo in “Romani 8:20 Perciocchè il mondo creato è stato sottoposto alla vanità (non di sua propria inclinazione, ma per colui che l’ha sottoposto ad essa), 21 con la speranza che il mondo creato ancora sarà liberato dalla servitù della corruzione, e messo nella libertà della gloria de’ figliuoli di Dio.”

    3- Tuttavia il capitolo cardine che nelle scritture disegna il progetto divino lo possiamo leggere in “Romani 9:11 Perciocchè, NON ESSENDO ANCORA NATI i figliuoli, e non avendo fatto bene o male alcuno (acciocchè il proponimento di Dio secondo l’ELEZIONE dimorasse fermo, non per le opere, ma per COLUI CHE CHIAMA), le fu detto: 12 Il maggiore servirà al minore, 13 secondo ch’egli è scritto: Io ho amato Giacobbe, ed ho odiato Esaù.
    14 Che diremo adunque? Evvi egli iniquità in Dio? Così non sia. 15 Perciocchè egli dice a Mosè: Io avrò mercè di chi avrò mercè, e farò misericordia a chi farò misericordia. 16 Egli non è adunque di chi vuole, nè di chi corre, ma di Dio che fa misericordia 17 Poichè la scrittura dice a Faraone: Per questo stesso ti ho suscitato, per mostrare in te la mia potenza, ed acciocchè il mio nome sia predicato per tutta la terra. 18 Così, egli fa misericordia a chi egli vuole, e INDURA chi egli vuole.”
    Dunque è Dio il vero sovrano di tutto e in risposta all’ipotesi in cui qualcuno possa dire se vi sia ingiustizia in questo Paolo risponde “Romani9:19 Tu mi dirai adunque: Perchè si cruccia egli ancora? perciocchè, chi può resistere alla sua volontà? 20 Anzi, o uomo, chi sei tu, che replichi a Dio? la cosa formata dirà ella al formatore: Perchè mi hai fatta così? 21 Non ha il vasellaio la podestà sopra l’argilla, da fare d’una medesima massa un vaso ad onore, ed un altro a disonore? 22 Quanto meno se, volendo Iddio mostrar la sua ira, e far conoscere il suo potere, pure ha comportati con molta pazienza i vasi dell’ira, composti a perdizione? 23 Acciocchè ancora facesse conoscere le ricchezze della sua gloria sopra i vasi della misericordia, i quali egli ha innanzi preparati a gloria? 24 I quali eziandio ha chiamati, cioè noi, non sol d’infra i Giudei, ma anche d’infra i Gentili.

    Del resto pensaci, ogni cosa è contingente nell’universo e nulla viene da sé se non Dio. In noi c’è solo un immagine riflessa di quella che è la natura del Creatore che ne è la vera espressione e la perfezione nella sua completezza e tutto quanto è stato creato da Lui. attraverso Lui. affinché ogni cosa converga verso il suo progetto. Che dire riguardo al peccare e al pregare? sempre Paolo ci spiega “Romani 8:26 Parimente ancora lo Spirito solleva le nostre debolezze; perciocchè noi non sappiamo ciò che dobbiam pregare, come si conviene; ma lo Spirito interviene egli stesso per noi con sospiri ineffabili. 27 E colui che investiga i cuori conosce qual sia il sentimento, e l’affetto dello Spirito; poichè esso interviene per li santi, secondo Iddio. 28 Or noi sappiamo che TUTTE LE COSE COOPERANO AL BENE, a coloro che amano Iddio; i quali son chiamati secondo il suo proponimento.
    29 Perciocchè coloro che egli ha innanzi conosciuti, li ha eziandio predestinati ad esser conformi all’immagine del suo Figliuolo; acciocchè egli sia il primogenito fra molti fratelli. 30 E coloro ch’egli ha predestinati, essi ha eziandio chiamati; e coloro ch’egli ha chiamati, essi ha eziandio giustificati; e coloro ch’egli ha giustificati, essi ha eziandio glorificati.
    31 CHE diremo noi adunque a queste cose? Se Iddio è per noi, chi sarà contro a noi?

    Oltretutto Dio ha pensato anche a coloro che potrebbero ritenere la sua personalità egocentrica predestinando alcune anime alla perdizione eterna dimenticando che il Figliuolo altrettanto ha patito una sofferenza infinita nel momento della sua croce ( considerando la natura divina di Cristo cioè ∞ anche se subisce una sofferenza finita per la sua natura risulterà infinita: Infinito per finito = infinito). Sarebbe come dire 1-1 palla al centro.

    32 Colui certo, che non ha risparmiato il suo proprio Figliuolo, anzi l’ha dato per tutti noi, come non ci donerebbe egli ancora tutte le cose con lui? 33 Chi farà accusa contro agli eletti di Dio? Iddio è quel che giustifica. 34 Chi sarà quel che li condanni? Cristo è quel che è morto, ed oltre a ciò ancora è risuscitato; il quale eziandio è alla destra di Dio, il quale eziandio intercede per noi. 35 Chi ci separerà dall’amor di Cristo? sarà egli afflizione, o distretta, o persecuzione, o fame, o nudità, o pericolo, o spada? 36 (Siccome è scritto: Per amor di te tuttodì siamo fatti morire; noi siamo stati reputati come pecore del macello). 37 Anzi, in tutte queste cose noi siam di gran lunga vincitori per colui che ci ha amati. 38 Perciocchè io son persuaso, che nè morte, nè vita, nè angeli, nè principati, nè podestà, nè cose presenti, nè cose future; 39 nè altezza, nè profondità, nè alcuna altra creatura, non potrà separarci dall’amor di Dio, ch’è in Cristo Gesù, nostro Signore.”

    La predestinazione dunque non ci rende inermi ma solo più umili, fermo restando tutti gli ordini che Dio assegna ai suoi servi, che come tali non saranno più chiamati così perchè qualche è il Re che rivela ( ricorda la differenza tra la verità Biblica che è rivelata dal resto delle filosofie umane che traspare dalle esperienze interne all’umo) al servo il propio piano? saremo dunque chiamati suoi amici.

    Ci sarebbe molto altro da dire ma per adesso mi fermo qua.
    A presto.

    1. Caro Ettore, grazie per il tuo intervento. Un intervento simile me lo sono sentito rivolgere più volte da tante altre persone che hanno la tua stessa veduta, logica, coerente con il testo in sé in italiano, logica che mi permetto di dire “parziale” alla quale manca la conoscenza del linguaggio biblico di fondo. Non voglio sminuire il tuo pensiero, che rispetto anche se non lo condivido tutto. Anzitutto, sfatando il mito della “predestinazione”, posso dire che la stessa terminologia “predestinazione” che troviamo nelle nostre traduzioni non vuole significare la “predestinazione” che intendiamo noi.
      Ti faccio un esempio per lasciarti capire cosa ho voluto dire con la frase “manca la conoscenza del linguaggio biblico di fondo”. Conoscerai certamente il primo verso dell’Inferno di Dante: nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una solva oscura, che la diritta via era smarrita (vado a memoria, chiedo venia). Se non conosci il linguaggio espresso da Dante, che non è proprio italiano ma il dialetto poetico fiorentino, non potrai mai capire che Dante ha effettivamente detto: “all’età di trentacinque anni mi ritrovai circondato dal peccato, perchè avevo perso la strada che conduce alla rettitudine”. La Divina Commedia è un testo redatto nel medioevo, quindi non un testo “moderno” ma antico. Allo stesso modo dev’essere considerata la Scrittura, perché è piena di questo genere di linguaggio arcaico. Quindi, l’interpretazione di Dante dovrebbe essere applicata secondo ciò che voleva intendere l’autore e non quello che “secondo noi” potrebbe significare. In merito a Dante noi italiani rispetto agli inglesi – ad esempio – partiamo avvantaggiati perché Dante era italiano, per la precisione toscano, quindi non ci serve “tradurre” un testo da una lingua ad un’altra, ma solo cercare di capire il linguaggio da lui adottato che non sempre vuole significare ciò che sta scritto.
      Per quanto riguarda la Scrittura, occorre fare un triplo lavoro mentale: 1. tradurre il più fedelmente possibile; 2. leggere e 3. intelligere (capire).

      Ritengo sia inutile da parte mia risponderti punto per punto, perché tanto il mio pensiero è già esposto ed è inutile ribadirlo in un commento. Voglio essere breve anche io anche se non ho il dono della sintesi.
      1. La traduzione del “Padre Nostro” da te proposta (se non erro è Diodati) non è fedele, e perciò la frase “non indurci in tentazione” è equivoca, come è equivoca la traduzione del comandamento “non pronunziare il nome di Yehwàh, Dio tuo invno” quando il termine “la-shav” non significa per niente “invano”. Ecco, di equivoci di questo tipo la Bibbia ne è piena zeppa, ma non la Bibbia “originale” ma le nostre traduzioni sono quelle che ci traggono in inganno.

      2. “Mettere alla prova” vuole significare tutt’altro che “tentare”, perché colui che tenta non è Dio ma il Nemico ed è sempre Dio a permettere al Satan di tentarci, ma di fondo la tentazione non parte da Dio. Proprio come nel caso di Giobbe, Dio non ha tentato il suo servo, ma ha voluto dimostrare al Satàn che le sue istigazioni non sarebbero servite a nulla e che il suo servo sarebbe rimasto sempre fedele. Non è stato Giobbe ad essere tentato o ad essere messo alla prova, perché Dio PRE-conosceva il pensiero di Giobbe, per cui la lezione la dovette imparare Satàn e non Giobbe. Mettere alla prova e tentare hanno un significato diverso come “offrire in olocausto” ha un significato differente da “dare a Yehwàh”.
      Giusto per citarti un passo dei Corinzi (prima lettera):

      “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare”. 1Corinzi 10:13

      Dio è fedele e non permetterà (a se stesso o al tentatore?) ce noi siamo tentati oltre le nostre forze. Dio non tenta! Ficcatelo in testa! =)

      3. E’ vero, il primo uomo non ha peccato di propria iniziativa, ma sta proprio qui il punto. Come poteva scegliere di voltare le spalle al “serpente” continuando ad obbedire alla voce di Dio, l’uomo ha invece scelto di accogliere la sua istigazione. Sebbene siamo dotati di libero arbitrio (e non c’è liberta senza osservazione della Legge) possiamo anche essere istigati; di conseguenza l’istigazione ci induce a fare una scelta: dire di sì o dire di no. Fa parte di una scelta!
      Dio non manda nessuno all’inferno, ma ha PRE-disposto un luogo dove chi non avrà creduto andrà coi suoi stessi “piedi”.

      A questo punto è inutile pregare e supplicare, tanto Dio ci avrebbe PRE-destinato e quindi le cose non possono cambiare? Mi dispiace, ma questo è un dio che rinnego a squarciagola. Non è IL Dio giusto, ma un dio burattinaio.

      Il passo che citi “Io avrò mercè di chi avrò mercè, e farò misericordia a chi farò misericordia” non va estrapolato dal suo contesto per farne un pretesto. Va considerato NEL contesto di Esodo 33. Il passo in questione viene pure ribadito in Romani 9:15 ed Ebrei 8:12, ma per capire ciò che dice il NT bisogna prima cogliere il signicato espresso nell’AT, altrimenti si cade in equivoco.

      Occhi a non confondere la PRE-conoscenza con la PRE-decisione; perché se Dio PRE-conosce non vuol dire che abbia PRE-deciso.

      Mi fermo qui.
      Un abbraccio,
      Daniele

  3. Hello, Daniele

    My name is Ana and I’m from Brazil. I study theology and I think the same than you. Your argument was very good, and I think: how can God put a sense of justice in our hearts and do exactly in the oposite way?
    I also think that say: “predestination, election” is just a way to not face our fault.
    And, of course, we are living in a time that everything that we do is “not my fault”. The human is in the center and God makes everything bad or good. It makes things easy: I don’t have to worry, because I’m saved.
    I can be wrong to compare, but I think is the same that say, in the time of the slaves: I’m white, so that is God’s will for you to be there. It’s always easy to be in the favorite side….
    So, if we think in our sin for the whole human being, we should pray more, preach the gospel all the time, cry for the losts, because we found the way: Jesus. And He is the answer for everybody! Not only for the “elected” people.

    1. Hi Ana, nice to meet you.
      Your intervention is of great encouragement and edification for me. I see that the same mind despite separate us thousands of kilometers and a huge ocean, both of waters of theories and doctrines.
      The only think that God decides who is to be good and who should be the villain, is a twisted thinking and, I dare say, evil. This is not the God of love and justice that I believe in, this God of predestination is not the God of the Bible. In some ways we have to admit that the biblical God was tremendous, but you have the “figure out why.”
      Then you also have to go deeper into the use of terminology elected “people” from the biblical point of view does not mean “favorite people of God.”
      Greetings from Sicily,
      Shalom

      p.s. excuse me for my ugly english XD

      1. Hello, Daniele

        I was studying exactly that when I faced your text.
        I’m doing a classical greek course and I asked the teacher about those words:

        1. The word “elected (eleito in portuguese)” comes from the latim word eligo= ex+lego. In latim “lego” means “read” and in greek, λεγω means “to say, to tell”.
        Actually, the word means “to put together, collect”. When we speak, we put together syllables, words, and when we read, the same.
        2. The verb προοριζω (to predestinate) means pre-limited. We can see the word οριζο in “horizon” that means limit.

        So, when I started to study the words in greek, I don’t think “predestined” and “to predestinate” is the best translation. But I still didn’t have time to study the whole text to think what it really means.

        Have a good day! God bless you

        1. Hi Ana, thank you for sharing your studies. I’m glad of this exchange of information. I see that we are of the same thought, so I invite you to write me again for more updates and insights.

          Blessed

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