5 motivi per definire “ridicolo” il razzismo…

L’uomo non ha alcuna base razionale su cui richiamare qualsiasi cosa oggettivamente giusta o ingiusta, come il razzismo. Se l’umanità non è che il risultato di miliardi di anni di evoluzione senza cervello e non è altro che appartenente alla specie “animale” (come sostengono diversi evoluzionisti, tra cui l’ateo Marchant, 2008), l’uomo potrebbe logicamente fare commenti razzisti coerenti con la Teoria Generale dell’Evoluzione. L’ateo Thomas Huxley, nel suo saggio del 1865 “Emancipazione del bianco e del nero”, ha sostenuto che «nessun uomo razionale, al corrente dei fatti, ritiene che il negro sia uguale, tanto meno superiore, dell’uomo bianco». In verità, se non ci fosse un Dio, l’umanità potrebbe tranquillamente guardare dall’alto al basso e maltrattare gli altri (che si ritengono meno evoluti), come se fossero scarafaggi di campagna o i ratti delle fogne. I veri cristiani, però, sostengono che dal momento che (1) Dio esiste, e (2) la Bibbia è la Parola di Dio, il razzismo è moralmente sbagliato e del tutto ridicolo per i seguenti cinque motivi.

razzismo

#1. TUTTI GLI ESSERI UMANI SONO FATTI A IMMAGINE DI ELOHIM.

Non solo Elohìm ha appositamente creato Adamo a Sua immagine [tzelèm] e diverso rispetto a tutti gli altri esseri viventi della Terra (Gn 1:26-27), ma ha fatto l’uomo anche secondo la Sua somiglianza [demut]. Mentre predicava ai Pagani di Atene migliaia di anni dopo la creazione, Paolo, da ebreo, non ha sostenuto che l’uomo fosse figlio di Dio, ma ha detto: «siamo discendenza di Dio» (At 17:28-29)[1].

Giacomo ha scritto: «ma la lingua, nessun uomo la può domare; è un male continuo, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti[2] a somiglianza di Dio» (3:8-9). La spinta dell’espressione «che sono fatti a somiglianza di Dio» [homoisosin Theou gegonotas] è che gli esseri umani in passato sono stati fatti in base alla somiglianza di Dio e che sono ancora portatori di questa somiglianza. Per questo motivo, lodando il Creatore da una parte e lanciando ingiurie e commenti razzisti in un altro momento, non si fa altro che contraddire terribilmente la fede con il proprio modo di agire, dire e fare. Tutti gli esseri umani (di ogni colore ed etnia) sono portatori dell’immagine divina.

#2. ELOHIM HA CREATO UNA SOLA RAZZA UMANA.

Anche se non tutti gli esseri umani sono dotati dello stesso colore della pelle, forme e stature, essi fanno comunque parte di una medesima razza di esseri viventi: gli umani. Detto questo, ritengo che il razzismo sia ridicolo perché in fin dei conti siamo tutti imparentati, non per mezzo di un’evoluzione naturalistica, ma da una speciale creazione di Elohìm. Nessuna persona ha intrinsecamente più valore di un’altra persona. Siamo tutti figli di Adamo ed Eva, la prima coppia appositamente creata che Elohìm ha fatto migliaia di anni fa, nel Gan-Eden (Gn 3:20). Oltre questo, possiamo definirci anche figli e figlie dei figli di Noè, per mezzo dei quali la Terra è stata ripopolata dopo il Diluvio.

Come l’Apostolo Paolo ha informato gli ateniesi idolatri di 2000 anni fa che Dio «ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della Terra […]» (At 17:26), Adamo ed Eva ebbero figli, che a loro volta ebbero figli, figli e ancora figli. Con questa verità biblica possiamo asserire che siamo tutti fisicamente connessi. Apparteniamo tutti ad una razza, quella umana. Siamo tutti (come la scienza moderna ci classifica) appartenenti alla medesima specie – l’Homo Sapiens. Tutti noi, quindi, tracciamo i nostri antenati da Noè, e prima ancora da Adamo. Possiamo avere la pelle “multicolor”, i tratti del viso e la struttura dei capelli differenti, ma siamo tutti e comunque fratelli e sorelle! Siamo una famiglia, appartenente allo stesso ed unico genere umano.

#3. DIO NON HA PREFERENZE.

Anche se Dio è onnipotente, Egli è in realtà daltonico. Il suo amore incondizionato, perfettamente giusto, non gli permetterà mai di amare qualcuno più di un altro in base al colore della pelle o in base alla nazione in cui è nato. Allo stesso modo in cui Dio non può mentire (Tito 1:2), Egli non mostra favoritismi (1Pt 1:17). Mosè scrisse: «poiché Yahwéh, l’Elohìm vostro, è l’Elohìm degli elohìm, l’Adonai degli adonìm, il grande Elohìm, forte e tremendo, che non ha riguardi personali e non accetta regali, che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero e gli dà pane e vestito. Amate dunque lo straniero, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto» (Dt 10:17-19). Pietro disse: «In verità comprendo che Dio non ha riguardi personali; ma che in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito» (At 10:34-35). Secondo Paolo, Dio «non riceve un volto» (come intende letteralmente il passo); vale a dire che «Dio non giudica dalle apparenze esterne» (Ga 2:6).

In breve, Giacomo aggiunge che «la vostra fede nel nostro Signore Gesù Cristo, il Signore della gloria, sia immune da favoritismi» (2:1). La cura e la preoccupazione che hanno i cristiani verso il proprio confratello è quello di essere daltonici.

 #4. L’AMORE NON E’ RAZZISTA.

Considerando che il razzismo è alimentato dall’ignoranza e dall’odio, il vero cristiano è riempito con il frutto dello Spirito del Cielo (Ga 5:22-23). I figli di Dio (i credenti) sono diretti da un Padre onnibenevolo e onnisciente che si aspetta che i Suoi figli «crescano nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo» (2Pt 3:18). Per i filippesi, Paolo scrisse: «E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio» (1:9-11).

In due delle sezioni più impegnative della Scrittura, Paolo scrisse che «l’amore è paziente, è benigno, l’amore non invidia e non si vanta; non è arrogante o maleducato. Non insiste sulla propria strada; non si adira, non gode nel male, ma si compiace dellla verità» (1Cor 13:4-6). Inoltre si legge che:

«L’amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene. Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. […] Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono. Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. […]. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini» (Ro 12:9-18).

Nessun cristiano può essere razzista, e ogni razzista che sostiene di essere un cristiano è, in verità, un bugiardo! Come l’Apostolo Giovanni ha spiegato: «Se uno dice: “Io amo Dio”, ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto» (1Gv 4:20-21).

«Infatti il «non commettere adulterio», «non uccidere», «non rubare», «non concupire» e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso». L’amore non fa nessun male al prossimo; l’amore quindi è l’adempimento della legge» (Rom 13:9-10).

 #5. GESU’ E’ IL SALVATORE DI TUTTI.

In una delle prime profezie messianiche, Dio promise ad Abrahamo che attraverso uno dei suoi discendenti «tutte le nazioni» e «tutte le famiglie della terra saranno benedette» (Gn 22:18; 12:3). Sarà stato certamente un privilegio per la famiglia di Abrahamo essere stati scelti come coloro attraverso i quali sarebbe arrivato il Salvatore del mondo, ma Gesù non è venuto per salvare solo gli ebrei. Dio non ha emanato un piano di salvezza per un particolare colore di persone. Egli non ha mandato Gesù per togliere i peccati di un particolare gruppo etnico o di una nazione. Gesù è la risposta al problema del peccato del mondo intero; Egli è «il salvatore del mondo» (1Gv 4:14). «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui» (Gv 3:16-17).

«Dio […] vuole che tutti gli uomini siano salvati e che arrivino alla conoscenza della verità» (1Tim 2:3-4). Per questo motivo «nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme» (Lu 24:47). A partire da Gerusalemme fino a raggiungere ogni uomo attraverso la «predicazione del Vangelo ad ogni creatura».

Il Vangelo «è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1:16). «Non c’è né ebreo né greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina; poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3:29).

CONCLUSIONE

Adesso, non vorrei che il lettore pensi che il sottoscritto sia un esperto di rapporti tra le razze, ma so che alcune persone lottano veramente con il peccato del razzismo. Proprio così, il razzismo è un peccato! Alcuni lottano come l’essere i destinatari del razzismo, che a loro volta possono avere delle reazioni negative contri i razzisti. Altri ancora lottano con il silenzio, perché tollerano il razzismo nelle case, chiese, scuole, aziende e comunità. Questo è un grave peccato sia spirituale che morale.

Una volta Gesù insegnò agli ipocriti del suo tempo dicendo: «Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio» (Gv 7:24). Che Dio ci aiuti a vedere come Egli vede: «l’uomo guarda all’apparenza, ma Yahwéh guarda al cuore» (1Sam 16:7). Un mondo migliore sarebbe se tutti si rendessero conto che è stolto giudicare un libro dalla sua copertina. Il razzismo è davvero ridicolo!


[1] La parola greca “esmen” usata in Atti 17:28 è alla prima persona plurale di “eimi” (essere). Questo riconoscimento di essere discendenza di Dio è servito come base per la sua argomentazione, come il versetto seguente indica: «Essendo dunque discendenza di Dio […]».

[2] Il verbo “sono fatti” deriva dal greco “gegonotas”, che è il participio perfetto del verbo “ginomai”. In greco, il tempo perfetto è usato per descrivere un’azione portata a termine in passato, ma i cui effetti si fanno sentire (nel bene o nel male) nel presente.

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